Straniero/a
di Monica Jansen, Universiteit Utrecht

 

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Remo Ceserani si è dedicato in varie occasioni al tema dello straniero di cui avverte la mancanza nei dizionari tematici della letteratura, spiegandosi l'assenza con l’ipotesi che «non si tratti [...] di un tema letterario vero e proprio» (Lo straniero 8). Vi si dedica dapprima nel libretto Lo straniero pubblicato nel 1998 nella collana «Alfabeto Letterario» curata da Ceserani e Lidia De Federicis per Laterza, e poi redigendo la voce Straniero, straniera nel Dizionario dei Temi Letterari del 2007. In queste voci Ceserani distingue la "condizione esistenziale" dello straniero dal "tema letterario", e ne traccia uno sviluppo che va dall'immagine dello straniero come «proiezione culturale» (Lo straniero 7) - che contiene spesso valori negativi poi tradotti in stereotipi (8) - alla figura dello straniero come «personaggio e importante nucleo narrativo, aperto alle più diverse soluzioni» (Straniero, straniera 2385). Come ha scritto Daniela Brogi più di recente: «Pensare l'Altro, l'Altra, è sempre, del resto, la situazione più creativa di tutte, perché ci ricorda che gli esseri umani, prima di ogni altra cosa, sono creature fatte di narrazioni, e stanno al mondo in modo differente, anche a seconda delle forme in cui si raccontano o sono raccontate» (6).
Nel 1998 Ceserani constata che il ruolo della letteratura per quanto riguarda la creazione e diffusione di immagini e stereotipi culturali dello straniero è spesso stato «duplice e contraddittorio»: da un lato essa ha contribuito a «sottolinearne e rafforzarne le caratteristiche 'altre' e differenzianti» (Lo straniero 8), e dall'altro ha invece «dispiegato i propri strumenti rappresentativi e conoscitivi per smontare dall'interno quei tratti di rigidezza ideologica, trasformando lo straniero in un essere ambiguo e complicato, in un personaggio e un tema più propriamente letterari» (8). Il suo interesse per gli studi della cosiddetta imagologia coincide con la sua preoccupazione maggiore che è la costruzione dell'identità nazionale in base a premesse identitarie che costituiscono un doppio fattore di esclusione dello straniero dalla società ospitante. Come scrive il comparatista nel lemma del Dizionario dei Temi Letterari:

«Tanto più le comunità umane sono omogenee, compatte, chiuse in sé, consapevoli di una propria identità specifica, tanto più respingono gli stranieri confinandoli nella loro diversità e accentuandone i tratti differenzianti. Ma è vero anche il contrario: tanto più le comunità umane si sentono deboli e indifese e minacciate nella propria sicurezza e identità, tanto più le figure degli stranieri vengono caricate di valori negativi, caratterizzate attraverso tratti culturali semplificatori e rigidi, trasformate in stereotipi» (Straniero, straniera 2383).

