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Note:


1  A. Moravia e L. Squarzina, Gli indifferenti, «Sipario. Rassegna mensile dello spettacolo», a. 2, n. 13, maggio 1947, pp. 33-56. Poi in A. Moravia, Gli indifferenti, in Id., Teatro, a cura di A. Nari e F. Vazzoler, Milano, Bompiani, 2004, vol. II.
Nel 1948 il dramma ha debuttato al Teatro Quirino di Roma dalla Compagnia di Nino Besozzi con la regia di Mario Landi. Tra gli interpreti si ricordano oltre Besozzi, Carla Del Poggio, Franco Scandurra, Olga Vittoria Gentili e Adriana Silvestri. La rappresentazione non riscosse un grande successo di critica e pubblico. Corrado Pavolini su «La Fiera Letteraria» del 18 aprile 1948 annota: «Che la prospettiva teatrale esiga un suo proprio linguaggio e che dunque non si possano trascinar di peso su un palcoscenico le battute d'un romanzo senza che ne derivi un certo pasticcio, l'ha confermato ancora una volta la prova de Gli Indifferenti». Silvio D'Amico interviene sulla riduzione scenica in due occasioni. La prima in un articolo intitolato Gli indifferenti di Alberto Moravia, pubblicato su «Sipario» nell'aprile del 1948: «[Il passaggio] da un procedimento tutto analitico ad una sintesi essenziale e vigorosa può riuscire estremamente difficile». Il secondo apparso in S. D'Amico, Palcoscenico del dopoguerra, 1945-52, Torino, Edizioni Radio Italiana, 1953, p. 279: «Sappiamo bene che la tentazione d'un tale trasporto è venuta a molti, fors'anche dalla struttura del romanzo stesso, il quale si svolge in tre quadri, ciascuno contenente gli eventi di un giorno: i tre atti rituali parevano offrirsi da sé al riduttore. Ma lo schema d'una ripartizione non basta a fare un dramma. [...] L'atmosfera che spiega e giustifica cotesta indifferenza mediante le analisi e le introspezioni che formano la struttura del romanzo, nella inevitabile schematizzazione ed esteriorizzazione scenica, sono andate perdute».

2  A. Moravia, Il teatro comico, in «Il dramma», n. 198, 10, 1934. In Id., Teatro, cit., pp. 845-847.

3  Id., La tragedia, in «Il dramma», n. 202, 11, 1935. Ora in A. Moravia, Teatro, cit., pp. 845-847.

4  Id., A teatro con i cinesi, in Id., Articoli di viaggio (1930-1990), a cura di E. Siciliano, Milano, Bompiani, 1994, pp. 296-302.

5  Id., Il teatro di Epidauro, in Id., Articoli di viaggio (1930-1990), cit., pp. 428-431.

6  Id., Teatro e cinema, in «Documento», II, nov-dic. 1942. In Id., Teatro, cit., pp. 852-856.

7  Id., Contro il teatro di poesia, in «Sipario», n. 14, 1947. Poi in Id., Teatro, cit., pp. 857-858.

8  Non bisogna dimenticare che Squarzina ha affiancato sempre all'attività di regista, anche quella di drammaturgo. Un prezioso strumento per approfondire l'artista è l'Archivio Squarzina, donato alla Fondazione Istituto Gramsci nel 2009. È presente anche un faldone che testimonia la collaborazione con Moravia. In esso sono tra l'altro conservati il saggio di Squarzina Con Moravia, alcuni ritagli relativi alla messinscena del 1958, l'articolo di Aline Nari dedicato alla riduzione teatrale del romanzo, la rassegna stampa e il programma di sala della versione scenica del Teatro dei Filodrammatici del 1998/99.

9  Nel corso dell'intervista Squarzina esprime apertamente di non apprezzare il teatro moraviano e confessa di essere stato, insieme a Nicola Chiaromonte, tra i giurati del Premio Pirandello contrari all'assegnazione di un riconoscimento a Il Dio Kurt nel 1968.

