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Elena Porciani, Il tesoro nascosto. Intorno ai testi inediti e ritrovati della giovane Morante, con sei storie e una poesia dell'autrice, Macerata, Quodlibet, 2023, pp. 227, 20 €
di Stefania Lucamante, Università degli Studi di Cagliari
Con Il tesoro nascosto. Intorno ai testi inediti e ritrovati della giovane Morante, con sei storie e una poesia dell'autrice, pubblicato per i tipi di Quodlibet, la morantista Elena Porciani propone un altro studio sui lavori giovanili e lentamente riemersi della scrittrice romana Elsa Morante continuando così un percorso critico intrapreso almeno a partire dal 2006 con il testo L'alibi del sogno nella scrittura giovanile di Elsa Morante e seguito dallo studio del 2019 intitolato Nel laboratorio della finzione: modi narrativi e memoria poietica in Elsa Morante. Uno degli obiettivi di Porciani in questa nuova tappa della sua ricerca, è quello di aggiornare la periodizzazione della produzione giovanile offerta nell'Alibi del sogno alla luce delle donazioni fatte dagli eredi di Morante alla Biblioteca nazionale di Roma del 2007, e soprattutto quelle del 2016 in cui sono emerse varie e ritrovate pubblicazioni di un ventennio abbastanza trascurato dell'attività morantiana. Questo ventennio è quello che precede la pubblicazione di Menzogna e sortilegio, sino a poco tempo fa considerato il primo romanzo dell'autrice. Pensare a Menzogna e sortilegio come al primo romanzo morantiano corrisponde a un suo disegno personale di gloria che le imponeva di nascondere la produzione precedente a questa. Un disegno che permise sempre a Cesare Garboli di affermare che "letterariamente" non si sapeva da dove venisse cotanta scrittrice. Sappiamo invece, grazie in parte proprio al lavoro instancabile operato da Porciani sui lasciti del Fondo Morante, che l'apprendistato morantiano dura tantissimo. Almeno un ventennio.
Per quest'opera Porciani si avvale delle lettere contenute nell'epistolario curato da Daniele Morante con l'aiuto di Giuliana Zagra L'amata. Lettere di e a Elsa Morante (Einaudi 2012). Infatti, varie lettere scritte da Morante all'amica e illustratrice Luisa Fantini raccolte nell'epistolario illuminano tensioni economiche nonché artistiche nell'esistenza dell'autrice, la quale non esita a effettuare una vera e propria rimozione della sua primissima produzione apparsa in varie riviste se rivelatrice della scrittura in una fase di apprendistato ciò non di meno rifletteva anche reali necessità economiche.
Il libro si compone di otto capitoli centrati intorno a racconti giovanili di Morante. In essi Porciani analizza con attenzione e metodo vari racconti ritrovati e mette in luce una sorta di ipergenere funzionale alla composizione di Menzogna e sortilegio come anche altri elementi che contraddistinguono l'apprendistato della scrittrice. Molti sono i meriti di questo studio; primo fra tutti lo spostamento a ritroso del periodo di produzione dell'autrice che ci offre la possibilità di meglio individuare la assidua autointertestualità morantiana, che si rivela (tra l'altro) in usi di tipologie umane come anche di nomi. Giustamente Porciani nota il nome Ida, però noi sappiamo che anche il nome Elisa e il nome Elsa ricorrono nella prima produzione morantiana.
Cosa emerge dall'attento spoglio di tali racconti? Sicuramente esistono delle linee comuni come l'insistenza sulla povertà dei personaggi e quindi un interesse per il ritratto sociale già notato da Cesare Garboli nella prefazione Dovuto a Elsa (in E. Morante, Racconti dimenticati, a cura di C. Garboli e di I. Babboni, Einaudi, Torino 2004, pp. V-XV) come anche il richiamo del meraviglioso che - secondo Porciani - viene sempre mediato da un appiglio realistico (Tesoro nascosto, p. 25). Nelle sue attente riflessioni sul richiamo del meraviglioso la studiosa rimarca l'importanza della presenza delle bambole che figurano da perfette mediatrici in quanto «apr[ono] alla fluidità ontologica delle storie morantiane, in cui i bambini, bambole e animali interagiscono in un piccolo mondo grazioso, non esente da qualche leziosità, nel quale una soluzione gioiosa e magica dà luce a una realtà altrimenti miserevole; dall'altra, la bambola non perde la sua concretezza di giocattolo che ci si può permettere solo se si possiedono i soldi per acquistarlo» (Ibid.). Nel racconto Ritratto di una principessa «Motivi tipici del corpus fiabesco femminile e dell'estrema gioventù - scrive Porciani - quali «la metalessi onirica e il confronto fra bambine povere e principesse, sono rifunzionalizzati in un nuovo utilizzo del meraviglioso e dell'onirico, oltre che in una nuova agency del personaggio» (p. 37). Soluzioni oniriche all'infelicità dei bambini poveri sembrano prevalere ma esiste anche il passaggio dalla situazione onirica vista come soluzione a quella - nel racconto in questione - in cui la bimba conquista per sé una sia pur minima agency e comincia ad eseguire ritratti che, una volta appesi sulle pareti della stanza della madre, rallegrano ora la vita di entrambe, oltre che del fratellino appena nato. La morale del racconto si racchiude tutta nella possibilità di una vita serena nonostante le privazioni, questo a patto che il nucleo familiare sia unito.
