Note: Dedico questo breve scritto alla memoria di Eduardo Saccone, mio maestro "irlandese". 1 R. Luperini, L’incontro e il caso. Narrazioni moderne e destino dell’uomo occidentale, Roma-Bari, Laterza, 2007, p. 3. A mo’ di excusatio non petita, prendo ancora in prestito le autorevoli parole di Luperini: «Per certi aspetti questo non è un lavoro di critica tematica. [...] Il lettore non troverà ambizioni di tassonomia, né volontà di creare dei sistemi e di orientare la ricerca secondo metodi rigorosi di scientificità o, all’opposto, secondo suggestioni di rassegna rapsodica su vasta scala [...] Aggiungo che, data questa impostazione, gli autori selezionati sono solo alcuni fra i tanti possibili; e di molte opere importanti, pure appartenenti al periodo considerato e magari incentrate sul[lo stesso tema], non si troverà qui nemmeno menzione. D’altronde a guidare l’autore [...] è una passione essenzialmente ermeneutica, che qui si è impegnata nella lettura di una serie ridotta di testi, scelti perché sufficientemente omogenei per area cronologica [...], dotati di sicuro valore artistico e unificati dall’angolatura che il tema [...] può offrire» (ivi, pp. 3-4). 2 E. Saccone, Ritorni. La seconda lettura, con una introduzione di M. Palumbo, Napoli, Liguori, 2010, pp. 43-44. 3 «Solaria», III, febbraio 1928, n. 2, pp. 3-64. 4 I. Svevo, Favola per Letizia, in Tutte le opere, edizione diretta da M. Lavagetto, vol. II, Racconti, edizione critica con apparato genetico e commento di C. Bertoni, saggio introduttivo e cronologia di M. Lavagetto, Milano, Mondadori, 2004, p. 656. Di qui in avanti a ogni brano citato segue il mio commento. 5 I. Svevo, La coscienza di Zeno, in Tutte le opere, edizione diretta da M. Lavagetto, vol. I, Romanzi e "continuazioni", edizione critica con apparato genetico e commento di N. Palmieri e F. Vittorini, saggio introduttivo e cronologia di M. Lavagetto, Milano, Mondadori, 2004, p. 948. 6 I. Svevo, Una burla riuscita, in Racconti, cit., p. 256. 7 Ce n’è poi un’altra decina di versioni nello stesso racconto, Del racconto cfr. anche l’edizione critica a cura di B. Stasi, Una burla riuscita, edizione critica sulla base di un nuovo testimone, Lecce, Pensa Multimedia, 2014. 8 I. Svevo, Una burla riuscita, cit., pp. 255-256. 9 Questa favola (S4) richiama l’allodola incipitaria di Bestie di Tozzi. 10 I. Svevo, Una burla riuscita, cit., p. 256. 11 «Come lui stesso vivevano fra le due esperienze, quella della vita reale e quella dei sogni. Erano infine degli animali che avevano una testa in cui potevano annidarsi dei pensieri, e avevano dei colori, degli atteggiamenti eppoi anche una debolezza da far compassione, e delle ali da destare l’invidia, perciò la vera e propria vita. La favola restò tuttavia la piccola mummia irrigidita da assiomi e teoremi, ma almeno la si poté scriver sorridendo. E la vita di Mario s’arricchì di sorrisi», I. Svevo, Una burla riuscita, cit., p. 199. 12 Poi c’è il personaggio dell’uomo d’affari dell’omonimo articolo anonimo, e che compare anche nelle pagine di Diario, in Racconti, cit., pp. 738-739, qui precisato in forma di personaggio. 13 «Il sospetto, il suspicere, lo sguardo obliquo, non diretto, cui anche il socchiudere degli occhi allude, è teso a un’ulteriorità cui l’apparenza fa ovviamente da supporto, come nell’allegoria: all’altro discorso che al primo necessariamente si appoggia, cui l’accesso è per mezzo di supposizioni e congetture, mediante il lavoro inventivo dell’immaginazione» (E. Saccone, Allegoria e sospetto. Come leggere Tozzi, Napoli, Liguori, 2000, p. 2, e Id., Retorica del sospetto, in Ritorni, cit., pp. 165-176). 