Anche se tra gli esempi letterari riportati da Ceserani non ci sono le opere di Tabucchi, le varie tipologie dimostrano sicuramente delle affinità con le rappresentazioni della figura dello straniero nelle opere dello scrittore. Quando per esempio Ceserani parla di «figure di stranieri (e soprattutto straniere) che suscitano grandi passioni, sono attraenti proprio perché hanno un che di esotico e misterioso, a volte perturbante, e possono riuscire, per chi viene attratto della loro diversità, fatali» (Straniero, straniera 2388), si pensa subito alle figure di donne straniere, misteriose e sfuggenti in Tabucchi: da Isabel, che ricompare in diverse opere ed è al centro del romanzo postumo Per Isabel. Un mandala, a Rosamunda-Marilyn in Tristano muore, alla protagonista Miriam del racconto Rebus in Piccoli equivoci senza importanza. E quando Ceserani definisce «l'alienazione, cioè l'esperienza che l'uomo può avere di sentirsi estraneo a se stesso» (Straniero, straniera 2389) come uno dei temi centrali dell'esperienza moderna, e lo esemplifica con Cuore di tenebra di Joseph Conrad e Lo straniero di Albert Camus, si rifà allo stesso repertorio degli scrittori prediletti da Tabucchi che si ritrova nel volume postumo Di tutto resta un poco: Camus e Conrad rappresentano quel tipo di scrittore per il quale «l'Inquietudine si è trasformata in tale disaccordo con il reale che ha intorno da farlo sentire straniero perfino a se stesso» (Di tutto resta un poco 23).
È questa la caratteristica, più "postmoderna", del personaggio che si interroga sulla «perdita di senso dell'altrove e sulla soggettività che la esprime» che, nel Dizionario dei Temi Letterari, nella voce Viaggio viene riconosciuta in Notturno indiano di Tabucchi, romanzo che viene anche citato nel lemma Oriente, con l'osservazione che forse «quella ricerca dell'amico perduto in Oriente è ancora la ricerca occidentale dell'Oriente, di un'origine in cui sta la cifra segreta, sempre confusa, di quel che siamo» (Domenichelli 1768). Come ci insegnano due racconti in Racconti con figure, l'attrazione dell'Oriente non deve intendersi però nell'immaginario di Tabucchi soltanto come una forma di orientalismo, ma piuttosto come un espediente letterario con cui fingere un "altrove" che sconvolge l'ordine della vita quotidiana. Il viaggio a Samarcanda di cui sogna Bernardo Soares (l'eteronimo di Fernando Pessoa) è per lui così reale da mettersi a imparare l'uzbeko con un manuale senza mai spostarsi da Lisbona (Le vacanze di Bernardo Soares). Un'incongruenza semantica può anche diventare l'oggetto di scambio tra due mondi ineguali e diversi come nel delizioso racconto La signora-col-Cappello che narra l'avvicinamento tra una turista greca e una "zotica" uzbeca nelle terre di Samarcanda attraverso uno scambio dei loro cappelli provenienti da mondi diversi e ineguali.
La figura che però meglio rappresenta l'alterità che occupa l'immaginario tabucchiano è quella dello zingaro o del "gitano" che rappresenta, come suggerisce Anteos Chrystostomidis in un'intervista con l'autore, la reazione dello scrittore alla xenofobia e al razzismo in aumento nei paesi europei (Zig zag 317). Nella voce Nomadi, Zingari del Dizionario dei Temi Letterari si legge che il loro fascino sull'immaginario occidentale deriva dalla loro «assoluta alterità e dall'utopia nomade di cui sono espressione» (Collini 1662). Metafora di libertà, gli zingari, al pari degli ebrei, sono anche stati sin dal medioevo vittime di «funeste e sanguinolente persecuzioni» fino ai campi di sterminio nazisti in cui, dopo gli ebrei, vennero accolti «tacciati di essere asociali, vagabondi e sessualmente degenerati» (1663). Tra i diversi personaggi stereotipati nell'immaginario letterario c'è la «vecchia zingara fattucchiera» (1663) che compare anche in Requiem. E si ricorda qui pure il gitano Manolo ne La testa perduta di Damasceno Monteiro, personaggio d'invenzione con cui Tabucchi, come confida a Chrystostomidis, voleva «rendere omaggio a questo antico popolo che è venuto molti secoli fa dall'India ed è rimasto a vivere nella Penisola Iberica» (Zig Zag 317). Giuseppe Marcocci ricorda, in Gli zingari e gli inquisitori, che Tabucchi, autore del pamphlet Gli Zingari e il Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze - del 1999 ma ripubblicato nel 2019 per la sua attualità - era intereassato prima di tutto nell'uso arbitrario della legge, sia quella storica dell'inquisizione che quella poliziesca attuale. Di fronte a essa lo zingaro, vittima di una colpa di cui ignora la natura, si sente responsabile «non verso la legalità di un potere ingiusto, ma verso la giustizia superiore dei legami di solidarietà tra esseri umani» (Marcocci in Tocco 107). Motivo per cui, afferma Marcocci, Tabucchi era convinto «che il mondo sarebbe migliore se fossimo tutti un po' più zingari e meno inquisitori» (102).
Per Tabucchi quindi il tema dello straniero si collega all'inquietudine che è tipica di quella letteratura che si assume il ruolo di «porre domande, inquietare, essere co-scienza critica» (Di tutto resta un poco 36). In altre parole, Tabucchi è convinto che ognuno «deve assumersi le sue responsabilità» (Zig zag 317). Ed è su questo punto che Ceserani si rivolge all'autore de Il filo dell'orizzonte per trovare una forma di giustizia umana di fronte al massacro dei migranti morti in mare. La preoccupazione del critico sulla crescente «inflazione degli stereotipi culturali» (Stereotipi culturali 219) e sul prevalere di «un'Europa e un'Italia [...] delle identità» su una «delle differenze e delle appartenenze» (Un'eredità plurale), si manifesta anche nella sua rubrica Messa a fuoco che curava per la rivista telematica «Aracne». In Messa a fuoco #40, intitolata La tomba del migrante ignoto, Ceserani narra come «l'ennesima ecatombe di migranti nel Mediterraneo», avvenuta il 21 aprile 2015 in acque maltesi, gli ha fatto ricordare Spino, il paramedico addetto all'obitorio, protagonista de Il filo dell'orizzonte, che si assume il compito di dare «un nome vero e una vera identità» al cadavere di «un giovane morto in uno scontro a fuoco con la polizia». Alla fine del romanzo il lettore, disorientato davanti al proprio posto nel mondo, è indotto a credere che Spino, attraverso «il suo esercizio ermeneutico, [sia] riuscito a dare un'identità forte e consapevole a se stesso, alla propria presenza ontologica in un mondo sempre più privo di ancoraggi sicuri». Invece, scrive Ceserani, i problemi dell'identità non sembrano più importare in un mondo in cui «i luoghi di riferimento, le circostanze storiche di sfondo sono tutti cambiati». E così, lo «Spino maltese», il dottor Grima (nome che Ceserani riporta al tedesco grimm, feroce), «non fa nessuno sforzo per dare un nome ai cadaveri rinchiusi in sacchi di plastica nera e corredati da un cartellino con un numero». È l'analogia con la letteratura di Tabucchi a ricordarci che «essere moderni significa vivere pienamente la nostra modernità e al contempo temerla, guardarla negli occhi per indagarne gli aspetti più feroci» (Di tutto resta un poco 13).

