Luigi Capuana, Spiritismo?, a cura di Simona Cigliana, prefazione di Angelo M. Mangini, Palermo, il Palindromo, 2022, 353 pp., 23 €
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I. II. III. IV. |
Tout croire est d'un imbécile, / Tout nier est d'un sot Polifonie Bibliografie Questa edizione di «Spiritismo»? |
I. Tout croire est d'un imbécile, / Tout nier est d'un sot
«Più la scienza va avanti e più diviene ignoranza!» (p. 264), sbotta a un certo punto uno dei personaggi della Redenzione dei capilavori: e potrebbe essere l'epigrafe del libro qui recensito. Per Capuana, in effetti, «il paranormale rappresentò [...] il fatale banco di prova della scienza, la cartina al tornasole della sua inadeguatezza a rendere conto della complessità del reale» (p. 26); i testi riuniti da Simona Cigliana in questo volume ne forniscono testimonianza a ogni pagina, mettendo in luce l'altro volto dello scrittore siciliano, quel "rovescio della medaglia" che la vulgata manualistica ignora: l'interesse per lo spiritismo, l'occultismo, l'inconscio, il soprannaturale da parte del teorico del verismo. Da indagatore dell'occulto, sublime e a volte avventato, quale fu, Capuana aveva scoperto la «strettissima analogia tra lo stato normale e l'anormale, tra il sonno e il sonnambulismo provocato, tra lo stato magnetico e lo spiritico, fra questi due e lo stato ordinario delle nostre facoltà intellettuali» (p. 164); la curiosità, la riflessione, l'inesausto sperimentare - pur da dilettante del para- e sopra-naturale - lo condussero a elaborare quella posizione "mediana", proprio secondo la linea tracciata dal detto latino in medio stat virtus, potremmo dire, alla quale si manterrà sempre fedele: l'equidistanza illuminata fra scetticismo e credulità. «Tout croire est d'un imbécile, / Tout nier est d'un sot», aveva sentenziato uno dei più grandi scrittori fantastici dell'Ottocento francese, e probabilmente il massimo teorico della croyance in quel secolo, Charles Nodier;1 e Capuana: «Ammettendo che la scienza, o meglio, che certi scienziati si siano affrettati a conchiudere troppo presto colle loro recise negazioni, non devesi pure ammettere che gli spiritualisti e i credenti spiritisti si siano affrettati troppo presto anch'essi conchiudendo affermativamente? A me pare di sì» (pp. 164-165). Negare le testimonianze dei sensi è da sciocchi, ma lo è altrettanto affrettarsi ad attribuirle a qualche forza soprannaturale, «ad un agente fuori di noi» (p. 164); e insomma, sbagliata è «la cocciutaggine della scienza nel negare fatti evidentissimi che saltano agli occhi da ogni parte», ma anche «l'altra [testardaggine] di attribuire risolutamente tali fatti a cause supernaturali, come se fossero già stati esauriti tutti i possibili mezzi di esame per annodarli alla gran catena dei fenomeni del mondo inorganico e dell'organico» (p. 166). Ecco perché, in attesa di poterci vedere più chiaro, Capuana si autodefinisce come «egualmente distante dalle dommatiche affermazioni dei positivisti del materialismo e dei metafisici dell'idealismo» (p. 167): è appunto la posizione saggiamente mediana di cui si diceva.
II. Polifonie
La struttura stessa del primo trattatello di Capuana sul mondo occulto, quello Spiritismo? uscito presso l'editore catanese Niccolò Giannotta nel 1884, riflette questa ricerca non finita dello scrittore, il quale evita deliberatamente di concludere per non precipitare in semplificazioni affrettate o perfino erronee. Il trattato è costruito come un particolare montaggio di voci, testimonianze, documenti, narrazioni: tale polifonia serve fra le altre cose a produrre la percezione più sfumata e complessa che sia possibile di una materia di grande complessità, sulla quale l'autore medesimo sospende il giudizio. Questo è anche, ovviamente, il senso del punto interrogativo che figura nel titolo, come indicato dallo scrittore nell'ultima pagina del libro, appendici a parte (p. 194; si noterà che il titolo del trattatello è anche l'ultima parola dello stesso: cfr. ibidem). Nella polifonia creata da Capuana la curatrice innesta, con una scelta più che azzeccata, qualche altra voce, moltiplicandone le risonanze all'interno e fuori dell'opera dello scrittore siciliano. Il volume qui recensito comprende infatti una scelta di cinque Racconti magnetici - per la precisione Visita spirituale (1887), Ofelia (1893), La redenzione dei capilavori (1900), Fatale influsso (1907), Suggestione (1914) - che, rimessi opportunamente a disposizione dei lettori di oggi (come fa notare il prefatore del libro, non erano tutti agevolmente accessibili: cfr. A.M. Mangini, Capuana naturalista e spiritista, p. 12, nota 6), restituiscono un'immagine fedele dell'impatto dei temi spiritici e metapsichici (come si diceva allora) sul Capuana scrittore e intellettuale. Il concerto di voci si prolunga poi oltre i confini dell'opera dello scrittore di Mineo, grazie alla corposa introduzione della curatrice (S. Cigliana, «A traverso l'ignoto». Le indagini di uno scrittore naturalista «nelle misteriose oscurità dell'incoscienza», pp. 13-55), in cui riecheggiano le voci di alcuni dei grandi protagonisti della letteratura e cultura europea fra Otto e Novecento. Ma di questo diremo più oltre; è venuto infatti il momento di fornire a questo lavoro di Cigliana qualche contesto, nel panorama degli studi su Capuana - e sulla letteratura fantastica in Italia - e all'interno del percorso intellettuale della curatrice.
