Matteo Castellani
|
Diapositiva 1 |
Lettere d'addio e il passo inverso al futuro
(Non fu passato né origine)
Addio.
Si intrecciano nel lume della ragione
le preoccupazioni esistenzialiste e si
realizzano nel costante presente di
una cruda verità
Smembrato e senza più un cuore, mi
mancano le parole, anche la visione.
Tutto quello che esiste è speculare,
io solo al mio malessere piango
estinguendo il dolore che manca con
foga questo bagliore, bagliore che
vuole illuminare dove Luce non può
arrivare
Così mi accingo, di nuovo,
a ricercare folli verità.
Passo per passo
Di nuovo mi butto, mi sgancio, mi
abbandono fino a cadere in basso
dove il basso destino mi volle
condurre e mi conduce con forte
carica suggestiva a ricordare quanto
finta e inversa sia la percezione della
realtà
Tutto un dire, tutto un dire, tutto un
dire
Coito interrotto.
Gracile e gracchiante il disco-piatto
che più sottile non ha paura d'essere
solo un canto inumano replica,
solfeggia nell'aria
Alla fine della strada.
Dimostrando realtà così univoche
che non potremmo capire.
Ed allora mi rigetto
come schiavo attorcigliato
nell'infinita trama essenziale-etere
Perché la morte? Perché mi è così
cara?
Perché irrealizzata? Perché col senno
di poi illumini la strada a chi viene
prima e dopo di te, ma chi è
con te?
Tremendo irrealizzato il destino di
un'intelligenza umana super imposta
ed iper conclusa
Giallo sbiadito
l'adornare delle foglie
sul mio colle e sentori di Babilonia
Alle porte della sua immaginazione
un chiaro sospiro per ricordare, un
profondo sospiro per marchiare
Assaporando gl'inferi, sconcerto il
divino
Solo. La ruggine della spada di
Damocle ancora sulla mia testa
Solo. Esisto nell'estinto passato
remunero dalle membra un albore
Solo. Disossato dalla logica umana
la brama per il grugnoso potere
Solo. L'animale è morto, l'umano
anche, tutto quello che rimane è
Diapositiva 1 |
Sperimentando dolcezza e uno strano presagio
Nella mente increspata
dalle troppe parole
m'abbandono al Pathos collettivo
In mente
riciclo parole,
parole che sfumano nelle più svariate dimensioni comprensibili dal corpo umano
In mente
ricerco parole
perdendone gli attimi
Nell'eremo della discordia
accadde il troppo
che non accade
Edònime
La ricerca di intuitiva bellezza che sedimenta nel circoscritto umano
Mangiandosi la coda
La mia intuitività
S'afferma.
Cessando il peccato d'io!
Mi accorgo dell'immensa bellezza del silenzio
Trieste, la losca notte e il delitto
Sogno errante:
il Giallo d'un indovino
inasprito e torto dal sentimento
Non è più puro il suo vivere,
non è vano questo cadavere,
penso al suo esistere, cieco malessere
Si sbriglia scandita dai passanti nelle pozzanghere
una melodia acre che permea l'aria
annegata dal denso fumo d'un sigaro
È già! La morte del pensiero
Sole sopra il monte
Un crisantemo
colora il nostro cammino
di giallo paglierino
e nell'alto bianco
ci scambiamo pollini
come api,
ci avvinghiamo operosi
per il nostro cammino
L'amore che ho spacciato per una notte stellata e la lontananza che si manifesta
Sdraiato su un pavimento di stelle
una nebulosa di forme trasparenti
costella il nostro cammino
Spaziando in un bacio perduto.
Mancata la fede.
Accogliendo la tua voce e le stelle
Cadendo nello spazio che ci separa.
Raccogliendo le tue labbra tra le mie.
Guardandoti negli occhi
Perdendo il respiro.
Mancato il battito.
Avvicinando li mio tempo al tuo
È un accaduto dantesco
trito, ritrito nelle sue carnalità.
Mal piango un ciel sereno
Tra il sé e il me nacque un mondo di parole
Oltremodo intente a fuggire
oltremodo si radicano nel destino
Due fili rossi,
due piani cartesiani
toppe dimensioni
per descrivere
Ciò che è precoce
Stremato dalle viscere del dolore
L'addio? Sempre stato precoce
Nel librarsi con freddezza da me.
E il tremore di foglie
Nacque con il sospirare d'alberi
per ricordarmi dell'estremo mattino
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
che riscalda i miei arti
come rami . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . in un salute
Violenta la serenità
Stuprato dal benessere,
esemplifico che
la Fede è il diavolo santificato
Da lì in poi cede la resistenza carnale
In un sanguinolento taglio
nell'estrema parte del mio cuore,
arreso al Fine
In questo luogo di supplizi
facciamo santo anche il cielo,
dimora dell'iperuranio
e di ciò che è falsamente fittizio.
Il luogo comune?
La creazione di Adamo
fatta a pennello
Diapositiva 1 |
Sul tram
Nel concludersi della fermata,
mi tergo all'indietro,
mi getto con lo sguardo verso il vagone
più in là.
Scorcio di pendolari
Tra i luccicanti vetri che separano e
tagliano l'acqua dei cieli,
vedo una pioggia di frecce, la svolta.
erano sature, lucide e arancioni.
Auto infuocate
***
Tremenda s'intreccia la freccia del destino
incompresa e bipolare
tra astrattezza e realtà.
Si adombra nell'inchiostro nero e bianco
su d'un foglio nero e bianco.
Pollokianamente scrive
senza rendersi conto che
- Asintoto del pensiero unico -
mieteva lo spazio stesso
tracciando reciproco perdono.
Divina conoscenza?
***
Si sbrina dal letargico pensiero
un'ode primaverile per l'amore:
nefasta realtà
Ti poni
con questo cieco sentire
nel liturgico pensiero
Il riflesso univoco
differì nel cielo, luna calante
Libra in alto
lo scalpore del buono e cattivo tempo sulle montagne
Confondersi nel cielo
e poi guardare giù
Diapositiva 1 |
Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2022
<http://www.boll900.it/2022-i/Castellani.html>
gennaio-maggio 2022, n. 1-2