Parigi
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«Antonio Tabucchi ha lasciato la comunità di noi mortali nella sua malinconica, amatissima Lisbona, "fatta di luce e marmi, e dell'acqua per rifletterli", come scriveva Baudelaire in un poème en prose, ripreso da Tabucchi in un enigmatico racconto: Anywhere out of the world. Quei marmi e quei riflessi d'acque sono solo in parte diversi da quelli proiettati dai palazzi che fiancheggiano gli altri due fiumi cari ad Antonio: l'Arno che forma una grande ansa sui lungarni pisani e la Senna con le sue ampie giravolte parigine. In quei liquidi paesaggi cittadini e nei loro riflessi andranno cercate le motivazioni profonde del lavoro di scrittore di Antonio» (Ceserani, Eresie corrosive).
Così Remo Ceserani, in un articolo-bilancio pubblicato su «il manifesto» due giorni dopo la scomparsa di Antonio Tabucchi, ne ripercorreva, ungarettianamente, «i fiumi» e le tappe della formazione di uomo e di scrittore. Nella mappa geografica e sentimentale di uno scrittore internazionale per vocazione e la cui opera è patrimonio del mondo, Parigi rappresenta una tappa fondamentale. In un certo senso, la capitale francese si configura come il terzo vertice di un triangolo che contempla Vecchiano (con il suo Serchio) e Lisbona. Nello spirito dell'amato mandala, il triangolo si trasforma in quadrato aggiungendo Pisa, e infine, di punto in punto, dalla Grecia alle Azzorre, da New York alla Romania, dall'India alla Cina portoghese, il poliedro sfaccettato che Tabucchi incarna può diventare un poligono infinito, un apeirogon.
L'amore di Tabucchi per Parigi è precoce, se il volume Tabucchi par lui-même, realizzato dall'Institut culturel italien di Parigi nel 2019, riporta, in apertura, una pagina di diario inedita dello scrittore, risalente al 1961, con il racconto di un capodanno parigino: gli incontri casuali a vocazione internazionale e la scoperta della Cité universitaire con le maisons di tutte le nazioni del mondo colpiscono molto un Tabucchi adolescente, assorbito in quei pochi giorni con i suoi compagni di viaggio vecchianesi in flâneries e mete da tour classico (Tabucchi par lui-même 26-31). È noto poi che, finita la maturità, nel 1963, per un anno, Tabucchi a Parigi frequenterà da libero uditore i corsi di filosofia in Sorbonne, tra cui quelli di Vladimir Jankélévitch (Mauri LXIII), che revocherà in Forbidden Games: «un vecchio professore di filosofia di cui ignoravamo il nome nella nostra abissale ignoranza parlava con voli pindarici di Remords et Nostalgie» (Si sta facendo sempre più tardi 43). A Parigi, Tabucchi legge, frequenta la Cinémathèque o i piccoli cinema del Quartiere Latino e infine "incontra" la poesia di Pessoa grazie a un bouquin acquistato fortuitamente (alla Gare de Lyon? lungo la Senna? i racconti e gli aneddoti si moltiplicano e si confondono), che contiene la traduzione francese di Tabacaria di Álvaro de Campos: Bureau de tabac: «un segno del destino» (Mauri LXIV).
Parigi è, nelle parole di Ceserani, il luogo su cui si concentra la «curiosità» dello scrittore Tabucchi (confermata dallo scrittore stesso: «Ero curioso. Avevo ventun anni e volevo andare a Parigi», Zig zag 268) e una fonte linguistica preziosa: «Viene da Parigi, a mio parere, la grande chiarezza e precisione del suo linguaggio, imparato forse dagli scrittori francesi» (Adamastor 58). È ancora lo scrittore a indicare l'origine dell'attrazione per Parigi, allo stesso tempo letteraria («Forse a chiamarmi era la letteratura francese, che avevo già conosciuto a scuola: Flaubert, Camus, Sartre, Prévert...», Zig zag, 268; e ancora: «sono stato influenzato molto dai romanzi di Camus che lessi allora e dalle sue opere teatrali, che in Italia non riuscivo a vedere», 273), mitologica («le cantine di Saint-Germain, Juliette Gréco, i surrealisti, l'esistenzialismo», 268) e esistenziale («E poi in Italia avevo la sensazione di soffocare», ibid.).