14 «Nelle favole di Svevo, la morale edificante caratteristica della favola tradizionale è sostituita da una morale scettica e misantropica. Tale caratteristica di fondo della favola sveviana è chiaramente osservabile a livello delle concrete strategie narrative: l’equilibrato andamento narrativo, la sorvegliata articolazione argomentativa, caratteristiche precipue della favola tradizionale finalizzate all’articolazione allegorica di una verità morale positiva, vengono sconvolte da sviluppi sorprendenti, equivoci tragicomici, situazioni paradossali e conclusioni disincantate. Tra la struttura tradizionale della favola, che in pratica fornisce al lettore il suo primo orizzonte d’attesa, e lo svolgimento effettivo della favola sveviana, si verifica una specie di cortocircuito. Lo svolgimento della favola sembra condurre verso un vicolo cieco, e dalla sua trasformazione metasememica si ricava, quale unica "morale della favola", una visione profondamente scettica sull’umanità» (B. Van den Bossche, Tanti piccoli passeri e qualche lunga serpe: la vena favolistica nei racconti di Italo Svevo, in «Narrativa», 13, 1998, p. 3). «A detta dello stesso Mario Samigli, ogni favola è come la correzione di una sua giornata, ed illustra quanto il suo pensiero sia molto più accorto delle sue azioni» (ivi, p. 6). «È ipotizzabile che l’effetto tranquillizzante delle favole sia ascrivibile alle stesse modalità generative della favola: inventare una favola significa costruire un universo narrativo completamente staccato dalla sfera quotidiana e saldamente controllato dal suo autore, in cui agli intricati ed imprevedibili casi della vita si sostituiscono pochi eventi assemblati in una compagine narrativa coerente» (ivi, p. 7). 15 F. Tozzi, Bestie, in Opere, a cura di M. Marchi, Milano, Mondadori, 1987, pp. 605-606. 16 G. Debenedetti, Con gli occhi chiusi, in «Aut-Aut», 78, novembre 1963, pp. 28-43, poi in Il personaggio uomo, Milano, Il Saggiatore, 1970, pp. 83-103, e in Saggi, a cura di F. Contorbia, Milano, Mondadori, 1982, pp. 273-287. 17 F. Tozzi, Bestie, cit., p. 606. 18 «H. Frichet – La veilleuse, conte: Revue bleue du 3 mai 1902» (H. Frichet, La veilleuse. Conte, in «Revue politique et littéraire: revue bleue», XVII, série 4, janvier-juin 1902, Éditeur Bureau des revues, pp. 570 sgg.). La traduzione è stata pubblicata da M. Menicacci, Tozzi e la Francia: nuove prospettive, in R. Castellana e I. de Seta (a cura di), Federigo Tozzi in Europa. Influssi culturali e convergenze artistiche, Roma, Carocci, pp. 121-134. 19 F. Tozzi, Bestie, cit., p. 573. 20 Ho usato quest’espressione, insieme a quella di «cedimento mistico», mutuandone il senso da Franco Petroni, in I. De Seta, Con Borgese e Debenedetti: Tozzi, artista di una provincia europea, in R. Castellana e I. De Seta (a cura di), Federigo Tozzi in Europa, cit., p. 99 e p. 102. 21 Cfr. infra, l'ultima parte di questo saggio Riflessioni finali: influssi reciproci di un'immagine archetipica. 22 Cfr. R. Castellana, Cronistoria di un giornale letterario. Tozzi e Pirandello al «Messaggero della domenica», in Tozzi tra filologia e critica, a cura di R. Luperini e R. Castellana, Lecce Manni, 2003 pp. 111-148 e il mio Con Borgese e Debenedetti: Tozzi, artista di una provincia europea, cit. 23 Per la novella di Pirandello sembra ipotizzabile, se non altro, un influsso del testo di Frichet. L'idea e l'atmosfera, soprattutto all'inizio, sono piuttosto simili. Potrebbe trattarsi di un recupero, con sapienti variazioni, di alcuni elementi della Veilleuse. C'è da domandarsi se non ci sia un archetipo maggiore, un racconto francese dal tema simile. Dal momento che con Tozzi erano molto amici e, per un periodo, assidui, potrebbe darsi che Tozzi abbia parlato o mostrato la traduzione a Pirandello. Il motivo dell'animale «addomesticato» torna, fra l'altro, anche nella novella tozziana. (Ringrazio Marco Menicacci per queste riflessioni da me parafrasate). «All'interno di un taccuino inedito, conservato nell'Archivio Tozzi di Castagneto e segnalatomi da Silvia Tozzi (che qui cordialmente ringrazio), è