«L'Illuminista», Rivista di cultura contemporanea, diretta da Walter Pedullà, numeri 13/14/15, anno V, gennaio-dicembre 2005; volume triplo, monografico dedicato a Massimo Bontempelli;
«L'Illuminista», numero 16, anno VI, gennaio-aprile 2006.

di Fulvia Airoldi Namer

 

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Walter Pedullà intitola Dovuto a Bontempelli l'articolo con cui egli dà inizio al volume triplo monografico dedicato a Bontempelli, affermando tra l'altro: «Massimo Bontempelli è stato un protagonista nella narrativa e nella cultura del Novecento. La figura dell'intellettuale possiede la dimensione che si attribuisce a coloro che hanno generato molte delle idee con cui hanno pensato le generazioni colte del periodo che va dal primo anteguerra al secondo dopoguerra». In questa stessa prefazione leggiamo che le quasi seicento pagine del volume non sono bastate per pubblicare tutti i saggi previsti, alcuni dei quali infatti sono stati inseriti nel numero successivo de «L'Illuminista». Se aggiungiamo che nel 2004 un importantissimo dossier Bontempelli era stato al centro del numero doppio 19/20 della rivista «Il Caffé illustrato. Bimestrale di parole e immagini» diretto anch'esso da Walter Pedullà, appare chiarissimo l'intento che lo studioso ha potuto e voluto finalmente manifestare e concretare per far ri-conoscere lo scrittore comasco scomparso nel 1960.
La pubblicazione di testi inediti, di una ricca iconografia, di saggi italiani e stranieri ne «L'Illuminista» del 2005, fa di questo volume il primo insieme importante di studi critici, di inediti finalmente pubblicati, di contributi allo studio di Bontempelli dopo gli Atti del Convegno di Trento del 1991 su Massimo Bontempelli scrittore e intellettuale, a cura di Corrado Donati (Roma, Editori Riuniti, 1992). È vero che non sono mancati in questi ultimi quindici anni monografie e saggi su Bontempelli: per esempio, proprio nel primo numero de «l'Illuminista» uscito nel 2000 e consacrato a "La Comicità", troviamo I paradossi del candore: Bontempelli tra avventura e mito di Simona Cigliana. E proprio a lei (che già aveva curato nel 2004 il dossier Bontempelli de «Il Caffé») dobbiamo il lungo saggio in cui ella elabora, interpreta, colloca nel loro contesto storico i tre primi carteggi che seguono immediatamente l'Editoriale di Walter Pedullà. Si tratta di due corrispondenze conservate nell'Archivio Centrale di Stato (a Emilio Bodrero, 1903-1939, e a Benito Mussolini, 1917-1939) e di alcune lettere mandate da Bontempelli alla moglie, Amelia (Meletta) Dalla Pergola, tra il 1917 e il 1920. Esse fanno parte dei documenti che Meletta ha lasciato alla biblioteca comunale di Como (città natale di Bontempelli) in una cassa da aprirsi dopo il 2000. Solo da poco tempo, quindi, essi sono accessibili e la loro catalogazione non è che agli inizi: tra gli articoli su Bontempelli, che non essendo stati compresi nel triplice volume del 2005 sono stati pubblicati l'anno successivo, nelle prime pagine del numero 16 - anno IV (globalmente dedicato all'Orlando Furioso), c'è appunto la descrizione de Il Fondo Della Pergola a Como di Karin Gualtirolo, che per prima si è accostata a questi documenti, autografi e iconografici.
Quanto più si sente in Italia la mancanza del Fondo Bontempelli, ormai proprietà della Fondazione Getty a Los Angeles, tanto più appaiono preziosi i tre carteggi studiati dalla Cigliana che coglie l'occasione, leggendo e commentando le lettere, per delucidare sia i legami affettivi, culturali, politici tra Bontempelli e i tre corrispondenti, sia i suoi rapporti con la cultura, l'arte, le ideologie italiane prima della Grande Guerra e fino all'inizio del secondo conflitto mondiale. Si segue così la genesi di opere come Siepe a Nord Ovest, Eva Ultima (appare qui evidente che in origine l'opera era stata ideata come una commedia in quattro atti...) o La Vita intensa. E proprio rintracciando i motivi occasionali delle singole "avventure", l'identità anagrafica dei personaggi trasfigurati nella scrittura, si apprezza ancora di più l'originalità con cui una complessa "vita" di avventuroso e programmatico disimpegno, si vada costruendo di pagina in pagina, ad opera del narratore che si sdoppia, si triplica, si moltiplica in una serie di "io" autore, narratore, narrante, narrato, e di ironici "daimoni".
In questo numero de «L'Illuminista» la pubblicazione di altri testi inediti precede la loro presentazione e il loro studio approfondito (e ogni sezione è seguita da note). Questo schema vale cioè non solo per i già citati Due epistolari e un carteggio inediti di Massimo Bontempelli, completati da Una lunga avventura: Bontempelli a Bodrero, a Meletta, a Mussolini di Simona Cigliana, ma anche per Lettere a Quadrante, a cura di Marinella Mascia Galateria, la quale pubblica le lettere tra Bontempelli e Pier Maria Bardi (1932- 1940) e le analizza studiando nello stesso tempo il progetto e la realizzazione della rivista, consacrata non solo all'architettura ma anche in genere alla cultura contemporanea, con la collaborazione di "novecentieri" quali Gallian e Alvaro, o di personalità prestigiose come Pirandello e Stefano Landi. Anna Maria Ruta presenta invece le lettere mandate da Bontempelli a Federico De Maria (1905-1940), trovate alla biblioteca comunale di Palermo, mentre col titolo Novecentismo in ritardo Matteo D'Ambrosio commenta la collaborazione di Bontempelli alla rivista napoletana «Ruota di Napoli»(1933-1934).

