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Note:


1  C.E. Gadda, Lettere a Gianfranco Contini a cura del destinatario 1934/1967, Milano, Bompiani, 1988, pp. 83- 84 passim; A. Moravia, A. Elkann, Vita di Moravia, Milano, Bompiani, 1990, p. 175 sgg.; P. Cudini, Introduzione a A. Moravia, Racconti (1927-1951), Milano, Bompiani, 1999, pp. I-II.

2  A. Moravia, Alessandro Manzoni o l’ipotesi di un realismo cattolico, in L’uomo come fine, Milano, Bompiani, 1963.

3  Ivi, p. 173. Su questo tema vedi anche G. Belotti, Il messaggio politico-sociale di Alessandro Manzoni: vicende critiche, punti focali, abbozzo di sintesi, Bologna, Zanichelli, 1966; G. Borri, I colloqui col Manzoni, Bologna, Zanichelli, 1929; F. Di Ciaccia, La parola e il silenzio: peste, carestia ed eros nel romanzo manzoniano, Pisa, Giardini editori e stampatori, 1987.

4  Vedi anche C. Bo, Moravia e i suoi equivoci intorno al Manzoni, in Id., La religione di Serra, Firenze, Vallecchi, 1967, pp. 493-497: «Lasciamo andare la questione del realismo cattolico che Moravia per un gioco di intelligenza non documentato presenta come un’immagine del realismo socialista, una specie di antefatto sulla strada della propaganda artistica: non è in fondo la cosa più viva della riflessione, soprattutto quando lo scrittore investe problemi di carattere generale che vanno aldilà dello stesso Manzoni».

5  A. Moravia, Alessandro Manzoni o l’ipotesi..., cit., p. 175.

6  Vedi Storia critica di un concetto letterario: Decadentismo, in «La rassegna della letteratura italiana», C, 1993, n. 1, p. 451 passim.

7  Ivi, p. 189.

8  A. Moravia, A. Elkann, Vita di Moravia, cit., p. 40. Vedi anche A. Moravia, Intervista sullo scrittore scomodo, a cura di N. Ajello, Roma-Bari, Laterza, 2008, p. 132: «Il mio decadentismo non è costituzionale, ma direi, di natura traumatica o da contagio. Sopra una natura semplice, com’era la mia in origine, si è innestata la cultura decadente come una specie di malattia. È come se avessi preso il vaiolo frequentando ambienti per me insoliti».

9  Curiosamente lo stesso Moravia, prima ancora dell’esordio narrativo (cfr. A. Pincherle, C’è una crisi del romanzo?, in «La fiera letteraria», 1927, 41), scriveva articoli sullo stato del romanzo europeo, auspicando il ritorno al «problema della realtà» e l’abbandono del filone psico-sociologico; e chiamava questo augurio "antidecadentismo", cioè la reazione e il rifiuto del pensiero a vantaggio dell’azione. Qui le "qualità" sono tutte letterarie, anche se va sottolineato che, in effetti, la "poesia decadente" che Moravia loda nel Manzoni di Gertrude e di don Abbondio rispecchia proprio quell’attitudine al racconto puro che egli trent’anni prima chiamava "antidecadente", tant’è che don Abbondio è citato tra le figure esemplari di questo più corretto resoconto della realtà: «[...] a lungo andare questa prevalenza dell’elemento cerebrale è uno squilibrio che impedisce l’opera d’arte; la realtà non è mai stata così male descritta e interpretata come ora che se ne discute tanto, mai come ora sono mancate le figure colossali, proverbiali, più vive degli autori, le figure che incarnano dei tipi immortali di umanità: i Sancio Pancia, gli Amleti, i Tartufi, i Don Abbondio... in compenso c’è una gran nebbia, una grande oscurità: evidentemente quella della subcoscienza». Vedi anche C. Benussi (a cura di), Il punto su Moravia, Roma-Bari, Laterza, 1987, pp. 81-83.

10  A. Moravia, A. Elkann, Vita di Moravia, cit., p. 103. Più avanti (p. 224) afferma: «Pirandello è in qualche modo il contrario di Manzoni. Manzoni era un grande scrittore e un mediocre romanziere. Pirandello è uno scrittore mediocre e un notevole narratore e uomo di teatro». Vedi M. Bontempelli, L’avventura novecentista, Firenze, Vallecchi, 1974, p. 71: «Noi [i collaboratori di «’900», la rivista cui collaborò anche Moravia] vogliamo che al dilettantismo succeda il mestiere. Il dilettantismo può produrre il capolavoro: La Commedia, I Promessi Sposi. Ma la buona produzione continuata, quella che crea la casta di un’arte, e ne determina il potere spirituale e l’influsso sulla vita d’un periodo di tempo, va favorita col raggiungere l’eccellenza nel mestiere e col favorirne le condizioni esteriori e pratiche».

