Fotografia
di Giorgia Alù, The University of Sydney

 

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Nell'introduzione di Raccontare il postmoderno, le riflessioni di Remo Ceserani acquistano una nota biografica quando una serie di ricordi personali dell'infanzia e della giovinezza viene presentata al lettore, con tenue suggestione nostalgica, come in un album fotografico. In particolare, sono le istantanee scattate dal padre Luigi Ceserani, fotografo attivo a Soresina e Crema tra gli anni venti e i cinquanta del Novecento, a consentire a Ceserani di accedere a un mondo di abitudini, attività e consumi ormai scomparsi. Analogamente Antonio Tabucchi, appassionato collezionista di fotografie d'epoca e contemporanee, rimane affascinato davanti al potere unico della fotografia di catturare momenti e ricordi altrimenti destinati a essere persi o dimenticati, e alla capacità dell'immagine fotografica di aiutarci a dare un senso al passato e al presente.
Per Ceserani, la fotografia è stata oggetto di scrupoloso lavoro critico e intellettuale a partire dagli anni Ottanta (Raccontare il postmmoderno, 9-23) quando comincia a esplorare le modalità di interazione tra i diversi linguaggi artistici e le potenzialità espressive e comunicative dell'immagine e del testo. Attraverso un'esplorazione comparatistica di un repertorio di casi letterari che va da Henry James, Marcel Proust, Michael Ondaatje, Margaret Atwood, a Italo Calvino e Antonio Tabucchi stesso, Ceserani ha illustrato come scrittori e scrittrici si servano delle fotografie per approntare un ampio bagaglio metaforico, per scendere nei dettagli della descrizione, per articolare la differenza tra primo piano e sfondo, tra sguardo soggettivo e resa d'insieme, fra presente e passato. Ceserani si è soffermato anche sulla fotogra?a come strumento che cattura l'anima, il corpo, i segreti e le verità rimosse del soggetto; nei dettagli di un ritratto, di una foto di famiglia o di gruppo, emergono le tracce dell'inconscio e quelle di drammi familiari e traumi rimossi. Il fantastico e il modo in cui la tecnologia entra in letteratura sono, in particolare, le questioni centrali su cui Ceserani si è soffermato in diversi studi. La fotografia esemplifica il rapporto tra tecnologia e perturbante. Essa è inquietante esperienza della modernità e meccanico occhio dotato della facoltà di trasformare fisicamente l'immagine delle persone e l'apparenza degli oggetti, così come l'immaginario letterario.
La fotografia, oggetto e immagine, diventa procedimento narrativo e retorico, mediatrice, sostitutrice di voci e cose, interlocutrice da decifrare, in molte opere di Antonio Tabucchi in cui l'autore ha anche inserito fotografie scelte personalmente o che gli appartenevano. Da scrittore Tabucchi ha giocato con l'ambiguità ed elusività della fotografia non solo per rappresentare il passato ma anche per problematizzare il tempo e la memoria che diventano mezzi di approfondimento psicologico e di conoscenza teorica. Nella scrittura dell'autore, i ricordi, in particolare, assumono la forma visiva di immagini fotografiche, come in Stanze, in Piccoli equivoci senza importanza, in cui le immagini non sono fisicamente presenti ma fanno parte della memoria del personaggio che le percepisce attraverso il proprio sguardo interiore.
Il valore temporale ed affettivo della fotografia, e il suo potere di far affiorare contenuti profondi e carichi di significati rimossi, li ritroviamo in diversi romanzi e racconti in cui la fotografia suscita nel personaggio fittizio una nostalgica riflessione sul trascorrere del tempo e pertanto anche sulla morte. È quello che succede in Sostiene Pereira in cui il protagonista dialoga con il sorridente ritratto fotografico della moglie, oggetto feticistico che accompagna Pereira in un percorso di consapevolezza civile, e allo stesso tempo spazio dove convergono morte, ricordo e nostalgia. La fotografia gioca un ruolo importante ugualmente nella definizione e costruzione delle identità dei personaggi e diventa mezzo per ricerche e indagini spesso parziali e incomplete, che impegnano fisicamente ed emotivamente i protagonisti come Spino in Il filo dell'orizzonte.
Ceserani ha riflettuto sul rapporto tra fotografia e finzione e ha riconosciuto come le fotografie potessero essere utilizzate come complemento visivo alla letteratura per arricchire la nostra comprensione dei testi letterari. Ed ecco che per Tabucchi la fotografia è dispositivo dal potere emotivo e simbolico, elusiva generatrice di trame narrative, capace di modificare la percezione del reale e influenzare linguaggi, pensieri e fantasie.

 

  • Ceserani, Remo - The Art of Fixing Shadows and Writing with Light, in «Spunti e Ricerche», Antonio Tabucchi. A Collection of Essays, a cura di B. Ferraro e N. Prunster, vol. 12, 1996/97, pp. 109-124.
  • Id. - Raccontare il postmoderno, Torino, Bollati Boringhieri, 1997.
  • Id. - L'occhio della Medusa. Fotografie e letteratura, Torino, Bollati Boringhieri, 2011.
  • Gallerani, Guido Mattia - Remo Ceserani tra fotografie inquiete: il carattere perturbante dell'occhio meccanico, in S. Lazzarin e P. Pellini, (a cura di), Un «osservatore e testimone attento». L'opera di Remo Ceserani nel suo tempo, Modena, Mucchi Editore, 2018, pp. 233-250.
  • Meschini, Michela - Antonio Tabucchi and the Visual Arts: Images, Visions, and Insights, Bern, Peter Lang, 2018.

 

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gennaio-maggio 2023, n. 1-2


 

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