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Note:


1  A. Motta, Lo schermo del corpo: (Auto)biografismo e post-democrazia, in P. Antonello e F. Mussgnug (a cura di), Postmodern Impegno. Ethics and Commitment in Contemporary Italian Culture, Berna, Peter Lang, 2009, pp. 147-164. Sulle problematiche autobiografico-narrative si sofferma anche M.A. Mariani, Sull’autobiografia contemporanea, Roma, Carocci, 2011.

2  «Contro il mito postmoderno della morte del soggetto, la presa di parola individuale è uno dei fenomeni tipici dell’ipermoderno». R. Donnarumma, Ipermodernità: ipotesi per un congedo dal postmoderno, in «Allegoria», 2011, n. 2, p. 31.

3  S. Bartezzaghi, Quando il proprio dolore diventa un best-seller, in «la Repubblica», 16 marzo 2012.

4  Su queste problematiche del romanzo contemporaneo si veda C. Tirinanzi de Medici, Il vero e il convenzionale, Novara, Utet Università, 2012.

5  Per la poetica di alcuni degli autori citati di seguito (Pascale, Pincio, Trevi) si veda l’antologia curata da A. Cortellessa, Narratori degli anni Zero, Roma, Ponte Sisto, 2011 (numero 31-32-33 della rivista «L’Illuminista»).

6  A. Pascale, Questo è il paese che non amo. Trent’anni nell’Italia senza stile, Roma, Minimum fax, 2010, p. 11.

7  Ivi, pp. 83 sgg.

8  E. Auerbach, La cena interrotta, in Id., Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale, Torino, Einaudi, 1983 [Bern, A. Francke Verlag,19461], vol. II, pp. 162 sgg.

9  J. M. Coetzee, Elizabeth Costello, Torino, Einaudi, 2005 [London, Secker & Warburg, 20031].

10  A. Pascale, Questo è il paese che non amo, cit., p. 122.

11  «L’ipermoderno vede una resistenza alla finzionalizzazione». R. Donnarumma, Ipermodernità: ipotesi per un congedo dal postmoderno, cit., p. 23.

12  A. Pascale, Opinioni (democratiche?), in A. Pascale - L. Rastello, Democrazia. Cosa può fare uno scrittore?, Torino, Codice Edizioni, 2011, pp. 3-40. Un ruolo importante nella delineazione dell’intellettuale di servizio è ricoperto dalla figura di Goffredo Parise; ivi, pp. 37-38. Su problematiche affini a quelle di Democrazia si veda anche A. Inglese, La confusione è ancella della menzogna, Genova, Quintadicopertina, 2013.

13  A. Mazzarella, Politiche dell’irrealtà. Scritture e visioni tra Gomorra e Abu Ghraib, Torino, Bollati Boringhieri, 2011. Si veda anche A. Mazzarella, Poetiche dell’irrealtà. Sulle nuove frontiere del realismo letterario, in «Le parole e le cose», 14 gennaio 2013, <http://www.leparoleelecose.it/?p=8280> (31 luglio 2013).

14  Come sottolinea nella sua Postilla sul presente P. D’Angelo, Le nevrosi di Manzoni. Quando la storia uccise la poesia, Bologna, Il Mulino, 2013, pp. 197-207.

15  A. Pascale, Questo è il paese che non amo, cit., p. 180.

16  Ivi, p. 182.

17  G. Genna, Assalto a un tempo devastato e vile. Versione 3.0, Roma, Minimum fax, 2010, p. 233; in riferimento a D. De Lillo, End Zone, Boston, Houghton Mifflin, 1972.

18  T. Pincio, Hotel a zero stelle. Inferni e paradisi di uno scrittore senza fissa dimora, Roma-Bari, Laterza, 2011, p. 30.

19  Ivi, p. 27.

20  A. Inglese, Il romanzo e la strategia dell’inventario, in «Nazione indiana», 27 marzo 3013, <http://www.nazioneindiana.com/2013/03/27/gli-ideali-della-letteratura-moderna-e-la-strategia-dellinventario/> (31 luglio 2013).

21  Il racconto fa parte di Sillbario n. 2 (1982) ora in G. Parise, Opere, a cura di B. Portello e B. Callegher, vol. II, Milano, Mondadori, 1999 [19891], pp. 370-376.