III. Bibliografie
Il nome di Luigi Capuana è cruciale in quella ripresa d'interesse per il fantastico italiano che si può far risalire alla fine degli anni Settanta o all'inizio degli anni Ottanta, e che ho tentato di documentare in un libro scritto qualche anno fa in collaborazione con cinque amiche e amici.2 Alle bibliografie presenti in quel volume3 si sono aggiunti nel frattempo altri contributi: ricorderò qui soltanto una monografia di Lara Michelacci,4 una raccolta di saggi curata da Annamaria Pagliaro e Brian Zuccala5 e un articolo di Debora Bellinzani apparso sulla rivista di italianistica dell'università di Debrecen.6 Questa bibliografia su Capuana - e la bibliografia di Capuana - la curatrice del libro in esame la maneggia con assoluta padronanza; et pour cause! Simona Cigliana è infatti, da più di un quarto di secolo, una delle maggiori specialiste internazionali della letteratura fantastica italiana, dell'occultura e dello spiritismo in Italia. Senza ripetere cose già dette nel bilancio sul fantastico italiano del 2016, dove le schede sui saggi e sulle curatele di Cigliana non sono poche,7 e rimandando alle due pagine di sintesi concisa ed esauriente nelle quali il prefatore nomina le principali tappe della carriera intellettuale della curatrice (cfr. A.M. Mangini, Capuana naturalista e spiritista, pp. 8-9), ricorderò che Cigliana è autrice, fra le altre cose e per citare soltanto gli incontournables, di una documentatissima storia del retroterra "spiritualistico" della cultura e letteratura italiana fra Otto e Novecento,8 di una godibile ma non per questo meno solidamente articolata storia dello spiritismo nella cultura occidentale,9 e di un saggio più breve, altrettanto acuminato, che indaga sui rapporti fra letteratura, spiritualismo e occultismo nel periodo tra le due guerre;10 senza dimenticare un articolo del 2005 dedicato all'«immaginazione teosofica» in Pirandello, importante perché Cigliana vi si sofferma sul legame fra spiritismo e concezione estetica nello scrittore siciliano (che di Capuana, da questo punto di vista, è l'erede).11 Fra l'altro, il collegamento tra l'insieme di interessi ed elementi spiritistico-occultistici cui abbiamo accennato e la teoria capuaniana della genesi dell'ispirazione e della creazione letteraria - e l'influenza esercitata in tal senso su Pirandello - emergono con chiarezza dalla scelta antologica proposta in questa edizione di Spiritismo?: non a caso Cigliana sottolinea, nella sua introduzione, come «"il problema psicologico-letterario" che costituisce l'asse portante» del trattato di Capuana sia «quello riguardante la natura dell'ispirazione artistica» (p. 43). Ma soprattutto, è opportuno rammentare che Cigliana aveva già curato un'edizione complessiva degli scritti capuaniani sulla metapsichica, che comprendeva il secondo trattato sullo spiritismo - Mondo occulto, del 1896, mai più ripubblicato dopo la prima edizione12 - ma anche lo stesso Spiritismo? e un'ampia scelta di articoli di argomento spiritico.13 Quella prima silloge capuaniana si raccomandava al lettore per le stesse qualità che caratterizzano il libro qui recensito: vasta erudizione, chiarezza espositiva, piglio divulgativo non disgiunto dal necessario rigore scientifico dell'indagine; e insomma, a chi getti un'occhiata retrospettiva e panoramica sulle edizioni e sugli studi di argomento capuaniano degli ultimi trent'anni appare chiaro che, se oggi possiamo leggere il Capuana spiritista senza fatica (perché disponibile sul mercato librario e corredato di qualche indispensabile ausilio filologico-storico-interpretativo), è soprattutto grazie al benemerito lavoro di recupero e commento svolto da Cigliana.
