Luminitza Beiu-Paladi
Il romanticismo italiano visto all'incrocio di due assi:
Est-Ovest e Sud-Nord

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Sommario
I.
II.
III.
Introduzione
L'asse Est-Ovest: verso un Romanticismo risorgimentale
L'asse Sud-Nord: le donne e il Romanticismo



§ II. L'asse Est-Ovest: verso un Romanticismo risorgimentale

I. Introduzione

Nel materiale inviatoci da Mario Domenichelli in apertura del programma mi è sembrato particolarmente produttivo il suggerimento di pensare a un possibile linguaggio letterario europeo espresso in varie lingue e di trovare passaggi e nessi che ci portino ad una visione realmente comparativa, di ampio respiro, sulla letteratura europea nella sua totalità.
Come si sa, il concetto di una repubblica letteraria europea, che metta l'accento piuttosto sull'unità e sulla comunanza che sulle differenze nazionali, linguistiche e storiche, è un acquisto romantico, prima di essere un progetto dei comparatisti.1 Mi sembra perciò naturale soffermarmi sull'Ottocento, innanzi tutto sul Romanticismo, epoca e corrente in cui già si possono discernere, senza cadere in analogie forzate, molte delle discussioni presenti sul futuro di un'Europa unita.
La già ricordata opera di Georg Brandes sulle grandi correnti letterarie del secolo decimonono,2 in cui l'Italia non era accettata tra le principali nazioni letterarie romantiche, mi fornisce un argomento di riflessione: quale posto tocca alla letteratura italiana nel quadro del Romanticismo europeo? L'argomento è vasto e se ne sono occupati molti studiosi, a partire dai due grandi comparatisti, P. Hazard e F. Baldensperger. Per Baldensperger, il Romanticismo, almeno nella sua fase primordiale, è prevalentemente nordico;3 Hazard, invece, tenendo conto di alcune ricerche italiane e inglesi, mette in luce la parte del Sud, dell'Italia e della Spagna, nell'affermazione del primo Romanticismo europeo.4 La maggior parte degli studiosi comparatisti a quel tempo o in tempi più recenti vede nell'Italia del primo Ottocento solo un luogo privilegiato di viaggi formativi, e si rifiuta di riconoscere al Romanticismo italiano una rilevanza su piano europeo. Vorrei far notare, però, che quasi in tutti i casi viene preso in esame solo il Romanticismo occidentale, e solo quello delle grandi nazioni: Germania, Inghilterra e Francia, senza alcun riferimento ai movimenti romantici del centro e del sud-est europeo, della Russia e del Settentrione (i paesi scandinavi e la Finlandia). Ma non è possibile tracciare una mappa reale della letteratura europea dell'Ottocento, con i vari centri di irradiazione, e le varie componenti che costituiscono la complessità del Romanticismo, senza includere anche queste aree letterarie, per le quali, del resto, le periodizzazioni occidentali spesso non valgono.5
Tentativi in questa direzione sono già stati fatti, e, in modo sorprendente, il ruolo del Romanticismo italiano, in particolar modo della letteratura risorgimentale, si è dimostrato un fattore importante nel processo di affermazione di un'identità nazionale nascente, nella consolidazione delle giovani letterature nazionali che prendono quelle vesti che più gli si addicono, cioè le vesti romantico-patriottiche.

 