22  T. Pincio, Hotel a zero stelle, cit., p. 37.

23  Ivi, p. 36 (corsivi miei).

24  Ivi, p. 35.

25  Ivi, p. 41.

26  Ivi, p. 37.

27  G. Greene, L’americano tranquillo, Milano, Mondadori, 1957 [London, William Heinemann, 19551](ora anche in G. Greene, Romanzi, a cura di P. Bertinetti, vol. I, Milano, Mondadori, 2000).

28  T. Pincio, Hotel a zero stelle, cit., pp. 50-51.

29  Ivi, p. 51.

30  Ivi, p. 53.

31  Ivi, p. 68.

32  Ivi, p. 79.

33  Pincio ha tradotto il romanzo: F. Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby, a cura di S. Antonelli, postfazione di T. Pincio, Roma, Minimum fax, 2011 [New York, Charles Scribner’s Sons, 19251].

34  T. Pincio, Hotel a zero stelle, cit., p. 73.

35  Ivi, p. 74 (corsivo mio).

36  Del resto la scrittura dell’io «è ossessionata dalla volontà di interpretare il vissuto e di installare in esso, per quanto provvisorio e incerto, un significato». R. Donnarumma, Ipermodernità: ipotesi per un congedo dal postmoderno, cit., p. 39.

37  Si può parlare di un vero e proprio codice Wallace: D. Giglioli, Il cugino americano. David Foster Wallace e la narrativa italiana, in «Le parole e le cose», 28 gennaio 2013, <http://www.leparoleelecose.it/?p=8452> (31 luglio 2013). Si veda anche D. Giglioli, Senza trauma. Scrittura dell’estremo e narrativa del nuovo millennio, Macerata, Quodlibet, 2011.

38  T. Pincio, Hotel a zero stelle, cit., p. 115 (corsivo mio).

39  Ivi, p. 86.

40  Ivi, p. 223.

41  Ivi, p. 146.

42  Ibid.

43  Ivi, p. 194.

44  Ivi, p. 197.

45  Ibid. (corsivo mio).

46  Romanzo però, come è stato notato, dalla natura composita e ibrida: N. Scaffai, Pasolini, Trevi e qualcosa di scritto, in «Le parole e le cose», 26 aprile 2012, <http://www.leparoleelecose.it/?p=4621> (31 luglio 2013).

47  E. Trevi, Qualcosa di scritto, Milano, Ponte alle Grazie, 2012, p. 151.

48  Ivi, pp. 48-49.

49  Ivi, p. 148.

50  Ivi, p. 36.

51  E. Trevi, Werther: il romanzo come malattia, in J. W. Goethe, I dolori del giovane Werther, Roma, Newton Compton («I magnifici 7 capolavori della letteratura tedesca»), 2013 [17741], p. 13.

52  E. Trevi, Qualcosa di scritto, cit., p. 156.

53  Ivi, p. 97: «E poi a un certo punto, tutto accade davvero» (corsivo del testo).

54  Ivi, p. 95. Il "davvero" è uno degli elementi del paradigma ipermoderno. Cfr. R. Donnarumma, Ipermodernità: ipotesi per un congedo dal postmoderno, cit., p. 41.

55  E. Trevi, Il libro della gioia perpetua, Milano, Rizzoli, 2010, pp. 142, 150, 160, 187-188, 214-215, 246.

56  E. Affinati, Peregrin d’amore. Sotto il cielo degli scrittori d’Italia, Milano, Mondadori, 2010, p. 362.

57  Alcuni studi hanno ravvisato queste figure nella poetica affinatiana: G. Kurschinski, «Berlin» di Eraldo Affinati: un felice riemergere nelle ceneri del secolo breve e C. Tenuta, "L’eco di un grido in cortile". Realtà, rappresentazione, tradizione: note sulla Berlino di Eraldo Affinati, in H. Serkowska (a cura di), Finzione cronaca realtà. Scambi, intrecci e prospettive nella narrativa italiana contemporanea, Massa, Transeuropa, 2011, rispettivamente pp. 191-204 e pp. 205-215.

58  E. Affinati, Peregrin d’amore, cit., p. 360.

59  Il concetto di analogia è utilizzato da A. Casadei, Stile e tradizione nel romanzo italiano contemporaneo, Bologna, Il Mulino, 2007, p. 219 (ma si veda l’intero capitolo dedicato alla narrativa di Affinati).

60  E. Affinati, Peregrin d’amore, cit., p. 359.

61  Ivi., p. 343.

62  Ibid: «Da adolescente, prima ancora di conoscere l’Abruzzo, già lo amavi, attraverso le parole del cappellano in Addio alle armi di Ernest Hemingway. Alla diramazione di Avezzano, avanzando verso la piana del Fucino, è come se cominciassi a parlare con Ignazio».

