Vita Fortunati
La memoria culturale nei paesi europei:
un approccio interdisciplinare

Presentazione della Rete Tematica Europea ACUME
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Sommario
I.
II.
III.
IV.
I processi della memoria
Memoria e identità nazionale
Lo spazio-tempo della memoria
Le aree di ricerca



§ II. Memoria e identità nazionale

I. I processi della memoria

Il progetto "Cultural Memory", il cui acronimo è ACUME (Approaching Culture Memory) è una Rete Tematica, a scadenza triennale, co-finanziata dalla Comunità Europea, con lo scopo di rinnovare la didattica e la ricerca scientifica a livello universitario in Europa interagendo con i master e i dottorati.
Credo valga la pena soffermarsi sulle ragioni della scelta del tema, la "memoria culturale". Per sottolineare la complessità del nostro oggetto di ricerca, partirei da due citazioni: la prima di Robert Louis Stevenson: "Il passato sono io. Il passato è la mia storia, il seme dei miei pensieri attuali, la matrice della mia attuale disposizione"; la seconda di Walter Benjamin: "Solo a una umanità redenta tocca in eredità il suo passato. Il che vuol dire: solo a una umanità redenta il passato è diventato criticabile in ognuno dei suoi momenti";. Da queste due citazioni si evince quanto il tema della memoria culturale sia centrale non solo per l'identità di una nazione o di una collettività, ma anche per quella di ogni individuo. La memoria è un fatto attivo, dinamico; ognuno di noi nel ricordare eventi ed accadimenti è selettivo, opera una scelta: "elimina", ma allo stesso tempo "riprende". Il ricordare è quindi un processo "metabolico" di trasformazione, di metamorfosi e rinnovamento, complesso e in continuo divenire. La ricerca e la formazione della propria identità, come quella di una nazione, implicano sempre due operazioni opposte: la prima di separazione e la seconda di assimilazione, di memoria e di oblio. Questo procedimento, che il filosofo Hegel (Fenomenologia dello spirito, 1807) aveva denominato "operazione da intelletto tabellesco", caratterizza da sempre ogni processo di costruzione identitaria. Gli uomini hanno bisogno di incasellare, ordinare, tagliare, filtrare, setacciare; è intrinseco nel loro essere imbastire un processo lento e prolungato di catarsi (dal verbo greco kataireo, che ha come significato originario quello di purificare, levar via, separare, eliminare), che si completa puntualmente con operazioni che comportano una "ricucitura", il ricreare cioè connessioni tra tutto ciò che precedentemente è stato "diviso". Proprio questa operazione di separazione e assimilazione si riflette specularmente in ogni processo mnemonico: l'identità può essere pensata come una "costruzione simbolica che per sussistere deve fondarsi principalmente sulla memoria", perché identità e memoria sono intrinsecamente legate e si nutrono vicendevolmente in una catena infinita (in Ugo Fabietti e Vincenzo Matera, Memoria e Identità, Roma, Meltemi, 1999, pag. 9).

 

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II. Memoria e identità nazionale