§ III. L'asse Sud-Nord: le donne e il Romanticismo Torna all'inizio della pagina

II. L'asse Est-Ovest: verso un Romanticismo risorgimentale

In un libro pubblicato due decenni fa sui rapporti e sulle similitudini tra il Romanticismo italiano e la letteratura romena dell'Ottocento arrivavo ad alcune conclusioni che riguardano anche il momento di riflessione al quale accennavo prima: infirmavo la tesi dell'influsso esclusivo del Romanticismo francese e stabilivo il carattere particolare del modello italico, come catalizzatore dell'unità spirituale del popolo romeno.6 Lo studio prendeva in considerazione alcuni fatti di natura sociologica (struttura del pubblico, accesso all'insegnamento delle lingue straniere, ecc.), analizzando il livello di conoscenza dell'italiano, le modalità del suo insegnamento sia ufficiale che privato e gli strumenti su cui si basava quell'insegnamento. Seguendo la stampa periodica romeno-italiana, la circolazione dei libri italiani, originali e tradotti (secondo i cataloghi dei gabinetti di lettura, delle librerie, delle biblioteche pubbliche o private, e secondo gli elenchi di libri importati richiesti dalla censura), studiando la situazione delle traduzioni e dei commenti critici e, infine, il movimento teatrale delle compagnie romene e straniere, sono man mano riuscita a riempire zone ritenute bianche sulla carta dei rapporti letterari italo-romeni. D'altra parte, l'analisi comparatista degli echi letterari del Risorgimento italiano nei Principati romeni e in Transilvania mi ha permesso di stabilire similitudini tra la letteratura romantica risorgimentale e la letteratura romantica romena, nota come la letteratura del Quarantotto: temi comuni, il predominio degli stessi generi letterari, un costante interesse per il valore educativo dell'arte, contatti esterni molto simili. L'esame dei periodici7 e dei manoscritti ha messo in luce alcuni aspetti particolarmente interessanti: la fratellanza tra le varie nazionalità oppresse all'interno dell'impero absburgico come motivo della poesia risorgimentale italiana (presente, ad esempio, nella poesia di Aleardi, I sette soldati; di Ottavio Tasca, Lamento di un croato; di Giusti, Sant'Ambrogio; di Carducci, Sicilia e la rivoluzione) compare anche nel folclore e nella letteratura colta transilvana, nelle poesie e nei racconti sulle guerre d'indipendenza italiane, in cui i romeni della Transilvania erano stati trascinati controvoglia come sudditi austriaci. Il carattere esemplare del Risorgimento italiano diventa una vera sorgente d'ispirazione per i maggiori romantici romeni. Fattori come l'origine comune delle due lingue, comunanza di destino storico, desiderio di liberazione e di unità nazionale sono invocati tanto dai poeti romantici italiani quanto da quelli romeni, pertanto potevo concludere lo studio con il concetto comparatista di similitudini basate sui dati storici, politici e linguistici. Inoltre, veniva aperta una nuova prospettiva di lavoro: «studiare il tipo di romanticismo risorgimentale europeo, nel quale, accanto alle correnti romena e italiana, entrerebbero in un'ampia sintesi pure i movimenti affini fioriti nel centro e nel sud-est del nostro continente».8
L'idea che l'importanza del Romanticismo italiano per la consolidazione di un'identità nazionale romena può acquistare valenze nuove nella prospettiva più ampia delle letterature vicine (polacca, russa, ungherese, serba e croata, bulgara, slovena, ceca e slovacca) mi sembra ancora più attraente nell'odierno contesto politico europeo. Due convegni internazionali in occasione del bicentenario delle nascite di Leopardi e Tommaseo - l'uno intitolato «Giacomo Leopardi e la sua presenza nelle culture sud-est europee, luglio 1998»9 e l'altro, «Patrie e nazioni nell'Europa mediterranea: italiani, corsi, greci, illirici» -10 hanno messo in luce aspetti nuovi che riguardano il ruolo importante del Romanticismo italiano in queste parti d'Europa. Si è mostrato, per esempio, che la fortuna di Leopardi nei paesi del centro e sud-est europeo ha seguito lo stesso percorso. In un primo momento, Leopardi è stato visto come un poeta-vate, patriottico, che confronta un passato glorioso a un misero presente: in Ungheria, già nel 1828,11 poi in Polonia,12 in Romania, in Russia,13 in Croazia,14 il nome di Leopardi è stato assimilato all'incarnazione delle idee patriottiche espresse in poesie come All'Italia e Sopra il monumento di Dante, tradotte, imitate e commentate. Spesso il romantico italiano veniva paragonato con i poeti nazionali romantici, con Petöfi, Mickiewicz, Lermontov. Soltanto in un secondo momento si può parlare della ricezione di un Leopardi poeta metafisico, di un Leopardi pensatore e gran pessimista. È il periodo della traduzione dei grandi Idilli, di alcuni dialoghi delle Operette morali, in cui l'esempio del poeta italiano sarà imitato anche dai poeti minori postromantici nazionali, come avviene in Romania,15 oppure dai poeti modernisti, come in Serbia.16
