Videoclips e racconti pieni di Amore®.
Su Tiziano Scarpa, Amore®, Einaudi, Torino, 1998, pp. 124
di Fabriano Fabbri

 

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Se ne stanno accorgendo un po' tutti, era ora: inutile tirar fuori solo la tradizione letteraria per capire la narrativa contemporanea. C'è da chiedere ancora il perché? Ma sì: gli scrittori di oggi, gli scrittori da "generazione MTV", si sono pienamente adeguati ai prodotti dei mass-media, con la conseguenza evidente di velocizzare contenuti e stile sul ritmo dello spot, o meglio ancora del videoclip. Ecco il perché. Ciò non vuol dire che la narrativa di oggi perde spessore, anzi: piuttosto, allarga di parecchio la gamma delle soluzioni interne, oscillando con indifferenza tra un estremo improntato a un'etica nuova e autenticista, incarnata nella realtà di tutti i giorni, e invece un polo interamente artificioso e irreale, ispirato a sua volta agli special effects dei videogames e dei videoclips. In formula, i due estremi Drago-Rezza, se prendiamo ad esempio i casi più rappresentativi, tra i quali, però, ci sta per intero una significativa via di mezzo, in grado di coprire e di coniugare una casistica multiforme e articolata in varie ramificazioni: Scarpa. Potrà anche sembrare eclettismo, il suo. Sarà, ma almeno si abbia il buon senso di farne subito un punto di merito, di tutta questa capacità di optare per generi svariati, capacità che Scarpa, del resto, ha dimostrato fin dal suo primo romanzo, e che Amore® viene a confermare nella forma agile e versatile del racconto, con in più l'arricchimento tipico della miglior "generazione MTV". Intanto il titolo, che coglie alla perfezione lo spirito della contemporaneità, difficilmente immune al fascino del cliché, del marchio registrato, o dell'oggetto mass-mediale, anche se a dire il vero in Scarpa lo stereotipo (e l'oggetto) non è mai stereotipo (e oggetto) al 100%: perché l'intervento dello scrittore si impegna ad alleggerire, a scarnificare i contenuti dei racconti con manovre drastiche, a dichiarare così tutta l'avversione che la cultura di oggi nutre per l'oggetto tale e quale, avversione evidente anche nei videoclip – migliori cartine di tornasole del momento –, ad esempio Gansta' trippin' di Fatboy Slim o Everlasting dei Manic Street Preachers.
In quale relazione si pongono i racconti di Amore® con tutto ciò? Anche Scarpa procede allo stesso modo sulla via della smaterializzazione, con un gusto per il paradosso e per la mobilità veramente da videoclip. Effundente corde, con un papa imprigionato da due strambi cavernicoli, è incentrato sulla consapevolezza corporale del religioso protagonista che ascolta e registra i minimi sussulti del suo organismo, quasi da performance di arte contemporanea, il che porta il papa risessualizzato a fuggire verso il suo amore, dalla sua perpetua, nel paese dove un tempo fu parroco: ma ecco che la povera Marianna, distrutta dal dolore per la perdita del suo amato, implode su se stessa, piagata dai peli e dalle unghie che le crescono al contrario, smembrando, rendendo informe quel corpo, quell'oggetto. Stessa fine per l'anziano signor Panizzón (L'annientatore), il quale, dopo una cura di anabolizzanti che gli ha dato fama internazionale come body-builder, nel giro di una settimana «Si è come svuotato, prosciugato, accartocciato» (p.51). Infittito al massimo di immagini altrettanto "leggere" e impalpabili – e viene da dire perfino impulpabili, visto che con il pulp Scarpa ha poco a che fare – lo è anche Madrigale, improntato al solito up and down tra elementi umorali e oggettuali a fasi alterne: un momento prevale un brano di realtà, con la storia della balbuzie di un ragazzino concepito meccanicamente su una lavatrice Rex; un momento dopo ricompare una sigla nonsense, un frammento di irrealtà, una bolla d'aria da grafica Nintendo, ingegnose apparizioni che Scarpa dissemina qua e là come dei bonus. Ma non è forse una schermata a pixels l'intera sequenza di questo racconto-videoclip? Perfino il mondo assorbito e restituito dal protagonista è un puzzle indefinito in ogni suo dettaglio, un oggetto labile e catodico, quasi da sigletta MTV; in fondo, il "no sense makes sense" di Scarpa è un invito a entrare nel mondo dell'artificio, a farci apprezzare il valore, il piacere e le delicatessen di tutti i fenomeni che passano attraverso i mass-media, e che oramai fanno da sottofondo alla vita di tutti i giorni, scandendone i tempi, le pause. Niente significati, niente interpretazioni aggiunte, al di là di questo fascio continuo di eventi: questi sono quel che sono, niente più niente meno. Casomai, tutto il loro peso sta nella loro leggerezza, nella loro inutilità gratificante, nel loro "apparirci" e basta, così, solo per qualche secondo, come i rapidi flashes di Cose che mi passano per la testa mentre Maria Grazia mi fa un pompino, con l'immancabile connubio tra la carnosità basso-corporale, e una diafanità da computer graphic. D'altronde, in che termini spiegare l'evanescente olocopia di Acqua se non equiparandola all'immaterialità del software? Sul serio, Acqua potrebbe essere la sceneggiatura di un videoclip con tanto di sviluppo affabulatorio, una storia di amore® incorporeo incarnato in un delitto finale. Va precisato, infatti, che Scarpa si muove sempre su un registro doppio, ma spesso sovrapposto, basato su una specie di ossimoro: l'oggetto reale può subito convertirsi in bit elettronico e viceversa, ora possiede qualità fisiche tangibili, ora evapora facendosi etereo, senza tuttavia perdere capacità di influenza sulle cose opache e resistenti. Una cosa del genere succede alla protagonista di Aureola nera, dove la consistenza degli oggetti e dei fenomeni reali viene spolpata nel suo simulacro al videotape, ma conserva sempre il suo impat-to, il suo valore percettivo. Con il videoclip La straordinaria storia di Samuel J. Konigsberg, l'uomo che traslocò nel proprio pene siamo ancora di fronte a una ennesima mutazione somatica, sempre risolta sul filo dell'ironia e del paradosso, sempre giocata sulla mobilità delle immagini non-sensical, e che oggi la cultura dei mass-media, narrativa inclusa, ci srotola addosso nel piacevole flusso immateriale del bombardamento catodico.

 

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Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 1999

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Giugno-Maggio 1999, n. 1