È interessante trovare, in questo volume, tutte le conferenze che Bontempelli ha pronunciato nel 1933 durante il suo viaggio di Accademico d'Italia in Sudamerica, che egli poi ha trasfigurato nei capitoli di impressioni e ricordi del volumetto Noi e gli Aria (e l'influenza dello scrittore italiano nei paesi latino-americani è ritenuta importante, anche se poco esplorata). Sono però soprattutto preziosi i due testi teatrali inediti presentati a metà del volume. Il primo è un frammento interamente pubblicato (La vita doppia) mentre del secondo - Il naufragio del Titanic (contemporaneo alla stesura di Minnie la Candida) - sono edite soltanto alcune pagine: eppure il commento di Alessandro Taddei concerne l'intero dramma, scritto da Bontempelli assieme a Paola Masino, di cui esistono parti dattiloscritte ed altre manoscritte, in italiano e in francese. L'autore dell'articolo accosta questo lavoro addirittura ai Giganti della montagna, con una certa forzatura concernente le date: il Naufragio sarebbe stato scritto infatti proprio agli inizi dell'ideazione del "mito" pirandelliano, tra il 1928 e il 1929.
L'ultima sezione della rivista contiene saggi riguardanti i diversi centri di interesse della scrittura di Bontempelli: Walter Pedullà insiste ancora una volta - come nel primo numero de «L'Illuminista» - sulla Comicità di Bontempelli, Renato Barilli offre un'originale interpretazione de Il figlio di due madri col titolo Il figlio di una realtà a enne dimensioni; Fabriano Fabbri - autore di un recentissimo saggio su I due "Novecento" - presenta qui una rapida comparazione tra il "Novecento" pittorico e quello bontempelliano col titolo Gli androidi di Bontempelli; Luigi Fontanella illustra nel suo saggio particolarmente ricco e profondo la "rivisitazione" da parte dello scrittore comasco di una celebre fiaba: Cenerentola tra musical e fiaba teatrale; Ugo Piscopo con l'articolo Scrittura anonima e collettiva: "Il Montello", primo laboratorio fa risalire a un'esperienza giornalistica della prima guerra mondiale una delle intuizioni della poetica bontempelliana poi sviluppata nei «Cahiers du '900».
Due sono i saggi di autori spagnoli: Paulino Matas Gil studia Massimo Bontempelli e le sue prime apparizioni nelle riviste spagnole, e soprattutto Vincente Gonzales Martin presenta il rapporto intenso di amicizia e scambi culturali tra Bontempelli e Gomez de la Serna, uno dei collaboratori più assidui dei numeri internazionali di «900»: Massimo Bontempelli e Ramon Gomez de la Serna. Più numerosi sono i contributi francesi: Gerard Georges Lemaire, critico d'arte ed italianista per passione (Les ambiguïtés du Novecento de Bontempelli), è stato uno degli "scopritori" di Bontempelli negli anni '90, come pure François Bouchard, traduttore di alcuni romanzi e autore di saggi importanti, presente qui con Stendhal ed altri: Bontempelli e la letteratura francese nel primo trentennio del Novecento. Jean Lacroix parla della novellistica bontempelliana dell'ultimo periodo, I racconti bontempelliani ossia la scrittura lampo, mentre Fulvia Airoldi Namer con il saggio Bontempelli a Venezia e l'"imbecillità della storia" presenta e valorizza il dramma Venezia salva, del 1946. Inoltre, in un secondo saggio - Bontempelli in Francia, eclissi e trasfigurazione - la studiosa percorre la storia discontinua e deludente dei rapporti tra la critica, gli editori, il pubblico, le istituzioni francesi e l'opera di Bontempelli, analizzando in particolare la riduzione cinematografica, nel 2000, de Il figlio di due madri, ad opera del regista franco-cileno Raoul Ruiz, col titolo La comédie de l'innocence.

