Cynthia Collu, Una bambina sbagliata, Milano, Mondadori, 2009, p. 349, € 19,00

di Marilena Genovese

 

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Al suo esordio letterario, Cynthia Collu ha scelto la strada del romanzo di formazione, quella faticosa di Thea Ligas alla ricerca della propria identità e del proprio affrancamento dalla cupa atmosfera familiare in cui è cresciuta. Suo padre è alcolista, sua madre una donna distaccata e fredda, la sua casa un luogo in cui riecheggiano urla e bestemmie. Solo i suoi fratelli, Marco e Giulio, dolce «come un biscotto che si scioglie in bocca», riescono talvolta a stemperare quello stato di tensione. Per loro si è inventata un gioco: aspettano insieme Peter Pan che li porterà sull'Isola che non c'è per combattere i pirati. A questo passato Thea si rivolge per scandagliare la propria interiorità, mirando ad un profondo desiderio di serenità: un passato che ora riemerge in tutta la sua asprezza dinanzi al capezzale del padre morente.
È alla Sardegna dei nonni paterni che va il suo primo pensiero perché è con nonna Cosma, l'Unica, la Terribile, che superava a malapena il metro e quaranta, e nonno Gavino, alto e bellissimo, che ha trascorso parte della sua infanzia, nei campi intorno a Quarto Oggiaro in compagnia di farfalle variopinte, cani randagi e dell'inseparabile amica Elisa. I genitori di Thea vivevano a quel tempo a Milano, in una baracca costruita nell'immediato dopoguerra, e l'aria malsana che si respirava danneggiava i suoi giovani bronchi. È così che, a cinque anni e mezzo, la piccola ha già trascorso la sua esistenza a cercare di riabituarsi ai nuovi adulti, alle nuove case e alle regole che di volta in volta le vengono imposte.

«Sparsa per metà a Milano e per metà in Sardegna passavo la maggior parte del tempo a cercare affannosamente di ricompormi, qui c'è un pezzetto che ritrovo ma che non devo mettere a Milano, questo invece va bene qui, a casa di mamma e papà ...» (p. 45).

Privata di quell'amore che avrebbe dovuto insegnarle a compiere i primi passi nella vita, Thea si incammina su di un percorso che la porterà a sbagliare e a soffrire in più di una circostanza, facendone una bambina inquieta, una bambina sbagliata. Costantemente divisa tra la volontà di salvaguardare la propria autonomia, la propria indipendenza, e il bisogno di amare e di essere amata, sperimenterà dapprima la bohème cittadina, poi la politica e il teatro, in una Milano costantemente evocata nei suoi ritrovi.
Sono diversi gli uomini a cui si concede, credendo che ogni incontro sia quello giusto. Ma qualcosa continua a mancarle: un qualcosa che neanche la nascita di Corrado, a lungo desiderato, riesce a colmare.

«Ci sono i profumi, i colori, gli amici. Le passeggiate, la scoperta di un libro mai letto. Il sesso. La paura della morte. Il coraggio. L'ala bianca di un gabbiano che pensa il mare. Ma un figlio non è tutta la vita. Non per me. Non potrà mai esserlo. Cosa voglio davvero. Cosa mi manca. Chi» (p. 343).

L'argomento trattato dalla scrittrice - il rapporto genitori-figli, fatto di conflittualità talvolta insanabili - è forte, feroce a tratti e molto toccante. E ciononostante in ogni pagina riecheggia anche la voglia di tenerezza della protagonista e la speranza che non l'abbandona mai di ricevere un po' di calore da sua madre. Un romanzo dai toni intensi, che analizza minuziosamente i sentimenti e gli stati d'animo, avvolti nella magia di una scrittura fastosa di memoria e di emozioni, all'interno della quale si aprono parentesi poetiche di grande respiro, come la scena dell'isola bianca del padre.

«Ti ho mai raccontato dell'isola bianca? Era piccolissima, circondata da scogli bianchi come il ghiaccio, e noi ragazzi facevamo a gara a chi ci arrivava per primo a nuoto. Quand'ero bambino ci abitavo proprio di fronte. Uscivo di casa e parlavo col mare ...» (p. 28).

I dialoghi che si susseguono in maniera coinvolgente offrono inoltre la possibilità di riflettere su come alla base dell'animo umano ci sia sempre un disperato bisogno di sogni e speranze, espressi da quella capacità introspettiva che la Collu mostra di possedere.
Come sosteneva Thomas Mann, la valenza principale per uno scrittore consiste nel riuscire a trasformare il pensiero in sentimento ed è quello che qui troviamo realizzato: una ricerca esistenziale segnata sì dal dolore ma anche da una forte volontà di riscatto.

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Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2009

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Giugno-dicembre 2009, n. 1-2


 

 

 

 

 

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