Gabriella Macrì
Il racconto breve nella letteratura neogreca contemporanea

 

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Sommario
I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
Premessa
La seconda metà degli anni Settanta
Gli anni Ottanta
Gli anni Novanta
Il nuovo secolo
Quali prospettive?
Bibliografia essenziale


 

§ II. La seconda metà degli anni Settanta

I. Premessa

Il racconto greco contemporaneo fonda le sue radici nella tradizione letteraria di fine Ottocento e del Protonovecento, segnata da scrittori importanti come Gheorgios Viizinòs, Dimosthenis Vutiràs, Konstadinos Theotokis, Alexandros Papadiamandis (che tradusse in greco alcuni romanzi di A. Dumas padre, Maupassant, Dostoevskij e Turgenev), profondi conoscitori della cultura e della letteratura europea, e iniziatori del naturalismo greco (che prese il nome di ithografia e acquistò caratteristiche di «letteratura di costume»). La loro lezione ha lasciato una profonda traccia nei narratori del Novecento.
Gli anni Trenta furono caratterizzati da correnti letterarie diverse e dal prevalere del romanzo sul racconto breve: se da un lato si sviluppa, sulla scia del surrealismo, una tendenza al monologo interiore in scrittori alimentati dalla lettura di Joyce, Proust, Rilke; dall'altro si avverte un disagio manifesto soprattutto nei narratori di Atene, più vicini alle direttive del potere dittatoriale di Metaxàs. Nel secondo dopoguerra si verifica una inversione di tendenza e la short story diventa il genere privilegiato da molti autori rispetto al romanzo contribuendo, peraltro, a una notevole varietà tematica: dai racconti sulla Resistenza e sulla Guerra civile degli anni intorno al 1950 si passa a orizzonti più larghi e a un nuovo confronto con autori europei (Kafka, Sartre, Camus, Beckett) o statunitensi (Faulkner, Hemingway, Steinbeck). Il maggio '68 e la rivoluzione culturale e politica che attraversa l'Europa occidentale non trovano riscontro nella realtà greca, pressata dal 1967 da una dittatura fascista che durerà fino al '74.

 

§ III. Gli anni Ottanta Torna al sommario dell'articolo

II. La seconda metà degli anni Settanta

Gli anni successivi furono segnati da una libera circolazione di idee che gli intellettuali di quella generazione assaporarono per la prima volta. La possibilità di confrontarsi non solo a livello culturale e civile, ma anche politico, con le teorie letterarie importate da chi, soprattutto per motivi politici, aveva soggiornato a studiato in Occidente, contribuì alla rinascita culturale del paese1. Accanto al déjà vu si affacciano nuove inquietudini, la ricerca di una nuova identità letteraria2, l'esperienza della militanza politica, la crisi dei valori piccolo borghesi, tutte problematiche che, in letteratura, trovano espressione nel romanzo. Tra i narratori degli anni Settanta, o "generazione del Politecnico"3 (rappresentata da Thanassis Valdinòs, Vasilis Vasilikòs, Spiros Plaskovitis, Tatiana Gritsi Milliex) che negli anni della dittatura avevano spesso provato il carcere, la voce femminile più importante è la scrittrice Maro Duka4. Nei racconti di Carrè fisso (1976) la scrittura risente delle problematiche sociopolitiche e della militanza, che segnavano l'attività di molti intellettuali greci. Nelle quindici storie prevale uno stile semplice, vivace, ricco di una carica emotiva che sa rendere con realismo il cronotopo nel quale agiscono i soggetti. L'ambiente è spesso quello piccolo o medioborghese di Atene. I contenuti tematici sono eterogenei: la storia di un detenuto; la descrizione del mondo artistico di Atene; i preparativi di un matrimonio destinato a fallire; la rivisitazione della propria città per ritrovare se stessi. Qualche critico ha sottolineato che la scrittura della Duka risente della frequentazione di Čechov e della Mansfield, ma che la scrittrice non ha saputo fare tesoro dell'ironia cechoviana5.
Nel 1976 esordisce lo scrittore tessalonicese Tolis Kazantzìs6 con la raccolta La parata. In queste pagine essenzialmente autobiografiche descrive l'infanzia trascorsa a Salonicco durante la guerra e l'Occupazione tedesca attraverso le avventure di un bambino. Se l'ambientazione tessalonicese lo accosta al conterraneo Ghiorgos Ioannu, la vena ironica, costantemente presente nei suoi cinque volumi di racconti, lo avvicina a un altro grande scrittore greco contemporaneo da lui molto ammirato, Ghiannis Skarimbas7.
La memoria della guerra e il racconto della vita nei villaggi dell'Epiro segnano la scrittura di Christoforos Milionis8 che, sempre in quello stesso anno, pubblicava la raccolta Acrocerauni, connotata da una narrazione autobiografica. La distanza temporale dagli avvenimenti asseconda nell'autore un atteggiamento di tolleranza verso l'individuo, e di saggezza nei confronti delle vicende della vita.

