Stefano Magni, Réécrire dans la (post)-modernité: Benni, Folgore, Macchiavelli, Manganelli, Vassalli, Sarrebruck, EUE, 2010, pp. 445, € 98,00

di Inge Lanslots

 

Scheda bibliografica Torna all'indice completo del numero Mostra indice delle sezioni Togli testata Salva il frame corrente senza immagini Stampa il frame corrente Apri in formato PDF



Vai alla fine della recensione

Mentre si affermano nuove tendenze nella narrativa italiana contemporanea su cui indagano gli studiosi, la critica continua a buon titolo a studiare il fenomeno della postmodernità, conclusasi da poco per gli uni, negli anni novanta per gli altri con - come sostiene Alberto Arbasino - l'avvento della narrativa dell'intimismo. A prescindere dall'eventuale scomparsa della postmodernità, tutti concordano sull'interesse del fenomeno il cui impatto va studiato ulteriormente. In questa luce va letto il saggio di Stefano Magni, intitolato Réécrire dans la (post)-modernité: Benni, Folgore, Macchiavelli, Manganelli, Vassalli, che contribuisce ampiamente a gettar luce sull'argomento.
Nella prima parte del suo saggio Magni si propone di definire la letteratura postmoderna dimostrando quanto sia difficile circoscrivere il fenomeno. Il suo discorso parte dal dibattito nato attorno al saggio La condition postmoderne di François Lyotard, pubblicato nel 1979, e poi si passano in rassegna le definizioni avanzate da studiosi ben noti e autorevoli nel campo, quali Linda Hutcheon, Romano Luperini, Monica Jansen. Nonostante le divergenze delle definizioni, la critica concorda sul fatto che la postmodernità sia un superamento e allo stesso tempo una negazione della modernità, la cui accezione non è nemmeno univoca.
L'estetica postmoderna che ne deriva evidenzia un altro grado interpretativo dell'opera d'arte, il cosiddetto double coding, e viene anche segnata dai giochi intertestuali, dalle componenti ludiche e dalla riscrittura ironica. Le caratteristiche più evidenti di un'opera postmoderna sono: la molteplicità narrativa che fa combaciare più storie a vari livelli di lettura - la narrazione diventa eterogenea, ibrida, diversa - e la messa in rilievo della forma che porta a testi metafinzionali. L'opera postmoderna pratica una frequente intertestualità, o meglio intermedialità, e mescola cultura alta e bassa. Promuove anche l'integrazione della non-fiction nella finzione e la con-fusione dei generi, nonché la combinazione di idiomi esistenti e diversi. Nella costruzione letteraria il tempo narrativo è circolare e il personaggio ha un ruolo meramente secondario, mentre si emancipa il lettore così da creare un prodotto interattivo che fa dialogare il testo e il mondo, il testo e il suo intertesto, il testo e il lettore. La letteratura postmoderna propone infine l'idea di una iperrealtà che problematizza la realtà in modo retorico tramite un commento satirico, cinico o prevalentemente ironico ricorrendo all'ingegno della parodia che rimaneggia un testo già esistente.
Però prima di arrivare alla produzione letteraria esclusivamente postmoderna, la narrativa italiana passa per un periodo di transizione, in cui i testi oscillano tra la modernità e la postmodernità. Magni lo illustra nella seconda parte del saggio analizzando romanzi e racconti di tre autori: Giorgio Manganelli, Luciano Folgore e Stefano Benni. Nell'analisi di Pinocchio: un libro parallelo (1977) Magni dimostra fino a che punto il romanzo di Manganelli si ispiri al romanzo di formazione di Collodi. Si registra una similitudine tra il nuovo testo e il suo ipotesto, al livello della lingua e della struttura, ma, allo stesso tempo, è impossibile ricondurre Pinocchio: un libro parallelo al suo primo grado formativo. Laddove la narrazione di Collodi presenta al lettore una narrazione rapida e addirittura grafica, Manganelli nel suo Pinocchio non fa altro che ritardare la narrazione che viene di continuo deviata, ma in cui vengono sottolineati sia l'aspetto finzionale del testo che il rovesciamento dell'ipotesto in chiave parodica. La parodia è anche il filo conduttore della raccolta di Folgore, Novellieri allo specchio (1935), nel senso che vengono riscritte poesie molto famose. Benni, a sua volta, compie un'operazione simile in Il bar sotto il mare (1987), nella cui copertina si riconoscono protagonisti letterari famosi che poi nel testo vengono individuati con una descrizione comica del loro nome.
Con Comici spaventati guerrieri (1986) lo stesso Benni, del resto, non segna solo un'altra tappa nella sua produzione letteraria appropriandosi del genere del romanzo poliziesco, ma con questo romanzo il poliedrico autore bolognese si inserisce nel filone della narrativa postmoderna, che sta al centro dell'ultima parte del saggio di Magni. Contrariamente al Bar sotto il mare, Comici spaventati guerrieri si ispira prevalentemente a un ipotesto, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, creando una narrazione circolare, con una componente investigativa incompiuta - l'indagine serve innanzitutto come atto di denuncia. Anche Loriano Macchiavelli si propone di rinarrare un'indagine, quella del Nome della rosa di Umberto Eco confrontando l'ipotesto romanzesco con l'adattamento cinematografico, squalificando l'esito dell'indagine originale come insufficiente e scorretta. La rosa e il suo doppio (1987) di Macchiavelli ne suggerisce un'altra, più plausibile a seconda del narratore, ma il lettore non fa fatica a cogliere l'intento parodico della riscrittura che al contempo rovescia i canoni estetici della serie dell'indagatore Sarti. Il romanzo di Macchiavelli devia da quello di Benni perché mette apertamente in causa le caratteristiche del postmoderno, mentre ricupera l'impegno perduto dai postmoderni. Oltre alla rivisitazione del genere poliziesco la letteratura postmoderna riconsidera un altro genere, quello del romanzo storico. Sebastiano Vassalli, dopo un percorso letterario tutto suo - Magni traccia per ogni autore studiato un profilo molto utile -, rovescia il monumentale I promessi sposi trasformando il positivismo dell'ipotesto manzoniano in un negativismo che viene abbinato a una sfiducia nella Chiesa e le istituzioni. I protagonisti della Chimera vengono respinti dal centro della narrazione - il lettore riconosce nell'eroina di Vassalli un'anti-Lucia - e si vedono costretti a muoversi in un mondo autoreferenziale.
Nella conclusione del saggio Magni mette ulteriormente in evidenza quanto il corpus analizzato sia rappresentativo della postmodernità. La produzione letteraria postmoderna si costruisce a partire da variegati ipotesti per rendergli omaggio ma soprattutto per analizzare le strutture della nostra Storia come lo intese Foucault, che si colloca alle origini della postmodernità. Una postmodernità che contribuì a colmare il vuoto culturale denunciato da Pasolini.

 

Precedente Successivo Scheda bibliografica Torna all'inizio della recensione Torna all'indice completo del numero Mostra indice delle sezioni


Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2012

<http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2012-i/Lanslots.html>

Giugno-dicembre 2012, n. 1-2


 

 

 

 

 

Free counter and web stats