La memoria è quindi strettamente connessa all'identità nazionale: scopo della nostra ricerca non è tanto quello di operare una sua sacralizzazione, quanto piuttosto quello di volgere uno sguardo critico su di essa, cioè far emergere come nella storia delle varie nazioni vi sia stato sempre un nesso molto stretto tra la memoria e il potere. In ogni epoca, infatti, l'immagine del passato si accorda con i pensieri dominanti, comportando il rischio della cancellazione, dell'oblio di un passato scomodo. Ricordare non significa quindi imbalsamare la memoria, rendendola sterile, quanto piuttosto confrontarsi criticamente con il proprio passato. Vorrei qui riprendere alcune importanti considerazioni che Todorov nel 1996, nel suo libro Noi e gli altri, faceva sull'uso buono e cattivo del passato, sui pericolosi criteri che hanno inciso sui processi di selezione e conservazione della memoria di un popolo. In questo senso, la nostra ricerca si vuole configurare come una sorta di "antropologia" della memoria, perché si sforza di valorizzare i veri valori fondanti di una nazione e di operare un'analisi critica delle modalità di utilizzo del passato nel presente. Un'operazione complessa che implica inevitabilmente un'etica della memoria, un legame imprescindibile, come diceva Todorov, tra memoria e giustizia. Il tema della memoria così intesa non conduce a intolleranze, chiusure dogmatiche o aggressioni, perché non sottende quell'idea errata di nazionalismo che finisce per cristallizzare le singole culture nazionali (Jean-Loup Amselle, Connessioni: antropologia dell'universalità delle culture, 2001), ma implica soprattutto un fecondo dialogo con il presente. Memoria significa, come dimostrano giornate dedicate al "ricordo" di efferati crimini, non dimenticare gli eventi di un passato doloroso e le testimonianze delle vittime, e soprattutto riuscire a risarcire il male compiuto comprendendone e analizzandone le radici: questo significa dare responsabilità e dignità alla memoria.
Da quanto sono venuta dicendo, si evince come il tema della memoria sia legato all'idea della nazione come comunità, la cui coesione si fonda su un patrimonio di valori comuni. Già Renan nel suo saggio seminale sul concetto di nazione (Q-est ce qu' une nation?, 1882) metteva in luce come esso fosse sempre in divenire, modificandosi quotidianamente alla luce di un progetto che unisce idealmente gli uomini che appartengono alla "nazione-comunità", per dirla con Benedict Anderson, facendoli sentire partecipi ad un destino comune. Per Renan, quindi, non è l'interesse individuale a produrre il consenso, ma sono le sofferenze, i lutti, e soprattutto la memoria e il culto degli antenati:

Per la memoria di una nazione i dolori valgono più dei trionfi, perché essi impongono dei doveri e richiedono uno sforzo comune. Perciò una nazione è struttura di solidarietà in larga scala, costituitasi attraverso il sentimento dei sacrifici che si sono fatti in passato e quelli che ci si prepara a fare in un futuro. Essa dunque presuppone un passato, riassunto in un presente reso tangibile: si tratta di esprimere in modo chiaro il desiderio di continuare una vita comune.


 

§ IV. Le aree di ricerca Torna all'inizio della pagina

III. Lo spazio-tempo della memoria

Il processo di selezione e di recupero di certi eventi, sia a livello individuale che collettivo, è legato indissolubilmente all'emotività del soggetto che ricorda. I ricordi più pregnanti sono quelli che hanno un più alto valore emotivo e simbolico: ricordi che possono essere legati a determinati luoghi o a determinati oggetti. Fondanti per il progetto appaiono gli studi ripresi e ristudiati di Maurice Halbwachs, allievo di Emile Durkheim che sottolineava quanto la memoria di un passato condiviso potesse esistere e conservarsi solamente in relazione a tre fattori specifici: il riferimento a determinate coordinate spaziali e temporali, una serie di relazioni simboliche intrattenute da un certo gruppo e infine una rielaborazione continua della memoria stessa. L'emotività non può prescindere da riferimenti spazio-temporali specifici; esistono "i luoghi della memoria", "siti in cui si condensano le immagini di un passato carico di significati". I luoghi della memoria sono punti, spazi fisici investiti di un significato totale che evocano il senso di appartenenza degli individui ad un determinato gruppo. Allo stesso modo, fondanti per la memoria appaiono le relazioni simboliche basate sulla condivisione di cose, oggetti, beni, i cosiddetti "segna memoria", che aiutano a ricordare e che consentono di evocare e di legare il soggetto alla realtà spaziale e temporale. Gli oggetti della memoria sono tutti i prodotti materiali dell'attività umana, dai primissimi graffiti ai libri, dagli oggetti di uso quotidiano alle grandi opere artistiche dell'uomo: la storia degli archivi e dei musei diventa una grande testimonianza del ricordo e dell'oblio. Infine, vi sono gli eventi "storici" che ci pongono di fronte all'aspetto forse più complesso della memoria, perché pongono in primo piano l'aspetto di costruzione e ricostruzione del ricordo, il rapporto cioè tra memoria e storia, tra micro e macro storia. Qual è il valore della testimonianza e dell'io testimoniante? Che rapporto ha la memoria con la Storia e con la percezione soggettiva della Storia? Non si vuole qui entrare nello specifico di un dibattito molto articolato che vede impegnati storici, antropologi, letterati, quanto piuttosto mettere in evidenza, a titolo di esempio, come i recenti studi sulla prima e sulla seconda guerra mondiale si sono serviti di materiali non canonici, di nuove forme di testimonianza quali lettere, autobiografie, fotografie, interviste.

