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Note:


[Il testo costituisce una versione ampliata e aggiornata di un saggio dal titolo «La diferencia estaba en las palabras»: Referencialidad y functión constitutiva del lenguaje en Le Ore de Dolores Prato, pubblicato nel volume collettaneo a cura di M. Arriaga Flórez, Representar/representarse. Firmado: mujer, Atti del Congreso International en Homenaje a Zenobia, Moguer-Huelva, 25-28 ottobre 2001, Huelva, Fundación Juan Ramón Jiménez, 2001, pp. 707-714.]

1  D. Prato, Le Ore, a cura di G. Zampa, Milano, Adelphi, 1994, pp. 333-334. La prima edizione del romanzo fu commissionata dal Comune di Treia all’editore Scheiwiller e uscì in due volumi nel 1987 e 1988, a cura sempre di Giorgio Zampa, con i titoli di Le Ore e Le Ore II - Parole.

2  Nel 1996 verrà pubblicato un altro testo autobiografico postumo dal titolo Scottature, a cura di A. Marcaccio, Macerata, Quodlibet. Secondo Monica Farnetti [L’antibiografia di Dolores Prato, in A.M. Crispino (a cura di), Oltrecanone. Per una cartografia della scrittura femminile, Roma, manifestolibri, 2003], Le Ore - Parole e Scottature sono da considerarsi delle appendici al romanzo Giù la piazza non c’è nessuno. Di parere contrario il curatore Giorgio Zampa, che nella postfazione giunge ad affermare che Le Ore non sembrano avere rapporto alcuno con il precedente libro, soprattutto se usiamo come reagente proprio il linguaggio, tanto vivace e cromaticamente denotato nel libro sull’infanzia, quanto monocorde e monocromatico nel secondo, incentrato sulla prima adolescenza. Del resto Le Ore doveva rappresentare anche ‘sensorialmente’ il vuoto e la negazione della vita stessa all’interno del collegio. Niva Lorenzini nel saggio La scrittura "inconclusa" di Dolores Prato, in M. Mizzau - N. Lorenzini - G. Livi - T. Maraini (a cura di), Il timbro a fuoco della parola. Voci in dialogo con Dolores Prato, Treja, Città di Treja, 2000, pp. 30-31, sembra invece rilevare una certa policromia linguistica anche in Le Ore, con un lessico trasgressivo e ricco di metafore seppure serrato all’interno di uno spazio rituale e apparentemente uniforme; questo linguaggio sarebbe intriso di un realismo non privo di emotività, efficace però nel «restituire la cosa nella sua nudità di materia, forma, funzionalità».

3  D. Prato, Le Ore, cit., p. 354. La lettera è riportata da Zampa nella postfazione al volume dal titolo Cronaca della vita apparente.

4  J. Starobinski, Lo stile dell’autobiografia, in Id., L’occhio vivente, Torino, Einaudi, 1975, p. 205.

5  È uscita nel 2002 la prima biografia dedicata all’autrice da Stefania Severi, L’essenza della solitudine. Vita di Dolores Prato, Roma, Sovera, 2002. Per un profilo più sintetico, arricchito però di alcuni testi inediti provenienti dall’ingente patrimonio documentario lasciato all’Archivio Contemporaneo Bonsanti presso il Gabinetto Vieusseux di Firenze, si confronti anche A. Paparella, Parole che mangiano la vita: Dolores Prato, in T. Agostini - A. Chemello - I. Crotti - L. Ricaldone - R. Ricorda (a cura di), Lo spazio della scrittura. Letterature comparate al femminile, Atti del IV Convegno della Società Italiana delle Letterate, Venezia, 31 gennaio–1 febbraio 2002, Padova, Il Poligrafo, 2004.

6  G. Livi, Narrare è un destino. Da Virginia Woolf a Karen Blixen da Anna Banti a Dolores Prato, Milano, La Tartaruga edizioni, 2002, p. 81.

