![]() ![]() Note: 1 L’analisi si limita ai quattro numeri usciti prima del cambio di editore. 2 La cui conoscenza, soprattutto a proposito degli anni Venti, è stata di molto ampliata da studi recenti. Cfr. B. Garzarelli, «Parleremo al mondo intero». La propaganda del fascismo all’estero, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2004; L. Medici, Le origini della diplomazia cultura italiana: dalle iniziative private alla propaganda di regime, in Id., Dalla propaganda alla cooperazione. La diplomazia culturale italiana nel secondo dopoguerra (1944-1950), Padova, Cedam, 2009, pp. 1-71; F. Cavarocchi, Avanguardie dello spirito. Il fascismo e la propaganda culturale all’estero, Roma, Carocci, 2010. Per il dibattito sull’arte fascista, a cui lo stesso Bontempelli ha partecipato, cfr. C. Bordoni, Fascismo e politica culturale. Arte, letteratura e ideologia in «Critica fascista», presentazione di G. Manacorda, Bologna, Brechtiana, 1981. 3 Cfr. M. Ferrarotto, L’Accademia d’Italia. Intellettuali e potere durante il fascismo, Napoli, Liguori, 1977, p. 20; G. Turi, Il mecenate, il filosofo e il gesuita. L’«Enciclopedia italiana» specchio della nazione, Bologna, Il Mulino, 2002, p. 42. 4 Cfr. B. Garzarelli, «Parleremo al mondo intero», cit., p. 17. 5 Cfr. F. Cavarocchi, Avanguardie dello spirito, cit., pp. 91-102. 6 Una versione francese del documento è da me studiata per la pubblicazione. Una redazione conservata dalla Fondazione "Giovanni Gentile" e intitolata Manifesto degli intellettuali del fascismo agli intellettuali di tutte le nazioni figura in E. Gentile, Le origini dell’ideologia fascista, Bari, Laterza, 1975, pp. 459-466. Per la versione più nota, cfr. E. R. Papa, Fascismo e cultura, Milano, Feltrinelli, 1974, pp. 186- 194. Per Ciarlantini, cfr. la voce di A. Scotto di Luzio nel Dizionario del fascismo, a cura di V. De Grazia e S. Luzzatto, Torino, Einaudi, 2005, pp. 282-283. 7 L’Accademia d’Italia si farà, in «Il Tevere», 19 gennaio 1927, p. 1. 8 Il legame tra questo contesto e la rivista emerge ora in modo più organico, grazie all’avanzamento della ricerca storica. Esso è tuttavia già indicato in A. M. Mandich, Una rivista italiana in lingua francese, Il «900» di Bontempelli, prefazione di C. Biondi, Pisa, Libreria Goliardica, 1983, pp. 98, 111 e 112. 9 Cfr. Il Torcibudella, Il «900» e i Soviet, in «L’Italiano», II, 16-17, 20 dicembre 1927, p. 1, ora in G. Ungaretti, Lettere a Giuseppe Raimondi (1918-1966), a cura di E. Conti, Bologna, Pàtron, 2004, pp. 145-146. Nell'articolo (la cui responsabilità è del poeta Ungaretti, cfr. ivi, p. 21) «La Voce» è definita come «la più fascista delle case editrici». Balbo, cui Malaparte doveva il posto di direttore, era sottosegretario all’economia; Bottai sottosegretario al Ministero delle Corporazioni direttore di «Critica Fascista»; Ricci sottosegretario all’Istruzione, a capo dell’Opera Nazionale Balilla, membro del direttivo del PNF; la stessa funzione rivestiva Forges Davanzati, altresì direttore del quotidiano «La Tribuna». Cfr. G. Pardini, Curzio Malaparte. Biografia politica, Milano-Trento, 1998, p. 191 e R. De Felice, Mussolini il fascista. L’organizzazione dello stato fascista 1925-1929, Torino, Einaudi, 1995, p. 57. 10 Su Joyce cfr. G. Lernout, W. Van Mierlo (ed.), The Reception of Joyce in Europe, Thoemmes Continuum, London, New York, 2004. 11 Cfr. in particolare: C. Suckert, L’Europa vivente, Firenze, La Voce, 1923, e C. Malaparte, Italia barbara, Torino, Piero Gobetti Editore, 1925. 