Jean-Michel Gardair, Narciso e il suo doppio. Saggio su La nuova Gioventù di Pasolini, Roma, Bulzoni Editore («Libro per libro. Novecento e poesia»), 1996, pp.168.

Tra i pregi di questo libro, quello di offrirsi al lettore con la leggerezza di una interpretazione possibile e conquistarlo come in un romanzo. Di romanzi, Jean-Michel Gardair è autore, oltre critico letterario. Da narratore ci sembra essersi accostato al poeta Pasolini, quasi lasciando – in apertura e in chiusura del proprio saggio – ad un altro poeta, Andrea Zanzotto, l’auctoritas della parola critica. Diciamo «quasi», perché i testi de La nuova gioventù vengono letti con l’acume che contraddistingua l’attività di Gardair, in un’indagine che tiene conto in primo luogo delle disposizioni del loro autore. Fin dalle prime pagine Narciso e il suo doppio infatti è Pasolini ad essere interpellato direttamente, attraverso i propri versi e note – «regie» di lettura imprescindibili – a dire di sé e del proprio essere un poeta. Jean-Michel Gardair rispetta nel suo saggio questa regia pasoliniana, così forte in tutta la sua produzione poetica, e tanto più nel suo ultimo libro, tra lingua e dialetto. Nel farlo, ci sembra di interpretare questa raccolta in un’analisi personale ed insieme attenta all’oggettività dei dati, dei rifacimenti e delle varianti, mettendo in particolare risalto la complessità della cornice de La nuova gioventù, autentica mise en abîme, poetica ed esistenziale, de La meglio gioventù. Da rilevare inoltre in questo saggio, l’originalità di certi elementi della cornice – ancora una volta eleganti intermittenze «romanzesche» – come il filo di grassetto che riporta, lungo tutto il testo, le date degli esperimenti nucleari francesi del 1996; oppure la citazione – nel titolo – del proprio Pirandello. Fantasmes et logique du double; o ancorala dedica: A Remo, di fu Narciso. Tutti elementi che potrebbero sembrare casuali ma che, a nostro avviso, intendono siglare Narciso e il suo doppio in modo inequivocabile, com’è di un autoritratto «cifrato» all’interno di un quadro.

Francesca Cadel

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2000, n. 1-2