 

§ IV. Gli anni Novanta Torna al sommario dell'articolo

III. Gli anni Ottanta

Gli anni Ottanta sono caratterizzati da una notevole varietà di forme narrative e stilistiche. Se nel primo periodo si nota ancora una scrittura segnata dai dettami narrativi del periodo precedente (letteratura militante, indagini sociali, introspezione e confronto con la realtà che muta sempre più rapidamente) e che distingue gli scrittori della "generazione del Politecnico", nella seconda metà del decennio esordisce un nutrito gruppo di giovani narratori alla ricerca di forme espressive alternative. I modelli di riferimento sono spesso oltre i confini nazionali, per la frequentazione di scrittori europei e americani sempre più tradotti in greco. Il risultato è la presentazione di soggetti e protagonisti con caratteristiche diverse da quelle finora configurate e con una resa letteraria non sempre soddisfacente. Il mondo descritto talvolta sembra essere privo di passato, con difficoltà s'individua il cronotopo e quando la story non è ambientata in Grecia è difficile riconoscerne lo spazio geografico. Qualcuno ha paragonato questo tipo di narrativa a una foto di gruppo dove si distinguono gli individui ripresi, ma se ne ignorano provenienza, età, costumi, modo di vivere9. Persistono correnti e movimenti letterari del decennio precedente, e sempre più raramente ne nascono altri: è da menzionare, a tal proposito, un gruppo di narratori che si identificava in una scrittura apolitica10. La continuità con la tradizione è mantenuta da Iorgos Ioannu11 che nel 1980 pubblica i racconti Lamento funebre e nel 1984 La capitale dei profughi. Attraverso le confessioni personali e gli eventi socio-culturali lo scrittore tratteggia, con una sorta di neorealismo di denuncia, la vita quotidiana di grandi città (Atene e Salonicco) con una scrittura che non lascia spazio ad ambiguità facendosi portavoce di un momento storico segnato da radicali mutamenti politici.
Nel 1980 anche Tolis Kazantzìs pubblicava una nuova raccolta, La maggiore età, dove continua il discorso iniziato con La parata. Il mito personale acquista una nuova dimensione e la realtà è osservata e analizzata, questa volta, attraverso gli occhi di un ragazzo. Seguono I protagonisti (1983), Catastrofi (1989) e, postumo, Vanitas vanitatum (1994). In alcuni racconti di questi volumi, scritti in una lingua semplice ma elegante, qualche critico ha voluto sottolineare quanto Kazantzìs debba alla frequentazione di Skarimbas12. L'autobiografismo, espresso con una narrazione eterodiegetica, è percorso da una sottile ironia rintracciabile nella rappresentazione della quotidianità le cui situazioni, che talvolta assumono un aspetto drammatico, sono poi ridimensionate dallo stesso evolversi degli eventi.
Nel 1985 Milionis descrive, nella narrazione omodiegetica di Kalamàs e Acheronte, una successione di stati d'animo frutto di una recherche personale. L'accettazione del passato si esterna attraverso l'autoironia, da valutare soprattutto come manifestazione di affettuosa e dolce nostalgia verso gli anni e le persone che hanno segnato la sua vita.
Nikos Chuliaràs13, pittore e musicista, esordisce come autore di racconti nel 1981 con Bakakòk a cui segue L'altra metà nel 1987. Anche se deve la notorietà al suo primo romanzo offre il meglio di sé nei racconti. La scrittura molto personale, dal ritmo narrativo regolare, talvolta veloce, è dotata di elementi poetici che danno all'enunciato l'andamento ritmico di un verso. Tra i racconti, spesso molto brevi, alcuni sono ambientati nella sua terra natale, l'Epiro. Vi si descrivono personaggi e storie talvolta filtrati da un elemento fantastico, che trasforma la memoria di persone e ambienti in immagini estremamente poetiche. In altri contesti manca il cronotopo.
La letteratura dell'emigrazione ha i suoi rappresentanti più validi in Dimitris Nollas e in Andonis Surunis, entrambi vissuti all'estero per un lungo periodo. Anche per Nollas14, coetaneo di Chuliaràs, la memoria personale funge da movente delle narrazioni. Esordisce come autore di racconti nel 1974, e nel 1982 è alla sua terza raccolta, La pelle morbida, dove riprende alcuni contenuti tematici già osservati in altri lavori: la descrizione della vita all'estero dei suoi protagonisti, emigrati greci ormai coscienti di non potersi veramente realizzare nella nuova società, e la conseguente delusione; la nostalgia della propria terra e una certa ironia che arriva al sarcasmo verso la società "di adozione"; l'amore vissuto come una necessità per superare la solitudine. La scrittura elegante oscilla tra logica e assurdo, con una ambivalenza generata dalla consapevolezza della drammaticità del destino umano.