12 «Gli scrittori che componevano il comitato redazionale rappresentavano [...] alcuni degli esempi più significativi dell’avanguardia europea che proprio a Parigi aveva [...] un terreno fertile di incontri e di scambi». Cfr. A. M. Mandich, Una rivista italiana in lingua francese, cit., p. 56. Dal carteggio tra Bontempelli e Nino Frank, rappresentante della rivista a Parigi, emerge poi che «l’area culturale in cui rintracciare i collaboratori stranieri [...] è [...] quella fascia d’avanguardia o vicina all’avanguardia, in particolare al surrealismo». Cfr. C. Alvaro, M. Bontempelli, N. Frank, Lettere a «900», a cura di M. Mascia Galateria, Roma, Bulzoni, 1985, p. IV. «Evidenti suggestioni surrealistiche» nel novecentismo riscontra A. Asor Rosa, Selvaggismo e novecentismo. La cultura letteraria e artistica del regime, in Id. Storia d’Italia, IV/2, Dall’unità a oggi, Torino, Einaudi, 1975, p. 151. Per F. Airoldi Namer, Politica e letteratura nei «Cahiers du 900», in I. Fried (a cura di), Cultura Italiana, Budapest, ed. Il Ponte, 1993, la poetica novecentista sta a metà strada tra surrealismo ed espressionismo. Cfr. anche E. Urgnani, Sogni e visioni. Massimo Bontempelli fra surrealismo e futurismo, Ravenna, Longo, 1991, pp. 47-108. 13 M. Bontempelli, Perché 900 sarà scritto in francese, in «Il Tevere», 18 maggio 1926, p. 3. 14 Id., Al torcibudella, in «Il Tevere», 5 agosto 1926, p. 3. L’articolo risponde a Il Torcibudella, Le disgrazie di Bontempelli, in «L’Italiano», I, 10-11, 15-30 luglio 1926, ora in G. Ungaretti, Lettere a Giuseppe Raimondi, cit., pp. 134-135. 15 Cfr. F. Ciarlantini, Imperialismo spirituale, Milano, Alpes, 1925 e E. Sulis, «900» e l’imperialismo spirituale, in «Augustea», II, 11, 16 giugno 1926, p. 6. L’arte di Bontempelli, viene considerata elemento «indicatore di una nuova strada e di una strada imperiale». 16 Cfr. M. Staglieno, Arnaldo e Benito. Due fratelli, Milano, Mondadori, 2003, pp. 248-249; C. Alvaro, M. Bontempelli, N. Frank, Lettere a «900», cit. p. XI. 17 Cfr. la lettera di Bontempelli a Nino Frank, 8 settembre 1926, ivi, p. 116. Bontempelli espone «900» al duce, che lo «approva». 18 Cfr. La missione degli scrittori italiani nel discorso di Mussolini alla Società degli Autori, in «La Tribuna», 2 luglio 1926, p. 3. 19 F. Cavarocchi, Avanguardie dello spirito, cit., p. 88. 20 Sul conflitto intorno a «900», cfr. la rassegna delle reazioni pro e contro in A. M. Mandich, Una rivista italiana in lingua francese, cit. Per un’antologia di testi, novecentisti e del fronte avverso, cfr. Le riviste di Strapaese e Stracittà. «Il selvaggio», «L’Italiano», «900», a cura di L. Troisio, Treviso, Canova, 1975. 21 Cfr. C. Pavolini, Per l’espansione culturale all’estero, inchiesta a puntate del «Tevere» dal 26 agosto al 26 novembre 1926. Nello stesso quotidiano si vedano, sempre a p. 3: F. Ciarlantini, Per l’espansione culturale all’estero, 3 settembre 1926; L. Cerchiari, Per l’espansione culturale italiana all’estero, 16 settembre 1926; E. Pais, Ancora a proposito dell’espansione culturale all’estero, 4 dicembre 1926; Per la difesa dell’italianità all’estero – Gli "addetti culturali", 5 agosto 1927. Nella «Tribuna», sempre a p. 3, cfr. O. Pedrazzi, Espansione di civiltà, 23 febbraio 1926; F. Coppola, Il valore universale dell’Italia, 12 marzo 1926; Il convegno della "Dante" in Campidoglio. Per la lingua e la cultura italiana nel mondo, 9 giugno, 1926; L’azione dell’«Italica», 1° agosto 1926; G. Puccio, La funzione internazionale del fascismo, 14 gennaio 1927. Tra le riviste e giornali più attenti all'espansione culturale, figurano anche «Augustea», «Bibliografia Fascista», «Le Pagine della Dante». Cfr. F. Cavarocchi, Avanguardie dello spirito, cit. pp. 83-84. 