Luigi Pinton
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I. II. III. IV. V. VI. |
Una proposta Sul postmoderno Un progetto mai realizzato Una nuova fase della scrittura di Tabucchi Una cartolina dal passato «Dolce traslocare» |
Se si volesse dare ascolto agli aneddoti delle persone che lo hanno conosciuto, che narrano di lunghissime chiacchierate al telefono a orari improbabili (e spesso a notte fonda), ci si potrebbe fare l'idea che a Antonio Tabucchi, più che scrivere, piacesse parlare. Quelle conversazioni, che restituirebbero un Tabucchi privato e sincero, a volte beffardo a volte forse collerico, non si possono purtroppo ricostruire. Si può, invece, cominciare a indagare questo lato più intimo della personalità di Tabucchi attraverso la sua corrispondenza, seguendo l'evoluzione dei suoi rapporti di amicizia e di lavoro insieme al suo percorso di scrittore e intellettuale. A Parigi, nel fondo "Antonio Tabucchi" donato dalla moglie Maria José de Lancastre e dai figli alla Bibliothèque nationale de France, si trova traccia di brevi scambi con grandi scrittori, registi, e editori che danno prova una volta di più della sua dimensione europea e internazionale.1 Molto altro ancora, probabilmente, si trova nell'archivio privato di Lisbona, accuratamente conservato dalla moglie.
Proprio da lì vengono alcune lettere di Remo Ceserani che, insieme a biglietti, fax, e cartoline di Tabucchi (conservati al fondo "Remo Ceserani" del Centro Archivistico della Scuola Normale Superiore di Pisa), costituiscono un primo (e sicuramente parziale) nucleo di un lungo scambio. Questo interessante carteggio, fra due delle più importanti figure nel panorama letterario italiano (e non solo) del secondo Novecento e dei primi anni Duemila, viene presentato qui per la prima volta attraverso un dettagliato commento introduttivo alle singole lettere e ai temi che da esse emergono, seguito da un'appendice con la trascrizione integrale di tutti i documenti che lo compongono.
La corrispondenza tra Tabucchi e Ceserani è testimonianza di una lunga amicizia nata a metà degli anni Settanta a Pisa. Il primo incontro tra i due risale a una cena tenutasi dopo un seminario in università di Vittorio Sereni, alla quale entrambi si trovarono invitati.2 A fare da tramite in questa rete di amicizie era stato Silvio Guarnieri, all'epoca professore a Pisa insieme a Ceserani, nonché uno dei maestri di Tabucchi. Si trattò di un incontro propizio per entrambi perché fu l'inizio di un rapporto professionale e di amicizia destinato a durare per tutta la loro vita.3 L'interesse di Ceserani verso l'opera di Tabucchi sarà, infatti, assiduo nel tempo: già dagli anni Ottanta comincia a seguirne il percorso letterario recensendo con regolarità i suoi romanzi e racconti, scrive articoli di taglio accademico (per esempio su Il filo dell'orizzonte, uno dei libri su cui più si è soffermato), e riserva spazio alla sua opera anche nei lavori di più ampio respiro storico e teorico, come Il fantastico, Raccontare il postmoderno, e L'occhio della medusa.4 L'amicizia e la dedizione di Ceserani è ricambiata pubblicamente da Tabucchi con uno scritto sulla saudade (dedicato in exergo all'amico), e con la partecipazione con una lezione inaugurale alla prima edizione di Synapsis, il grande progetto di scuola estiva sulla comparatistica promossa da Ceserani.5
Allo stato attuale delle conoscenze, il carteggio pervenuto tra Tabucchi e Ceserani consiste di sei lettere (di Ceserani), conservate all'archivio privato di Lisbona da Maria José de Lancastre e di un biglietto, due fax, e una cartolina (di Tabucchi), conservati presso il fondo Ceserani dell'Archivio della Scuola Normale Superiore di Pisa. Lo scambio comincia il 21 dicembre 1990 e si conclude il 10 dicembre 2011, coprendo un arco di quasi ventuno anni. La corrispondenza, con tutta probabilità cominciata prima del 1990, per quanto lacunosa, continua senza interrompersi fino alla morte di Tabucchi (avvenuta qualche mese dopo l'ultima lettera di Ceserani). Si può ipotizzare che lo scambio sia molto più abbondante e intenso di quanto ora si conosca. Anche se la corrispondenza cartacea, come si vede, non è mai stata completamente abbandonata, sicuramente gli scambi più recenti sono avvenuti anche (o principalmente) via e-mail: da questo punto di vista, però, non sono ancora stati fatti passi nell'archiviazione (anche se quella della corrispondenza elettronica di Ceserani pare sia in programma, sempre presso il fondo della SNS).
Il carteggio unisce la già citata dimensione internazionale dei suoi protagonisti a una più intima e locale, cioè pisana: alle diverse località da cui Tabucchi e Ceserani si scrivono, e ai continui riferimenti a viaggi, spostamenti, o traslochi, così come ai mancati incontri (perché i due interlocutori sono in continuo spostamento), fa da contrappunto la città di Pisa che in tutti gli anni rimane punto di partenza e punto di ritorno dello scambio.
Dato il numero circoscritto di documenti che compongono il carteggio e trattandosi della loro prima discussione, ho ritenuto utile presentarli in ordine cronologico, raggruppando gli scambi attorno a nuclei temporali o tematici rilevanti nel percorso critico e letterario di entrambi gli interlocutori (e discutendo singolarmente le lettere "isolate"). Il numero maggiore di lettere da parte di Ceserani e la loro maggiore lunghezza fanno sì che la discussione sia sbilanciata verso queste ultime, le quali offrono comunque elementi di grande interesse per contestualizzare i più brevi messaggi di Tabucchi e per approfondire il suo percorso letterario.
