Massimo Bontempelli, Realismo magico e altri scritti sull'arte, a cura di Elena Pontiggia, Milano, Abscondita («Carte d'artisti»), 2006, pp. 157, € 18,00

di Fulvia Airoldi Namer

 

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Elena Pontiggia raccoglie in questo elegante volumetto, sulla cui copertina è riprodotta una ammiccante e misteriosa "maschera" di Antonio Donghi (in retro di copertina c'è invece la celebre fotografia di Bontempelli con Cardarelli e Savinio), numerosi dei testi sull'arte tratti dalla prima edizione (Vallecchi, 1938) de L'Avventura Novecentista e alcuni (9 su 15) degli articoli sulle arti figurative che Bontempelli aveva raccolto nel volume Appassionata incompetenza (Neri Pozza, 1950). Alla fine del libro, un saggio di Elena Pontiggia - Bontempelli e gli artisti - è corredato da riproduzioni di quadri e disegni a volte poco noti, come il ritratto di Bontempelli ad opera di Mario Sironi del 1917, o quello di Meletta, la moglie dello scrittore, eseguito nel 1922 da Giorgio De Chirico. La curatrice dell'antologia si esprime in prima persona soltanto in questa post-fazione, mentre all'inizio anziché scrivere ella stessa un'introduzione, ha preferito lasciare la parola a Bontempelli, riproducendo in guisa di prefazione due suoi articoli in ciascuno dei quali lo scrittore comasco si esprime con fermezza su alcuni dei temi-chiave della sua opera di saggista e intellettuale impegnato a volte a controcorrente nelle polemiche culturali (le sole lecite durante la dittatura) degli anni Venti e Trenta. Si tratta di una lettera a Giuseppe Bottai, pubblicata in «Critica fascista» nel 1926 (l'anno del primo numero dei «Cahiers du '900»), dal titolo L'arte fascista., in cui Bontempelli rifiuta che l'arte possa servire a scopi vistosamente celebrativi, e si pronuncia per una spontanea "corrispondenza funzionale" tra un'epoca e il prodotto culturale che vi si relizza: «se veramente l'epoca è fascista con sincerità e nel profondo, tutto ciò che in essa si farà di valevole e duraturo, avrà un'impronta i cui rapporti con l'originario fascismo saranno visibili, chiari». L'altro articolo scelto da Pontiggia per introdurre la raccolta da lei curata di testi bontempelliani sull'arte, è Il Seicento (pubblicato nel 1922 in «Valori Plastici») dove il dissolvimento del barocco viene collegato all'opera salutare ma distruttrice (distruttrice ma salutare...) delle avanguardie, ridotte ormai «a funzione decorativa e pratica». Con lo stabilire un inedito legame tra «secentomani» e «avanguardisti» Bontempelli suppone di suscitare l'orrore degli uni e degli altri, da cui si difende invocando la propria «incompetenza in questa materia». È questa la parola-chiave del rapporto tra l'arte del suo tempo e lo scrittore, che invece non si considera di certo incompetente quando proprio su una particolare interpretazione della pittura e della scultura del primo Rinascimento fonda in parte quello che egli finisce col definire «realismo magico».
A questo proposito, il titolo Realismo magico e altri scritti sull'arte può trarre in inganno, come se il "realismo magico" bontempelliano concernesse soprattutto le arti figurative, mentre proprio gli articoli dei «Cahiers du 900», di cui Bontempelli ha pubblicato nel 1938 la traduzione italiana ne L'Avventura novecentista, dimostrano la problematica ricchezza del termine, riferito innanzi tutto alla scrittura romanzesca, letterariamente e ontologicamente creativa. È vero che la formula si adatta spesso particolarmenet bene all'interpretazione delle opere di quel Novecento pittorico italiano, su cui nel 1996 Rosana Bossaglia ha scritto il saggio Il Novecento italiano, che va distinto dal "novecentismo" letterario di Bontempelli, così come il suo "realismo magico" si distingue dall'omonimo vasto e fluido movimento europeo analizzato da vari autori nel volume Le Réalisme magique (1987) a cura di J. Weisberger. Mentre l'Avventura novecentista è stata ristampata a cura di Ruggero Jacobbi nel 1974 (ma è praticamente introvabile e una nuova ristampa sarebbe auspicabile), non vi è stata nessuna riedizione di Appassionata incompetenza, Note su cose d'arte che, pubblicato nel 1950, raccoglie articoli che vanno (a ritroso nel tempo) dal 1943-42, al 1947, poi al 1937-38-39 e, eccezionalmente, al 1926. Si tratta in questo caso di un articolo su Mariella Lydis, artista originale, la cui appassionata relazione con Bontempelli tra il 1926 e il 1928 è documentata da un intenso epistolario. Pontiggia non ha pubblicato né questo saggio, né l'ultimo, senza data, intitolato Discorso appassionato del non possedere quadri, ma i nove articoli che ella ha scelto (peccato che non abbia potuto riprodurre anche le 22 tavole che li accompagnavano) illustrano esaurientemente l'atteggiamento di fronte a quadri, sculture, architetture del «maggior non-critico d'arte italiano del Novecento». E l'autrice, nel suo saggio finale, colloca gli artisti citati da Bontempelli (tra cui De Chirico, Carrà, Cagli, Sironi, Savinio) nella temperie culturale degli anni Venti e Trenta, sia nel salotto di Margherita Sarfati, sia rispetto alle loro singole intuizioni di quanto di "magico" si potesse infondere nel "realismo" del «ritorno all'ordine», del figurativo che ormai andava sostituendo (imposto o spontaneo) le dissoluzioni delle avanguardie.

 

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Giugno-dicembre 2010, n. 1-2


 

 

 

 

 

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