Vita Giordano, Dalle avventure ai miracoli. Bontempelli fra narrativa e metanarrativa, Leicester, Troubador Publishing, 2009, pp. 194, € 25,20

di Fulvia Airoldi Namer

 

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Grazie a Vita Giordano, gli studi bontempelliani, fiorenti oltre Atlantico, varcano altri oceani, perché la giovane autrice di questo saggio (pubblicato direttamente in italiano nel Regno Unito) è australiana. Specializzata in lingua e letteratura francese e italiana, vive ed insegna a Melbourne come lecturer alla facoltà di Italian Studies. Ella ha scoperto con entusiasmo alcune opere di Bontempelli (in particolare, la Vita intensa, la Scacchiera davani allo specchio, Eva ultima, Miracoli), alle quali ha consacrato conferenze e articoli, valendosi sia di metodi tradizionali sia di tecniche di ricerca più moderne. E il suo approccio della narrativa bontempelliana vuole essere affatto originale, introdotto nel primo capitolo da una lunga e documentata disquisizione su «Che cos'è la metanarrativa». Il proposito di Vita Giordano è di «mettere in evidenza... motivi ricorrenti che sono stati ignorati da gran parte della critica bontempelliana».
Appare evidente che la studiosa ha letto con più attenzione il primo romanzo di Bontempelli e gli altri racconti di cui parla, di quanto conosca ciò che in Italia, in Francia nel Nordamerica si è scritto da qualche decennio a questa parte sull'autore comasco (tra l'altro la bibliografia della critica bontempelliana, alla fine del libro, è in ordine alfabetico e non cronologico!). In particolare, la molteplicità degli "io" (narrante, narrato, autore, attore...) è sempre stata evidente a chiunque abbia scoperto, leggendo (anche per la prima volta) la Vita intensa, la complessità travestita da futuristica disinvoltura del primo romanzo di Bontempelli. È comunque uno dei meriti di Vita Giordano l'aver privilegiato, nel suo approccio dello scrittore comasco, proprio il feuilleton di «Ardita» di cui ha messo in valore le caratteristiche in due capitoli - «Il rapporto narratore-autore», e «La tradizione dell'intertestualità» - articolati in paragrafi che nel primo caso concernono i rapporti narrante, narrato, autore, personaggi, nel secondo l'incontro-scontro con la tradizione e soprattutto i due romanzi-racconti Il dramma del 31 aprile e Mio zio non era futurista.
Lo studio accurato e puntuale della Vita intensa fa capo a osservazioni interessanti e a rigorose dimostrazioni: si può solo rimpiangere che il molteplice e poliedrico «Massimo» ne esca come irrigidito in un sapiente modello di autocostruzione e di volontaria intertestualità, come se Bontempelli fosse un teorico che applica delle regole a una scrittura programmata: «Alcuni racconti di Bontempelli possono essere visti come dei racconti in cui vengono parafrasate, concretizzate o narrativizzate alcune delle sue idee o teorie letterarie».
Si perde così la leggerezza, l'autoironia, la tensione al disimpegno esistenziale nelle vie geometriche di una Milano intesa come la schematica mappa di itinerari assurdi, dell'alter-ego attivo a vuoto del "vero" Massimo-scrittore tentato, quanto a lui, dalle vicissitudini politiche del primo dopoguerra.
Comunque, il contributo di Vita Giordano alla rilettura della Vita intensa è stimolante e originale, anche se evidentemente non basta, in mancanza della Vita operosa e di Viaggi e avventure, a giustificare appieno il titolo Dalle avventure ai miracoli: infatti, il libro non è una ricerca globale su un periodo (la prima metà degli anni '20) della scrittura bontempelliana, ma una raccolta di saggi e conferenze consacrati ad alcune opere di quegli anni. Nei tre capitoli che seguono i due consacrati alla Vita intensa, la Giordano studia le tre opere annunciate (La scacchiera, Eva ultima, Miracoli) con ampie digressioni sugli scacchi, sull'attraversamento degli specchi, sul «superamento della Mimesi», facendo appello sia al (frettolosamente presentato) «realismo magico», sia al carattere ludico della creazione letteraria, sia alla vocazione meta-autobiografica dello scrittore. A questo proposito, è interessante che la Giordano aggiunga ai testi citati anche Mia vita morte e miracoli, che le ispira queste illuminanti osservazioni:

«I legami intertestuali contenuti in questa "autobiografia" dimostrano che gli episodi della sua vita derivano non dall'esperienza di vita vissuta e reale ma da altre finzioni, da altri testi precedentemente scritti. La vita e la stessa identità dell'autobiografo sono fortemente ancorate alla finzione delle sue opere precedenti, anzi coincidenti con esse. Questo getta discredito sul genere autobiografico e mina nello stesso tempo i principi tradizionali su cui si costruisce. Si è, invece, sulla via di ciò che potrebbe essere definito una mega-autobiografia».

C'è da sperare che Vita Giordano, valente e coraggiosa bontempellista degli antipodi, oltre a continuare la propria opera possa suscitare altre vocazioni di studiosi dell'immensa opera dell'editore/inventore dei «Cahiers du '900», del drammaturgo di Nostra Dea e di Venezia Salva, del romanziere di Gente nel Tempo, del mitografo di Giro del sole...

 

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Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2010

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Giugno-dicembre 2010, n. 1-2


 

 

 

 

 

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