Giulio Ferroni, Dopo la fine. Sulla condizione postuma della letteratura, Torino, Einaudi, 1996, pp. 199
di Vincenzo Bagnoli

 

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Il saggio si inscrive nel filone di quella particolarissima "letteratura apocalittica" costituita dalle riflessioni sulla morte dell'arte, distinguendosi tuttavia per il tentativo di suggerire una via al superamento dell'angoscia. Accettare che ciò che più si teme possa essere avvenuto, e anzi già compiuto, può in effetti essere un modo per calmare quelle nevrosi che attraversano una cultura contemporanea isterizzata dai media. Ma, avverte Ferroni, non a condizione di abbandonarsi alla assoluta inanità del tutto, alla indifferenza del postmodernismo. Se infatti a prima vista questa «ecologia postuma» potrebbe parere ipotesi "debolista", in realtà ad essa viene riservato un ampio potere di intervento correttivo a posteriori, che di fatto ripropone la letteratura (e la lettura) «come esperienza determinante nell'elaborazione di coscienza e nella formazione di modelli mentali». La "letteratura postuma", in questo modo, viene ad assomigliare in modo inquietante alla critica, secondo un "tic" oggi molto diffuso: ma ciò per riportare con coraggioso sforzo, la "critica della parola", nei suoi molteplici aspetti, alla sua accezione antropologicamente vasta, soprattutto con un'apertura al sistema culturale nella sua complessità. Non manca quindi, nel capitolo finale, una riflessione sui nuovi media, nella quale giustamente si ammonisce contro i facili entusiasmi, ma non contro gli altrettanto facili sgomenti. L'unica postilla è proprio questa: una volta calmata l'isteria mediale, nella prospettiva suggerita dal libro, occorre riflettere; ed occorre considerare che la «sterminata cultura di un Curtius» altro non era che una sterminata serie di testi consultati, unita però ad una intelligenza critica senza pari attraverso cui si dava il processo processo di interrelazione. I primi possono darceli i nuovi media senza problemi e ad una velocità superiore al passato; la seconda, e qui concordiamo con Ferroni, assolutamente no. Ecco perché è urgente abbandonare ogni elegiaco e nostalgico indugio per affrontare le sfide.

 

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Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 1997-1999

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Giugno-Dicembre 1997, n. 2