7  La versione integrale del libro verrà pubblicata solo nel 1997, a cura di G. Zampa, da Mondadori. All’epoca dell’edizione einaudiana nei "Nuovi Coralli", Prato si sentirà ancora una volta spezzata per questa mutilazione inferta alla sua opera-vita. Molte voci di scrittori e critici si indignarono profondamente per una decisione che rischiava di distruggere l’intrinseca originalità di quello che fu definito un capolavoro di ‘verità’. Si legga ad esempio la recensione di Lalla Romano, Ritorni, in «Corriere della Sera», 7 gennaio 1998.

8  Monica Farnetti in L’antibiografia di Dolores Prato, cit., pp. 34-35, parla iperbolicamente di un’«assenza di racconto», dovuta principalmente alla fluidità di scambio tra tempi verbali, tra passato (allora) e presente (ora), con una maggiore facilità di immedesimazione tra la donna adulta e la bambina, e alla struttura più «cumulativa che non successiva», ovvero descrittiva. Si confronti inoltre, sempre di M. Farnetti, il bel saggio Treja nel volume Il Centro della Cattedrale. I ricordi d’infanzia nella scrittura femminile, Roma, Tre Lune Edizioni, 2003.

9  Per un’analisi squisitamente linguistica dell’opera di Prato si rimanda a B. Badini, Le parole perdute di Dolores Prato: la creazione della continuità in una vita tramite la lingua ‘materna’, in G. Marcato (a cura di), Isole linguistiche? Per un’analisi dei sistemi in contatto, Atti del Convegno Sappada/Plodn (Belluno), 1-4 luglio 1999, Padova, Unipress, 2000.

10  D. Prato, Le Ore, cit., p. 11.

11  Ivi, p. 15.

12  Da un manoscritto anepigrafo databile al 1959 riportato in Cronologia, a cura di Cesare Garboli, in E. Morante, Opere, Milano, Mondadori, 1988, vol. I, p. XLIV.

13  Agota Kristof, L’analfabeta. Racconto autobiografico, Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2005, p. 16.

14  D. Prato, Le Ore, cit., p. 249.

15  Rimando sull’argomento al saggio della filosofa Chiara Zamboni, Parole non consumate. Donne e uomini nel linguaggio, Napoli, Liguori, 2001.

16  Il ricomporre la propria soggettività frantumata coincide, per Nelvia Di Monte, con le fratture nel linguaggio che riscontriamo al livello della scrittura (strumento, già per Elsa Morante, di recupero della propria identità), causate nell’autrice dal passaggio da una lingua all’altra. Si veda N. Di Monte, La doppia lingua di Dolores Prato, in «Lapis», settembre 1993, n. 19.

17  Un simile processo stilistico, ancora una volta sopratutto in relazione al recupero della memoria dell'infanzia, si trova anche in un autore come Luigi Meneghello, a partire da Libera nos a malo, del 1963, il quale inserisce parimenti a fine volume un glossario ragionato dei termini dialettali o popolari utilizzati.

18  D. Prato, Le Ore, cit., p. 328.

19  Ibid.

20  Ivi, p. 255.

21  Ivi, p. 140.

22  Ivi, p. 74.

23  F. Brevini, Parole e rinunzie in Dolores Prato in G. Galli (a cura di), Interpretazione e autobiografia, Genova, Marietti, 1990, p. 144.

24  D. Prato, Le Ore, cit., pp. 328-329.

25  Ivi, p. 329.

26  Ivi, pp. 98-99.

27  Ivi, p. 113.

28  Ivi, p. 175.

29  Ivi, p. 201.

30  C. Locatelli, Passaggi obbligati: la differenza (auto)biografica come politica co(n)testuale, in C. Locatelli (a cura di), Co(n)texts: Implicazioni testuali, Trento, Editrice Università degli Studi di Trento, 2000, p. 176.

31  G. Ferretti, Interventi di sintesi, in G. Galli (a cura di), Interpretazione e autobiografia, cit., p. 198.

32  D. Prato, Le Ore, cit., p. 269.


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