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Note:


1  Intenzioni (Intervista immaginaria), in E. Montale, Il secondo mestiere. Arte, musica, società, a cura di G. Zampa, Milano, Mondadori, 1996, p. 1478.

2  Per una definizione del rapporto tra poesia e prosa nell’opera di Montale si veda G. Ioli, Montale, Roma, Salerno, 2002 (cap. V: «L’attività di prosatore e critico»): «Accettando l’ipotesi di considerare l’opera in versi di Montale non solo come governata da un generico doppio senso, ma da quello di stampo figurale, le sue prose avrebbero, dunque, anche il compito di testimoniare l’esistenza di un senso storico-letterale, spesso indispensabile per una corretta interpretazione» (p. 126).

3  M. Forti, Montale: la prosa di fantasia e d’invenzione, Introduzione a E. Montale, Prose e racconti, a cura e con introduzione di M. Forti, note ai testi e varianti a cura di L. Previtera, Milano, Mondadori, 1995, p. XI. Nello stesso volume è raccolto Farfalla di Dinard alle pp. 7-227.

4  Cfr. C. Segre, Intertestuale-intediscorsivo. Appunti per una fenomenologia delle fonti, in C. Di Girolamo e I. Paccagnella (a cura di), La parola ritrovata, Palermo, Sellerio, 1982, pp. 15-28.

5  L. Blasucci, Appunti per un commento montaliano, in Id., Gli oggetti di Montale, Bologna, il Mulino, 2002, p. 205.

6  Cfr. E. Montale, Due sciacalli al guinzaglio (1950): «Anche l’oscurità di certi moderni finirà per cedere, se domani esisterà ancora una critica. Allora dal buio si passerà alla luce, a troppa luce: quella che i così detti commenti estetici gettano sul mistero della poesia. Tra il non capir nulla e il capir troppo c’è una via di mezzo, un juste milieu che i poeti, d’istinto, rispettano più dei loro critici; ma al di qua o al di là di questo margine non c’è salvezza né per la poesia né per la critica» (in Id., Il secondo mestiere. Arte, musica, società, cit., p. 1493).

7  Id., Nel nostro tempo, Milano, Rizzoli, 1972, p. 8.

8  A mettere definitivamente in chiaro la questione è stato F. Contorbia, Crollo di cenere al «18BL», in P. Pieri e G. Benvenuti (a cura di), Quando l’opera interpella il lettore. Poetiche e forme della modernità letteraria. Studi e testimonianze offerti a Fausto Curi per i suoi settant’anni, Bologna, Pendragon, 2000, pp. 337-347.

9  «Giorno e notte» (1962), in E. Montale, Il secondo mestiere. Arte, musica, società, cit., p. 1499.

10  The Butterfly of Dinard, prefazione all’ed. inglese di Farfalla di Dinard, trad. di G. Singh, London, London Magazine Edition, 1970: «Non possiedo la fantasia del romanziere nato; né sono capace di inventare nulla» (ivi, p. 1499, trad. it. a p. 1912).

11  «Montale sembra propendere […] per una prosa, che sullo spunto paesistico o autobiografico innesti una riflessione morale, o passi musicalmente da un motivo all’altro, mescolando la dimensione critica a quella più propriamente inventiva, la "recensione dei libri" alla "recensione della vita"» (G. Nava, Montale critico di narrativa, in M. A. Grignani e R. Luperini (a cura di), Montale e il canone poetico del Novecento, Roma-Bari, Laterza, 1998, p. 241).

12  «Naturalmente esistono altre possibilità: ci sono i folenghiani, i proustiani, i joyciani ecc.; ci sono strade che il genio giustifica e che gli imitatori non giustificano affatto» (Lettere di Montale a Cecchi, a cura di A. Casadei, in «Rivista di Letteratura italiana», VIII, 1990, 1, p. 175, poi in appendice a A. Casadei, Prospettive montaliane. Dagli "Ossi" alle ultime raccolte, Pisa, Giardini, 1992). Cecchi stesso, in due articoli in «La Tribuna» del 7 luglio 1922 e del 2 marzo 1923, aveva espresso giudizi riduttivi su Proust e su Joyce (in E. Cecchi, I tarli, a cura di S. Betocchi. Introduzione di E. Siciliano, Roma, Fazi, 1999, pp. 64-68, 99-104). Cfr. anche A. Fabrizi, Montale e Proust, Firenze, Edizioni Polistampa, 1999.