 

  • Brogi, Daniela - Lo spazio delle donne, Torino, Einaudi, 2022.
  • Ceserani, Remo - Lo straniero, Roma-Bari, Laterza, 1998.
  • Id. - Stereotipi culturali, in «Belfagor», vol. 59, n. 2, 31 marzo 2004, pp. 219-227.
  • Id. - Straniero, straniera, in Dizionario dei Temi Letterari, a cura di R. Ceserani, M. Domenichelli e P. Fasano, vol. III, P-Z, Torino, UTET, 2007, pp. 2382-2391.
  • Id. - Un'eredità plurale. L'Europa delle diversità, in «il manifesto», 23 febbraio 2011, p. 11.
  • Id. - La tomba del migrante ignoto, Messa a fuoco #40, in «Aracne», aprile 2015, pp. 98-100.
  • Collini, Patrizio - Nomadi, Zingari, in Dizionario dei Temi Letterari, a cura di R. Ceserani, M. Domenichelli e P. Fasano, vol. II, F-O, Torino, UTET, 2007, pp. 1662-1664.
  • Domenichelli, Mario - Oriente, in Dizionario dei Temi Letterari, a cura di R. Ceserani, M. Domenichelli e P. Fasano, vol. II, F-O, Torino, UTET, 2007, pp. 1756-1771.
  • Fasano, Pino - Viaggio, in Dizionario dei Temi Letterari, a cura di R. Ceserani, M. Domenichelli e P. Fasano, vol. III, P-Z, Torino, UTET, 2007, pp. 2607-2626.
  • Marcocci, Giuseppe - Gli zingari e gli inquisitori, in V. Tocco (a cura di), Adamastor e dintorni. In ricordo di Antonio Tabucchi, Pisa, Edizioni ETS, 2013, pp. 99-108.
  • Tabucchi, Antonio - Notturno indiano, Palermo, Sellerio, 1984.
  • Id. - Piccoli equivoci senza importanza, Milano, Feltrinelli, 1985.
  • Id. - Il filo dell'orizzonte, Milano, Feltrinelli, 1986.
  • Id. - Requiem, Milano, Feltrinelli, 1992.
  • Id. - La testa perduta di Damasceno Monteiro, Milano, Feltrinelli, 1997.
  • Id. Gli Zingari e il Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze, Milano, Feltrinelli, 1999. Ripub. Gli Zingari e il Rinascimento, Firenze, Edizioni Piagge, 2019.
  • Id. - Tristano Muore, Milano, Feltrinelli, 2004.
  • Id. - Racconti con figure, a cura di Thea Rimini, Palermo, Sellerio, 2011.
  • Id. - Per Isabel. Un mandala, Milano, Feltrinelli, 2013.
  • Id. - Di tutto resta un poco. Letteratura e cinema, a cura di A. Dolfi, Milano, Feltrinelli 2013.
  • Id. - Zig Zag. Conversazioni con Carlo Gumpert e Anteos Chrysostomidis, a cura di C. Bettini e M. De Rosa, Milano, Feltrinelli, 2022.

 

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