Anche La ninna nanna del piccolo Billi trovata sul «Corriere dei Piccoli» rivela una sviluppata propensione avventuroso-cinematografica (ivi, p. 48) come anche una «personalissima versione della tendenza alla metalessi che già di per sé la scrittura fiabesca possiede quando imita, con interventi metanarrativi e allocuzioni al lettore la dimensione performativa del racconto orale» (p. 51). Raccontatrice e favolaia, il personaggio narrante si avvale di sicurezze acquisite tramite la conoscenza di fonti su cui insistere per affermare la veridicità dei suoi racconti. Si affermano le prime prove di un io narrante empatico destinato a rimanere tale durante l'intero percorso.
Nella disamina di Dalla preistoria all'Isola di Capri Porciani riflette su un possibile sviluppo di un passaggio temporale assai importante per la scrittura morantiana, vale a dire la metà degli anni Trenta in cui la scrittura di novelle per adulti si affianca all'ormai affermata creazione di storie per l'infanzia e finisce per prevalere con l'inizio della collaborazione alla rivista «I diritti della scuola». Il servo che dormì nel tempio, per esempio, è un'affascinante novella/apologo con una morale ben precisa e cioè che bisogna seguire i propri sogni con coraggio così come il servo fa nei confronti del suo pure amato padrone. I racconti di ambientazione caprese come Sette candele o Una sirena vi attende rivelano quell'equilibrio fra mito, descrizione di una natura molto amata, e racconto degli umani che sosterrà l'intera impalcatura dell'Isola di Arturo, un romanzo solo in teoria ambientato a Procida ma per la cui descrizione la scrittrice si nutriva di ricordi capresi, anacapresi e ischitani. Le lettere d'amore come le attese infinite all'approdo delle barche al porto rivelano sin da allora una presenza tematica stabile nell'enorme repertorio tematico e situazionale morantiano di elementi melò che Morante riutilizza a partire dal primo vero suo romanzo, Qualcuno bussa alla porta pubblicato a puntate sui Diritti della scuola nel biennio 1935-36.
Negli altri capitoli Porciani continua lo spoglio degli inediti morantiani e discute su vari temi fra i quali le "fantastiche passioni", vale a dire dei sogni d'amore ad occhi aperti di donne che mai saranno ricambiate né, tantomeno, proveranno piacere erotico, o quello delle bimbe destinate a rimanere sole. Nella narrativa morantiana emerge lentamente una verità profonda perché, come afferma Porciani, «il mondo parallelo dei sogni, che nelle metalessi delle fiabe era un luogo di consolazione e appagamento dei desideri, è diventato il palcoscenico su cui cadono gli inganni e ci si rivela per quello che si è veramente, ma che non è permesso essere nella realtà della veglia» (p. 104). Memorie dell'impero, Drammi di famiglia e d'amore, Una pesante molteplicità, Umorismo e parodie poetiche seguono gli inediti scanditi dagli anni di attività di Morante fino a Menzogna e sortilegio, le sue collaborazioni con Oggi in cui la scrittrice - come sappiamo - diversifica lo stile dei suoi interventi firmati con lo pseudonimo di Antonio Carrera. Chiude il volume un'appendice che contiene sei storie e una poesia della scrittrice. Rispettivamente intitolate Storia di una bambina e di due bambole, Il sogno di Pietruccio, Storia di Nic e di Nichita, Peppuccio, padrone di un bazar, Il ritratto della principessa, La zia Si e la zia No, e La ninna nanna del piccolo Billi, sono state pubblicate nelle riviste «Il Balilla» (dal 1932 al 1935), sul «Corriere dei Piccoli» e sul «Cartoccino dei Piccoli». La loro lettura si rivela indispensabile per capire meglio l'attento e preciso itinerario filologico di Porciani che continua in tal modo ad affermarsi quale esperta e attenta studiosa delle isotopie morantiane del primo periodo facendoci comprendere come sia stato lento e sofferto l'apprendistato dell'autrice romana prima dei capolavori che tutti amiamo da molti anni ormai.
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2023
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gennaio-maggio 2023, n. 1-2
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