22 Per l’intervista a Malaparte, cfr. A. F., Il programma della rivista «900» e le direttive editoriali della nuova "Voce", in «La Fiera Letteraria», 1° agosto 1926, p. 1. Per le reazioni francesi, tra cui quelle, contrarie, di Ivan Goll, Soupault e Joyce, cfr. C. Alvaro, M. Bontempelli, N. Frank, Lettere a «900», cit. p. XIII e 212, e A. M. Mandich, Una rivista italiana in lingua francese, cit., pp. 27-28 e 74-76. 23 M. Bontempelli, Lo stagno dei ranocchi. Appunti per capire il secolo ventesimo, in «Augustea», I, 1, 21 dicembre 1925, p. 8, ora in L’avventura novecentista. Selva polemica (1926-1928), Firenze, Vallecchi, 1938, pp. 121-122. 24 Id., Justification, in «900», 1, cahier d’automne 1926, p. 11. 25 Ivi, pp. 11-12. 26 C. Alvaro, M. Bontempelli, N. Frank, Lettere a «900», cit. p. 111. Risposta di Bontempelli a Frank del 15 settembre 1926. Frank aveva chiesto (il 1° settembre, p. 218): «Tenta d’attenuare per quanto riguarda la Russia (loups faméliques). In tutto questo pezzo, fai sentire che sei tu che parli a nome degli italiani. In altre parole, necessario non fare arrabbiare quelli che credono all’Asia (però lasciando il giustissimo pezzo contro gli orientofili). Se fosse possibile, taglia da "A l’heure actuelle… a …influencer son cours" o attenua molto. È necessario che qui non possano dirti: "ecco, avevamo ragione, è proprio un organo di propaganda fascista". Poiché, come conseguenza, avresti di nuovo un putiferio e le dimissioni di Joyce, Mac Orlan, ecc». Su Bontempelli e Frank, cfr. G. Manacorda, Nino Frank e «900», in Massimo Bontempelli scrittore e intellettuale, a cura di C. Donati, Roma, Editori Riuniti, 1992, pp. 205-219. 27 Questo scrive Frank a Bontempelli il 10 settembre 1926: «quell’accenno alla Russia ci salva. Osservavo la reazione di Soupault. M’ha detto: se avesse parlato solo di Roma non mi sarebbe andata: ma così è ottima». Cfr. C. Alvaro, M. Bontempelli, N. Frank, Lettere a "900", cit. p. 222. Per la storia del surrealismo, cfr. N. Bandier, Sociologie du surréalisme, Paris, La Dispute, 1999. Sul dibattito circa l’adesione al partito comunista, cfr. Archives du surréalisme. Adhérer au Parti communiste? Septembre-décembre 1926, présenté et annoté par M. Bonnet, Paris, Gallimard, 1992. 28 Il russo volle si scrivesse che lui non era da ritenersi «engagé par la Justification […] ni par aucune autre manifestation de caractère politique qui pourrait avoir lieu dans "900"» Cfr. anche L. A., «900»: revue fasciste, in «Clarté», 4 (1926), p. 127: «Nous ne doutons pas un instant qu’il s’agisse là d’une revue alimentée par les fonds de l’État, soutenue par les banques fascistes, dans un but pur et simple de propagande panitalienne. Mais que dire alors de ceux qui prêtent les mains à cette propagande? Malgré le tarif de leur collaboration, ils sont achetés à bien bon marché, et je me demande en particulier ce que Georg Kayser peut bien faire là. Que dire alors de Philippe Soupault […]. Ils ne pensent qu’à l’or. Ils sont vendus et toujours encore à vendre. Pour cela tous les moyens sont bons jusqu’aux revues littéraires, qui cachent des fins politiques, et dans tous les pays ces intrigants cupides trouvent et reconnaissent leurs semblables qui, pour quelques sous, les aideront toujours». Frank riferì di misure contro chi aveva deciso di collaborare. Cfr. N. F., Soupault et Ribemont-Dessaignes espulsi dal gruppo dei surrealisti per aver collaborato a «900», in «La Fiera Letteraria», 19 dicembre 1926, p. 4. In Adhérer au parti comuniste?, cit., pp. 70 e 83, la pubblicazione di un racconto in «900» figura tra i capi d’imputazione contro Soupault, che a sua discolpa afferma: «J’ai collaboré à 900 par surprise. Cela a été fait sans mon autorisation». L’uscita di Soupault dal surrealismo è del 1926. Quella di Ribemont-Dessaignes del ‘29. 