João Cezar de Castro Rocha
«Sesto Colloquio UERJ»: Wolfgang Iser

 

Scheda bibliografica Torna all'indice completo del numero Salva il frame corrente senza immagini Stampa il frame corrente


§ Vai alla fine

Dal 30 settembre al 2 ottobre 1996 si è tenuto presso l'Università dello Stato di Rio de Janeiro (UERJ) il «Sesto Colloquio UERJ» dedicato quest'anno all'esame dell'opera di Wolfgang Iser, uno dei massimi teorici della letteratura del ventesimo secolo. Durante il convegno Iser ha tenuto quattro conferenze a cui hanno risposto specialisti e studiosi del suo lavoro. Nella prima sessione, Iser ha tentato una ricostruzione storica della Scuola di Costanza, il gruppo di ricerca formatosi a cavallo fa gli anni Sessanta e gli anni Settanta attorno alle figure di Hans Robert Jauss e Iser stesso. Iser ha messo in relazione l'emergere della cosiddetta "teoria della ricezione" con la specifica situazione storica registrata all'interno degli studi letterari tedeschi alla fine degli anni Cinquanta. La svolta portata dalla teoria della ricezione si sarebbe sviluppata a quel tempo come risposta al conflitto dell'interpretazione e l'impatto politico esercitato dalle ribellioni studentesche durante gli anni Sessanta. Ovviamente la favorevole ricezione delle teorie di Jauss in altri contesti nazionali, come ad esempio quello brasiliano, non è stata dovuta al tipo di conflitto a cui Iser si riferisce, ma piuttosto all'esaurimento della spinta teorica dello strutturalismo all'interno degli studi letterari occorso alla fine degli anni Settanta.
Iser inoltre ha messo in rilievo la presenza spesso trascurata di differenti approcci all'interno del teoria della ricezione. E in questo senso nel suo secondo intervento ha cercato di tracciare dei confini chiari fra due progetti distinti. Un'estetica della ricezione, come è venuta ad articolarsi attraverso il lavoro di Hans Robert Jauss e che si sviluppa a partire da una storia dei giudizi dei lettori particolari. E una teoria della risposta estetica - ovvero il contributo principale di Iser alla Scuola di Costanza - che si fonda sul testo e che necessita di una descrizione accurata della interazione fenomenologica del lettore con il testo.
Anche grazie alle critiche e alle questioni poste dai partecipanti al convegno, durante le varie sessioni, questa distinzione è venuta ad elaborarsi in una ulteriore bipartizione: quella fra teoria e metodo. Gabriele Schwab (Università della California, Irvine), collaboratrice di Iser sin dal periodo della Scuola di Costanza, nel dibattito seguito al primo intervento dello stesso, ha posto la questione se l'antropologia letteraria di Iser abbia bisogno di un concetto di inconscio per affrontare specifiche tematiche (la violenza, ad esempio) ovvero per descrivere specifici esempi di interazione fra il "funzionale" e l'immaginario che produce, nei termini di Iser, la finzionalità. Costa Lima (UERJ), teorico della letteratura che ha introdotto negli anni Sessanta l'opera di Iser nella cultura accademica brasiliana, nella seconda sessione ha insistito su questa distinzione, proponendo che, dal momento che l'approccio di Iser separa il concetto di "funzionale" dal contesto storico da cui viene ad emergere, non è possibile analizzare la formazione di una società particolare, come ad esempio quella brasiliana, con l'aiuto dell'approccio di Iser. Ivo Barbieri (UERJ) si è poi chiesto se la concretezza storica non potesse essere conquistata attraverso il recupero dell'intenzione dell'autore. Infine, nella terza sessione Karl Erik Schollhammer (Università Cattolica, Rio de Janeiro) ponendo la stessa questione nel campo della letteratura post-moderna, ha tentato di proporre un esempio particolare che resiste alla teorizzazione di Iser.