I. Una proposta
Il carteggio comincia con un tono di amichevole seriosità. Il 21 dicembre 1990, da Pisa, Ceserani scrive a Tabucchi proponendogli di collaborare alla collana «Il passo del cavallo», da lui curata con Lidia de Federicis per Loescher. Il tono della lettera è scherzoso. Ceserani ironizza sul nomade Tabucchi, sempre impegnato in continui viaggi, e spera che, «fra un viaggio in Svezia e uno a Macao», possa trovare del tempo per contribuire alla sua «collanina di guide alla lettura di romanzi moderni». La collana «Il passo del cavallo», pubblicata dal 1989 al 1997, infatti, raccoglieva classici della letteratura italiana e europea curati e commentati sia da critici affermati sia emergenti. Ogni volume era caratterizzato da un taglio divulgativo, rivolto principalmente a un pubblico di studenti, ponendosi come continuazione ideale del rivoluzionario e utopico progetto che Ceserani e Lidia de Federicis avevano intrapreso con la pubblicazione del manuale scolastico Il materiale e l'immaginario, sempre per l'editore torinese Loescher.6 Quello che Ceserani chiede a Tabucchi (con un certo understatement) è un «lavoretto per la scuola», avvertendolo (con ironia) di non confondersi con la «scuola di Avane». Quest'ultimo riferimento, vero e proprio inside joke, allude a una sorta di conciliabolo di scrittori pisani capeggiati da Tabucchi che periodicamente si ritrovavano a Avane, un paesino vicino a Vecchiano, a mangiare e bere e parlare di letteratura, insieme a ospiti di volta in volta diversi (da Ceserani stesso a Cacciari, Bodei, Mastroianni). Cene «epiche», le ha definite Ugo Riccarelli, in cui «si mangiava, si beveva (anche troppo), [e] lui [Tabucchi] teneva banco e raccontava».7
La collana curata da Ceserani e de Federicis alla fine non accolse nessun volume commentato da Tabucchi. La mancanza nella corrispondenza di una riposta di Tabucchi ci impedisce di sapere perché non si fece nulla di questo progetto e ci lascia solo immaginare quale «romanzetto» avrebbe potuto scegliere. Curiosamente, però, qualche anno dopo, nel 1995, la collana finì per accogliere proprio un libro di Tabucchi, Sostiene Pereira, con introduzione e commento di Bruno Ferraro, facendo di un libro pubblicato solo l'anno precedente un classico immediato, quasi una canonizzazione in diretta.8
II. Sul postmoderno
Nel 1995, il 30 settembre, Tabucchi invia a Ceserani un saggio di Joseph Francese in quel momento ancora inedito (diventerà poi Narrating Postmodern Time and Space, pubblicato a Albany nel 1997), accompagnandolo con un biglietto.9 Senza entrare nel merito, anzi dichiarando di capirci poco («non sono un italianista, non ho gli strumenti critici necessari per entrare in argomento»), Tabucchi chiede un parere sulla possibilità di pubblicazione e traduzione in italiano del saggio. La risposta arriva un mese dopo, il 29 ottobre 1995. In una lettera abbastanza lunga, Ceserani dà un parere negativo sul saggio di Francese. Scrive Ceserani:
«È un tipico prodotto della critica americana accademica: gergo critico alla moda, sforzi un po' ingenui di teorizzazione e classificazione letteraria, scarso senso storico, per cui tu vieni tranquillamente messo insieme a scrittori diversissimi, anche se pure loro molto bravi, come Doctorow e Toni Morrison. Tu sai che anch'io penso che il tuo lavoro appartiene al grande fenomeno del postmoderno, ma penso anche che debbono essere fatte molte precisazioni e distinzioni prima di mettersi lì a teorizzare sulle differenze fra tardo modernismo (Calvino? Barth?) e postmodernismo (Doctorow? Tabucchi?). Oltretutto attraverso la tua opera corre un filo di omaggio e fedeltà ad alcuni grandi autori moderni, francesi soprattutto, e naturalmente al modernista Pessoa».
Emergono nella risposta di Ceserani due nodi centralissimi della sua riflessione critica: da una parte il rapporto con la critica americana e, dall'altra, la sua riflessione sul postmoderno. Com'è noto, Ceserani tra il 1957 e il 1961 aveva avuto l'opportunità di formarsi negli Stati Uniti prima come borsista Fulbright a Yale, con René Wellek, e poi a Berkeley come lettore e assistant professor. Anche se rientrato in Italia già nel 1961 (per un incarico da assistente di Mario Fubini, prima a Milano e poi alla SNS), Ceserani si sentì testimone privilegiato (e si fece promotore) del "decennio d'oro" (1962-1972) della teoria e critica americana, stagione che aveva potuto vedere in un momento di incubazione nel suo periodo trascorso negli Stati Uniti.10 Tuttavia, Ceserani rimase perplesso dall'evoluzione successiva della teoria letteraria statunitense, vista quasi come una degenerazione dovuta soprattutto a una assimilazione approssimativa (se non a una vera e proprio indigestione) del post-strutturalismo francese. In particolare, come ripete anche nella lettera indirizzata a Tabucchi portando a esempio il saggio di Francese, Ceserani ne criticava la mancanza di senso storico, che invece avrebbe dovuto bilanciare l'approccio teorico.
D'altra parte, la critica al libro di Francese illumina in maniera schietta anche la posizione di Ceserani sul postmoderno. A differenza dell'approccio di Francese e di tanta critica americana, l'approccio al postmoderno di Ceserani, che proprio in quegli anni stava lavorando al suo Raccontare il postmoderno (che sarebbe uscito nel 1997), pur sottolineando e promuovendo la novità e la portata storica del fenomeno, non dimentica di guardare anche alle continuità, a quel (fortinian-sereniano) «filo di omaggio e fedeltà» che lega il postmoderno (e nel caso specifico l'opera di Tabucchi) alla modernità. Ceserani si trova quindi poco convinto di fronte a esempi di divisioni nette, schematizzazioni forzate e semplicistiche del dato letterario.11 La critica a Francese non è, nella sostanza, così lontana dalle perplessità mostrate da Ceserani verso certe conclusioni a cui era arrivato Fredric Jameson. Se Ceserani accorda «un certo fascino» alle schematizzazioni di Jameson, non può non rilevare che esse comportano «l'imposizione di una camicia di forza [...] su una produzione vasta e complicata e fortemente diversificata da paese a paese, da momento a momento».12
III. Un progetto mai realizzato
Lo scambio prosegue con una nuova proposta di Ceserani. Il 12 gennaio 1998, probabilmente da Bologna dove nel frattempo si era spostato, Ceserani invitava Tabucchi a partecipare a un grande convegno programmato per il marzo dell'anno successivo a Forlì, evento di lancio per l'istituzione di un centro studi sul romanzo contemporaneo. L'iniziativa, nata per «una serie di ragioni locali e di tradizioni e rapporti (con "Civiltà delle macchine", con l'editore Garzanti che era originario di lì)», aveva come obbiettivo quello di fare il punto «sulla sperimentazione narrativa nel mondo, invitando scrittori di grande nome, critici e studiosi di tutto il mondo». Il comune di Forlì aveva invitato Ceserani, Mario Lavagetto e «qualche altro» a far parte del comitato scientifico dell'organizzazione e, insieme alla regione Emilia-Romagna e altri enti, era riuscito a mettere a disposizione «finanziamenti abbastanza generosi». Scrittori molto noti provenienti da tutto il mondo erano già invitati a partecipare (si fanno i nomi di Umberto Eco, Milan Kundera, David Grossman, Tahar Ben Jelloun, e Anita Brookner), ai quali Ceserani avrebbe voluto si aggiungesse anche quello di Tabucchi.