13  Nelle Variazioni di Auto da fé (III, 1959), Montale ha espresso critiche anche aspre non direttamente su Joyce o Proust, ma nei confronti di un istituto cruciale della narrativa modernista, il monologo interiore; a proposito del Ritratto d’ignoto di Nathalie Sarraute, Montale scrive infatti: «Eliminato tutto: i personaggi, i caratteri ed anche, in apparenza, la figura del protagonista-autore che dice "io", che cosa può rimanere? Resta pur sempre la vecchia figura dell’autore che spruzza di "monologo interiore" ognuna di quelle apparizioni che non possiamo neppure chiamare personaggi; che soffonde tutto di sensazioni e pruriti sottocutanei, ma in definitiva non ci dice mai nulla che interessi la nostra purtroppo normale e convenzionale umanità» (E. Montale, Il secondo mestiere. Arte, musica, società, cit., p. 174).

14  Sulla Mansfield, Cecchi scrisse in «La Tribuna» dell’11 febbraio 1922 (ora in E. Cecchi, I tarli, cit., pp. 51-54); in quell’articolo la scrittrice è accostata a Čechov e al Baudelaire dei Petits poèmes en prose, accostamento più tardi ripreso da Montale. Cfr. anche E. Cecchi, Katherine Mansfield (1932) e Ancora di Katherine Mansfield (1945), in Id., Scrittori inglesi e americani, Milano, Mondadori, 1935 (19472). Di Vittorini cfr. il lungo saggio Caterina Mansfield (in «Pègaso», vol. IV, fasc. XI, 1932) e il più breve Caterina Mansfield a Ospedaletti (in «San Remo», a. II, n. 2, 20 gennaio 1933), entrambi ora in E. Vittorini, Letteratura arte società. Articoli e interventi 1926-1937, a cura di R. Rodondi, Torino, Einaudi, 1997, pp. 515-538, 628-631.

15  E. Montale, Il secondo mestiere. Arte, musica, società, cit., p. 872.

16  Id., Dalla «valle della morte» esce una scrittrice spietata, ivi, p. 1077.

17  Nove racconti della Brandeis, usciti in «New Yorker» e in «Harper’s Bazaar», sono pubblicati e tradotti in appendice a P. De Caro, Journey to Irma. Una approssimazione all’ispiratrice americana di Eugenio Montale. Parte prima: Irma, un "romanzo", nuova ed. accresciuta Foggia, Matteo De Meo stampatore, 1999, pp. 309-366.

18  Della Parker Montale tradusse Il mio mondo è qui, Milano, Bompiani, 1941.

19  E. Montale, Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di G. Zampa, Milano, Mondadori, 1996, p. 1445.

20  Italie Magique, Paris, Aux Portes de France, 1946 (in italiano, Italia magica. Racconti surreali novecenteschi scelti e presentati da Gianfranco Contini, Torino, Einaudi, 1988).

21  E. Montale, Il secondo mestiere. Arte, musica, società, cit., p. 166.

22  Id., Lettere a Clizia, a cura di R. Bettarini, G. Manghetti e F. Zabagli. Con un saggio introduttivo di R. Bettarini, Milano, Mondadori, 2006.

23  Ivi, Lettera del 2 dicembre 1938, p. 261.

24  Id., [Poesie di Eugenio Montale](1960), in Id., Il secondo mestiere, cit., p. 1497.

25  Id., Cinquant’anni di poesia [Intervista di Leone Piccioni, 1966], ivi, p. 1668.

26  Id., The Butterfly of Dinard, ivi, p. 1913.

27  Id., Dialogo con Montale sulla poesia, ivi, p. 1604.

28  Spento un fuoco, se ne può accendere un altro, cit. in Eugenio Montale. Immagini di una vita, a cura di F. Contorbia. Introduzione di G. Contini, Milano, Librex, 1985 [poi Milano, Mondadori, 1996], p. 242.

29  E. Montale, Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, cit., p. 130.

30  Cfr. G. Nava, Montale critico di narrativa, cit., pp. 242 sgg.

31  Cfr. [«Genova com’era 1870-1915» di Luciana Frassati] (1960): «È opinione assai diffusa che Genova, e la Liguria tutta, abbiano avuto i loro poeti, e non sono certo io la persona più indicata per metterlo in dubbio. Ma a Genova è mancato il suo romanziere» (E. Montale, Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, cit., p. 2225).

