Postmoderno
di Stefano Lazzarin, Université Jean Monnet Saint-Étienne

 

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Della categoria di postmoderno Ceserani è stato, insieme forse a Umberto Eco, il principale teorico italiano fin da quando, alla fine degli anni Ottanta, pubblicò sulle pagine de «il manifesto» un'inchiesta sul tema in quattro puntate (1989). Pochi anni più tardi, ripensando le tesi di Fredric Jameson, Ceserani proponeva al pubblico italiano quello che soltanto in apparenza era un libro di sintesi del dibattito internazionale, in realtà un'audace proposta di periodizzazione delle letterature della modernità e della postmodernità (cfr. Domenichelli): Raccontare il postmoderno (1997). Ora, fra i rari autori italiani autenticamente postmoderni che Ceserani individua nei suoi scritti figura sistematicamente Tabucchi, il quale anzi, precisa il critico, è «fra i pochi scrittori dell'Italia contemporanea che non si offende a sentirsi definire postmoderno» (201). Magari l’affermazione meriterebbe di essere sfumata, visto che, come ha mostrato Monica Jansen in un libro che contiene fra l’altro una Premessa dello stesso Ceserani (2002), il rapporto di Tabucchi con il postmoderno sembra essere stato, per altri versi, conflittuale. Quel che è certo, però, è che proprio con Tabucchi si intreccia, probabilmente fin dalla pubblicazione dell'inchiesta de «il manifesto», un dialogo sull'argomento, le cui tracce emergono alla luce in Requiem (1991).
Va sottolineato il carattere scherzoso delle allusioni tabucchiane, che delineano un "percorso incrociato" emblematico dello scambio intellettuale fra il critico e lo scrittore: proprio come Ceserani prende bonariamente in giro Tabucchi sulla saudade, concetto chiave nella poetica e potremmo dire nella Weltanschauung dell'autore toscano, così Tabucchi gli restituisce pan per focaccia sul postmoderno - ossia, per l'appunto, una delle categorie centrali nella riflessione ceseraniana. Nel cap. 8 del romanzo, ad esempio, la "parola" e il "concetto" di postmoderno vengono discussi in termini che potremmo definire gastronomici:

«proprio di fronte al molo c'è un ristorante che prima era una stazione o qualcosa del genere, adesso l'hanno trasformato in un luogo d'incontro polivalente, c'è ristorante, bar, discoteca e non so che altro, è un posto molto alla moda, credo che sia un locale post-moderno. Post-moderno?, dissi io, in che senso post-moderno? Non glielo saprei spiegare neanch'io, disse il Venditore di Storie, voglio dire che è un posto con molti stili, guardi, è un ristorante con molti specchi e una cucina che non si sa bene cos'è, insomma, è un posto che ha rotto con la tradizione recuperando la tradizione, diciamo che sembra il riassunto di varie forme diverse, secondo me è in questo che consiste il post-moderno» (112-113).

Nel cap. 3, invece, sempre sviluppando la metafora culinaria, Tabucchi strizza l'occhio al fortunato manuale di letteratura Il materiale e l'immaginario, che Ceserani aveva curato in collaborazione con Lidia De Federicis (1979-1988):

«Brava!, esclamò Tadeus battendo le mani, lo sa come si chiama questo, Casimira?, si chiama una raffinata lezione di cultura materiale, per quel che mi riguarda io ho sempre preferito il materiale all'immaginario, o meglio mi è sempre piaciuto ravvivare l'immaginario col materiale, immaginario sì ma con giudizio, anche l'immaginario collettivo, bisognava cantarglielo chiaro al signor Jung, prima dell'immaginario viene la pappa» (45).

La replica di Ceserani, altrettanto scherzosa, giunge qualche anno più tardi, in un passo del già menzionato Raccontare il postmoderno che sembra voler fondere la suggestione del «locale postmoderno» descritto dal Venditore di Storie con la «lezione di cultura materiale» che riscuote l'approvazione di Tadeus. Ceserani rievoca infatti una cena dopo una conferenza, in compagnia di colleghi universitari, che costituisce un esempio perfetto di discussione accademica capace di ravvivare l'immaginario col materiale; sebbene realmente avvenuto, l'episodio conserva nondimeno un singolare, tabucchiano sapore di finzione:

«i colleghi neozelandesi mi hanno portato in un ristorante e lì, con mia sorpresa, nientemeno che ad Auckland, nella Nuova Zelanda, mi sono trovato dentro un esempio perfetto di ristorante postmoderno. [...] Su ciascuna delle quattro pareti della stanza si apriva come una grande finestra, dove i camerieri andavano a presentare i loro ordini alla cucina; ciascuna delle quattro finestre offriva un menu diverso di una diversa tradizione culinaria: italiana, americana, cinese-thai e giapponese, ciascuna con le sue specialità, ciascuna aggiornata con un leggero tocco di nouvelle cuisine. I clienti, combinando i vari menu, potevano fare le più bizzarre creazioni; noi, per esempio, potevamo intertestualizzare ciascuno a modo suo la sua cena: prendere, per esempio, del sushi insieme con una ratatouille à la provençale, una zuppa di cocco insieme con una pizza al pesto, e così via» (Raccontare il postmoderno 158).

 

  • Ceserani, Remo - [inchiesta sul postmoderno:] [1] Postmoderno, istruzioni per l'uso 1. Una ricognizione nell'area anglosassone: meno ideologia, più artigianato, in «il manifesto», 30 maggio 1989, p. 12; [2] Quelle scarpe di Andy Warhol. Il postmoderno secondo Fredric Jameson. Una mappa generosa e debole, in «il manifesto», 1 giugno 1989, p. 10; [3] Il gioco delle epoche. Scansioni e periodi rimescolati dal postmoderno, in «il manifesto», 6 giugno 1989, p. 16; [4] Strategie per disorientarsi nell'oggi. Postmoderno, ultima fermata nei luoghi di un viaggio ancora in corso, in «il manifesto», 11 giugno 1989, p. 10.
  • Id. - Raccontare il postmoderno, Torino, Bollati Boringhieri, 1997.
  • Ceserani, Remo e Lidia De Federicis - Il materiale e l'immaginario. Laboratorio di analisi dei testi e di lavoro critico, 10 voll., Torino, Loescher, 1979-1988 (e numerose riedizioni).
  • Domenichelli, Mario - Per Remo Ceserani. Su postmoderno, postmodernismo, scansioni epocali, in S. Lazzarin e P. Pellini (a cura di), Un «osservatore e testimone attento». L'opera di Remo Ceserani nel suo tempo, Modena, Mucchi, 2018, pp. 331-343.
  • Jansen, Monica - Il dibattito sul postmoderno in Italia. In bilico tra dialettica e ambiguità, con una premessa di R. Ceserani, Firenze, Franco Cesati, 2002.
  • Tabucchi, Antonio - Requiem. Un'allucinazione (1991), Milano, Feltrinelli, 1995.

 

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gennaio-maggio 2023, n. 1-2


 

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