Il progetto, tuttavia, non andò in porto. Secondo la ricostruzione di Gabriele Zelli, all'epoca Presidente del consiglio comunale di Forlì, l'iniziativa era stata promossa dal forlivese Alberto Casadei e era stata sostenuta economicamente dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, che però non volle impegnarsi a finanziare permanentemente questo progetto.13 Nonostante l'impossibilità di istituire un centro studi permanente, un convegno di studi fu comunque organizzato, i cui atti furono pubblicati nel volume Spazi e confini del romanzo curato da Casadei, contenente interventi dello stesso Ceserani e di Eco, ma non di Tabucchi (e nemmeno di Lavagetto).14
La notizia di un progetto mai realizzato forse non aggiunge molto alla conoscenza del lavoro di Ceserani e Tabucchi, ma testimonia il rapporto di stretta collaborazione e vicinanza tra i due. Come vedremo, poco tempo dopo, a Bertinoro (non lontano da Forlì), Ceserani organizzerà la prima edizione di Synapsis alla quale Tabucchi parteciperà con una delle lezioni inaugurali. La lettera di Ceserani, inoltre, dimostra come Tabucchi e la sua opera in quel momento (siamo pochi anni dopo il successo di Sostiene Pereira, pubblicato nel 1994) avessero raggiunto una dimensione mondiale, tanto che il suo nome viene inserito in una lista di invitati che è anche una sorta di parziale "canone" contemporaneo.
IV. Una nuova fase della scrittura di Tabucchi
A dispetto della sua lacunosità, la documentazione pervenuta conserva alcune tessere (parte sicuramente di un dialogo più ampio, epistolare e non) che sono testimonianza del continuo dialogo critico che intercorreva fra Ceserani e Tabucchi e che sono capaci di illuminare fasi importanti della rispettiva attività critica e letteraria. Da questo punto di vista, lo scambio più bello e più interessante del carteggio che possiamo leggere è quello che Tabucchi e Ceserani intrattengono tra 1999 e 2000. Si tratta di tre documenti (due le lettere di Ceserani, e un fax di Tabucchi) che permettono di dare uno sguardo all'officina letteraria dell'ultima, diversificata, ma coesa, produzione di Tabucchi.
Il 25 agosto 1999 Ceserani scrive una lunga lettera a Tabucchi facendo le pulci a un breve (e tutto sommato secondario) passaggio di un suo racconto, Questo è l'ultimo tram, letto sulle pagine del «Corriere della Sera», dove era stato pubblicato un mese prima, il venerdì 30 luglio 1999.15 La lettera di Ceserani si fa notare per un divertito piglio narrativo: nel bel mezzo dell'agosto pisano, non riuscendo a trovarlo nella sua casa di Vecchiano, dove pure l'aveva cercato, Ceserani decide di scrivere a Tabucchi per riportargli un curioso e precisissimo commento su Questo è l'ultimo tram che ha ricevuto con molta sorpresa dal suo commercialista, il dottor Luigino Bonaccorsi.16 Il commento del dottor Bonaccorsi, che gli scrive dalla Val di Fassa dove si trova in vacanza, si riferisce all'incipit del racconto di Tabucchi, che sulle pagine del «Corriere» si poteva leggere nella versione che segue:
«Si vedevano dei fuochi sui monti in lontananza, forse pastori. Cadeva la sera e un indaco tenue tingeva di turchino la striscia di colline basse. Gli venne in mente una parola sepolta dagli anni, turchinetto, si chiamava così quel liquido azzurro che le donne di casa usavano per fare il bucato, candeggiava le lenzuola, il pentolone ribolliva, dentro c'erano acqua, cenere e turchinetto, e poi il ranno: turchinetto, turchini come gli occhi di una donna, diceva la canzonetta dei tempi della sua mamma, zufolò un ricordo musicale, il suo amico interpretò il suo desiderio, e forse per fargli piacere infilò nel mangianastri una cassetta di canzoni italiane, e intanto ora la strada correva dritta verso la montagna […]».17
Il dottor Bonaccorsi, riporta Ceserani, contesta la descrizione della tecnica del bucato che viene fatta nel racconto e si mette, con una compiaciuta precisione, a correggere in maniera «tecnologicamente più precisa» la descrizione di Tabucchi:
«Allora, il dottor Buonaccorsi, che è un vecchio pisano molto meticoloso e timorato di Dio (e ha studio in via Sighieri) sostiene che gli è piaciuto molto il tuo pezzo e che si sente di poter presagire un altro grande successo. Aggiunge di avere constatato che "i ricordi dell'Autore (scritto con la maiuscola) si sovrappongono" ai suoi "che, però, oserei dire, sono più tecnologicamente precisi!" Attribuendomi un'autorità che non ho, mi prega di farti sapere che "se qualcuno volesse fare il bucato così come lui ricorda (nell'affabulazione del suo protagonista) sicuramente perderebbe non solo il ranno ma anche le lenzuola. Nel pentolone che bolliva c'era solo l'acqua: la cenere veniva posta nella conca, sopra i panni da lavare, separata da questi con un robusto telo (forse canapa, forse juta: fin qui i miei ricordi non giungono) che veniva appoggiato sul bordo della conca, il telo talvolta sostenuto da stecche di legno, a costituire come una conca superiore, nella quale veniva versata l'acqua bollente. Poi, nel silenzio e nell'oscurità, l'acqua filtrava attraverso la cenere nei panni di sotto e avveniva la metamorfosi da sporco a pulito. A cose fatte, di sotto si spillava il ranno: e Tabucchi deve aggiungere ai suoi ricordi - perché la cosa è assolutamente fantastica, che le ragazze usavano il ranno, in opportune dosi, per lavarsi i capelli. Non sembra anche a lei che questo ciclo di produzione sia magnifico? Pensi, dalla cenere al biondo dei capelli. Il turchinetto veniva usato nel risciacquo e così il candeggio era assicurato "che più bianco non si può"».