63  Ivi, p. 404.

64  R. Palumbo, Narrazioni spurie: letteratura della realtà nell’Italia contemporanea, «Modern Language Notes» (Italian Issue), January 2011, n. 1, p. 216. Del resto, a proposito del racconto contemporaneo, è stato notato come in esso l’identità è un fatto «intersoggettivo e intercomunitario»: F. Pellizzi, Identità brevi. Per una lettura cognitiva del racconto italiano, in I. Fried (a cura di), Identità italiana e civiltà globale all'inizio del ventunesimo secolo. Meticciati, relazioni, attraversamenti, rapporti con la modernità, Atti del Convegno (Budapest, 29-30 settembre 2011), Loránd, Università Eötvs, 2012, p. 206; disponibile anche sul sito internet dell’autore www.federicopellizzi.it.

65  A. Tabucchi, Autobiografie altrui. Poetiche a posteriori, Milano, Feltrinelli, 2003. Il primo capitolo Un universo in una sillaba ha qualche punto di contatto con il discorso qui svolto.

66  Si consideri ad esempio questa affermazione a proposito di Si sta facendo sempre più tardi: «Io sono stato tutti i personaggi di queste lettere ([...] lo sono stato interamente e sinceramente, con tutto me stesso) senza mai esserlo davvero»; ivi, p. 99 (corsivo mio). Tuttavia, il primo capitolo Un universo in una sillaba delle Autobiografie altrui ha qualche punto di contatto con il discorso qui svolto.

67  E. Affinati, Compagni segreti. Storie di viaggi, bombe e scrittori, Roma, Fandango, 2006, p. 344.

68  E. Affinati, Berlin, Milano, Rizzoli, 2009. Si legga ad esempio p. 185: «ogni morte lascia un testimone a chi resta e saper raccogliere il filo per riannodarlo alla catena da cui appare staccato è il compito degli esseri umani».

69  Sul concetto positivo di Fine (dell’Umanesimo, delle Lettere) in Non siamo gli ultimi, come rinascita dalle rovine, si veda E. De Vivo, Fine della letteratura, in «Zibaldoni e altre meraviglie», 14 dicembre 2009, <http://www.zibaldoni.it/rubrica/redazione/critica_letteraria/> (31 luglio 2013). Scrive De Vivo: « Non siamo gli ultimi nasce alla fine di un’epoca non per subirne le implicazioni nichiliste, bensì per guardare, senza vergogna o moralismi, all’avvenire»; corsivo di De Vivo.

70  M. Rizzante, Non siamo gli ultimi. La letteratura tra fine dell’opera e rigenerazione umana, Milano, Effigie, 2009, pp. 44 sgg.

71  Ivi, p. 91.

72  Ivi, p. 85.

73  Il racconto in R. Bolaño, Chiamate telefoniche, Milano, Adelphi, 2012 [Barcelona, Anagrama, 19971], pp. 135-140.

74  M. Rizzante, Non siamo gli ultimi, cit., p. 16.

75  G. Ferroni, Scritture a perdere. La letteratura negli anni zero, Roma-Bari, Laterza, 2010, p. 14. Pur in riferimento a ben diverso aspetto della società comunicativo-mediatica, vale a dire a internet, è stata comunque notata una certa idiosincrasia di fondo di Ferroni verso la civiltà tecnologica e dell’immagine. F. Pellizzi, I barbari, la letteratura e i nuovi media (1990-2207), in «Bollettino ’900», 2007, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2007-i/Pellizzi1.html> (31 luglio 2013).

76  A. Casadei, Assiomi/2. Letteratura e realismo: questioni aperte, in «Le parole e le cose», 16 marzo 2012, <http://www.leparoleelecose.it/?p=3935> (31 luglio 2013).

77  W. Siti, Troppi paradisi, Torino, Einaudi, 2008 [20061], pp. 96 e 98.

78  «Che cos’è una finzione quando si incarna, quando detiene il vero potere di modificare il corso della storia, quando agisce sulla realtà e ne viene trasformata a sua volta? Cosa diventa la menzogna quando è salvifica?»; H. Janeczek, Le rondini di Montecassino, Parma, Guanda 2010, p. 13. Per una analisi del romanzo si veda E. Piga, Epica, storia e memoria. «Le Rondini di Montecassino» di Helena Janeczek, in «Bollettino’900», 2012, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2012-i/Piga.html> (31 luglio 2013).


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Giugno-dicembre 2013, n. 1-2