Edoardo Albinati, 19, Milano, Mondadori, 2001, pp.110, € 6,20.
di Gian-Luca Galletti

 

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Attraversare Roma a bordo di un tram, girovagare buona parte dell'anno per quartieri residenziali e periferie depresse, raccordi stradali e siti archeologici, supermercati, carceri, centri sociali con il proposito di annotare tutto ciò che la sorte riserva ad ogni attento viaggiatore, persino al meno intrepido, a chi sceglie la propria città e i suoi immediati dintorni quale terreno d'esplorazione, è questa l'idea palesata che sorregge il racconto di Albinati e che dà vita a questo delizioso taccuino di viaggio eterogeneo e frammentato, una specie di raccolta di pensieri e impressioni del momento nati lungo i binari della linea 19 o durante l'attesa ai capolinea.
L'anno è di quelli particolari, nientemeno che l'Anno Santo, a Roma ricorrono le celebrazioni giubilari. Al popolo dei pellegrini cristiani che raggiungono la capitale, alle comitive di penitenti che intraprendono il Grand Tour cittadino Albinati contrappone i suoi resoconti di viaggiatore improvvisato e il suo pellegrinaggio qualunque, scandito dai nomi curiosi delle fermate, segnato da concidenze divertenti e improbabili incontri non lontano da casa. Un pellegrinaggio privo di meta e sinceramente ateo, cionondimeno animato da un ricordo dimesso ma indelebile, la morte del padre, che guida la coscienza e i pensieri con la forza di un obbligo religioso, e finisce per ricondurre l'autore ai luoghi dell'infanzia e agli eventi centrali della propria vita.
Di fronte alla vastità della scena cittadina, Albinati si rivela un osservatore ironico e brillante, che ama reinterpretare con disinvoltura intellettuale tanto le mitologie più antiche quanto i miti dei nostri giorni, e si dimostra capace di conferire profondità filosofica ai casi quotidiani e alle vicende più disparate. Eppure, a dispetto dei toni astuti e leggeri che colorano le pagine migliori e del vivace succedersi degli argomenti, a dominare le riflessioni del libro è un senso di intimo sconforto, una malinconia compiaciuta e insistita che induce l'autore a ravvisare la felicità solo negli altri, e che sul piano narrativo impedisce al racconto qualsiasi sviluppo, producendo un girare in tondo ripetuto ed uguale che assomiglia anch'esso al percorso del tram.

 

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Giugno-dicembre 2002, n. 1-2