Il racconto a cui Ceserani, tramite il dottor Bonaccorsi, si riferisce era già stato pubblicato da Tabucchi poco tempo prima col titolo L'ultimo tram nel primo numero della (rifondata) «Rassegna lucchese», ma troverà una forma e collocazione finale solo qualche anno dopo in Tristano muore.18 All'interno dell'ultimo romanzo di Tabucchi, in una versione profondamente rivista, il racconto si rivelerà essere parte di una narrazione più lunga e stratificata. Le precisazioni di Bonaccorsi, ricevute tramite Ceserani, hanno sicuramente giocato un ruolo importante nella rielaborazione del testo da parte di Tabucchi. Proprio confrontando il passaggio tra la versione pubblicata sul «Corriere» e la versione finale possiamo osservare il modo di lavorare di Tabucchi, il tipo di scelte che guidavano il suo processo di (ri)scrittura e affinamento. In Tristano muore, infatti, l'intero passo incriminato è tagliato:
«In lontananza si vedevano dei fuochi sui monti, forse pastori. Cadeva la sera e un indaco tenue tingeva di turchino la striscia della piana, gli venne in mente una parola sepolta dagli anni, turchinetto, si chiamava così quel liquido azzurro che le donne di casa usavano per fare il bucato… e intanto ora la strada correva dritta verso la montagna…».19
L'intervento di Tabucchi è in linea con altri interventi osservati nel passaggio da versioni manoscritte o dattiloscritte dei suoi racconti e romanzi alle versioni a stampa, soprattutto nell'ultima fase della sua produzione, dove molto spesso interi passaggi vengono cassati o condensati in direzione di una maggiore asciuttezza e enigmaticità.20
A costo di leggere troppo tra le righe, ci si può interrogare sul perché di questa insistenza su una descrizione, quella della tecnica del bucato, in apparenza secondaria, e ci si può chiedere se, oltre all'intenzione di voler informare l'amico della curiosa lettera ricevuta, questo passaggio non abbia fatto scaturire in Ceserani una fascinazione particolare (e magari inconscia). Il ricordo del bucato, così dettagliatamente descritto nella lettera a Tabucchi, potrebbe, infatti, rappresentare per Bonaccorsi (e verosimilmente anche per Ceserani) il resto di una vita passata, profondamente trasformata e resa irriconoscibile da radicali mutamenti sociali e storici che hanno segnato il loro passaggio dall'infanzia e giovinezza alla vita adulta. Forse, come già intuito in Raccontare il postmoderno, dove nelle pagine introduttive Ceserani riflette su questa trasformazione storica e su come il suo vissuto particolare abbia influenzato la sua prospettiva critica, la descrizione del bucato crea una «esperienza perturbante», che fa percepire tutta la distanza tra presente e passato, di cui ora restano solo immagini da museo o da album fotografico.21 È interessante notare, però, che alla fine una spia linguistica rivela come queste due diverse fasi storiche finiscano per entrare in corto-circuito, tanto che anche il tradizionale lavaggio a mano porta a ottenere un bucato «che più bianco non si può», come nel postmoderno slogan pubblicitario di Dash.
Per Tabucchi questa distanza irriducibile del passato diventa motore di un nuovo tipo di scrittura che tenta una sovrapposizione di piani temporali, spaziali e di memorie diverse e sinestetiche (che fondono colore, musica e desiderio). Proprio di questa «via nuova» parla la lettera successiva di Ceserani, che individua una svolta nella produzione tabucchiana (che è anche allo stesso tempo un ritorno ai temi a lui più cari).
La lettera in questione, datata 19 luglio 2000, è preceduta da uno scambio più lungo, di cui è testimonianza un fax di Tabucchi dell'11 giugno 2000. Tabucchi e Ceserani erano in contatto perché il settembre successivo si sarebbe tenuta la prima edizione di Synapsis, la European School for Comparative Studies co-fondata (con Roberto Bigazzi e Laura Caretti) e co-diretta da Ceserani dal 2000 al 2012, alla quale Tabucchi era stato invitato a partecipare.22 In merito alla partecipazione al convegno, che si tenne alla Certosa di Pontignano, Tabucchi chiedeva alcune informazioni e se il titolo da lui scelto potesse funzionare. È interessante notare come il titolo proposto da Tabucchi - «Quando i figli si sentono responsabili delle colpe dei padri? (Kenzaburō Ōe Günter Grass - la loro letteratura ma anche il loro carteggio)» - fu mantenuto quasi uguale per il convegno (pur passando al francese), mentre fu cambiato nella versione a stampa degli atti, dove divenne La letteratura come "luogo di espiazione" in Kenzaburō Ōe e Günter Grass.23 Il nuovo titolo nasconde il tema della colpa e della questione della responsabilità intergenerazionale, tema centrale non solo dell'intervento ma delle riflessioni che Tabucchi andava facendo in quel periodo e che saranno affrontate nei testi pubblicati negli anni successivi: Si sta facendo sempre più tardi (2001), Tristano muore fino a Il tempo invecchia in fretta (2009).
Riallacciandosi a questo scambio, la lettera di Ceserani del 19 luglio ricorda a Tabucchi l'impegno di Pontignano, previsto per il 24 settembre e ritorna sul titolo scelto da Tabucchi: «A proposito del tema di Pontignano, vedo che ti sei intrigato in un'altra questione di colpe dei padri, a proposito dei Savoia». Ceserani mette in relazione il titolo dell'intervento di Tabucchi con un articolo pubblicato un paio di giorni prima sul «Corriere della Sera», intervenendo sulla polemica sviluppatasi sulle pagine dello stesso «Corriere» e de «la Repubblica» quando i Savoia chiesero di poter rientrare in Italia nel 2000, sottolineando le linee di continuità tra il Tabucchi letterato e il Tabucchi intellettuale engagé.24 Infatti, ritornando a riflettere sul tema della colpa - individuale, ma anche storica e collettiva - della responsabilità intergenerazionale, del pentimento e dell'espiazione (rovescio della medaglia a cui allude il nuovo titolo dell'intervento) già indagati da Tabucchi e che saranno al centro degli ultimi lavori narrativi, dalle pagine dei giornali ora Tabucchi si scagliava contro la richiesta dei Savoia perché non potevano pensare di sottrarsi alle colpe di cui si erano macchiati.
