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John Fante, Chiedi alla polvere, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Milano, Marcos y Marcos, 1994, pp. 186
di Michele Santoro
Charles Bukowski l'ha definito "il narratore più maledetto d'America": ed è certo che lo stesso Bukowski, al pari di molti autori della letteratura americana contemporanea, deve molto a John Fante, da cui ha dedotto non solo l'atmosfera maudite, ma numerosi stilemi espressivi e diegetici; d'altro canto l'importanza di Fante è stata riconosciuta anche fuori dei confini degli States, se è vero che Ask the Dust (Chiedi alla polvere), il volume centrale della cosiddetta "saga di Arturo Bandini", è stato pubblicato per la prima volta in Italia nella prestigiosa collana della Medusa, tradotto da Elio Vittorini.
John Fante (1909-1983) ha scritto quello che è considerato il suo capolavoro nel 1939, quando la Grande Depressione era ormai alle spalle e già in Europa infuriava il secondo conflitto mondiale: echi di questi eventi penetrano nel romanzo, ma restano sullo sfondo, essendo tutta l'opera centrata sulla figura del ventenne scrittore Arturo Bandini, che finora ha pubblicato un solo racconto, ma che è pervicacemente proteso alla conquista di riconoscimenti assai più significativi.
Romanzo di formazione "all'americana", Chiedi alla polvere narra in termini ora paradossali, ora accoratamente lirici, ora crudamente realistici l'impossibile storia d'amore fra Arturo e Camilla Lopez, cameriera di origini messicane orgogliosa e testarda quanto lo stesso Bandini. Ma mentre il successo letterario non tarderà a farsi strada, il rapporto fra i due giovani sarà assai tormentato, segnato da atteggiamenti ostili e punteggiato dalle incomprensioni e dagli insulti più che dalle tenerezze: ad eccezione di alcuni rari, ineffabili istanti, come quando Arturo rivolge un sincero complimento alla ragazza, ricevendone in cambio una carezza: "Mi passò le dita fra i capelli e la sua gioia calda mi si trasmise dentro come un fluido; sentii la gola che mi scottava e una profonda felicità insinuarsi in ogni mia fibra". È un passaggio che ricorda alcuni straordinari momenti del Martin Eden di Jack London, romanzo anch'esso largamente autobiografico e bilicato sul duplice asse della tensione letteraria e dell'urgenza dei sentimenti: ma se nel capolavoro londoniano il protagonista raggiunge la piena consapevolezza solo nella morte ("e nell'istante stesso in cui lo seppe, cessò di saperlo"), nel romanzo di Fante all'eroe è riservato un diverso destino, diventando egli il testimone impotente della tragica sorte di Camilla, che lentamente sprofonda negli abissi dell'autodistruzione e della follia, fino a sparire nel deserto ai margini della città, quel deserto la cui polvere avvolge paradigmaticamente tutto il mondo del protagonista.
Opera di rara intensità ed equilibrio, Chiedi alla polvere solo apparentemente ci trasporta in un universo marginale, fatto di squallidi alberghi e di locali dozzinali; in realtà è uno straordinario viaggio interiore, un percorso tra i pensieri e i sentimenti di un giovane di vent'anni, con le sue ingenuità e contraddizioni ma anche con la sua sostanziale nobiltà ed elevatezza spirituale.
Dopo aver letto questo romanzo, non é difficile comprendere l'atteggiamento di Bukowski, che a tal punto si era immedesimato nel mondo del protagonista da proclamare con violenza: "Io sono Bandini, Arturo Bandini!".
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 1997-1999
<http://www3.unibo.it/boll900/numeri/1997-ii/Santoro.html>
Giugno-Dicembre 1997, n. 2
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