Diverso è l'approccio alla vita degli emigrati da parte di Andonis Surunis15. Nelle prime due raccolte, Un giorno e una notte a Francoforte (1982) e I tamburi della pancia e della guerra (1983), i contenuti tematici sono ispirati alla realtà degli emigrati, alla vita dei marinai (lui stesso s'imbarcò come marinaio) e dell'emigrante greco rimpatriato. Per la sua scrittura e per lo stile di vita Surunis è stato paragonato al poeta greco Nikos Kavadìas e a Blaise Cendrars. Nella sua narrativa dallo stile semplice e governata da un registro linguistico medio-basso, la triste realtà degli emigrati acquista un valore letterario arricchito da un elemento tragicomico dai toni, talvolta, sarcastici. Sono elementi ancora più accentuati nella seconda raccolta in cui riesce ancora di più a rendere espressione letteraria una struttura narrativa semplice.
Zíranna Zatelli16, tra le scrittrici più interessanti della letteratura neogreca, esordisce nel 1984 con La fidanzata dell'anno scorso17, ottenendo un grande successo. Nucleo centrale della maggior parte dei nove racconti del volume è la descrizione delle vicende (filtrate da un sottile autobiografismo) di una bambina che vive in un villaggio della Grecia settentrionale. La Zatelli narra le sue storie con uno stile dotato di humor frammisto a un realismo magico che affascina il lettore. È una dimensione diegetica che continua nella raccolta successiva, Il piacere della solitudine (1986), suddivisa in quattro unità dove, al contrario della precedente, manca la collocazione temporale. Sia per la struttura compositiva che per i contenuti tematici questa raccolta si presenta molto diversa dalla precedente.
Andreas Mitsu18, nei trenta racconti molto brevi della sua seconda raccolta, La paura dell'esplosione (1987), rende autoritari fino alla tirannia i personaggi, spesso dominati da sensi di colpa. L'elemento onirico, fantastico, si unisce alla realtà che può essere estremamente drammatica generando situazioni particolari ma pur sempre veritiere. Due anni dopo esce la raccolta Risate, il cui titolo indica il leit motiv delle dieci storie narrate e dove protagonista è l'animo umano oscillante tra una visione tragica, comica o assurda della vita.
Il 1987 è anche l'anno in cui Sotiris Dimitriu19, dopo un esordio come poeta, passa al racconto breve con Christaki, bambino mio (il titolo è tratto da un lamento funebre greco-albanese) seguito, due anni dopo, da Un ragazzo di Salonicco. Le brevi storie delle due raccolte presentano una narrazione che aspira al naturalismo, personaggi umili o emarginati che affrontano situazioni emotive molto intense, talvolta ai limiti dell'immoralità. Senza assumere atteggiamenti moralisti, gli attanti, seppure con amarezza o disperazione, accettano il proprio destino consapevoli, con una filosofia della vita verghiana, che ribellarsi ad esso non ha senso. Per soddisfare queste esigenze di realismo, Dimitrìu adotta uno stile immediato, a volte brusco ma essenziale: l'oscillazione tra concisione e semplicità stilistica rischiano di rendere meno convincente la narrazione.
Ghiorgos Skabardonis20 che, insieme a Mitsu e a Dimitrìu, è tra i giovani narratori più dotati di talento, esordisce nel 1989 con i diciotto racconti di Occhio di fosforo, forte comando. L'anno seguente pubblica Il pane dell'Eucarestia e, nel 1992, Il vicolo delle stoffe alternando al microracconto la scrittura di romanzi. Nelle tre raccolte la scrittura è caratterizzata da verve, stile narrativo veloce, notevole varietà di azioni spesso ambientate a Salonicco, profonda umanità dei personaggi. I racconti (omo/eterodiegetici) presentano una struttura compositiva ben definita. Se la descrizione degli eventi richiama alla mente l'ithografia di Papadiamandis, la rappresentazione dell'uomo che vive nella metropoli, consapevole della sua solitudine lo accosta a Ioannu. I protagonisti vivono con dignità le loro storie, spesso legate a vicende anteriori, e talvolta i loro atteggiamenti li portano a ottenere risoluzioni impreviste dell'intreccio.