Con l'intenzione di replicare a queste critiche, Iser ha sviluppato la succitata distinzione fra teoria e metodo, distinzione che si è rivelata fondamentale nell'economia teorica del convegno. Secondo Iser un metodo implica principalmente lo sviluppo di strumenti interpretativi con cui strutture differenti di costituzione di significato possono essere esaminate. Una teoria, al contrario, suppone il consolidamento di premesse euristiche in grado di far fronte a qualsiasi genere di struttura d'articolazione di significato. In altri termini, un'estetica della ricezione deve essere fondata su procedure ermeneutiche in modo da ricostruire configurazioni storiche, dove una teoria della risposta estetica, e a fortiori una antropologia letteraria, necessita solamente di adempiere a un proposito euristico. «L'euristica - ha sottolineato Iser - è solo uno schema con il quale noi tentiamo di mappare la realtà». Pertanto il suo approccio non cerca di interpretare dati effettivi, ma fornisce una cornice dentro la quale questi dati possono acquisire specifica identità.
Nella quarta e conclusiva sessione David Wellbery (Johns Hopkins University), in un diverso contesto, ha tentato di "tradurre" l'antropologia letteraria di Iser all'interno di una struttura di pensiero luhmanniana. Wellbery ha suggerito che la teoria sistemica potrebbe confermare l'assunzione di Iser sulla unicità della letteratura intesa come produttrice di un mondo come se. In questo modo la letteratura, nella comprensione fornita da Iser, svelerebbe proprio quanto all'interno della teoria sistemica rimane un "punto cieco". John Paul Riquelme (Boston University) si è opposto a questa interpretazione, sottolineando la sostanziale "intraducibilità" della teoria di Iser, data dalla unicità di stile e propositi.
La replica di Iser ha posto innanzitutto in evidenza la natura euristica della sua ricerca. In questo senso il tentativo di Wellbery di confermare il suo approccio attraverso la teoria sistemica implicherebbe un livello di determinazione incompatibile con la relazione fra "finzionale" e immaginario come ha luogo nella letteratura. In secondo ordine, Iser ha chiarito che cosa egli intenda per antropologia letteraria, suggerendo che l'illusione e il far credere, costituenti primi della finzionalità, non sono presenti esclusivamente nella letteratura, ma rappresentano disposizioni umane di base. Muovendo da questi presupposti una teoria della risposta estetica dovrebbe quindi allargare i suoi orizzonti, e muoversi dallo studio delle strutture dei testi letterari verso i modi di operazione che caratterizzano il dispiegamento delle caratteristiche proprie dell'umano. La relazione fra "finzionale" e immaginario rivela come proprio la letteratura sia mezzo privilegiato nell'articolazione (e per ulteriori ricerche) di tali caratteristiche. Ed è a questo riguardo che una antropologia letteraria potrebbe essere vista come risultato diretto di una teoria della risposta estetica: la prima pone questioni che sono state sollevate dalla seconda ma a cui non è stata data risposta.
Infine, se una antropologia letteraria suggerisce un bisogno umano di finzione, l'approccio di Iser pone problemi a cui la sua stessa teoria sembra non essere in grado di rispondere completamente. Infatti secondo Iser il bisogno umano di finzione racchiude un'ulteriore disposizione: questa volta, una modalità di operazione che deve rendere significative le opere di finzione prodotte dalla relazione fra il "finzionale" e l'immaginario. La teoria della risposta estetica richiede allora lo sviluppo di una antropologia letteraria per rispondere al perché l'essere umano sembri avere bisogno di finzione. In definitiva, una antropologia letteraria richiede una cibernetica dell'interpretazione, come Iser l'ha battezzata durante una discussione. Una ricerca cioè sul perché e sul come l'uomo produca significati particolari per le opere di finzione che ha creato, e questo è di fatto il passo che Iser ha già intrapreso con la sua attuale ricerca sul problema dell'interpretazione.

[Traduzione di Pierpaolo Antonello]

 

Precedente Successivo Scheda bibliografica Torna all'inizio dell'articolo Torna all'indice completo del numero


Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 1997-1999

<http://www3.unibo.it/boll900/numeri/1997-i/Rocha.html>

Gennaio-giugno 1997, n. 1