La lettera di Ceserani, però, non parla solo di questo. L'elemento di maggiore interesse è, infatti, il commento, breve ma incisivo, su un nuovo racconto di Tabucchi:
«Ho letto con grande interesse e piacere la novella "greca". La cosa che mi ha interessato di più è che essa sembra aprire una via nuova, anche rispetto alle altre tue prove più antiche che si possono classificare come "letteratura fantastica". La sperimentazione sui fenomeni della simultaneità, della sovrapposizione temporale (all'indietro e in avanti) mi sembrano molto nuovi; essi producono un effetto di "perturbante" molto diverso da quelli della letteratura fantastica classica - e si misurano con una problematica centrale nella società contemporanea, quella della perdita di spessore del tempo, della sua riduzione a un presente sottile ed esteso, privo di qualsiasi profondità. Sarei molto contento di sapere che accanto a questa si stanno raccogliendo altre prove simili, andando a costituire un nuovo libro».
Non è chiarissimo a quale racconto Ceserani si riferisca, anche se i dati cronologici e la definizione di novella «greca» fanno pensare con una certa precisione a alcuni racconti di Si sta facendo sempre più tardi: in particolare al racconto di apertura Un biglietto in mezzo al mare; al terzo racconto Il fiume, oppure all'ultimo, la Lettera al vento, già scritta, nelle parole di Tabucchi, per un altro romanzo (e infatti confluirà, come già il racconto L'ultimo tram, in Tristano muore, circostanza che rende a mio avviso quest'ultimo racconto il riferimento più probabile). Anche le riflessioni di Ceserani che accompagnano l'uscita di Si sta facendo sempre più tardi spingono a identificare con sicurezza questa novella greca con uno dei racconti lì contenuti.25 Infatti, anche nelle recensioni al volume, Ceserani individua in questa raccolta una «via nuova» intrapresa da Tabucchi, che si concentra su fenomeni diversi rispetto a precedenti prove tabucchiane e sperimenta tecniche nuove. Ceserani osserva che i racconti di questo «romanzo in forma di lettere [...] presentano una visione del mondo ancor più complessa e tecniche narrative più raffinate e mature di quelle mostrate in precedenza», soprattutto nell'impianto narrativo, contraddistinto da «un fenomeno di metempsicosi, cioè un sovrapporsi di vite, esperienze, memorie come in una serie di enigmatiche reincarnazioni».26 Anche il tema del tempo trova una nuova articolazione diventando «una dimensione opzionale, segmentata, seriale e ripetuta». È un «tempo rotto, in frantumi».27 È curioso, invece, che nelle recensioni pubblicate successivamente cada il riferimento alla «letteratura fantastica», a cui l'effetto perturbante del sovrapporsi di identità e temporalità diverse era stato ricondotto.
V. Una cartolina dal passato
Una cartolina non affrancata del 1996 con un messaggio per Ceserani firmato da Tabucchi e dalla moglie «Zé» e datato 27 giugno 2006 materializza, in maniera ironica, questo tentativo di sovrapposizione di momenti temporali, spazi, e vite diverse. La cartolina, così dice una nota sul retro, era stata stampata in occasione dell'"Estate culturale" a Cetona del 1996, e Tabucchi, avido collezionatore di cartoline, decide di usarla solo dieci anni dopo. Il recto riproduce un bozzetto di Fellini per una pubblicità fittizia del suo ultimo film La voce della Luna (1990), dove si vede un uomo che tiene legata a sé una macchina in cielo, come se fosse un palloncino. In grande la scritta «Your Dream-car». Sul verso, invece, un breve messaggio in cui Tabucchi, molto divertito, si congratula per una «noterella» di Ceserani. Il riferimento è a un articolo che Ceserani aveva pubblicato qualche mese prima sulla rivista «Belfagor» dal titolo Tempora mutantur, in cui rifletteva sui «cambiamenti clamorosi di posizione ideologica e di schieramento politico nella storia recente degli intellettuali italiani» in particolare sul caso di Marcello Pera, Presidente del Senato dal 2001 al 2006 nelle file di Forza Italia, più volte aspramente criticato dallo stesso Tabucchi.28 Un post-scriptum avvisa di una imminente partenza per il Portogallo, ma avverte di essere «sempre elettronicamente raggiungibili (Zé)», confermando (se ce ne fosse il bisogno) l'ipotesi dell'esistenza, al di là delle comunicazioni cartacee qui presentate, di uno scambio via mail, che doveva sempre essere indirizzato alla moglie Maria José de Lancastre come specifica la parentesi finale.
VI. «Dolce traslocare»
Non questa, ma un'altra cartolina di Tabucchi (purtroppo non pervenuta) introduce l'ultima battuta di questo scambio. Si tratta di una cartolina con Amália Rodrigues che Ceserani trova all'interno di una copia di Racconti con figure che Tabucchi gli ha personalmente inviato poco dopo la pubblicazione del libro.29 Il 10 dicembre 2011, dunque, scrive a Tabucchi per ringraziarlo dell'invio. Allo stesso tempo si dice contento del fatto che Tabucchi, a sua volta, abbia apprezzato il suo ultimo libro, L'occhio della medusa, compimento del suo lungo interessamento al rapporto tra letteratura e fotografia (a cui già la lettera del 29 ottobre 1995 accennava).30
La lettera è dominata da un sentimento di malinconia. Ceserani si sincera delle condizioni di salute di Tabucchi, cercando di sdrammatizzare il mal di schiena che non gli dava tregua: «mi dispiace molto per i tuoi malanni alla schiena, che durano da molto tempo: i bravi medici di Lisboa non possono farci niente?». Pur essendo continuamente in viaggio (il gennaio successivo partirà per Stanford) Ceserani annuncia con tono malinconico che si trasferirà nuovamente a Pisa e lascerà Bologna: «L'abbandono di Bologna, dove ho amici e ancora contatti con l'università e gli editori, non è facile, ma credo che sia giunto il tempo per tornare a casa».
Questo implicito "senso della fine" viene in qualche modo amplificato ancora di più dal seguito della lettera, in cui Ceserani dice di star preparando una rubrica per una rivista online «Aracne».31 Dopo aver scritto un primo articolo sul tema dell'infinito (allegato alla lettera), Ceserani informa Tabucchi di star lavorando a un pezzo sul tema della lontananza, subito ricollegato al racconto Lontano, contenuto in Racconti con figure, per il quale chiede una consulenza linguistica sull'espressione pisana «fare le lontananze» col significato di «corteggiare».
La lettera, e il carteggio, si concludono nel segno di questa nostalgica «lontananza», spaziale e temporale, suggellata dall'affettuoso augurio finale di un «dolce soggiorno (altro che dolce traslocare) nella dolce Lisboa».
