Enrico Testa, In controtempo, Torino, Einaudi, 1994, pp. 99
di Vincenzo Bagnoli

 

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La raccolta condivide una diffusa tendenza al "concetto", articolato però in una struttura tutta gravitante sulla sphragís, sul sigillo finale, più che su un andamento aforistico. Viene dedicata una estrema attenzione alla cadenza, ma sempre nel rispetto della disposizione più tradizionale e di una sintassi prosastica, veloce. Respiro e ritmo sonoro sono le matrici profonde di questa metrica (Testa è infatti uno studioso di fenomeni dell'oralità), la quale rivela un 'rassegnato' ascolto ed una assimilazione della lezione della tradizione "ligure", ma depurata dell'enfasi, messa in conflitto con altri discorsi, alleggerita da una ironia in azione anche nella prosodia, che sostituisce la cadenza solfeggiata dei cantabili con questo "a levare" sincopato e nervoso. Sono presenti molte spezzature, anche se i testi non si presentano fratturati e parcellizzati in piedi, in arsi e tesi addirittura, come in Frasca. La consapevolezza del soggetto stratificato (esplicitata fin dalla composizione incipitaria) porta alla scelta di una narratività con ruoli e voci, con "simulazioni di parlato", uso frequente delle virgolette, di un gioco prospettico ironico sempre condotto in verbis.

 

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Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 1997-1999

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Gennaio-giugno 1997, n. 1