32  G. Guglielmi, Un’idea di racconto, in L. Rustichelli (a cura di), Seminario sul racconto. Atti del seminario tenuto a Reggio Emilia (Istituto Antonio Banfi, 1992), West Lafayette (Usa), Bordighera, 1998, p. 5, poi anche in «Bollettino ’900», 2005, n. 1-2 (<http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2005-i/Guglielmi.html>) e in «il verri», 2006, n. 30, p. 27. Di Guglielmi si veda anche La prosa italiana del Novecento II. Tra romanzo e racconto, Torino, Einaudi, 1998.

33  Se ne trovano ampli regesti ad esempio in: C. Segre, Invito alla «Farfalla di Dinard», in Id., I segni e la critica, Torino, Einaudi, 1970, pp. 135-151; C. Saletti, Tra prosa e poesia: connessioni lessicali e tematiche, in P.V. Mengaldo (a cura di), Quaderno montaliano, Padova, Liviana, 1989, pp. 217-235; G. Taffon, Su lingua e stile di Montale in «Farfalla di Dinard» e «Fuori di casa», in Id. L'atelier di Montale, sul poeta, sul prosatore, sul critico, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1990, pp. 44-80.

34  Cfr. L. Blasucci, Storia della lingua e critica letteraria. (Per una diacronia dell’oggetto poetico in Montale), in Id., Gli oggetti di Montale, cit., pp. 49-70.

35  F. Sboarina, Sulla sintassi di «Farfalla di Dinard», in P.V. Mengaldo (a cura di), Quaderno montaliano, cit., p. 191.

36  Rimando, per approfondimenti sulle origini e sulla casistica del poème en prose in Italia, agli studi di P. Giovannetti, Metrica del verso libero italiano (1888-1916), Milano, Marcos y Marcos, 1994, e soprattutto di S. Giusti, L’instaurazione del poemetto in prosa (1879-1898), Lecce, Pensa MultiMedia, 1999.

37  Cfr. C. Segre, Invito alla «Farfalla di Dinard», cit., pp. 150-151, dove viene analizzata la sintassi «mossa e vibrante» del racconto eponimo.

38  E. Montale, Il secondo mestiere. Arte, musica, società, cit., pp. 142-143.

39  I. Calvino, Prefazione 1964 al Sentiero dei nidi di ragno, in Id., Romanzi e racconti, ed. diretta da C. Milanini, a cura di M. Barenghi e B. Falcetto. Prefazione di J. Starobinski, Milano, Mondadori, 1991, vol. I, p. 1186: «La rinata libertà di parlare fu per la gente al principio smania di raccontare: nei treni che riprendevano a funzionare, gremiti di persone e pacchi di farina e bidoni d’olio, ogni passeggero raccontava agli sconosciuti le vicissitudini che gli erano occorse».

40  Per la ricostruzione del clima storico-letterario in cui opera il Montale narratore cfr. S. Giovannuzzi, Tempo di raccontare. Tramonto del canone lirico e ricerca narrativa (1939-1956), Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1999 (specialmente pp. 5-32, 175-211).

41  Cfr. G. Macchia, Il romanzo di Clizia, in Id., Saggi italiani, Milano, Mondadori, 1983, pp. 302-316.

42  U. Carpi, Montale negli anni ’60, in Id., Montale dopo il fascismo dalla «Bufera» a «Satura», Padova, Liviana, 1971, p. 124.

43  L’originaria tripartizione della raccolta prevedeva due sezioni, la prima e la terza, per così dire miste, dove cioè i racconti della formazione genovese come In chiave di «fa» e Laguzzi e C. erano affiancati dal pezzo su Eluard (All’ombra del cedro) e da un racconto fiorentino (Un discepolo di Pound = Dominico), o le prose sulla dittatura (I funghi rossi, Crollo di cenere) si trovavano a convivere con la metafisica Il regista e i petits poèmes en prose "fuori di casa" come La statua di neve e Farfalla di Dinard. In compenso, tre delle quattro prose nella seconda sezione già tendevano a comporre quella specie di "romanzo delle Cinque Terre", poi rifuso nel ’60 entro la serie dei ricordi d’infanzia e gioventù che formano la prima parte del libro definitivo.

44  Cfr. R. Luperini, «Un insolito tipo di conservatore». Postilla sui racconti non compresi in «Farfalla di Dinard» in Id., Montale o l’identità negata, Napoli, Liguori, 1984, p. 204: «Il conservatorismo di Montale è apocalittico perché coincide con questa dimensione culturale: la difesa di "alcune dimensioni dell'anima umana" è di fatto la difesa di un umanesimo borghese periclitante e minacciato».

45  E. Montale, The Butterfly of Dinard, cit., p. 1912.


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Giugno-dicembre 2007, n. 1-2