infatti emerso un breve testo dal titolo Il lume da notte (pubblicato in appendice al presente articolo). Si tratta di La veilleuse breve conte di Henry Frichet, uscito sul numero di maggio 1902 della «Revue politique et littéraire», meglio conosciuta come "Revue bleue". Di questo periodico, cui Tozzi probabilmente arriva anche seguendo i suoi interessi per l'ideologia socialista, i dati d'archivio confermano un'assidua frequentazione, in particolare per il triennio 1901-03 (Cesarini, 2002, p. 60). Secondo le indicazioni riportate da Glauco Tozzi, il taccuino con la traduzione risale al 1903 e dunque, se questa datazione è corretta, si può affermare che a soli vent'anni Federigo era in grado di affrontare un testo francese di notevole complessità» (ivi, p. 121). «Il lume da notte (veilleuse), dal cui punto di vista si svolge la narrazione, assiste a una vicenda dalle tinte decisamente noir: nella sua camera da letto, una giovane donna, bella ma prematuramente consumata da tormenti sentimentali, si lascia lentamente straziare - tra il sonno e la veglia - dai colpi di becco di un corvo che inspiegabilmente è entrato nella stanza. Se già il tema del cupio dissolvi potrebbe autorizzare riferimenti tozziani, è forse proprio l'epifania e la violenza del lugubre volatile a trovare un interessante recupero. In una prosa di Bestie il narratore si trova ad assistere un amico che giace in coma, quando, all'improvviso, una tortora entra nella camera, vola sul capezzale e con il becco ferisce a sangue il labbro del moribondo [...]. Nella pagina tozziana, certo, non c'è traccia del compiacimento descrittivo o delle estenuate atmosfere liberty di Frichet, né dell'elemento nero-fantastico alla E.A. Poe: il fatto si consuma interamente nell'ambito del reale - un reale, peraltro, ordinario e dimesso - mentre la scrittura, rapida e asciutta, lascia che a emergere autonomamente sia un inspiegabile e straniante senso di angoscia» (ivi, p. 122). 24 F. Tozzi, L’acqua fa l’orto, in «Il Messaggero della domenica», 4 giugno 1919, p. 320, ora in F. Tozzi, Il podere, introduzione, note e commento a cura di E. Saccone, Ravenna, Longo, 2003. 25 L. Pirandello, Novelle per un anno, vol. 3, tomo I, Milano, Mondadori, 1990, pp. 318-320. 26 Le prose di Tozzi, seppur fortemente drammatiche, hanno l’incanto dell’amore dell’autore giovanilmente innocente; nelle favole di Svevo c’è frustrazione mutata in ironia amara e saggezza di chi ha varcato la metà del cammino; Pirandello parte da una situazione oscuramente drammatica per poi risolverla con un relativo lieto fine, una soluzione accomodante inaspettata, forse la consapevolezza del poi dell’età avanzata. 27 C. Geddes Da Filicaia, La biblioteca di Federigo Tozzi, Firenze, Le Lettere, 2001. 28 Ringrazio Riccardo Castellana per aver confermato con queste parole la mia ipotesi. 29 Cfr. in proposito R. Luperini, Federigo Tozzi. Le immagini, le idee, le opere, Roma-Bari, Laterza, 1995 pp. 76-80; E. Saccone, Ritorni, cit., pp. 249-259 e i miei Pirandello tra Tozzi e Borgese, in A. Frabetti e S. Cubeddu (a cura di), Pirandello oggi. Intertestualità, riscrittura, ricezione, Pesaro, Metauro, pp. 221-239, 2017 e Con Borgese e Debenedetti: Tozzi, artista di una provincia europea, in R. Castellana e I. de Seta (a cura di), Federigo Tozzi in Europa, cit., pp. 91-106. 