29 Cfr. P. G. Zunino, L’ideologia del fascismo. Miti, credenze e valori nella stabilizzazione del regime, Bologna, Il Mulino, 1995, pp. 332-344. 30 L’Oriente avrebbe funto da «mot-tampon» nell’avvicinamento ai comunisti di «Clarté», per i quali «l’Orient c’est avant tout la Révolution russe et les espoirs mis dans les mouvements politiques et sociaux qui travaillent alors divers pays d’Asie». Cfr. Archives du surréalisme. Vers l’action politique. Juillet 1295-avril 1926, présenté et annoté par M. Bonnet, Paris, Gallimard, 1988, p. 9; M. Bonnet, L’Orient dans le surréalisme: mythe et réel, in «Revue de Littérature Comparée», 216 (1980), pp. 411-424. 31 Cfr. S. Soave, Idea d’Europa, in Dizionario del fascismo, cit., p. 495. 32 M. Bontempelli, Justification, cit., p. 12. Ogni proposito di Europa senza spiriti nazionali viene escluso in un numero successivo. Cfr. Id., Déclarations, in «900», 4, été 1927, p. 174: «la tendance, qui peut rapprocher sous le dénominateur «novecentiste» des écrivains de tous pays, n’est nullement une tentative de dénationalisation des littératures modernes; la création d’une littérature «européenne» [...] ne peut nullement effacer ni atténuer ou déformer les caractères des esprits nationaux». 33 Id., La mare aux grenouilles, in «900», 1, cit., p. 177. 34 Ivi, p. 178. 35 Cfr. P. L. Zunino, L’ideologia del fascismo, cit., p. 72. 36 M. Bontempelli, La mare aux grenouilles, cit. Per la versione italiana, cfr. Platone, Fedone, a cura di G. Reale, Milano, Bompiani, 2000, p. 263. «[...] mi sono persuaso [...] che [...] la terra [...] è qualcosa di straordinariamente grande, e noi abitiamo in una piccola parte che va dal fiume Fasi alle Colonne di Eracle, stando intorno alle rive del mare come rane o formiche intorno a uno stagno. E ci sono molti altri uomini che abitano altrove, in molte altre regioni simili a questa». 37 Bontempelli cita P. Valéry, Caractères de l’esprit européen, in «Revue Universelle», 15 juillet 1924, ora Note (ou l’Européen), in Œuvres, Paris, Gallimard, pp. 1000-1014. Il poeta attribuisce all’Europa il più gran numero dei primati e delle realizzazioni umane. Rileva il contributo dei popoli mediterranei alla civiltà europea e il contributo di quest’ultima al mondo. Sostiene che i tre pilastri dello spirito europeo sono il pensiero greco, il cristianesimo, la romanità, quest’ultima capace di inglobare e diffondere i primi due. Il discorso di Valéry è incentrato prevalentemente sul passato e non configura scenari di «ripresa» (in senso bontempelliano) o nuova espansione della cultura mediterranea. Una distorsione del discorso di Valéry rileva F. Airoldi Namer, Bontempelli e i «Cahiers du "900"», in De Marco Polo à Savinio. Ecrivains italiens en langue française, études réunies par F. Livi, préface de C. Bec, Paris, Presses de l’Université de Paris-Sorbonne, 2003, p. 168. 38 M. Bontempelli, Lo stagno dei ranocchi, cit., p. 121. 39 Cfr. C. Alvaro, M. Bontempelli, N. Frank, Lettere a 900, cit., p. 117. 40 M. Bontempelli, Déclarations, in «900», 4, cit., p. 175. 41 Id., Justification, cit., p. 10. 42 Id., Fondements, in «900», 2, cit., p. 7. 43 Id., Justification, cit., pp. 7-9. 44 Id., Conseils, in «900», 3, printemps 1927, p. 11. 45 Id., Analogies, in «900», 4, cit., pp. 11-12. 46 Cfr. M. A. Ledeen, L’internazionale fascista, Bari, Laterza, 1973. 