I. Nota al testo
Il carteggio Tabucchi-Ceserani qui ricostruito è conservato a Pisa, presso il Fondo Ceserani del Centro Archivistico della Scuola Normale Superiore, e a Lisbona, presso l'Archivio privato della famiglia Tabucchi.
Il carteggio è composto da dieci documenti: sei lettere di Ceserani a Tabucchi, tutte dattiloscritte, e quattro lettere (nello specifico: due fax, un biglietto, e una cartolina) di Tabucchi a Ceserani, tutte manoscritte. Lo scambio documentato va dal 21 dicembre 1990 al 10 dicembre 2011 (gli estremi sono entrambi lettere di Ceserani). Riferimenti interni al carteggio indicano la presenza di altri documenti cartacei al momento non pervenuti e suggeriscono l'esistenza di una parallela corrispondenza via e-mail (ancora non disponibile), spiegando almeno in parte la lacunosità di questa prima ricostruzione.
Le lettere sono trascritte rispettando il più possibile l'originale. I pochi interventi si sono limitati a correggere i refusi (in particolare si segnalano: Tamar Ben Jelloun > Tahar Ben Jelloun [12 gennaio 1998, da Ceserani a Tabucchi]; Kenzaburo Ōe > Kenzaburō Ōe [11 giugno 2000, da Tabucchi a Ceserani]; come spiegato (vedi nota 16) si è mantenuta, invece, la forma Buonaccorsi nella lettera del 25 agosto 1999 [Ceserani a Tabucchi]) e a uniformare la punteggiatura (in particolare si segnala l'adozione uniforme di virgolette caporali nel caso di citazione, anche nel caso di oscillazione tra l'uso di virgolette alte e caporali nella stessa lettera, come per esempio quella del 25 agosto 1999 [Ceserani a Tabucchi]). Le sottolineature dei titoli sono state rese con il corsivo. Brevi passi di carattere privato e non pertinenti alla natura di questo studio sono stati omessi e segnalati graficamente da parentesi quadre vuote ([...]). Tra parentesi quadre si trovano anche mie integrazioni, rese possibili da inferenze testuali (segnalate da un punto interrogativo quando meno sicure).
Per evitare ridondanze le note sono ridotte al minimo, fornendo ragguagli limitatamente su questioni e informazioni non discusse nella presentazione del carteggio.
II. A Antonio Tabucchi
Caro Tabucchi,
ti ho fatto mandare dalla Loescher alcuni libretti di una collanina di guide alla lettura di romanzi moderni, che curiamo Lidia de Federicis e io. Alcuni mi sembrano venuti bene. Te li ho fatti mandare con la segreta, o timidamente formulata, speranza che, fra un viaggio in Svezia e uno a Macao, chissà, ti possa venir voglia di provarti a fare un lavoretto per la scuola (non solo la scuola di Avane), su un romanzo di tuo gusto, con tempi ragionevolmente comodi. La casa editrice fa le solite condizioni: una percentuale sulle vendite e un congruo anticipo.
Ti scrivo, in ogni caso, non solo per interessi di bottega, ma anche per mandare a te, a tua moglie e ai ragazzi, a tutti i componenti della scuola di Avane, i miei migliori auguri per l'anno nuovo. A parte, bene augurando, spedisco un mio volumetto su romanzi e pattinatori, nel quale anche tu hai la tua parte.32
Cordialmente tuo,
Remo Ceserani
Lettera ds. recto di 1 f.; carta libera firmata (firma ms.). Destinatario: «Prof. Antonio Tabucchi Via Magagna, 25, 56019 Vecchiano (Pisa)». Mittente: «Remo Ceserani, Via Vittorio Veneto, 24, 56127 Pisa».
III. A Remo Ceserani
Caro Remo,
Mi permetto di disturbarti per "girarti" questo saggio che mi arriva dagli Stati Uniti. Non sono un italianista, non ho gli strumenti critici necessari per entrare in argomento e non conosco case editrici specializzate, come mi chiedeva Joseph Francese, a cui mandarlo. Ti posso chiedere di dargli un'occhiata? Quando pare a te e se avrai tempo.
Poi mi dirai.
Un saluto molto cordiale,
Antonio Tabucchi
Biglietto ms. recto di 1 f. Carta libera.
IV. A Antonio Tabucchi
Carissimo Antonio,
ho visto il manoscritto di Francese, che mi hai cortesemente «girato». Devo dire francamente che non mi ha entusiasmato. È un tipico prodotto della critica americana accademica: gergo critico alla moda, sforzi un po' ingenui di teorizzazione e classificazione letteraria, scarso senso storico, per cui tu vieni tranquillamente messo in compagnia di scrittori diversissimi, anche se pure loro molto bravi, come Doctorow e Toni Morrison. Tu sai che anch'io penso che il tuo lavoro appartiene al grande fenomeno del postmoderno, ma penso anche che debbono essere fatte molte precisazioni e distinzioni prima di mettersi lì a teorizzare sulle differenze fra tardo modernismo (Calvino? Barth?) e postmodernismo (Doctorow? Tabucchi?). Oltre tutto attraverso tutta la tua opera corre un filo di omaggio e fedeltà ad alcuni grandi autori moderni, francesi soprattutto, e naturalmente al modernista Pessoa.
Non credo sia facile, poi, in questo momento trovare un editore italiano disposto ad imbarcarsi in una traduzione di un saggio di questa mole.
Mi risulta, in ogni caso, che il pezzo su L'angelo nero uscirà nel numero speciale della rivista australiana "Spunti e ricerche", curata dal nostro Bruno Ferraro [...].33
Spero che capiti presto l'occasione per fare una chiacchierata distesa. Non so se sai che quest'anno, facendo un corso su letteratura e fotografia, ho spesso tirato in ballo i tuoi testi e li ho fatti leggere ai miei studenti, con grande loro piacere (e anche, in più di un caso, con reazioni sorprendentemente intelligenti, verificate agli esami).34
Un saluto molto affettuoso,
dal tuo Remo Ceserani
P.S. Ti allego la lettera di Francese. Cosa faccio del manoscritto: devo rispedirtelo?
Lettera ds. recto di 1 f.; carta intestata firmata (Università di Pisa, Dipartimento di lingue e letterature romanze, Prof. Remo Ceserani, Teoria della Letteratura, Via Collegio Ricci 10, 56126 Pisa; firma ms.). Destinatario: «Gent.mo Antonio Tabucchi, Via Magagna 25, 56019 Vecchiano (Pisa)». In alto, nell'angolo sinistro il segno di una spillatura, ma non sono presenti altri fogli (forse la lettera di Francese allegata?).