10  A. Nari, Gli indifferenti nella riduzione per il teatro di Alberto Moravia e Luigi Squarzina, in «La Rassegna della letteratura italiana», a. 100, serie VIII, nn. 2-3, maggio-dicembre 1996, p. 150. Si tenga presente che l'intervista a Squarzina del 1996 è successiva alla morte di Alberto Moravia che dunque non può contrapporre una personale ricostruzione dei fatti.
Dichiarazioni molto simili a quelle che il regista espone ad Aline Nari sono espresse anche in L. Squarzina, Con Moravia, Programma di sala de Gli Indifferenti, per la rappresentazione curata da Parodi nel 1998/99. Cfr. B. Alfonzetti, D. Quarta, M. Saulini (a cua di), Granteatro. Omaggio a Franca Angelini, Roma, Bulzoni, 2002.

11  Paul Vialar (1898-1996) dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale, all'inizio degli anni Venti inizia a farsi conoscere grazie a opere poetiche (nel 1921 pubblica la prima raccolta di versi Le Cœur et la boue) e teatrali (ne comporrà cinque in tutto, tra cui L'Âge de raison e Grand'Mère a gagné in collaborazione con Francis Bernier). Nel 1939 ottiene grazie al romanzo La Rose de la mer il Prix Femina. Durante gli anni Trenta si dedica soprattutto alla composizione di pièce e nel 1935 è designato direttore delle emissioni teatrali e letterarie per la Radio di Stato. Nel 1943 si fa conoscere al grande pubblico grazie al romanzo sulla caccia La Grande Meute. Dal secondo dopoguerra si dedicherà soprattutto alla composizione di cicli narrativi in cui ritrae la società contemporanea: pubblica il romanzo La mort est un commencement (1946-51), La Chasse aux hommes (1952-58) e Chronique française du XXe siècle (1955-61).

12  P. Vialar, Les indiffeérents, pieéce en 5 tableaux d'apreés le roman de Moravia, in «Les Œuvres libres. Recueil littéraire mensuel ne publiant que de l'inédit», Paris, Librairie Arthème Fayard, n. 203, Mai 1938, pp. 127-214.

13  Cfr. R. De Ceccatty, Alberto Moravia, Milano, Bompiani, 2010, nota n. 110, p. 286. Gli interpreti della messinscena parigina sono: Raymond Rouleau (Léo), Georges Rollin (Michel), Mmes Jane Lory (Marie-Grâce), Renée Corciade (Lisa) et Jany Holt (Carla). Le reazioni alla rappresentazione francese non sono entusiaste. Sintomatico dell'appiattimento operato da Vialar, che ha investito soprattutto il personaggio di Michele, il fatto che le recensioni dell'epoca riconoscano in Leo il protagonista della pièce.

14  E. Morante, Lettere a Antonio, in Id., Opere, a cura di C. Cecchi e C. Garboli, Milano, Mondadori, 1988-1992, vol. II, p. 1604. Si veda anche Id., Diario 1938, Torino, Einaudi, 1989.

15  A. Moravia, Ricordo de gli indifferenti, in Id., L'uomo come fine e altri saggi, Milano, Bompiani, 1964, p. 13.

16  Pur essendo esplicita la didascalia di apertura, non è chiara la collocazione temporale del dramma. Maria Grazia nel primo quadro esprime il desiderio di andare a vedere a teatro Come tu mi vuoi di Pirandello opera composta nel 1929 e rappresentata per la prima volta nel 1930 al Teatro dei Filodrammatici di Milano. Successivamente i personaggi si recano al cinema a vedere La carne e il diavolo, un film di Clarence Brown con Greta Garbo che risale al 1927. Successivamente Michele dice di vivere nel 1925.

17  Cfr. A. Nari, Gli indifferenti nella riduzione per il teatro di Alberto Moravia e Luigi Squarzina, cit.

18  Cfr. Incontro con Moravia, intervista a cura di C. Costantini e S. Marcellini per il programma RAI L'approdo: settimanale di lettere e arti trasmesso nel 1969.

19  A. Moravia, Note sul romanzo, in Id., L'uomo come fine e altri saggi, cit., p.270.

20  La definizione di polifonia è stata sviluppata da Bachtin nel saggio dedicato a Fëdor Dostoevskij Problemy poètiki Dostoevskogo (Le problematiche della poetica di Dostoevskij) pubblicato nel 1963. Bachtin ricorre alla nozione di dialogicità, in cui il dialogo diventa lo spazio di confronto tra i vari punti di vista di altrettanti personaggi. Il volume è un'edizione ampliata della sua ricerca Problemy tvorčestva Dostoevskogo (Le problematiche dell'opera di Dostoevskij) risalente al 1929. L'edizione italiana esce nel 1963 con il titolo Dostoevskij. Poetica e stilistica per Einaudi.

