Prospettiva
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Ne La battaglia di San Romano (I volatili del Beato Angelico, 1987) Antonio Tabucchi si ispira dichiaratamente agli studi sulla costruzione prospettica delle omonime tavole di Paolo Uccello per comporre un breve racconto in cui la questione del tempo viene affrontata attraverso il paradigma visivo della prospettiva multipla. Com'è noto, il tempo è un nodo tematico centrale della scrittura critica e creativa tabucchiana, dove si manifesta per lo più attraverso figurazioni spazio-visive e metafore attinte dal dominio del visuale, quali «il filo dell'orizzonte», il punto di fuga, la cornice, la dissolvenza, il blow-up e, per l'appunto, la prospettiva. In associazione con il suo "correlativo affettivo", la saudade, e in simbiosi con il tema del doppio, il tempo rappresenta la scena narrativa e concettuale sulla quale Tabucchi ritaglia le tessere di racconti e romanzi che spesso rivelano già nel titolo la "tentazione iconica" della riflessione autoriale e presentano vicende che si evolvono secondo il modello ricorrente del mutamento di prospettiva.
La risonanza di tali mutamenti prospettici supera i confini del testo per investire simultaneamente il piano esistenziale e quello storico-politico, estendendosi anche al piano ontologico e metafisico. Se i procedimenti retorici e rappresentativi sono assimilabili ad atti di prospettiva, analogamente lo sono i modi della conoscenza e dell'esperienza. Anche questi ultimi implicano posizionamenti visivi, assunzioni di punti di vista, sguardi sul mondo, spesso inconciliabili eppure compresenti, secondo il paradigma del «gioco del rovescio», tematizzato da Tabucchi come gioco di prospettive letterarie e filosofiche nel racconto omonimo del 1981, attraverso il richiamo a Las Meninas di Velázquez. La tela-enigma, emblema iconico del relativismo postmoderno, acquisisce lo status di immagine inaugurale delle possibilità narrative della prospettiva, intesa non come principio fisso e ordinatore, ma come dispositivo mobile e plurale, in grado di dilatare lo spazio della conoscenza, di ribaltarne i principi, eludendo i confini fra autore e lettore, identità e alterità, realtà e finzione.
Nelle sue indagini critiche sui rapporti tra letteratura e fotografia, Remo Ceserani ha sottolineato come la finestra rientri nei dispositivi della visione cui Tabucchi ricorre per affrontare questioni di tecnica narrativa legate alla prospettiva, al taglio, alla profondità, all'inquadratura. Similmente all'immagine fotografica, la finestra solleva il problema della visione del reale, della posizione del soggetto che guarda, del rapporto tra visibile e invisibile, e sostituisce allo sguardo lineare e semplificante, postulato dalla prospettiva albertiana, quello che Tabucchi chiama «lo sguardo circolare» (Si sta facendo sempre più tardi, 2001), entropico e complesso. In tal senso la finestra assume un valore metaforico in merito alle pratiche e ai modi della conoscenza nella postmodernità. Ceserani è stato tra i primi a riconoscere nello sfondo filosofico del pensiero tabucchiano l'impronta dello scetticismo e del relativismo della postmodernità o modernità liquida, dei cui procedimenti letterari e del cui spirito problematizzante, lo scrittore è stato uno degli interpreti più significativi nel contesto italiano.
Una visione relativistica e prospettica della letteratura, nei suoi rapporti con gli altri saperi e con i mutamenti materiali della società, ha alimentato anche l'intenso e multiforme lavoro critico di Ceserani, a partire dall'impresa pionieristica, e per certi versi ancora insuperata de Il materiale e l'immaginario, condotta insieme a Lidia De Federicis con l'intento di rinnovare le pratiche di studio e insegnamento della letteratura. Nei dieci volumi dell'opera, la storia della letteratura si configura come un sistema policentrico, interdisciplinare e multiprospettico, organizzato per temi e questioni, anziché secondo la linearità cronologica di autori e opere. Sganciato dal continuum della narrazione storicistica, il racconto della letteratura accoglie la prospettiva reticolare delle coeve pratiche narrative combinatorie, delle quali ripropone anche il coinvolgimento attivo del lettore, il quale è invitato a compiere un percorso non sequenziale e a operare una scelta responsabile degli itinerari più adatti alle esigenze formative e didattiche del contesto in cui opera. Uno «sguardo circolare» sulla letteratura è quello che Ceserani ha costruito nell'arco di oltre quattro decenni, mettendo a fuoco una serie di nodi problematici della critica letteraria: la fecondità dell'incontro interdisciplinare fra letteratura e tecnologie della modernità; le potenzialità dello studio dei temi letterari in un'ottica comparata; le convergenze con le altre discipline al fine di esplorare i modi in cui si compie il dialogo e lo scambio fra le forme e gli immaginari letterari e gli altri rami del sapere; la storicizzazione del presente attraverso la partecipazione al «dibattito» sulla postmodernità, ricostruito e divulgato in chiave transnazionale e transdisciplinare; la necessità del connubio con gli studi culturali per consentire alla letteratura di rispondere alle sfide del presente, secondo una visione desacralizzante che restituisca le opere letterarie al loro contesto materiale, come documenti esteticamente connotati all'interno delle pratiche discorsive della società.
Il presunto eclettismo di un'esperienza critica così ricca e pluriorientata si spiega, forse, grazie all'immagine che ha ispirato il gioco prospettivo della narrativa tabucchiana. Come la figura di fondo de Las Meninas di Velázquez, Ceserani si è trovato nella «posizione di osservatore e testimone attento» del processo di revisione della letteratura nel sistema dei saperi delle società complesse, divenendo il punto di fuga di una serie di linee di indagine che negli ultimi cinquant'anni hanno profondamente rinnovato il volto degli studi letterari su scala globale.
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2023
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gennaio-maggio 2023, n. 1-2