Interessante e diversa è la ricezione di Tommaseo, conosciuto all'estero piuttosto per le sue idee politiche che per le sue poesie. Il caso del poeta nato in Dalmazia, vissuto in diverse parti d'Italia, andato più volte in esilio, in Francia, Corsica e Grecia, ci conduce ad altre possibili vie di investigazione dei passaggi tra le varie culture: l'istituzione dell'esilio,17 che tocca non soltanto i romantici italiani, ma anche i polacchi, gli ungheresi, i romeni, soprattutto dopo i moti insurrezionali del '48, e l'interesse per i canti popolari, i quali rivelavano un patrimonio comune europeo, ancora sconosciuto nelle varie letterature nazionali e a livello sovranazionale. L'opera di ampio spirito di Tommaseo di raccogliere in quattro volumi i canti popolari toscani, greci, corsi e illirici (serbi) (1841-1842) spicca nella costellazione europea delle raccolte ottocentesche di folclore.18 Dal Nord al Sud, dall'Ovest all'Est, i romantici scoprivano un nuovo mondo, di forti passioni ma anche di vita domestica semplice e naturale, che li affascinava ed entusiasmava creando un vero mito della poesia popolare.
Da questo mito ai concetti di fratellanza sovranazionale, di solidarietà tra gli oppressi, c'era un solo passo da fare e Tommaseo rimane un caso esemplare di poeta sovranazionale, amico dei popoli oppressi, come lo furono Byron, Lamartine, Mickiewicz, Petöfi, Solomós. Proprio in un periodo in cui si stanno affermando i concetti che presuppongono una differenza rispetto all'altro, quali: patria, nazione, nazionalità, vediamo comparire alcuni fenomeni che attraversano le frontiere nazionali, quali: società letterarie e pubblicazioni periodiche a carattere internazionale, alleanze politiche progressiste, patti di fratellanza fra nazionalità oppresse, conquista della libertà dei popoli senza aggressione, tolleranza religiosa. Questi ultimi costituiscono passi importanti verso la creazione di un'identità democratica, prima collettiva e poi europea. Non si deve dimenticare che tali aspetti sono una conquista di romantici come l'italiano Tommaseo, e che molti di essi restano validi anche oggi, nella nuova Europa, mutato ciò che è da mutare.
Nel suo saggio Soi-même comme un autre (1990), P. Ricoeur arriva alla conclusione che si riesce a creare identità quando una persona o una comunità si riconosce in valori, norme, ideali, esempi ed eroi comuni. Un approccio comparatista alla letteratura romantica risorgimentale, che prenda in esame anche i suoi riflessi europei, ci permetterebbe di constatare in che misura le varie nazioni, spesso nella fase di costituzione, riconoscano gli stessi valori, abbiano gli stessi ideali, concretizzati nella scelta di eroi comuni. Il caso di Garibaldi e Mazzini, quello di Byron con il conseguente filellenismo di tipo insurrezionale, mi sembrano altamente illustrativi. Si potrebbe cercare di definire un simbolismo collettivo sovranazionale, diffuso nella letteratura colta e nella letteratura popolare. E dato che l'arte visiva, la pittura, è ancora nell'Ottocento uno dei mezzi più importanti, sarebbe interessante studiare come questo simbolismo collettivo si rispecchi nella pittura romantica, che, per molti paesi del centro e del sud-est europeo, rappresenta la nascita della pittura nazionale. Ora, l'approccio comparatista ha proprio questo vantaggio di stabilire dei ponti non soltanto tra le letterature nazionali, ma anche di varcare i limiti che separano i vari campi dell'immaginario culturale.
Quando accennavo a un tipo particolare di Romanticismo, che chiamavo provvisoriamente risorgimentale, ne avevo in mente anche altri tipi che si potrebbero delineare partendo dallo stesso punto centrale prescelto: il romanticismo italiano. Sarebbe interessante, a mio avviso, condurre uno studio per vedere quale sia il posto del Romanticismo italiano rispetto a un'altra zona geograficamente periferica d'Europa, cioè la letteratura dei paesi scandinavi. I sondaggi fatti finora hanno portato a risultati scarsi. A parte Manzoni, con una traduzione svedese dei Promessi sposi già del 1832, gli altri romantici italiani sono poco conosciuti nelle letterature scandinave. Gli scrittori romantici svedesi preferivano, invece, Dante, Ariosto e Tasso, come risulta da un'ampia ricerca che tratta il genere letterario della poesia epica svedese nel Settecento e Ottocento;19 un altro studio mostra che i nomi dei poeti italiani conosciuti dai romantici svedesi si fermavano ad Alfieri.20 È forse troppo presto per trarre una conclusione al riguardo, ma mi sembra che una forte identità nazionale in paesi come la Svezia e la Danimarca, destini storici del tutto diversi rispetto all'Italia, altre tradizioni letterarie, altri modelli, portino in queste parti d'Europa a un tipo di Romanticismo più vicino a quello tedesco, più idealista e con evidenti note fantastiche.