21  Utile ad avvalorare questa ipotesi è una dichiarazione dello stesso Moravia che, conversando con Elkann, si esprime anche in merito alla genesi del dramma Sei personaggi in cerca d'autore: «Questo famoso dramma in origine doveva essere un drammone di tipo ottocentesco. Con tanto di incesto, suicidio ecc. Pirandello scrivendolo scoprì che non funzionava», in A. Elkann, A. Moravia, Vita di Moravia, Milano, Bompiani, 2007, p. 224.

22  A. Moravia, La chiacchiera a teatro, in «Nuovi Argomenti», n. 5, 1967. In Id., Teatro, vol. II, cit., pp. 868-885.

23  I bersagli della critica di Moravia coincidono con quelli che nel 1968 Pasolini approfondirà nel Manifesto per un nuovo teatro pubblicato in «Nuovi argomenti», n. 9, 1968.

24  Come osserva Heidegger in Essere e tempo «tacere non significa però esser muto. Al contrario, il muto tende a "parlare". [...] Solo il vero discorso rende possibile il silenzio autentico. Per poter tacere l'Esserci deve aver qualcosa da dire, deve cioè poter contare su un'apertura di se stesso ampia e autentica. In tal caso il silenzio rivela e mette a tacere la "chiacchiera"». in M. Heidegger, Essere e tempo, Torino, UTET, 1969, p. 208.

25  A. Moravia, Gli indifferenti, in Id., Teatro, cit. p. 748.

26  Ivi, p. 739.

27  Ivi, p. 742.

28  Ivi, p. 744.

29  P. Vialar, Les indiffeérents, pieéce en 5 tableaux d'apreés le roman de Moravia, cit., pp. 146-147.

30  A. Moravia, Gli indifferenti, in Id., Teatro, cit. p. 770.

31  Il romanzo era del resto costellato da una serie di sogni a occhi aperti dal carattere allucinatorio, in cui soprattutto Michele si immerge. Sono prefigurazioni di un futuro potenziale nel quale il personaggio riesce a concretizzare l'atto estremo, degno di un eroe tragico. Più Michele censura le sue azioni più la sua coscienza è in grado di concepire mondi nuovi: motivo questo al centro anche del racconto I sogni del pigro in cui il protagonista Talamone, incapace di partecipare attivamente alla mediocre quotidianità, preferisce affidarsi rifugiarsi in un'esistenza virtuale dove ogni aspirazione può essere pienamente realizzata. Anche se la pigrizia qui prende il posto dell'indifferenza, la funzione compensatoria della rappresentazione onirica è identica. Id., I sogni del pigro, in Id., Racconti surrealisti e satirici, Milano, Bompiani, 2012.

32  Id., Gli indifferenti, in Id., Teatro, cit. p. 779.

33  Ivi, p. 786. Questo espediente in qualche modo anticipa quello che sarà adottato da Moravia, con un peso significante del tutto diverso, nel Dio Kurt, in cui il personaggio protagonista è dotato di un doppio costume: quello da ufficiale nazista e da Fato greco.

34  Ivi, pp. 787-788.

35  Il copione francese e quello italiano sono pressoché identici anche nella scansione delle battute Cfr. A. Moravia, Gli indifferenti, in Id., Teatro, cit., pp. 805-806 con P. Vialar, Les indiffeérents, pieéce en 5 tableaux d'apreés le roman de Moravia, cit., pp. 213-14. Questa corrispondenza così netta è forse la prova che acclara il debito moraviano nei confronti della riduzione d'oltralpe.

36  La fantasticheria di Michele ha una funzione prolettica, poiché vi è rappresentato il momento in cui ucciderà Leo e il processo che ne deriverà, ma al suo interno accoglie parentesi analettiche in cui gli altri personaggi ricostruiscono eventi passati.

37  Cfr. P. Szondi, Teoria del dramma moderno 1880-1950, Torino, Einaudi, 1962.


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