Joseph Farrell, Leonardo Sciascia. The Man and the Writer, introduzione di Giuseppe Tornatore, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2022, xx-300 pp. con 16 tavv. a col. f.t., 30 €
di Inge Lanslots, KU Leuven

 

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Nell'aletta posteriore di Leonardo Sciascia. The Man and the Writer, l'autore del volume, Joseph Farrell, viene presentato come uno degli ambasciatori autorevoli della cultura italiana all'estero, un'attività-impegno che lo studioso emerito porta tuttora avanti e che contestualizza la genesi di quest'opera. Va aggiunto che con il volume Farrell propone il primo saggio su Sciascia in inglese dopo la scomparsa dell'autore siciliano.
Leonardo Sciascia. The Man and the Writer comprende un'introduzione e dieci capitoli di una lunghezza variabile, accompagnati da un paratesto complementare al saggio: un'introduzione di Giuseppe Tornatore, una bibliografia ricca di riferimenti, due indici molto utili (di nomi e di titoli) e delle riproduzioni stupende di copertine delle traduzioni in inglese - quest'ultime danno un'idea del modo in cui le traduzioni venivano commercializzate.
Nel saggio stesso Farrell rispetta un ordine cronologico focalizzando sulla produzione testuale di Sciascia: nelle analisi delle singole opere riferisce però a pubblicazioni precedenti o posteriori mentre accenna brevemente al contesto sociostorico in cui esse sono nate. Con ciò Farrell riesce a evidenziare il fitto dialogo intertestuale tra i testi di Sciascia e quelli di altri autori, che spesso fungevano da modello all'autore di Racalmuto. Così Farrell si sofferma a lungo sull'influenza di Luigi Pirandello nel capire la complessità della Sicilia, le cui contraddizioni e i cui paradossi stavano per estensione per quelli dell'Italia, il che spiega perché il primo capitolo del saggio si intitola De Rebus Siculis (pp. 1-42), capitolo dedicato alle prime opere di Sciascia, tra cui le poesie pur apprezzate da Pier Paolo Pasolini ma spesso dimenticate dalla critica e considerate meno efficaci da Farrell:

«Sciascia shows a delicacy of concept and expression, the skilled use of figurative languate, of descriptive detail and poignant diction, all linked to an eye for the arresting immediacy of emotional sketch and a capacity for probing beneath the surface, qualities that will be better employed in his prose». (p. 12)

Il secondo capitolo Tradition and the Sicilian Writer (pp. 43-60) approfondisce il rapporto di Sciascia con la tradizione letteraria siciliana, in particolare con Pirandello, Verga, Vittorini e Tomasi di Lampedusa, e quello con i suoi contemporanei, come Vincenzo Consolo e Gesualdo Bufalino.
Nei capitoli successivi, «Civic Humanism and the Body politic» e «The Detective Story» (pp. 61-100 e 101-162) Farrel prende in esame l'impegno civico e il senso di giustizia di Sciasca sostenendo che l'autore, sulla scia di Voltaire, abbia accettato «the condition of militant commentator, although at times without alacrity or undue enthusiasm» (p. 63). Sia nei contributi giornalistici che nelle opere letterarie Sciascia, in quanto intellettuale pubblico, ha continuato a mettere in questione la società italiana difendendo certi valori. Le sue osservazioni critiche nei confronti della politica, in particolare della DC e del PCI, e della lotta antimafia hanno sollevato polemiche che riecheggiano tuttora - basti pensare alla controversia nata in occasione della dichiarazione sui cosiddetti «professionisti dell'antimafia» (pp. 84-86). Privilegiando poi la finzione di Sciascia, come Il giorno della civetta (1961) Farrell ricorda non solo i modelli gialleschi di Agatha Christie e di Georges Simenon, ma anche la dichiarazione dello studioso francese Claude Ambroise secondo il quale Sciascia abbia trasformato il genere del «whodunit» in un'inchiesta sul perché del crimine, un «whydunit». Così, nei suoi gialli incompiuti, Sciascia svela i poteri istituzionali e quelli segreti, gli intrecci tra la politica e la criminalità organizzata. In questo capitolo Farrell dimostra sottilmente fino a che punto il capitano Bellodi incarni l'idealismo e le delusioni dell'autore.
Dal quinto capitolo in poi lo studioso porta l'attenzione sulle incursioni di Sciascia in altri generi letterari, quali il romanzo storico e il racconto filosofico, ma anche il suo interesse nel teatro e nella teatralità (cap. 6, The Play's The Thing, pp. 179-188), nei miti, nella società e nella scienza. Nel quinto capitolo, History's Shadow (pp. 163-178), si spiega quanto Il Consiglio d'Egitto (1963) illustri il bisogno di Sciascia «to investigate history [as] an imperative imposed by the urge to understand the quirks and specificities of Sicily, to search for patterns and order, to locate in the past the roots of the present malaise and, in the best of worlds, to find the basis for improvement» (p. 163). Nel nono capitolo, Candido and Candour (pp. 225-240) Farrell propone il concetto di «candore» come una categoria morale vicina alla verità, come prodotto della «sancta innocentia» (p. 226). Sia Il Consiglio d'Egitto che Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia (1977) andrebbero letti come controinchieste della realtà, come Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice (1989), due opere dal tono ironico scritte poco prima della morte e trattate nell'ultimo capitolo Sciascia's Myths (pp. 241-274).
Anche il settimo capitolo, Inquisitions, Ancient and Modern (pp. 189-206) e l'ottavo, Security and Civisilisation (pp. 207-224) sono dedicati a vari tipi di controinchieste. Nel settimo sono centrali La morte dell'inquisitore (1964) e L'affaire Moro (1983), in cui Sciascia tenta di trasformare vittime di un'ingiustizia del passato in eroi positivi e che Farrell definisce ulteriormente come saggio-inchiesta. Nell'ottavo Farrell privilegia altre controinchieste, cioè La scomparsa di Majorana (1975) e I pugnalatori (1976), opere che si distanziano rispettivamente dall'impatto della scissione nucleare, dell'autorità e dell'ingiustizia istituzionale durante il Cammino dei Mille in Sicilia sottolineando quanto tutti i testi sciasciani oscillino tra una fede nel passato e una speranza nel futuro senza arrendersi a un determinismo storico.
Per il lettore anglofono Leonardo Sciascia. The Man and the Writer offre un'analisi dettagliata ma compatta dell'opera complessiva di Sciascia e così facendo ritrae Sciascia scrittore, ma quello che mancherebbe è il ritratto di Sciascia uomo. Inoltre, Farrell non elabora l'eredità letteraria di Sciascia né l'influenza di Sciascia sulla cultura attuale. Il centenario della nascita dello scrittore siciliano, forse oscurato dalle continue celebrazioni dantesche, avrebbe beneficiato di una rivisitazione più contemporanea.

 

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