LIZ (Letteratura Italiana Zanichelli), CD-ROM a cura di Pasquale Stoppelli e Eugenio Picchi, Bologna, Zanichelli, 19972, Mb 490
di Franco Tomasi

 

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Un ruolo di primo piano nelle proposte dell'editoria informatica è stato assunto da corpora testuali dotati di «browser» di interrogazione. Tale predominanza risponde da un lato alla notevole efficacia di tali strumenti e dell'altro alla loro relativa bassa difficoltà di progettazione. Nell'ambito degli studi italianistici lo strumento di questa tipologia più noto è la Letteratura Italiana Zanichelli (Liz), giunta alla seconda versione ed evidentemente pensata per un sviluppo modulare capace di allargare progressivamente il corpus di testi. Il programma di interrogazione sviluppato da Eugenio Picchi permette diverse modalità d'accesso all'interrogazione dei testi selezionabili a piacere o secondo alcune tipologie proposte (per secolo o per generi). Si tratta di un programma essenzialmente mirato ad una analisi statistico-lessicale che permette ricerche e sondaggi altrimenti estremamente dispendiosi, quando non antieconomici, senza l'ausilio della strumentazione informatica; tale strumento ha inoltre permesso una radicale trasformazione di alcune procedure di ricerca e di pubblicazione della stessa (valga per tutti l'esempio delle concordanze). Accanto alle importanti innovazioni determinate da questo cd-rom sono emersi nel tempo una serie di limiti riconducibili da un lato alla struttura stessa del corpus e dall'altro ad un uso improprio, quando non fuorviante, dello strumento da parte degli utenti stessi. I limiti propri del cd-rom sono relativi sia all'interfaccia grafica poco «amichevole» e talvolta macchinosa, sia alla quantità e qualità dei testi che costituiscono il corpus. Il problema con i testi è soprattutto relativo al criterio di selezione non sempre perfettamente coerente e organico; rivolgendosi per propria vocazione ad un pubblico di specialisti l'assenza proprio di questi testi che per questioni di carattere editoriale non conoscono una circolazione sufficiente, finisce per ridurre le potenzialità delle ricerche; il pericolo insito in una operazione di questo tipo, la presentazione di un corpus parziale, è quello di produrre un effetto di appiattimento della tradizione nel suo insieme sui soli testi presenti, pericolo ancor più considerevole quando si tenga conto che la scelta dei testi non sempre sembra essere determinata da criteri eminentemente scientifici. Anche rispetto alla scelta delle edizioni critiche si può correre un rischio analogo di appiattimento; si prenda, ad esempio, il caso del Rinaldo tassiano, presente in Liz nell'edizione critica curata da Micheal Sherberg (Ravenna, Longo, 1990), edizione che ha suscitato non poche perplessità presso gli studiosi (si veda la recensione di Luigi Poma in «Studi Tassiani», 39 (1990), pp. 251-254) probabilmente preferita all'edizione Maier per la sua maggiore facilità di acquisizione.
La seconda tipologia di limiti è legata ad un uso improprio o almeno disinvoltamente spregiudicato dello strumento, che snatura l'originaria vocazione statistico-lessicale del «browser». In particolare ciò avviene quando si utilizzi Liz per il reperimento di tessere intertestuali rispetto ad un testo di origine (si vedano le interessanti considerazioni di Maria Cristina Cabani in margine ad una recensione ad un volume sul linguaggio ariostesco: M.C. Cabani, Considerazioni sul boiardismo del «Furioso» e alcune riflessioni sull'uso degli strumenti informatici nelle indagini intertestuali, in «Rivista di letteratura italiana», 1994, 1, pp. 157-248). Pur senza ripercorre qui le problematiche inerenti al dialogo di un testo con la propria tradizione, vale la pena almeno ricordare come gli studi dell'ultimo trentennio si siano sforzati di mostrare il complesso stratificarsi di modi e livelli di intertestualità possibili; e uno strumento così meccanicamente quantitativo come Liz (per sua evidente e dichiarata propensione) non è in grado di farli emergere. Pur nei limiti analizzati e anzi, nonostante questi limiti, lo strumento si è imposto come utilissimo corredo dello studioso. Forse proprio il tentativo di forzare lo strumento ad usi che non gli sono propri dimostra come, nonostante l'interesse ancora relativo verso la concreta produzione di nuovi strumenti informatici, vi siano attese e interessi che, probabilmente, dovrebbero sfociare in progetti e collaborazioni dei soggetti della ricerca di più ampio respiro.
Ad esempio di strumenti analoghi ma forse più rigorosi e coerenti citiamo alcuni esempi di database utili non solo allo studioso di italianistica. Interessante appare il caso della Patrologia latina pubblicata nel 1995 dall'editore Chadwyck-Healy. Si tratta della versione in cinque cd-rom dell'intero corpus (Patrologiae Latinae Corpus Completus, codificato nello standard SGML con tutti i materiali paratestuali) dei 221 volumi editi da Jacques-Paul Migne; se in questo caso il limite è imposto dal costo dell'opera che rende proibitiva l'opera per il singolo acquirente, l'efficacia del corpus consiste tanto nella notevole potenzialità del browser di interrogazione (pienamente integrato in ambiente Windows) quanto nella coerenza della biblioteca che costituisce il database testuale, perfettamente circoscritto ad un'area e, almeno idealmente, esaustivo (si può ricordare, in chiusura, anche l'esempio del CLCTLT - CETEDOC Library of Christian Latin Texts edito nel 1994 con il concorso dell'Università Cattolica di Lovanio ugualmente efficace grazie alla coerente selezione dei testi del corpus).

 

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Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 1997-1999

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Giugno-Dicembre 1997, n. 2