47 Cfr. B. Van den Bossche, Miti per il Novecento. L’«Avventura novecentista» di Massimo Bontempelli, in Id., Il mito nella letteratura italiana del Novecento, Firenze-Leuven, Cesati-Leuven University Press, 2007, p. 80: «L’enfasi sulla ricostruzione [...] il quadro storico millenario e millenarista delle "tre epoche", che ricorda topoi della retorica rigenerativa quali la "terza Italia", i costanti riferimenti a Roma, l'autorappresentazione del novecentismo come una vera e propria ricostruzione palingenetica sono altrettante tessere, non prive di accenti magniloquenti, delle istanze rigeneratrici presenti nella poetica novecentista». Di «millenarismo volontaristico, che finisce col coincidere con il millenarismo fascista» parla anche F. Airoldi Namer, Gli scritti teorici di Massimo Bontempelli nei «Cahiers du "900"», in «Studi Novecenteschi», 12 (1975), p. 258. 48 Cfr. L. Mangoni, L’interventismo della cultura, Torino, Aragno, 2002, p. 185: «l’esperienza di Bontempelli ci sembra il più moderno e importante tentativo di mediare tra cultura italiana ed europea in un campo ancora disprezzato e ancora mal compreso dall’intellettuale italiano: quello fondamentale del costume. Si comprende così come "900" fosse l’antagonista realmente valido del "Selvaggio", poiché entrambi si contesero, in un momento decisivo per la costituzione di una cultura in epoca fascista, il tema della cultura come espressione del modo di vivere e di essere, come volontà di influenzare la vita quotidiana dell’Italia fascista». Su «900», Strapaese, cultura di massa e fascismo, cfr. A. Saccone, Massimo Bontempelli. Il mito del ‘900, Napoli, Liguori, 1979, in particolare le pp. 107-117. 49 Cfr. E. Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Roma-Bari, Laterza, 1998, pp. 159-163: «L’istituzione di una liturgia di Stato fu conseguenza della concezione fascista delle masse, basata sulla convinzione che nella massa predomina il sentimento, non la ragione, e che solo facendo appello ai sentimenti, suscitando emozioni ed entusiasmo, attraverso miti che danno forma ai desideri della masse e le incitano all’azione, è possibile per un movimento politico organizzare ed utilizzare la loro energia [...]. E in questa visione della politica di massa, aveva un ruolo di primaria importanza il mito, che è un’idea cardine della cultura fascista, presente nella concezione dello Stato totalitario e nell’idea della «nuova civiltà» che esso ambiva realizzare. [...] Il mito, dunque, per la cultura fascista, non era una forma mentale confinabile nel mondo arcaico o in uno stadio primitivo della mentalità, ma era una forma strutturale del pensiero umano, quale si esprimeva soprattutto nelle creazioni artistiche e nei movimenti religiosi, ma in fondo altrettanto rilevante anche nel mondo della politica. Anzi Bottai vedeva nella tendenza alla creazione di miti politici, che "investono la nostra stessa civiltà", una caratteristica della modernità». Sul mito come snodo del rapporto tra novecentismo e fascismo, cfr. B. Van den Bossche, Miti per il Novecento, cit., e F. Airoldi Namer, Politica e letteratura nei «Cahiers du 900», cit. 50 Per uno studio di dinamiche analoghe, cfr. P. Bourdieu, L’ontologie politique de Martin Heidegger, Paris, Editions de Minuit, 1988. 51 M. Bontempelli, Lo stagno dei ranocchi, cit. Nell’Avvertenza che apre L’avvenutura novecentista, Bontempelli indica nel volume «uno stato d’animo incline a cercare armonia tra il letterario e il politico». Su questo cfr. K. Jewell, Magic Realism and Real Politics: Massimo Bontempelli’s Literary Compromise, in «Modernism/Modernity», XV (2008), 4, p. 729. 52 Tanto più che buona parte dei contatti parigini si situava nell’area dell’avanguardia, incline al radicalismo politico, ma anche al rispetto dell’autonomia letteraria, come dimostra il caso dei surrealisti. Cfr. G. Sapiro, Forms of Politicisation in the French Literary Field, in «Theory and Society», 32 (2003), pp. 633-652. Su Parigi e l’autonomia letteraria, cfr. P. Casanova, La république mondiale des lettres, Paris, Seuil, 1999. 