 

§ V. Il nuovo secolo Torna al sommario dell'articolo

IV. Gli anni Novanta

La svolta intrapresa negli anni Ottanta sembra completarsi nel decennio successivo: da un lato si osserva infatti un allontanamento dai grandi miti nazionali e politici, dall'altro prevale la delusione e la tendenza al rifiuto, provocato dall'annullarsi di alcune ideologie. L'inclinazione all'indagine personale e allargata del mondo portano in secondo piano la sensazione di alienazione culturale e l'intaccamento del tessuto tradizionale della società greca. Le innovazioni introdotte dagli scrittori degli anni Novanta consentono di accostare questo periodo letterario, per fervore e inquietudini, agli anni Trenta e a quella generazione di intellettuali che determinò una svolta culturale grazie alla radicale novità delle loro idee. La pubblicazione di volumi di racconti quasi raddoppia rispetto agli anni Ottanta. Le tematiche sono tra le più svariate: emergono la Storia, il valore del patrimonio tradizionale, anche religiosa; la riscoperta della quotidianità; il riconoscimento del molteplice accanto all'uno, quindi si pone un maggiore interesse verso l'Altro: gli emarginati sono adesso gli emigrati, gli extracomunitari, i profughi. L'aumentato interesse verso il sociale porta, insomma, l'indagine narrativa a confrontarsi con l'attualità. Tra coloro che trattano tali argomenti in modo più completo si possono citare Nollas e Dimitriu. Il primo pubblica nel 1990 Sogno i miei amici, nove racconti eterodiegetici organizzati intorno a un nucleo centrale che, quando si dimostra insufficiente, è sostenuto dai caratteri semplici dei soggetti. Nucleo tematico dei racconti è l'incertezza, la fuggevolezza, la fragilità del vivere, con un'ambientazione indefinita oppure senza riferimento a una particolare realtà. Ne I vetri offuscati, del 1996, hanno un ruolo importante il valore della casa, la nostalgia della sua terra; la vita familiare può acquistare una connotazione negativa e l'amore trasformarsi in thanatos. C'è un riferimento più specifico alla cultura e alla storia della Grecia, sebbene il cronotopo sia spesso in Germania. Laddove il narratore-autore concede maggiore spazio alla descrizione della scena, all'osservazione degli avvenimenti e dei personaggi, le storie riacquistano la tensione narrativa e lo slancio delle precedenti raccolte.
