Tiziano Toracca, Il romanzo neomodernista italiano. Dalla fine del neorealismo alla seconda metà degli anni Settanta, Palermo-Firenze, Palumbo, 2022, 446 pp., 41,30 €
di Federica Colleoni, University of Michigan

 

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Nella collana «S-nodi» dedicata alla critica letteraria, l'editore Palumbo ha pubblicato questo ricco volume sul romanzo neomodernista in Italia scritto da Tiziano Toracca, ricercatore presso l'Università di Udine.
Come afferma l'autore stesso nell'introduzione, lo studio in questione «muove dall'idea che il modernismo non tramonti alle soglie degli anni Trenta, Quaranta o Cinquanta del Novecento (quando si consuma il ritorno al realismo, quando scoppia la Seconda guerra mondiale o quando prende avvio l'età postmoderna), ma persista nella seconda metà del XX secolo» (p. 3). L'intento di Toracca è proprio quello di osservare come i romanzi dei decenni successivi «ricalibrino il modernismo stabilendo una sua persistenza specifica» (p. 3) in dialogo sia con il postmodernismo che con la neoavanguardia.
La prima parte del volume di intitola «La riemersione del moderno» ed è divisa in tre capitoli. Nel primo capitolo lo studioso si occupa della storicizzazione del modernismo, individuando un "primo" e un "secondo" modernismo italiano seguendo ipotesi di studiosi quali Luperini e Donnarumma che si sono approcciati in questo modo ai romanzi di Tomasi di Lampedusa, Calvino, Morante e altri.
Nel secondo capitolo, si affronta la categoria di neomodernismo italiano e in particolare del periodo tra neorealismo e postmodernismo che va dal 1954 al 1979. Gli anni Ottanta porteranno a una rottura, ad una transizione (la quale, secondo alcuni studiosi è ancora in atto) verso, appunto, una sensibilità postmoderna. Fra lo sperimentalismo di Volponi (Mosche del capitale) e Pasolini (Petrolio) si sente l'eco del Contesto sciasciano e delle sue riflessioni sulla trasformazione del potere tra gli anni Sessanta e Settanta, con quel 1980 anno di «cesura storica» (p. 105) che vide i quadri FIAT scioperare.
Il terzo capitolo si occupa di neoavanguardia e postmodernismo nonché delle persistenze del modernismo, prendendo in esame le opere di Balestrini, Leonetti, Pizzuto e Berto.
La seconda parte del volume, intitolata «Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta», è composta da cinque capitoli che si occupano in particolare di Calvino, Arpino, Tomasi di Lampedusa, Bianciardi e Roversi, La trilogia di Mastronardi, il primo Volponi. Il capitolo finale affronta l'"uomo-cosa" di Parise, soffermandosi sul romanzo Il padrone (1965).
La terza e ultima parte, intitolata «I vertici neomodernisti degli anni Settanta», è a sua volta divisa in cinque capitoli e si concentra sull'analisi di quattro romanzi, ossia Corporale di Volponi, Horcynus Orca di D'Arrigo, Il sorriso dell'ignoto marinaio di Consolo e Petrolio di Pasolini.
Toracca, già autore di una monografia su Paolo Volponi edita da Morlacchi (2020), riesce con uno stile denso ma scorrevole ad accompagnare il lettore in questo percorso atto a mostrare come il romanzo neomodernista sia da intendersi quale risposta alla crisi delle poetiche tardo moderne, tra la fine degli anni Sessanta e Ottanta.
In conclusione, il volume risulta un ottimo supporto per chiunque voglia studiare il romanzo italiano del Novecento cogliendone un nuovo senso. Districandosi tra quegli "ismi" della critica che forse potrebbero scoraggiare, il lettore recupera qui, invece, il loro significato critico nonché la loro utilità interpretativa.

 

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