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Emanuele Broccio, Dal corpo assediato alle macerie della memoria. La poesia di Jolanda Insana, Universale Carabba, Lanciano, 2018
di Katia Trifirò
Dedicato alla produzione in versi di Jolanda Insana, l'accurato studio di Emanuele Broccio è condotto con sicurezza di metodo storico-letterario e con una eclettica varietà di approcci, che individuano alcuni dei nuclei tematici di un dettato poetico complesso e ricco di chiaroscuri, inscritto nella cifra di una sapiente sperimentazione linguistica. Corredata dall'illuminante premessa di Silvia Contarini, l'indagine è ripartita in due capitoli e, con criterio cronologico, segue nel suo compiersi l'itinerario creativo della poetessa siciliana, dalle raccolte degli ultimi anni settanta a quelle dei primi anni Duemila.
Nel primo capitolo, scegliendo come punti di irradiazione del suo studio la questione linguistica e quella metapoetica, e muovendo dall'analisi stilistica e retorica dei versi presi in esame, Broccio ne compone una lettura tematica, tesa a sviscerare come la carica eversiva del linguaggio utilizzato, e strutturato - nella corsa al neologismo - sulle forme generose del dialetto siciliano, celi in realtà un progetto, non meno eversivo e coraggioso, di contestazione letteraria, intellettuale, sociale e civile. È il caso di uno dei versi più noti di Insana tratti da Sciarra amara, la metafora "pupara sono" (da cui "poeta sono"), della quale lo studioso, servendosi anche delle risorse più recenti ed originali della poetica cognitiva, coglie acutamente la pluralità semantica, offrendone un'attenta analisi. Da un lato, mettendone in risalto l'essenza tutta siciliana, già insita nel sistema segnico del teatro dei pupi, e, dall'altro, mostrando come la stessa idea di fare poesia sia intesa e ricondotta da Insana entro i margini di un'attività pratica: una procedura che «affranca la funzione metaforica da quella esclusivamente estetica, o addirittura ornata, e le dà la funzione ben più sostanziale di una capacità mentale per mezzo della quale il soggetto poetante comprende se stesso e il mondo, elaborando una mappatura concettuale di conoscenza» (p. 23). In Lessicorìo ovvero Lessicòrio e Fendenti fonici, Broccio vaglia le ragioni del sentimento antilirico (e, pertanto, antipetrarchesco) di Insana e la sua inclusione nella "funzione Gadda", la cui linea plurilinguistica Contini faceva risalire già a Dante, modello insaniano per eccellenza, e nel farlo esibisce una conoscenza approfondita degli autori chiamati in causa e della relativa critica di riferimento, muovendosi con disinvoltura e competenza tra la notevole mole degli argomenti e dei soggetti letterari affrontati e discussi. La disamina si avvale con successo della teorizzazione bachtiniana sul comico come momento di rinnovamento rivoluzionario, rivelando che la varietà oscena del dialetto insulare proposto da Insana mira proprio a una sostanziale rigenerazione delle forme poetiche vigenti, in nome di una poesia che risulti innanzitutto utile, nel quadro quindi di una letteratura impegnata. Altrettanto proficue sono le ricadute del ricorso di Broccio alle categorie critiche sulla satira - di cui lo studioso vanta una matura consapevolezza attraverso il dialogo con una pregevole bibliografia, che spazia da Francesco Robertello a Giulio Ferroni - per approfondire «l'invettiva che Insana fa condurre alla personificazione della poesia contro il poeta, responsabile di averne tradito la vera essenza, trascinandola in un vortice di banalizzazioni, lontane dal dato reale, o più orientate verso l'edificazione del lettore medio» (p. 76).
Senza sottrarsi a fruttuosi confronti intertestuali, che mettono in luce talora alcune affinità rispetto al dettato insaniano, come nel caso di Gadda e Zanzotto, talaltra delle antitesi, come in quello di Pasolini e Sciascia, il lavoro di Broccio esamina approfonditamente l'emersione di temi scottanti di questa poesia, quali l'omologazione culturale e la frattura tra lingua e dialetto, affrontando nell'ultima parte del primo capitolo anche la lotta ingaggiata dall'autrice di Messina contro la misoginia e la discriminazione femminile. In quest'ambito, lo studioso scrive davvero alcune delle pagine più memorabili del suo brillante studio quando, interpretando in alcuni versi («prima o poi arriva il giubileo mengaldo / che depone croce de profundis et de sanctis») il feroce capo di accusa rivolto dall'autrice a Croce, De Sanctis e Mengaldo - voci critiche tra le più autorevoli del nostro Paese -, mostra della teoria letteraria una competenza tale da conferire a questa sezione della sua dissertazione le caratteristiche di un sottotesto compiuto sulla storia della critica letteraria moderna e contemporanea.
Punto di forza del secondo capitolo dello studio è l'approfondimento del timbro civile del dettato poetico di Insana, un sondaggio che ne passa in rassegna le componenti etiche e politiche. Questa sezione dell'indagine, che include testi come L'occhio dormiente e La stortura, è esplorata da Broccio con puntuale riferimento all'influenza della letteratura latina, della cui conoscenza linguistica da parte di Insana (che era insegnante e traduttrice delle lingue classiche) lo studioso aveva previamente messo in evidenza i risvolti creativi, al momento di indagare la cifra maccheronica dei suoi versi. Una volta fatte emergere le storture (politiche e sociali) della contemporaneità denunciate dal soggetto poetante, e le sue proposte dal sapore classicamente bucolico su un ritorno ad uno stile di vita meno gravato dal peso dei mali odierni, l'indagine si conclude su una scrupolosa ed innovativa disamina della figura materna, protagonista del racconto in versi La tagliola del disamore, che Broccio legge come un'allegoria della Sicilia, l'occasione per Insana di delineare, oltre il soggetto lirico del lutto materno, una riflessione di maggiore spessore. Con la consueta duttilità, lo studioso, mosso da una conoscenza intima di questi versi e della realtà socioculturale ad essi sottesa, ne coglie i tratti di tipo antropologico con cui Insana intende sfumare il ruolo e la funzione del matriarcato siciliano nella prima metà del secolo scorso, rivalutandone in senso assolutamente positivo l'operato. Una scelta che colloca l'autrice in una tradizione letteraria e culturale fortemente meridionale, costruita però «in una sorta di contestazione implicita o esplicita delle poetiche dominanti, segnatamente quelle pirandelliane e sciasciane» (p. 8), come precisa nella «Premessa» Silvia Contarini. La presenza circolare della Sicilia, però, è rintracciata da Broccio insieme a quella di aspetti tematici e formali di tradizioni letterarie eterogenee, dall'antichità al presente, ed è questa sinergia di «tematiche, codici e registri linguistici, e scelte formali diversi, all'interno, però, di uno stile sempre unico ed originale», specifica lo studioso, «la cifra più grande della poesia di Insana [...] l'unicità di una voce che ha lo spessore della virtù portentosa ed eccezionale» (p. 152). Segno dell'attenzione con cui il libro è stato ideato e scritto, infine, è la sua felice realizzazione linguistica che rende, pur nella loro affascinante complessità, scorrevole e piacevole la lettura degli argomenti trattati.
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2020
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gennaio-maggio 2020, n. 1-2
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