Materiale e immaginario
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L'idea di una circolarità, di una possibile corrispondenza tra mondo scritto e mondo non scritto, inizia a occupare Ceserani fin dall'inizio degli anni Settanta quando risalta, all'interno del suo percorso, l'interesse per le forme «della storiografia letteraria [...], dell'influenza del mercato editoriale sulla produzione manualistica ed enciclopedica» (Fornaro 74). Se si considera la proposta storiografica del Materiale e l'immaginario non stupisce la considerazione dell'inutilità di lavori storici incapaci di confrontarsi con i «contributi della storia economica, sociale [...] della storia delle arti» (Ceserani, Storie letterarie 360), e incapaci di produrre una disamina attenta dei significati dell'opera letteraria. Tra realtà materiale e mondo culturale, il lavoro di Ceserani e De Federicis tenta di creare un ponte dove la sfera del letterario può incontrare «la zona dell'esperienza vissuta, della memoria, dei sogni, che vanno a costituire grandi miti e grandi proiezioni e convinzioni collettive» (Ceserani, Guida allo studio 202). Ma al di là delle preoccupazioni didattiche la possibilità di un contatto tra materiale e immaginario riesce ad alimentare opere diverse dove lo studio critico si traduce anche nel resoconto di un osservatore dei fenomeni della modernità. In Treni di carta, ad esempio, è significativo l'impatto materiale del treno nella vita sociale, ma è da accertare soprattutto «il ruolo svolto dalla letteratura e dall'immaginario in quel complesso e delicato sistema di conoscenze e rappresentazioni» (Ceserani, Treni di carta 7). Dall'intreccio inestricabile di vita e letteratura è lecito ripartire per cogliere quanto «la mistione tra reale e immaginario, tra quotidianità e leggero delirio» (Dolfi 161) possa caratterizzare la scrittura di Antonio Tabucchi. Se nel racconto della storia «il rovescio e l'equivoco possono essere dei modi di leggere la realtà che ci circonda, di guardare l'altra faccia della medaglia» (Tabucchi, L'oca al passo 140), nella narrazione la verità è il risultato di contrasti tra il mondo oggettivo di un'esteriorità sempre sfuggente, l'immaginazione personale, e il repertorio di forme e temi offerto dalla letteratura: «la memoria è una formidabile falsaria. Si fanno delle contaminazioni anche non volendo. Alberghi così popolano già il nostro immaginario: li abbiamo già trovati nei libri di Conrad o Maugham, in qualche film americano tratto dai romanzi di Kipling o di Bromfield. Ci sembra quasi familiare» (Tabucchi, Notturno indiano 80). Di questo costante travaso, di questa interconnessione continua fra segni di realtà e frammenti di immaginario è intessuta la materia stessa della scrittura tabucchiana. Per questo Pereira, in un breve momento di riflessione, «guardava le strisce di luce e di ombra delle persiane sul soffitto, pensava a Honorine di Balzac, al pentimento, e gli sembrava che anche lui dovesse pentirsi di qualcosa» (Tabucchi, Romanzi 237). E in maniera parzialmente simile al romanzo balzachiano, Il processo di Kafka è capace di testimoniare, come si vede nel dialogo fra il narratore e il Convitato in Requiem, quanto «tutti siamo colpevoli [...] di essere nati, forse, e delle cose che sono successe in seguito» (115). Raccogliere altri esempi nei quali l'immaginario integra (e interagisce con) la realtà circostante significherebbe coinvolgere quasi completamente l'opera tabucchiana per osservare quanto la letteratura riesca a produrre «un di più rispetto a ciò che la natura concede» (Tabucchi, Di tutto resta un poco 9). Un di più che, se nel caso di Tabucchi offre anche la possibilità di «uscire da noi stessi e diventare 'altri'» (9), nel caso di Ceserani garantisce l'interrogazione, attraverso il mondo materiale, di quel «"sistema di rappresentazioni", costituito da idee, concetti, miti o immagini, per mezzo del quale la gente vive i suoi rapporti immaginari con le sue condizioni reali di vita e di esistenza» (Ceserani, Guida allo studio 524).
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2023
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gennaio-maggio 2023, n. 1-2