Se assumiamo come maschera dello scrittore il vecchio Pereira (coltissimo cultore della letteratura francese e traduttore attento dal francese al portoghese per il «Lisboa»), il peso della letteratura francese e il modello di Parigi si confermano come uno snodo importante. E la decisione di far espatriare Pereira in Francia, a fine romanzo, fa del paese un luogo del cuore, della libertà, degli ideali, della lingua, attraverso cui passa il legame fra Tabucchi e il suo personaggio, intriso di amore e ammirazione per la cultura francese. In effetti, nella Nota che chiude l'edizione Feltrinelli di Sostiene Pereira, originariamente pubblicata su «Il Gazzettino» nel settembre 1994, Tabucchi racconta di essersi ispirato, nella costruzione del suo personaggio, a un esiliato portoghese, incontrato a Parigi negli anni Sessanta, quando scriveva su un giornale parigino, dopo aver esercitato il suo mestiere sotto la dittatura di Salazar negli anni Quaranta e Cinquanta. Come Pereira, il giornalista di cui non ci rivela l'identità era dovuto fuggire in Francia per aver giocato una beffa al regime, pubblicando un «articolo feroce» (Sostiene Pereira 211). Una delle molteplici radici del romanzo si colloca dunque, necessariamente, a Parigi.
Ma non occorre aspettare Sostiene Pereira per riconoscere il debito letterario di Tabucchi nei confronti della capitale francese. La Parigi dei caffè e dei bistrots è il luogo in cui prese corpo il romanzo Requiem (1991), scritto in giro per la città direttamente in portoghese a partire da un sogno. E Parigi sarà poi anche il teatro della traduzione in francese del romanzo, realizzata da Tabucchi stesso con quello che diventerà il suo storico traduttore, Bernard Comment, all'Hôtel du Palais Royal, e firmato insieme con lo pseudonimo profondamente evocativo di "Isabel Pereira". La traduzione proposta dall'editore Bourgois e giudicata inadeguata da entrambi li aveva spinti a una soluzione rapida e creativa: «Abbiamo trovato un accordo con Bourgois, lui avrebbe pagato tutto lo champagne necessario e basta. Io e Antonio stavamo nella lobby dell'albergo, abbiamo preso gusto a lavorare accanto al fuoco e praticamente a riscrivere tutta la traduzione» Montefiori 232).
La sovrapposizione fra Parigi e Lisbona si era già consumata nel racconto evocato in apertura, l'inquietante Anywhere out of the World (in Piccoli equivoci senza importanza) dove Tabucchi ibridava Baudelaire e gli esperimenti dell'Oulipo (è sempre Ceserani a indicare la strada: Il fantastico e l'immaginario postmoderno, 2018) - ricorrendo a quella narrazione in seconda persona che aveva attinto per esempio da La modification di Michel Butor. Come il lettore si rispecchia nel protagonista e ne assume i dubbi e la confusione, attratto dai suoi rimuginii proprio grazie all'uso vischioso e attraente del "tu" che lo convoca nel testo, allo stesso modo Lisbona e Parigi si scambiano i destini e risuonano l'una nell'altra, collegate da sottili presenze fantasmatiche e sensi di colpa. Baudelaire e Pessoa passeggiano a braccetto lungo la Senna e lungo il Tago, per uno sgambetto del tempo, respirando tutte le sfumature della nostalgia, della malinconia, del rimpianto e del rimorso. Chiosa Anna Dolfi, in Lo spleen di Parigi e il senso di colpa:
«Si potrà allora parlare della Francia come del doppio e del rovescio del Portogallo (e viceversa), di Parigi come del riflesso speculare e capovolto della grande capitale portoghese, e dello spleen come del volto complementare e identico della saudade, già che Baudelaire, oltre tutto, nei suoi testi in prosa, sia pure mentre se ne allontanava, aveva utilizzato l'espressione "bureau de tabac"» (32).