11  Cfr.: A. Moravia, Intervista sullo scrittore scomodo, cit., p. 104: «Ciò che rovina i Promessi Sposi è la Provvidenza. Ma non si tratta solo del libro di Manzoni. Io direi che il romanzo cattolico, in sé, è un non senso. Il cattolicesimo è il contrario del romanzo, il quale è basato sull’autonomia dei personaggi. Se invece c’è la Provvidenza che decide per tutti...».

12  «Tornare indietro significa ridare al romanzo le sue funzioni che non sono filosofiche o didattiche o religiose o sperimentali, ma solamente di testimonianza, cioè rifare la strada fino al bivio dal quale erroneamente ci siamo dipartiti; tornare indietro, vuol dire in questo caso andare avanti [...]»: A. Pincherle, C’è una crisi..., citato in C. Benussi (a cura di), Il punto su Moravia, cit., pp. 81-83.

13  Fu Vitaliano Brancati uno dei primi a replicare al "decadentismo" e al realismo rilevati da Moravia. Vedi V. Brancati, Racconti, teatro, scritti giornalistici, a cura di M. Dondero, Milano, Mondadori, 2003, p. 158: «Manzoni è tutt’altro che un realista. È addirittura un metafisico, o meglio uno storico che, percependo lucidamente gl’ideali, i gusti, gli errori di un secolo, mette il poeta nella condizione di commuoversi davanti alla eterna lotta fra il bene e il male, e alle forme diverse che essa prende nelle varie epoche. Non chiamerei dunque il Manzoni né realista né storico e gli lascerei il puro nome di poeta».

14  Cfr.: G. Testori, La Monaca di Monza, in Id., Opere 1965-1977, a cura di F. Panzeri, Milano, Bompiani, 1997, pp. 445-565 e nota al testo pp. 1509-1513; F. Panzeri, Vita di Testori, Milano, Longanesi, 2003, pp. 117-121; A.M. Cascetta, La tragedia alla prova. Manzoni riletto da Giovanni Testori e Carmelo Bene, in Id., La tragedia inattuale. Un’ipotesi di ricerca, Milano, Vita di pensiero, 1989, pp. 201-227; «Tempo Presente», a cura di N. Chiaromonte e I. Silone, 1967, p. 65.

15  G. Testori, Palinsesto valsesiano, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1964, p. 23.

16  Cfr. S. Casini, Gadda e Moravia. Due scrittori a confronto, in «The Edimburg Journal of Gadda Studies», 2004, p. 46: «Liberato da schematismi e paradossi e ricondotto alla più originale ricerca dell’autore, il saggio su Manzoni costituisce l’ennesima verifica che Moravia instancabilmente conduce sui capolavori della letteratura a proposito di alcune costanti narrative per lui essenziali. Il valore di un’opera [...] risiede soprattutto nel rapporto vitale che l’autore riesce a stabilire coi suoi personaggi. Da questo punto di vista, nel saggio su Manzoni non contano tanto le etichette efficaci ma discutibili e provocatorie ("realismo cattolico", "decadentismo"), quanto piuttosto i giudizi di valore [...]».

17  Vedi, tuttavia, sul realismo manzoniano S. Battaglia, Il realismo dei Promessi Sposi, Napoli, Liguori, 1963.

18  Cfr. F. Panzeri, Vita di Testori, cit., pp. 105-124. A Toubas Testori dedicò una raccolta di poesie: vedi Alain in Opere 1965-1977, cit., pp. 863-884.

19  Cfr. A. Arbasino, Tento di salvarmi scappando nel Seicento, intervista a G. Testori, in «Il Giorno», 27 aprile 1963; poi col titolo La Lombardia fantasma, in Id., Certi romanzi, Torino, Einaudi, 1978.

20  Cfr. E.F. Accrocca (a cura di), Ritratti su misura di scrittori italiani, Venezia, Sodalizio del libro, 1960, p. 44.

21  A. Moravia, Alessandro Manzoni o l’ipotesi..., cit., p. 172.

22  Cfr. F. Cordero, La fabbrica della peste, Roma-Bari, Laterza, 1985.

23  A. Arbasino, Tento di salvarmi..., cit., p. ???

24  Vedi L. Doninelli, Il mio debito con Moravia, in «Liberalfondazione», II, ottobre 2000, p. 7.

25  Nel 1975 escono per l’Istituto Propaganda Libraria di Milano i tre volumi di Manzoni pro e contro, a cura di Giancarlo Vigorelli, che raccolgono in antologia la critica manzoniana tra Otto e Novecento. L’opera, inizialmente, era stata promessa per il 1973, nell’occasione del centenario della morte di Manzoni.