30 S. Volpato e R. Cepach, Alla peggio andrò in biblioteca. I libri ritrovati di Italo Svevo, Macerata, Biblohaus, 2013, p. 259. Ecco cosa è riportato nel catalogo della biblioteca alla voce «Tozzi», in cui compare appunto la raccolta di novelle sopraindicata: «Nota di possesso "Ettore" nel margine sup. destro del front. Sono sottolineate nell'indice a p. [293] le novelle con titolo Pittori (a p. 50 segno a lapis sulle frase «Ma al cimitero furono sepolti quasi accanto; e chi andava a mettere i fiori a uno, ne sfilava dal suo mazzo un pochi per l'altro»), La casa venduta (a p. 53 sottolineato il passo «Nessuno mi rispettava»), Una recita cinematografica (a p. 109 sottolineato il passo «Ma ha un malessere nell'animo come non mai. Anche questo malessere lo spaventa; perché non sa di quel che si tratti. Ed è così triste che anch'egli vuol morire» e a p. 111 «con l'angoscia di non potersi uccidere mai più»), Il morto in forno, Vita, Creature vili (a p. 180 sottolineato il passo «I miei ricordi avevano un senso doloroso, sempre più acuto. Non capivo perché le cose mi paressero tutte tragiche: come quando è avvenuto un omicidio sotto i nostri occhi, e noi si resta con l'animo sorpreso»), Mia madre (a p. 207 sottolineato il passo «tutto contento di vedere sul suo viso una disperazione indimenticabile»), Marito e moglie, L'ombra della giovinezza. Ma nel retro di copertina Svevo si sofferma sull'elenco di altre opere pubblicate dall'editore e sottolinea questi titoli: Una donna di Sibilla Aleramo; L'amore beffardo di Virgilio Brocchi; I Viceré di Federico De Roberto; L'ultima traccia, novelle di Guido Gozzano; Anime allo specchio, novelle di Amalia Guglielminetti; Faustina Bon, romanzo teatrale fantastico di Haydée; Guenda di Marino Moretti; Si gira... di Luigi Pirandello; Tre croci di Federigo Tozzi» (p. 151). 31 Ivi, p. 201. «L'accostamento quasi automatico che a Svevo vien fatto di proporre fra Pea e Tozzi, del resto, al di là della comune appartenenza geografica (che Svevo intende anche come comune appartenenza a una temperie letteraria, al di là del problematico accostamento dei due all'esperienza vociana) è interessante perché l'entusiasmo di Svevo per Pea, senza dubbio autentico, come nel caso di Tozzi, potrebbe rimandare a interessi comuni dal punto di vista narrativo: se per Tozzi si è parlato molto di intuizioni pre-psicanalitiche che avrebbero attirato l'attenzione del triestino, varrà la pena di sottolineare anche alcune tematiche di Moscardino che possono aver attratto il suo interesse, in particolare le riflessioni sulla salute e la malattia dal punto di vista dell'igiene mentale» (ivi, p. 203). 32 Ringrazio Riccardo Cepach, di cui ho parafrasato le parole. 33 Ivi, p. 84. 34 Dal catalogo La biblioteca di Luigi Pirandello. Catalogo alfabetico per autore, a cura di D. Saponaro e L. Torsello con la supervisione di A. d'Amico, Roma, Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporanei, s.d. 35 I. Shah, Favola di Rumi, «L'uccello indiano», in La Strada dei Sufi. Idries Shah (1924- Londra, 1996) è stato uno scrittore britannico, autore di numerosi libri di spiritualità, novellistica e psicologia sufi. 36 Rimando ai miei studi: La biblioteca nel romanzo moderno. 1. Manzoni, Nievo, Pirandello e Tozzi, in «Laletteraturaenoi», 26 luglio 2014. <http://www.laletteraturaenoi.it/index.php/interpretazione-e-noi/283-la-biblioteca-nel-romanzo-moderno-1-manzoni,-nievo,-pirandello-e-tozzi.html>; La biblioteca nel romanzo moderno. 2. Archetipo, tema, cronotopo, in «Laletteraturaenoi», 30 luglio 2014. <http://www.laletteraturaenoi.it/index.php/interpretazione-e-noi/284-la-biblioteca-nel-romanzo-moderno-2%20-archetipo,-tema,-cronotopo.html>; L'inetto nello studiolo. Le biblioteche di Alfonso Nitti ed Emilio Brentani, in Italo Svevo and his Legacy for the Third Millennium, a cura di G. Stellardi and E. Tandello, Leicester, Troubador, 2014, pp. 48-61; From Cage to Nest: the library of «Il fu Mattia Pascal», in «Pirandello Studies», vol. 30 (2010), pp. 55-74; L'habitat-biblioteca di Francesco Appesi. Un confronto tra «Il Miracolo» e «Tre Croci», in «Intervalles», Special Issue on «Federigo Tozzi e le forme della discontinuità», n. 6, 2013, pp. 188-197. <http://www.cipa.ulg.ac.be/intervalles6/deseta.pdf>. Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2020 <http://www.boll900.it/2020-i/deSeta.html> gennaio-maggio 2020, n. 1-2 |