IV. Questa edizione di «Spiritismo»?
L'ultima osservazione sulle qualità del lavoro di Cigliana trova conferma nel volume che abbiamo sotto mano: questo Spiritismo? è infatti senz'altro utile agli studiosi, che vi troveranno, oltre a un bilancio aggiornato delle conoscenze attuali sull'opera dello scrittore di Mineo, una puntualissima analisi del testo capuaniano (non solo nell'introduzione, ma nelle note, di grande acribia e al contempo senza inutili lungaggini o pesantezze); ma oltre al pubblico degli studiosi il libro raggiunge il pubblico dei lettori comuni, magari poco interessati a questioni filologiche o di fonti letterarie, e tuttavia molto curiosi di aldilà e di indagini letterarie nel campo dello spiritismo e dell'occultismo. Questo pubblico più ampio e meno specializzato troverà nell'edizione curata da Cigliana pane per i suoi denti: potrà leggere l'ancor oggi dilettevole trattatello di Capuana senza il pericolo di essere infastidito da apparati filologici di eccessiva mole, e al tempo stesso, però, con la garanzia di poter contare su una fonte sicura di informazioni ogniqualvolta ne sentirà il bisogno. È il miracolo dell'"erudizione leggera", un falso ossimoro il cui inganno è dato smascherare soltanto a pochi studiosi, assistiti dal doppio talento degli studi rigorosi e della divulgazione accattivante: Cigliana fa parte di questo club esclusivo. Si consultino gli apparati del volume, di grande precisione ma non inutilmente "accademici" e paludati, e se ne avrà testimonianza molteplice. Oltre all'introduzione già menzionata, l'elenco comprende la Nota al testo (pp. 57-58), e in appendice, le utilissime Note su personalità e autori citati in «Spiritismo?» (pp. 305-308), la Bibliografia delle personalità citate (pp. 329-334), la Nota biografica di Luigi Capuana (pp. 335-341), la Bibliografia delle opere di Luigi Capuana (pp. 343-346), infine la Bibliografia generale del volume (pp. 347-353). Tutti questi apparati cooperano all'interpretazione del testo e soddisfano la curiosità del lettore senza forzare il primo né infastidire il secondo.
Un altro connubio che alla nostra studiosa riesce benissimo è quello, per così dire, fra conoscenza del particolare e del generale: Cigliana sa provvedere il testo - oggetto di un ineccepibile studio microscopico - con più ampi, macroscopici contesti, letterari ma anche culturali (nel senso più ampio del termine). Del Capuana spiritista e narratore fantastico, Cigliana conosce vita morte e miracoli; ma a differenza di qualche autoproclamato specialista dello scrittore siciliano (o di altri scrittori, siciliani e no - penso per esempio alla bibliografia pirandelliana),14 Cigliana conosce a menadito anche Verga, De Roberto, Pirandello per l'appunto, nonché i vari Salvatore Farina, Cesira Pozzolini o Federigo Verdinois, protagonisti del dibattito letterario e culturale di quello scorcio di secolo le cui traiettorie biografiche e artistiche intersecarono quella di Capuana. Analogamente, Cigliana punta le sue fiches sul tavolo (girante!) dello spiritismo e dell'occultismo fin-de-siècle, ma si muove con mirabile agevolezza in tutta una serie di altri territori - dalle poetiche del naturalismo ai carteggi degli scrittori, dalla produzione giornalistica e periodica alle polemiche letterarie nell'Italia fra i due secoli, dalla grande letteratura europea di Balzac, Wilde, Zola e Villiers de l'Isle-Adam alle indagini psicologico-spiritualistiche di William Crookes e Jean Richet - che con l'occultismo e lo spiritismo sono contigui e comunicanti.
Per tutte le ragioni citate, l'edizione di Spiritismo? qui recensita merita di figurare sugli scaffali di studiosi e lettori, curiosi e specialisti. E con questo, il presente resoconto giunge al termine; ma prima che scorrano i titoli di coda, vale la pena di dare un'occhiata anche al catalogo dell'editore, il Palindromo: una casa editrice giovane ma che, evidentemente, fa il proprio mestiere con competenza e intuito. Spiritismo? è il settimo titolo della collana «I tre sedili deserti»: sono tutti libri che «hanno contribuito alla costruzione del genere fantastico», secondo recita la scheda di presentazione editoriale (sul risvolto di copertina dell'edizione in esame); ma non si tratta di classici "scontati", già pubblicati le mille volte, bensì di ripescaggi e riscoperte, invariabilmente di grande interesse. Viene in mente la tradizione di certe collane "storiche" che hanno contribuito alla diffusione della letteratura fantastica in Italia, come quelle di Theoria negli anni Ottanta e Novanta e prima ancora la «Biblioteca di Letteratura Fantastica» curata da Borges per Franco Maria Ricci: chiunque abbia accolto quei volumi nella propria biblioteca saprà apprezzare nella giusta misura i libri di questo piccolo ma valente editore - come si diceva una volta - "di cultura".
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2023
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Giugno-dicembre 2023, n. 1-2