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Alberto Bertoni, Lettere stagionali, con una nota di Giovanni Giudici, Castel Maggiore (BO), Book Editore, 1996, pp. 107
di Beatrice Bartolomeo
A voler additare il segno connotante e la chiave di lettura suggerita (dall'autore e da Giudici prefatore), ci si trova a registrare l'intenzione fortemente dialogica di questa poesia. La parola rivolta - lettere per qualcuno o a qualcuno - però non esaurisce una volontà di rapporto non meno personale con la realtà esterna, animata nei luoghi che mutano e ruotano, e nel tempo che asseconda il movimento dei mesi e delle stagioni. Ma questa stessa parola così "estroversa", disposta a nutrirsi di nomi e di cose (persone, strade, piante), pure cerca forme di contenimento aggregandosi in strofe unitarie, talvolta chiudendosi in parentesi di solitario dialogo. Affermata difatti la volontà della comunicazione, permane la consapevolezza che solo resta «uno scabro d'impronte sul terreno»: il meccanismo dei movimenti di andata e ritorno non sempre riesce, la trascrizione puntuale del diario da dicembre a novembre ci parla certo di nuovi inizi, ma anche afferma che non «perfetto» è il cerchio.
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 1997-1999
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Gennaio-giugno 1997, n. 1
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