La "gente comune", gli antieroi, gli emarginati, "i diversi" insomma tratti dalla realtà quotidiana, segnati da un malessere profondo, sono i protagonisti delle raccolte successive di Dimitrìu, La vena del collo (1998) e Il lento cammino del bene (2001). Nei due volumi la narrazione è concentrata sulla realtà attanziale e, per questo motivo, trovano meno spazio i moti dell'animo. È facile immaginare la conclusione degli eventi tragici, squallidi, tristi che i personaggi vivono con dignità. Dimitrìu non intende presentare narrazioni a "sfondo sociale", ma per questa sorta di realismo dominante, per la scelta dei soggetti e per il modo in cui interagiscono, si ritengono suoi maestri Papadiamandis e gli scrittori naturalisti greci del Protonovecento.
Andreas Mitsu, a sua volta, pubblica Storie di realismo occasionale nel 1990 ponendo a leit motiv della raccolta (forse con un richiamo a Henry James) la dimensione surreale e illogica di alcune situazioni della vita quotidiana e di cui, spesso, non siamo consapevoli. Nel 1993 pubblica il volume di sei racconti lunghi Il giocatore di carte ha avuto paura dove il nucleo narrativo è l'antitesi tra libertà personale e compromesso, tra arte e vita.
Nel 1991 Chuliaràs propone La pioggia interiore, «sedici storie della parte nascosta». Protagonista è l'alter ego, l'inconscio che materializza nel sogno e in assurde fantasticherie i desideri nascosti, le angosce, le ansie degli attanti, dominati dal lato oscuro della loro personalità. Ma neanche Chuliaràs rimane insensibile alle tematiche sociali: nella raccolta successiva, Un giorno prima, due giorni dopo (1998), i racconti si incentrano su un vivace confronto-scontro tra i soggetti e l'ambiente, spesso piccolo borghese e provinciale, con cui si confrontano quotidianamente.
Nel 1993, dopo l'esperienza di due romanzi brevi, Milionis ritorna al racconto con L'ascensorista. Con una narrazione omodiegetica si descrive il paesaggio dell'Epiro, si rievoca l'ambiente provinciale greco degli anni '50-'60 e si fanno riferimenti alla realtà sociopolitica greca più recente. Nell'ultimo volume di racconti, I fantasmi di York (1999) cambia l'ottica narrativa. Filo conduttore sono le visite ai castelli della città di York, nel Regno Unito, nelle quali i turisti scorgono fantasmi e rivivono scene cruenti del passato. Ma le visioni più pericolose e inaspettate, sono quelle che popolano la vita quotidiana, i sogni, i momenti di solitudine: sono i sensi di colpa.
Ersi Sotiropulu21 esordisce nel 1992 con Caiale. In tre dei cinque racconti che compongono la raccolta manca il cronotopo (gli altri due sono di ambientazione romana). Caratteristica è la varietà della struttura compositiva e la narrazione è in prima o in terza persona. Lo stile narrativo, piuttosto veloce, sottolinea la profonda inquietudine dell'autrice e la ricerca di una scrittura sperimentale. Nel Re del flipper (1997), i protagonisti dei 15 racconti sono per la maggior parte antieroi, e la descrizione di insoliti eventi e vicende umane usufruisce di una scrittura apparentemente scarna e personale.