Nel numero 16 (anno IV) de «L'Illuminista» (gennaio-aprile 2006), dedicato ancora in piccola parte a Bontempelli, troviamo anzitutto l'articolo, già ricordato, di Karin Guatirolo su Il fondo Bontempelli-Dalla Pergola, il quale comincia con la citazione del testamento spirituale di colei che in arte si firmava Diotima, redatto nel 1965: «Questa è la storia della nostra vita, fino al giorno in cui la passione mi ha travolta in una cieca follia [...] Nel confessarmi delle mie colpe chiedo perdono a Dio e a quell'anima innocente [il figlio Mino], e al mio Massimo che non ho mai cessato di amare». Prima di questo articolo, il saggio di Giorgio Galetto, Bontempelli e il Sudamerica, evoca (con la pubblicazione di documenti inediti) la diffusione degli scritti di Bontempelli in paesi sudamericani quali il Messico, il Perù, il Guatemala già prima del viaggio e delle conferenze dello scrittore in Argentina, nel 1933. Un altro punto di contatto tra il numero 16 de «L'Illuminista» e il triplo volume che lo ha preceduto, è la pubblicazione di un testo di Ramon Gomez de la Serna consacrato a Napoli, Napoles: la ciudad mas immortal que he conocido, che si aggiunge al già citato studio di Vincente Martines sul più importante collaboratore spagnolo (e amico di Bontempelli) dei «Cahiers du '900». Di particolare interesse è il saggio di Antonello Panza su Bontempelli e Magritte, corredato da quattro riproduzioni a colori, in cui i rapporti - controversi e complessi - dello scrittore con il surrealismo (e prima ancora con la metafisica di De Chirico) sono studiati non già rispetto alla letteratura, ma con sottili accostamenti tra la pittura dell'artista belga e gli "enigmi", gli ossimori, le metafore, le astrazioni bontempelliane, con un particolare riferimento alla Vita intensa.

È da segnalare inoltre che uno degli aspetti più interessanti del triplice numero monografico de «L'Illuminista» (come pure del già citato «Caffè illustrato») è la pubblicazione di moltissime fotografie inedite di Bontempelli, della sua famiglia, dei suoi amici, e la riproduzione di copertine di prime edizioni, e di pagine manoscritte di inediti.

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