26  G. Testori, Manzoni, pro e contro, in «Corriere della Sera», 11 aprile 1976.

27  Cfr. G. Rumi, Antimanzonismo cattolico..., cit.

28  P.P. Pasolini, Inchiesta parlamentare sui personaggi dei "Promessi Sposi", in «Tempo», 26 agosto 1973. Ora in Id., Descrizioni di descrizioni, a cura di G. Chiarcossi, Milano, Garzanti, 2006, p. 207.

29  G. Testori, Manzoni, pro e contro, cit., p. ?????

30  Vedi G. Gramigna, Moravia e Testori: domande e risposte su Manzoni, in «Corriere della Sera», 1 dicembre 1984: «La scelta degli interlocutori privilegiati dell’altra sera aveva le sue ragioni. Se Testori, non solo topograficamente, si iscrive nell’aura manzoniana, per Moravia si potrebbe dire che Manzoni appare come il più rispettato dei suoi estranei. Ma il famoso saggio del 1960 [...], mostra come non ci si avvicini alla torpedine manzoniana senza venirne stimolati a un acuto esercizio dell’intelligenza e della sensibilità».

31  Cfr. A. Banti, Ermengarda e Gertrude, in «Paragone», 52, 1954.

32  Qui e in seguito la trascrizione degli interventi di Testori e Moravia è mia, ricavata direttamente dalla registrazione audio fornitami dall’Archivio del Centro Culturale di Milano.

33  Cfr. G. Testori, I Promessi sposi alla prova, Milano, Garzanti, 1984.

34  Cfr. F. Panzeri, Vita di Testori, cit., pp. 178-179: «Nel presentare I Promessi sposi alla prova, dopo aver ricordato il suo incessante debito con quei personaggi che lo hanno sempre chiamato "dalla terra che ora non cambia per nulla regione, zona, lago, riva, città, lazzaretto", indica il centro della sua attività teatrale nella necessità di ritrovare la grande anima dei maestri, lui che in questi anni è davvero un maestro». Vedi anche G. Testori, Perché proprio loro, i Promessi Sposi, in «Corriere della Sera», 21 gennaio 1984 e Id., Manzoni, il suo e il nostro tempo, Milano, Electa, 1985.

35  Cfr. A. Moravia, Alessandro Manzoni o l’ipotesi..., cit., p. 174: «Il linguaggio dei personaggi [...], ogni volta che è possibile e talvolta anche quando non è possibile, è un continuo intercalare di invocazioni pie così da far pensare che questi italiani del secolo decimosettimo siano invece degli ebrei dell’età del bronzo».

36  Cfr. G. Belotti, Il silenzio di Manzoni sulla sua conversione, Atti del VI Convegno Nazionale di Studi Manzoniani, cit. In questi stessi atti vedi L. Colombo, Della conversione di Alessandro Manzoni; L. Portier, La conversione di Alessandro Manzoni e il rifiuto dell’ideologia; F. D’Ovidio, Ancora sulla conversione di Manzoni, in «Rivista d’Italia», giugno 1908; J. Goudet, Il ritmo della conversione del Manzoni e il ritmo della conversione dei suoi personaggi, Atti del IV Congresso Nazionale degli Studi Manzoniani, Lecco, 1960; V. Branca, Note per una storia dell’anima del Manzoni, in «Convivium», settembre-ottobre 1941; C. Secchi, La conversione del Manzoni, in «L’Osservatorio politico letterario», I, 1975.

37  Cfr. V. Mascaretti, La speranza violenta. Alberto Moravia e il romanzo di formazione, Bologna, Gedit, 2006.

38  Cfr. G. Gramigna, Moravia e Testori..., cit.: «Testori, durante il dibattito, ha osservato che il Manzoni lo si legge quasi sempre "per sentito dire". Sembra abbastanza ridicola la pretesa o l’impegno a scoprirlo attuale; nello stesso tempo, basta che ci si metta a parlarne per scoprire che il "monumento letterario" non è affatto un monumento ma un punto mobilissimo, una di quelle lucine che danzano negli schermi elettronici di controllo delle funzioni cardiache, rispetto a cui bisogna continuamente rifare i conti delle distanze e delle posizioni».

39  Cfr.: C. Bo, Manzoni e il romanzo europeo, in «Italianistica», I, 1973; E. Radius, Ma è proprio italiano o è piovuto dal cielo?, in «Il Giorno», 20 maggio 1973; E. Sala Di Felice, I Promessi Sposi e la delusione del lettore in Teorie del romanzo europeo nel primo Ottocento, a cura di R. Bruscagli e R. Turchi, Roma, Bulzoni, 1991.

40  Vedi soprattutto M. Barbi, La proibizione a Roma dei Promessi Sposi, in «Annali Manzoniani», 1942.

41  Cfr. G. Rumi, Antimanzonismo cattolico..., cit.


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Giugno-dicembre 2010, n. 1-2