 

§ VI. Quali prospettive? Torna al sommario dell'articolo

V. Il nuovo secolo

Rispetto ai decenni precedenti in questi ultimi anni l'interesse sia dei giovani narratori (cito emblematicamente Petros Tatsòpulos, Amanda Mihalopulu, Christos Chomenidis, Soti Triandafillu) che degli scrittori affermati anche all'estero ((Rea Galanaki, Spiros Plaskovitis, Lena Divani, Pavlos Matesis) è rivolto alla forma narrativa breve. Tra gli autori già citati in precedenza, Andreas Mitsu pubblica nel 2001 Vespe, sei racconti omodiegetici le cui storie sembrano provenire da ricordi d'infanzia o essere descrizioni oniriche. Il registro linguistico è medio e lo stile semplice ma ricercato. Skabardonis ritorna al racconto nel 2004 con Appeso a un filo dove la maggiore acutezza di analisi offre alla narrazione evenemenziale, come anche ai personaggi una dimensione più concreta. La scrittura è spesso ironica e il ritmo narrativo si fa talvolta più veloce. Ersi Sotiropulu nel 2005 pubblica Un raggio nelle tenebre. Alcuni racconti riprendono, sviluppandoli, temi trattati già in Caiale. I soggetti ancora una volta sono antieroi, interiormente fragili, spesso autodistruttivi che esprimono, o manifestano, desideri illeciti o che, intimoriti, sembrano temere per l'evolversi degli eventi.
Tra i giovani narratori Amanda Mihalopulu22, dopo aver esordito nel 1994 con la raccolta Fuori la vita è colorata, recupera la forma breve con Avrei voluto (2005). Con uno stile semplice ma veloce vi si narra la storia di una famiglia e le difficoltà della comunicazione interpersonale. Il cronotopo anche in questo caso è Atene.

 

§ VII. Bibliografia essenziale Torna al sommario dell'articolo

VI. Quali prospettive?

Come accade in altre letterature europee anche il racconto neogreco contemporaneo, di cui si è tracciata sinteticamente una mappa, presenta una varietà strutturale e formale con interessanti sviluppi. Il confronto soprattutto dell'esperienza narrativa dei più giovani (che sembrano privilegiare il microracconto) con quella di autori contemporanei di altri contesti culturali si rivela fondamentale per l'adozione di nuove forme di scrittura, talvolta anche alternative, e per lo sviluppo di strutture diegetiche forse più innovative rispetto al romanzo.

 

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VII. Bibliografia essenziale

  • Καζαντζής Τόλης, Η πεζογραφία της Θεδδαλονίκης («La narrativa di Salonicco»), Salonicco, Βάνιας, 1991.
  • Κοτζιάς Αλέξανδρος, Μεταπολεμικοί πεζογράφοι («Scrittori del dopoguerra»), Atene, Κέδρος, 1988.
  • Κούρτοβικ Δημοσθένης, Ελληνες μεταπολεμικοί συγγραφείς («Scrittori greci del dopoguerra»), Atene, Πατάκη, 1995.
  • Id., Ημεδαπή εξορία («Esilio in patria»), Atene, Opera, 1991.
  • Μηλιώνης Χριστόφορος, Το διήγημα, («Il racconto»), Atene, Σαββάλας, 2002.
  • Τσακίας Σπύρος, Επί τα ίχνη(«Sulle tracce»), Atene, Σοκόλη, 1990.
  • Id., Πρόσωπα και μάσκες («Personaggi e maschere»), Atene, Νεφέλη, 2000.
  • Χατζηβασιλείου Βάγγέλης, Οδόσημα(«Indicazioni»), Atene, Καστανιώτης, 1999.
  • Χουρμουζιάδης Κρίτων, Συμπόσιο («Simposio»), Atene, Κέδρος, 1996.
  • Vitti Mario, Storia della letteratura neogreca, Carocci, 2001.
  • Carpinato Caterina (a cura di), Nuovi narratori greci, Roma, Teoria, 1993.
  • Maspero Francesco (a cura di), Racconti dalla Grecia, Milano, Mondadori, 1991.
  • Giammatteo Luigina (a cura di), Rose di Grecia. Racconti di scrittrici greche, Roma, e/o, 1997.
  • Milioni Tatiana (a cura di), Racconti greci contemporanei, Milano, Crocetti, 2002.

     

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    Giugno-dicembre 2007, n. 1-2


     

 

 

 

 

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