V. A Remo Ceserani
Caro Remo,
ho ascoltato il tuo messaggio e so che rientrerai oggi. Mi piacerebbe parlarti. Domani sono a casa.
Un caro saluto,
Antonio
Fax di una lettera ms. recto di 1 f.; carta libera firmata.
VI. A Antonio Tabucchi
Caro Antonio,
so che sei bombardato di richieste di interventi qua e là per tutto il mondo (e che proprio per questo avrò la ventura di incontrarti il prossimo mese di aprile a Chicago). E però ho la sfacciataggine di farti anche un'altra richiesta. A giustificarmi c'è il fatto che si tratta di una iniziativa che mi sembra abbastanza buona e a cui, pur cercando di solito di tenermene fuori, non ho potuto sottrarmi. Il comune di Forlì, per una serie di ragioni locali e di tradizioni e rapporti (con «Civiltà delle macchine», con l'editore Garzanti che era originario di lì), vuole mettere su un centro di studi sulla narrativa, a carattere permanente, e lanciare la cosa con un convegno (da tenersi a Forlì nel marzo 1999) dedicato al "romanzo contemporaneo", nel quale si faccia il punto sulla sperimentazione narrativa nel mondo, invitando scrittori di grande nome, critici e studiosi da tutto il mondo. Si sono rivolti a me, a Lavagetto e a qualche altro per costituire un comitato scientifico e per fare gli inviti. Tu dovresti naturalmente intervenire come narratore italiano di grande fama internazionale, e come raffinato conoscitore di ricette narrative.
Già ci sono finanziamenti abbastanza generosi di Forlì, della regione Emilia-Romagna e di altri enti. E già sono stati invitati Kundera, Umberto Eco, David Grossman, Tahar Ben Jelloun, Anita Brookner e parecchi altri.
Possiamo sperare in una tua partecipazione?
Mando a te e a tutti i tuoi i miei auguri più cari e affettuosi per il nuovo anno.
Remo Ceserani
Lettera ds. recto di 1 f.; Carta intestata firmata (Università di Bologna, Dipartimento di Italianistica, Prof. Remo Ceserani, Letterature comparate, Via Zamboni, 32, 40126 Bologna; firma ms.). Destinatario: «È per Antonio Tabucchi, Via Magagna 25, 56019 Vecchiano (Pisa)».
VII. A Antonio Tabucchi
Caro Antonio,
ti scrivo da Pisa dove sto trascorrendo il mese di agosto; ho provato a cercati a Vecchiano senza fortuna.
Ho ricevuto una curiosa lettera dal mio commercialista (sorprese dei commercialisti!), che di solito mi parla di questioni di tasse e simili e, improvvisamente, da una località di montagna sulle Dolomiti, mi ha mandato una lettera di cinque facciate su problemi di letteratura. Guarda un po'! Tre di queste facciate riguardano te e l'anticipazione dell'episodio del nuovo romanzo uscita sul «Corriere» e letta dal dottor Buonaccorsi in val di Fassa.
Allora, il dottor Buonaccorsi, che è un vecchio pisano molto meticoloso e timorato di Dio (e ha studio in via Sighieri) sostiene che gli è piaciuto molto il tuo pezzo e che si sente di poter presagire un altro grande successo. Aggiunge di avere constatato che «i ricordi dell'Autore (scritto con la maiuscola) si sovrappongono» ai suoi «che, però, oserei dire, sono più tecnologicamente precisi!» Attribuendomi un'autorità che non ho, mi prega di farti sapere che «se qualcuno volesse fare il bucato così come lui ricorda (nell'affabulazione del suo protagonista) sicuramente perderebbe non solo il ranno ma anche le lenzuola. Nel pentolone che bolliva c'era solo l'acqua: la cenere veniva posta nella conca, sopra i panni da lavare, separata da questi con un robusto telo (forse canapa, forse juta: fin qui i miei ricordi non giungono) che veniva appoggiato sul bordo della conca, il telo talvolta sostenuto da stecche di legno, a costituire come una conca superiore, nella quale veniva versata l'acqua bollente. Poi, nel silenzio e nell'oscurità, l'acqua filtrava attraverso la cenere nei panni di sotto e avveniva la metamorfosi da sporco a pulito. A cose fatte, di sotto si spillava il ranno: e Tabucchi deve aggiungere ai suoi ricordi - perché la cosa è assolutamente fantastica, che le ragazze usavano il ranno, in opportune dosi, per lavarsi i capelli. Non sembra anche a lei che questo ciclo di produzione sia magnifico? Pensi, dalla cenere al biondo dei capelli. Il turchinetto veniva usato nel risciacquo e così il candeggio era assicurato 'che più bianco non si può'.»
Trascinato dall'entusiasmo continua: «E giacché da montanaro di città, mi sono preso la libertà di fare le pulci a Tabuccchi, gli dica anche (sempre sotto la mia responsabilità), che gli occhi di quella donna della canzone non erano turchini ma storicamente celesti, anche se non discuto della validità letteraria del colore turchino. Diceva: 'Va', serenata celeste, celeste come gli occhi di una donna, che assomiglia tanto a una madonna: serenata celeste, e nulla più'. Provare per credere.»
Caro Antonio, vedi questi commercialisti come sono precisini!
Spero che capiti una buona volta di vederci. Ancora ricordo con grande piacere le giornate di Lisbona. A settembre vado per quattro giorni a Rio (non so se fa parte dei tuoi luoghi), poi a ottobre un mese intero in giro a far conferenze negli Stati Uniti.
Un saluto affettuoso anche a Zé,
Remo Ceserani
Lettera ds. recto 1 f.; carta intestata firmata (Remo Ceserani, Via Vittorio Veneto 24, 56127, Pisa; firma ms.).
VIII. A Remo Ceserani
Caro Remo,
in un intervallo fra fine delle lezioni e principio degli esami, sto passando qualche giorno di riposo.
Mi troverai in Istituto a Siena il 15 e 16 giugno (tel: [...]). Il fine settimana successivo a Vecchiano.
La mia partecipazione a Pontignano è possibile, ma vorrei sapere due cose: 1) se è davvero la fine di settembre (hai già un'idea della data?); 2) quale deve essere la durata di un discorso di inaugurazione (andrebbe bene non più di mezz'ora e non meno di 20 minuti?). Il mio tema sarebbe: Quando i figli si sentono responsabili delle colpe dei padri? (Kenzaburō Ōe e Günter Grass - la loro letteratura ma anche il loro carteggio). Fammi sapere qualcosa.