 

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IV. Le aree di ricerca

Per ora il nostro progetto coinvolge discipline legate alle scienze umane e sociali: storia delle idee, filosofia, letteratura e studi sulla traduzione, antropologia (folklore e studi etnografici), studi culturali (cinema, media e cultura popolare), "gender studies" e arti visive. Sarebbe forse importante confrontarsi anche con le scienze, perché il cervello è oggi al centro di studi sulla complessità, e la memoria è un sistema complesso.
Il progetto intende articolarsi in cinque aree di ricerca:

a) Cultural Amnesia. Sottoprogetto dedicato al rapporto tra "memoria" e "oblio".
Ecco alcuni percorsi di ricerca: i processi di revisione e di critica della storia ufficiale in rapporto alle varie identità nazionali; la letteratura come testimonianza o oblio; le politiche della memoria di guerra e delle commemorazioni; la censura dei film di avanguardia nel periodo stalinista e post-stalinista nell'ex- Unione Sovietica;

b) Bearing Witness
Sottoprogetto dedicato alle testimonianze, che ha tra i possibili percorsi di ricerca: il complesso rapporto tra macro e micro storia (riflessioni sulle storie di vita, sulle biografie, autobiografie, sulle lettere, sui documenti); la memoria e i grandi conflitti del Novecento (la ricostruzione della prima e della seconda guerra mondiale nei diari, nelle lettere dei soldati, nei romanzi, nelle arti, nella cinematografia e nei media); gli studi di genere e la memoria; la "vaporizzazione" della Storia nelle antiutopie del Novecento (il rapporto tra ideologia, linguaggio e arti negli stati totalitari); gli "archivi" della memoria;

c) Landscape and places
Sottoprogetto dedicato ai luoghi e ai paesaggi della memoria: si cercherà di studiare quanto il paesaggio e determinati luoghi siano stati fondanti per caratterizzare una nazione (per esempio, uno dei tratti fondamentali per capire il concetto di "Englishness" è senza dubbio quello legato alla percezione del paesaggio). In questa sezione, importante sarà anche vedere come, in ogni nazione, certi luoghi si sono caricati, per svariati motivi, di una profonda valenza simbolica, il cui segno tangibile, a volte, è la pregnanza del nome (toponomastica).

d) Oral and Written History
Incentrato sulla storia orale e storia scritta, questa parte indagherà quanto il patrimonio di cultura orale (canzoni, interviste, tradizioni, folklore, ecc.) talvolta derubricato, sia invece essenziale per capire le caratteristiche specifiche di determinate nazioni (per esempio l'Estonia, che ha una serie di canzoni popolari legate al patrimonio culturale e che recentemente hanno costituito un importante collante e ausilio nell'acquisizione dell'indipendenza nel 1992).

e) Foundation texts and mythology
Sottoprogetto dedicato allo studio dei testi fondanti e degli archetipi: in questa parte si esaminerà quanto ancora oggi il ruolo dei classici e quanto alcune figure "mitiche", "mitologiche" e "storiche", legate al patrimonio culturale di ogni nazione, siano presenti nella memoria culturale dei giovani.

 

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Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2003

Giugno 2003, n. 1