Maria Grazia Calandrone
Lo scorpione, le api

 

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I complessi industriali, le spighe alte
e gli stabilimenti fino al mare. Detriti. Onda che confabula
con l'altra onda
e con detriti e alghe. Raggiunge a piedi
un orizzonte matematico.

Una solitudine grande e trasparente
si sovrappone alla solitudine, come accade a chi intreccia decisioni
alla mente pensante. Per esempio, al sistema logico dello sciame.

Sterpi, siepi di bosso, polvere della terra
e insediamenti umani: un odore di pane
e detergenti. L'acqua brilla di lamine d'acciaio. Fresco
di olio crudo.

Deve imparare a muoversi nel vuoto. I capelli le coprono la schiena. Vuole essere
materia spogliata dal senso umano, puro
veicolo d'infezione, corpo addormentato nel fiordo.

Lucido, nero, corazzato
lo scorpione barbarico
avanza solo. È contrario
allo sciame, contrario
all'intelligenza collettiva. Gira in senso orario. Vuole conoscere da solo
ogni dettaglio.

Le nostre case, invece, sono frutto di astrazioni: prima
le abbiamo disegnate nella mente.

Sradica a mani nude
l'albero. Rimane un segno
sulla fronte, di radice sfilata, una gioia incrollabile che brucia e brucia.

 

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gennaio-maggio 2022, n. 1-2