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Ferdinando Amigoni, La più semplice macchina. Lettura freudiana del "Pasticciaccio", Bologna, Il Mulino, 1995 ("Collana del Dipartimento di Italianistica - Università di Bologna", 1), pp. 185
di Stefania Filippi
Una nuova lettura del capolavoro gaddiano ci è offerta attraverso una sua analisi testuale e stilistica, che l'Autore conduce a partire dalle cognizioni, assimilate da Gadda, del pensiero freudiano; questo si fa così chiave interpretativa del sistema narratologico attuato nell'opera in esame, e della sua stratificazione di registri e di linguaggi. L'esplorazione della narratività del Pasticciaccio ha quindi il suo dato di partenza in una ricognizione di tali conoscenze, documentabili attraverso la presenza consistente dell'opera di Freud nella biblioteca gaddiana, sia tramite le versioni francesi di Jankélevitch, sia con le prime traduzioni italiane. Un riesame di testi critici di Gadda contribuisce poi a ricostruire una personalissima «teoria della deformazione del reale», esposta già nella Meditazione milanese del 1928 e riaffiorante nel saggio Psicoanalisi e letteratura, che risale agli stessi anni 1946-47 che sono quelli della pubblicazione del romanzo. Questa ricerca sulla ricezione freudiana nell'opera maggiore di Gadda si completa di una riflessione sulla "detective story" quale genere privilegiato per l'investigazione sul linguaggio e sulla sua intrinseca polisemia, estendendosi poi a considerare le molteplici letture offerte dall'operare stesso dei personaggi entro la struttura narrativa, ed anche le possibili stratificazioni dei significati contenuti nelle loro azioni e parole: »segni« e «ideogrammi», per Gadda, della sfuggente profondità dell'Io, che la narrazione può sottoporre, al pari del metodo freudiano, al «riflettore spietato dell'analisi».
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 1997-1999
<http://www3.unibo.it/boll900/numeri/1997-ii/Filippi2.html>
Giugno-Dicembre 1997, n. 2
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