Di Parigi Tabucchi sembra prediligere gli angoli tranquilli, nicchie in cui è possibile sentire la vera anima di abitanti e luoghi: è il caso di Eugène Delacroix, che lo scrittore va cercando «a casa sua», tra tele «minori», strumenti musicali, utensili raccolti in un lungo viaggio in Andalusia, Marocco e Algeria, pagine manoscritte con «mano letteraria insolita per chi è avvezzo ai pennelli» leggibili alle pareti del piccolo museo casalingo di place de Furstenberg (Viaggi e altri viaggi 34-36). Ma di Parigi Tabucchi ama anche luoghi stratificati come labirinti, in cui avventurarsi a seconda dell'ispirazione: è il caso del Jardin des Plantes, descritto come un viaggio affascinante fra storia della scienza e dimensione fantastica e che prende a un certo punto l'aspetto di un viaggio nel tempo: quando lo scrittore ci consiglia di sostare per ammirare lo scheletro di Coleacanto e l'Axolotl, la strana creatura acquatica in cui si trasforma il protagonista di un inquietante racconto di Cortázar (37-40).
D'altro canto, Tabucchi partecipava molto attivamente alla vita culturale parigina, tenendo lezioni all'École des Hautes Études e al Collège de France e conferenze al Centre Culturel de la Fondation Gulbenkian; aveva legami di collaborazione e amicizia con personalità del cinema (da Nadine Trintignant a Alain Corneau, da Costa-Gavras a Jean-Hugues Anglade e Marcello Mastroianni) e del teatro (Daniel Zerki per Le jeu de l'envers e Didier Besace per Pereira prétend). Frequentava e collaborava con la Maison de la poésie e le librerie La tour de Babel e Les cahiers de Colette. È rimasta celebre l'intervista con il regista Manoel de Oliveira realizzata per la Cinémathèque (Tabucchi, Dialogue entre Manoel de Oliveira et Antonio Tabucchi). E ancora era in contatto e collaborava con giornalisti, politici, editori, filosofi, intellettuali francesi e no - tra cui Susan Sontag - come mostra la sua partecipazione al débat incluso nel volume di interventi del ministro degli affari esteri Dominique de Villepin, dopo la crisi dell'11 settembre 2001: come precisa l'editore nella Nota iniziale al volume, gli scrittori e filosofi invitati sono «renommés pour leur engagement et leurs opinions audacieuses», «faisant ainsi la démonstration de leur volonté de changer le monde» (de Villepin 7).
Verso la fine della sua vita, quando l'Italia diventò un luogo difficile per Tabucchi, capitava che i suoi libri uscissero prima in traduzione francese che in originale italiano. Il 13 maggio del 2009, alla Maison de l'Amérique latine di Parigi, l'editore Gallimard e Bernard Comment, alla presenza dell'autore, discutono del nuovo libro di racconti Le temps vieillit vite, pubblicato con un lieve anticipo in Francia rispetto all'originale italiano: Il tempo invecchia in fretta uscirà infatti qualche settimana dopo. Si tratta dell'ultima prova narrativa dell'autore, lui vivente. Bernard Comment definisce in quell'occasione Tabucchi «scrittore italiano e anche scrittore francese». Non è un momento felice per Tabucchi in Italia, dove il Presidente del Senato Renato Schifani lo ha denunciato per un articolo pubblicato su «L'Unità» e ha chiesto un'ammenda di oltre un milione di euro allo scrittore (non al giornale). Contestualmente, era stato l'editore Gallimard a promuovere la campagna di firme Sosteniamo Tabucchi, rilanciata in Italia da «MicroMega».
E a Parigi il patrimonio dell'opera di Tabucchi ha trovato la sua casa: il prezioso Fondo Tabucchi è conservato infatti alla Bibliothèque Nationale de France (quaderni manoscritti, dossier di stampa che ne attestano la ricezione, lettere, messe in scena teatrali, filmiche, musicali dei testi tabucchiani). La biblioteca che Victor Hugo aveva immaginato come biblioteca degli Europei, accogliendo Tabucchi lo ha consacrato definitivamente come scrittore europeo. Parigi, ha commentato Maria José de Lancastre, «è come se fosse la sintesi del suo essere italiano e portoghese» (Passeggiando nell'archivio Tabucchi 246). È lì che si può ritrovare dunque Tabucchi, come recitava la mostra a lui dedicata, «au fil de l'écriture» (Ferrucci, Sosteneva Tabucchi).
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2023
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gennaio-maggio 2023, n. 1-2