I miei auguri affettuosi [...]
Un abbraccio,
Antonio
Lettera ms. recto 1 f. Fax di una lettera ms. recto di 1 f.; carta intestata firmata (Narges Hotel, Aliki Paros 84400; l'intestazione riporta anche la data completa: «11/06/00»; firma ms.). Sul verso del foglio si trovano appunti ms. di Ceserani, forse su informazioni date da Tabucchi successivamente. Si leggono una data: «24 sett. Domenica» (riferimento alla data della conferenza di Pontignano); un nome: «Kenzaburo Oe»; e un appunto «Agosto a Vecchiano. Dopo il 15 e molto sett. (?) Lisbona, Rua do Monte Olivete 61, 1D, 1200 Lisboa».
IX. A Antonio Tabucchi
Caro Antonio,
ho letto con grande interesse e piacere la novella "greca". La cosa che mi ha interessato di più è che essa sembra aprire una via nuova, anche rispetto alle altre tue prove più antiche che si possono classificare come "letteratura fantastica". La sperimentazione sui fenomeni della simultaneità, della sovrapposizione temporale (all'indietro e in avanti) mi sembrano molto nuovi; essi producono un effetto di "perturbante" molto diverso da quelli della letteratura fantastica classica - e si misurano con una problematica centrale nella società contemporanea, quella della perdita di spessore del tempo, della sua riduzione a un presente sottile ed esteso, privo di qualsiasi profondità. Sarei molto contento di sapere che accanto a questa si stanno raccogliendo altre prove simili a costituire un nuovo libro.
Ti ricordo l'impegno del 24 settembre a Pontignano. Gli organizzatori della scuola vorrebbero sapere con precisione quando e come pensi di arrivare, se ti accompagnerà (come tutti speriamo) la Zé, se vi fermerete (come anche speriamo, pronti a far festa) fino all'indomani. A proposito del tema di Pontignano, vedo che ti sei intrigato in un'altra questione di colpa dei padri, a proposito dei Savoia.
Fra qualche giorno mi trasferirò in modo abbastanza fisso a Pisa (tel. […]). Spero proprio che ci sarà modo di vederci nelle prossime settimane, magari in una di quelle lunghe serate che riescono a rendere bella e gloriosa l'estate nelle valli dell'Arno e del Serchio.
A presto. Un ricordo affettuoso a voi,
da Remo Ceserani
Lettera ds. recto 1 f. Carta intestata firmata (Remo Ceserani, Viale Aldini 138, 40136, Bologna; firma ms.).
X. A Remo Ceserani
Carissimo Remo,
la tua noterella o schermaglia, che si potrebbe anche chiamare "siluro", è magnifica. A loro gli piacciono tanto le "bombe intelligenti". Che se ne prendano una per vedere l'effetto che fa.
Grazie e un abbraccio,
Antonio e Zé
PS.
Fra una settimana partiamo per il Portogallo, sempre elettronicamente raggiungibili (Zé)
Cartolina ms. non affrancata. Sul verso, oltre al messaggio di Tabucchi, si trova stampata la didascalia: 'Federico Fellini: bozzetto di pubblicità fittizia per La voce della Luna' (Estate culturale a Cetona 1996 - Tipografia F.lli Mancini).
XI. A Antonio Tabucchi
Caro Antonio,
ho trovato il tuo nuovo libro qui a Bologna al rientro da alcuni viaggi (e ne ho trovato una seconda copia mandatami da un altro Antonio, il figlio dell'indimenticata Elvira). Dentro c'era la bella cartolina con Amália Rodrigues e il tuo graditissimo messaggio (mi dispiace molto per i tuoi malanni alla schiena, che durano da molto tempo: i bravi medici di Lisboa non possono farci niente?). Sono molto contento che il mio librone sull'occhio della Medusa ti sia piaciuto: è il frutto di un lavoro di anni e anche della frequentazione di scrittori come te, Cortázar, Tournier e parecchi altri.
In questi giorni sono alle prese con l'inscatolamento dei miei libri e di tutti i miei "sassolini", come dicono nelle campagne pisane: sto per ritornare ad abitare a Pisa (Via Vittorio Veneto 24). Per la verità rimetterò piede nel vecchio appartamento il 20 dicembre, con l'aiuto di una impresa bolognese che ironicamente si intitola «Dolce traslocare»; ma poi, quasi subito, il 2 gennaio, tornerò per tre mesi a insegnare a Stanford. L'abbandono di Bologna, dove ho amici e ancora contatti con l'università e gli editori, non è facile, ma credo che sia giunto il tempo per tornare a casa.
Mi è capitato di recente di scrivere una rubrichetta su una rivista on-line di Rimini, "Aracne", con un breve pezzo sul tema dell'infinito (te lo allego). Per la seconda puntata avevo pensato di affrontare il tema della lontananza (e nell'elenco dei possibili temi futuri c'è, guarda caso, il coltellino svizzero, a cui si appassionano certi studiosi di neuroscienze che sto leggendo)35 - ed ecco che fra i tuoi nuovi racconti ne salta fuori uno intitolato "lontano". In proposito ti chiedo una consulenza linguistica, che viene da un lombardo ed è rivolta a uno che è cresciuto fra le valli del Serchio e dell'Arno. Rileggendo alcuni scritti di Marianello Marianelli (per scrivere un suo "Ritratto" che uscirà a fine gennaio su "Belfagor")36 ho incontrato una curiosa espressione, circolante dalle parti di San Miniato: "fare le lontananze", con il significato di corteggiare, accompagnarsi più o meno furtivamente con una fidanzata. Ti è nota questa bella espressione?
Caro Antonio, ti faccio tanti auguri per una pronta guarigione e per un dolce soggiorno (altro che dolce traslocare) nella dolce Lisboa.
Un abbraccio a te e a Zé,
Remo
Lettera ds. recto 1 f. Carta libera, firma ds.; Allegato alla lettera il testo ds. (sul recto di 2 f.; carta libera con firma ms. nell'intestazione) della rubrica «Messa a fuoco» per la rivista online «Aracne»: si veda R. Ceserani, L'infinito, in «Aracne», 2011. Il testo in questione, insieme a tutti gli altri scritti in seguito per la medesima rubrica, può essere letto al seguente link: <https://aracne-rivista.it/messa-a-fuoco/> (ultimo accesso 13 giugno 2023).
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2023
<http://www.boll900.it/2023-i/Pinton.html>
gennaio-maggio 2023, n. 1-2