53 Per un testo di Ehrenbourg nel n. 3 ritenuto offensivo nei confronti del fascismo. Cfr. N. Frank, Les Italiens et le réel, in «Mercure de France», 1er octobre 1953, p. 346. 54 Avvenuta nel 1928. Cfr. E. Decleva, Un panorama in evoluzione, in Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di G. Turi, Firenze, Giunti, 1997, p. 287. N. Tranfaglia, A. Vittoria, Storia degli editori italiani, Roma-Bari, Laterza, 2007, p. 159. 55 Cfr. F. Airoldi Namer, Bontempelli e i «Cahiers du "900"», cit., p. 177 e G. Pardini, Curzio Malaparte, cit., p. 209. Sui rapporti fra l’editore e il direttore, cfr. C. Alvaro, M. Bontempelli, N. Frank, Lettere a «900», cit., pp. IV-VII, XIII-XV e A. M. Mandich, Una rivista italiana in lingua francese, cit., pp. 27-28, 32-34. 56 Per «contraddizioni», «equivoci» e «ambiguità» del novecentismo, cfr. in particolare G. Luti, La letteratura nel ventennio fascista, Firenze, Le Monnier, 1972 (2a ed. accresciuta), pp. 143-155. 57 Cfr. A. Boschetti, Pour un comparatisme réflexif, in L’espace culturel transnational, sous la direction d’Anna Boschetti, Paris, Nouveau Monde, 2010, pp. 21-22: «Lorsque les agents participent à plusieurs jeux sociaux, caractérisés par des logiques relativement indépendantes, pour comprendre leurs «point de vue», il est indispensable de retracer l’ensemble des espaces et des niveaux impliqués – locaux, nationaux, transnationaux – ainsi que les dynamiques, les possibles et les intérêts spécifiques associés aux divers inscriptions des agents. Il devient alors possible de rendre intelligibles des prises de position à première vue contradictoires, comme le montrent les analyses de Blaise Wilfert-Portal, Anna De Biasio et Michele Nani». 58 A. D’Orsi, Intellettuali e fascismo. Appunti per una storia ancora da scrivere, in «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», 32 (1998), p. 311. 59 Cfr. W. L. Adamson, The Politics of Culture in Italy (1903-1922), in «American Historical Review » 95 (1990), pp. 359-390. 60 M. Isnenghi, L’educazione dell’italiano, in Id., L’Italia del fascio, Firenze, Giunti, 1996, p. 149. 61 Sulla limitata fortuna francese di Bontempelli, cfr. F. Airoldi Namer, Bontempelli e i «Cahiers du "900"», cit. 62 Questo spiega in buona misura gli attriti con Ungaretti che questo ruolo svolgeva, tra l’altro, attraverso «Commerce». Cfr. E. Conti, Ungaretti mediatore culturale di «Commerce», in «Intersezioni», XII (2002), pp. 89-107. Pur non condividendo l’avversione per Parigi, né la netta avversità per il moderno, Ungaretti si batte col fronte «strapaesano» al fine di contrastare il progetto novecentista. 63 Si veda ad esempio il progetto di una città degli studi, laboratorio di civiltà e di progresso che «dovrà sorgere nei pressi di Roma, antico centro del mondo, e che oggi [...] tende a trascinare nuovamente nella sua orbita il pensiero e le forze dell’umanità». Cfr. C. Salvati, La città degli studi, in «Augustea», II, 8, 1° maggio 1926, p. 3. 64 Cfr. Urge una rivista italiana a Parigi, in «Augustea», IV, 7, 15 aprile 1928, pp. 205-208. 65 Cfr. M. Cuzzi, L’Eurofascismo di Asvero Gravelli, in Id., Antieuropa, Milano, M&B Publishing, 2006, pp. 109-132; F. Petrocchi, Tra nazionalismo e cosmopolitismo. «Dante» (1932-1940): una rivista italiana di poesia a Parigi, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2000. Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2010 <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/Gennaro.html> Giugno-dicembre 2010, n. 1-2 |