 

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III. L'asse Sud-Nord: le donne e il Romanticismo

Infine, un ultimo aspetto su cui mi piacerebbe fermarmi brevemente è la presenza delle donne nell'Ottocento: scrittrici, giornaliste, rivoluzionarie e femministe. Si tratta di una zona meno studiata dei contatti romantici,21 anche se strettamente collegata con l'affermazione di un'identità sovranazionale. Come si è mostrato in un libro uscito prima in italiano, poi in francese, l'emancipazione femminile è un fenomeno che supera i limiti nazionali, e conosce un momento di grande attività proprio durante il Romanticismo e il Risorgimento.22 Esempi come Cristina Trivulzio di Belgioioso e Claire Demar dimostrano come nell'affermazione di una identità nazionale si inseriscano in modo naturale anche aspetti sovranazionali. La condizione femminile, i diritti politici delle donne, il loro diritto all'istruzione portano in modo naturale a una solidarietà tra le donne intellettuali, al di là delle frontiere nazionali. Uno studio comparato della letteratura romantica delle donne, della loro pubblicistica, del loro ruolo di intermediari tra le varie letterature potrebbe senz'altro arricchire notevolmente la nostra visione sulla repubblica delle lettere nell'Ottocento.
Un buon inizio è costituito dalla pubblicazione in parecchi volumi di una storia della letteratura delle donne nel Nord, frutto della collaborazione tra varie ricercatrici della Svezia, della Danimarca, della Norvegia e della Finlandia.23 Il volume sull'Ottocento, intitolato Fadershuset (La casa del padre), contiene, per esempio, un capitolo sul Romanticismo delle scrittrici del Nord in prospettiva europea. Vi si mette in risalto il fatto che la corrente romantica ha assegnato dappertutto alla donna una posizione culturale in base al suo solo sesso, per cui la donna era vista come un complemento dell'uomo, ciò che non era successo prima e che fu perduto dopo. Da questa posizione culturale le scrittrici del Nord, come le loro compagne in Inghilterra, Francia e Italia, si sono impegnate ad affermare la propria identità, che era, questa volta, un'identità rispetto all'altro, senza le asperità prodotte dalla coscienza di uno stato subordinato. Come si può notare, il gender è un aspetto di cui è proficuo tenere conto anche negli studi comparati.

 

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Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2003

Giugno 2003, n. 1