Matteo Castellani
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Cenere d'ossa nel Gange

Espletare il dolore che nell'inconscio
termina

Infine ricondurre le reminiscenze d'una vita
passata nelle creste del fiume

Ricordare la morte è sofferenza
così il nostro pianto rimarrà con te

 

 

Eva

Sono piante senza speranza
che fan quei frutti acerbi, mal colti
e poi morsi

In un grido teso al futuro
t'innamorasti e il lirico pianto
in un ciel sereno s'inabissò
velocemente
sotto la pressione di un albero di conoscenza
di bene e male

La credenza di un ordine costituito
distrusse il folle
e speranzoso caos

La visione dell'albero ci ricordò
frutti vispi che ci condannarono
all'eterno piacere
di narrare alcuno
nella presenza di molti,
a volte troppi, piaceri

 

 

***

Grondano giù da un tetto troppo alto
le lodi che nessuno ebbe l'occasione
d'ascoltare

Il pazzo pensiero che si volle buttare
non era tragico, né particella d'acqua
- nulla di tangibile -

solo il logos
per farci comprendere che tutto ritorna
nell'effimero essere

 

Figura 2
Diapositiva 1

 

Lettere d'addio e il passo inverso al futuro
(Non fu passato né origine)

Addio.
Si intrecciano nel lume della ragione
le preoccupazioni esistenzialiste e si
realizzano nel costante presente di
una cruda verità

Smembrato e senza più un cuore, mi
mancano le parole, anche la visione.
Tutto quello che esiste è speculare,
io solo al mio malessere piango
estinguendo il dolore che manca con
foga questo bagliore, bagliore che
vuole illuminare dove Luce non può
arrivare

Così mi accingo, di nuovo,
a ricercare folli verità.
Passo per passo

Di nuovo mi butto, mi sgancio, mi
abbandono fino a cadere in basso
dove il basso destino mi volle
condurre e mi conduce con forte
carica suggestiva a ricordare quanto
finta e inversa sia la percezione della
realtà

Tutto un dire, tutto un dire, tutto un
dire

Coito interrotto.
Gracile e gracchiante il disco-piatto
che più sottile non ha paura d'essere
solo un canto inumano replica,
solfeggia nell'aria

Alla fine della strada.
Dimostrando realtà così univoche
che non potremmo capire.
Ed allora mi rigetto
come schiavo attorcigliato
nell'infinita trama essenziale-etere

Perché la morte? Perché mi è così
cara?
Perché irrealizzata? Perché col senno
di poi illumini la strada a chi viene
prima e dopo di te, ma chi è
con te?

Tremendo irrealizzato il destino di
un'intelligenza umana super imposta
ed iper conclusa

Giallo sbiadito
l'adornare delle foglie
sul mio colle e sentori di Babilonia

Alle porte della sua immaginazione
un chiaro sospiro per ricordare, un
profondo sospiro per marchiare

Assaporando gl'inferi, sconcerto il
divino

Solo. La ruggine della spada di
Damocle ancora sulla mia testa

Solo. Esisto nell'estinto passato
remunero dalle membra un albore

Solo. Disossato dalla logica umana
la brama per il grugnoso potere

Solo. L'animale è morto, l'umano
anche, tutto quello che rimane è

 

Figura 2
Diapositiva 1

 

Sperimentando dolcezza e uno strano presagio

Nella mente increspata
dalle troppe parole
m'abbandono al Pathos collettivo

In mente
riciclo parole,
parole che sfumano nelle più svariate dimensioni comprensibili dal corpo umano

In mente
ricerco parole
perdendone gli attimi

Nell'eremo della discordia
accadde il troppo
che non accade

 

 

Edònime

La ricerca di intuitiva bellezza che sedimenta nel circoscritto umano
Mangiandosi la coda
La mia intuitività
S'afferma.
Cessando il peccato d'io!
Mi accorgo dell'immensa bellezza del silenzio

 

 

Trieste, la losca notte e il delitto

Sogno errante:
il Giallo d'un indovino
inasprito e torto dal sentimento

Non è più puro il suo vivere,
non è vano questo cadavere,
penso al suo esistere, cieco malessere

Si sbriglia scandita dai passanti nelle pozzanghere
una melodia acre che permea l'aria
annegata dal denso fumo d'un sigaro

È già! La morte del pensiero

 

 

Sole sopra il monte

Un crisantemo
colora il nostro cammino
di giallo paglierino
e nell'alto bianco
ci scambiamo pollini
come api,
ci avvinghiamo operosi
per il nostro cammino

 

 

L'amore che ho spacciato per una notte stellata e la lontananza che si manifesta

Sdraiato su un pavimento di stelle
una nebulosa di forme trasparenti
costella il nostro cammino

Spaziando in un bacio perduto.
Mancata la fede.
Accogliendo la tua voce e le stelle

Cadendo nello spazio che ci separa.
Raccogliendo le tue labbra tra le mie.
Guardandoti negli occhi

Perdendo il respiro.
Mancato il battito.
Avvicinando li mio tempo al tuo

È un accaduto dantesco
trito, ritrito nelle sue carnalità.
Mal piango un ciel sereno

 

 

Tra il sé e il me nacque un mondo di parole

Oltremodo intente a fuggire
oltremodo si radicano nel destino

Due fili rossi,
due piani cartesiani
toppe dimensioni
per descrivere

Ciò che è precoce

 

 

Stremato dalle viscere del dolore

L'addio? Sempre stato precoce
Nel librarsi con freddezza da me.
E il tremore di foglie

Nacque con il sospirare d'alberi
per ricordarmi dell'estremo mattino
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

che riscalda i miei arti
come rami . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . in un salute

 

 

Violenta la serenità

Stuprato dal benessere,
esemplifico che
la Fede è il diavolo santificato

Da lì in poi cede la resistenza carnale
In un sanguinolento taglio
nell'estrema parte del mio cuore,
arreso al Fine

In questo luogo di supplizi
facciamo santo anche il cielo,
dimora dell'iperuranio
e di ciò che è falsamente fittizio.

Il luogo comune?
La creazione di Adamo
fatta a pennello

 

Figura 2
Diapositiva 1

 

Sul tram

Nel concludersi della fermata,
mi tergo all'indietro,
mi getto con lo sguardo verso il vagone
più in là.
Scorcio di pendolari

Tra i luccicanti vetri che separano e
tagliano l'acqua dei cieli,
vedo una pioggia di frecce, la svolta.
erano sature, lucide e arancioni.
Auto infuocate

 

 

***

Tremenda s'intreccia la freccia del destino
incompresa e bipolare
tra astrattezza e realtà.
Si adombra nell'inchiostro nero e bianco
su d'un foglio nero e bianco.
Pollokianamente scrive
senza rendersi conto che
- Asintoto del pensiero unico -
mieteva lo spazio stesso
tracciando reciproco perdono.
Divina conoscenza?

 

 

***

Si sbrina dal letargico pensiero
un'ode primaverile per l'amore:
nefasta realtà

Ti poni
con questo cieco sentire
nel liturgico pensiero

Il riflesso univoco
differì nel cielo, luna calante

Libra in alto
lo scalpore del buono e cattivo tempo sulle montagne

Confondersi nel cielo
e poi guardare giù

 

Figura 2
Diapositiva 1

 

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