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Note:


Riprendo qui alcune idee da me presentate in due occasioni: nel marzo del 2003, a Pisa, a un seminario sulle forme della narrativa breve organizzato da Arrigo Stara e Sergio Zatti, e nel maggio del 2004, a Bologna, all'interno di un ciclo di lezioni sul racconto italiano, organizzato da Federico Pellizzi per «Bollettino '900». Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato a questi eventi per i loro commenti. Grazie anche a Simona Corso per i suoi suggerimenti sulla versione finale di questo saggio.

1  La definizione dell'opera come «trattatello» introduce un breve paratesto compreso in tutte le edizioni di Hilarotragoedia. Inizialmente un «segnalibro» non firmato che accompagna la prima edizione dell'opera (Milano, Feltrinelli, 1964), il testo viene successivamente ristampato come nota prefatoria non firmata (Milano, Feltrinelli, 1972) e infine, firmato da Manganelli, come risvolto di copertina dell'attuale edizione (Milano, Adelphi, 1987). Il termine paratesto deriva da G. Genette, Soglie. I dintorni del testo [1987], Torino, Einaudi, 1989. Sull'uso del paratesto nelle opere di Manganelli, cfr. G. Zuccarino, Il risvolto di Manganelli, in «Alfabeta», 1984, n. 97, p. 8 e A. Trocchi, Le quarte di copertina e i risvolti autografi di Giorgio Manganelli, in V. Papetti (a cura di), Le foglie messaggere. Scritti in onore di Giorgio Manganelli, Roma, Editori Riuniti, 2000, pp. 166-183.

2  I. Calvino, Notizia su Giorgio Manganelli, in «Il Menabò», 1965, n. 8, p. 103. Sul rapporto fra Calvino e Manganelli cfr. M. Belpoliti, Ping-pong Calvino-Manganelli, Manganelli Calvino, in V. Papetti (a cura di), Le foglie messaggere, cit., pp. 92-113; M. Belpoliti, Settanta, Torino, Einaudi, 2001.

3  I. Calvino, Notizia su Giorgio Manganelli, cit., p. 103.

4  Come ha messo in rilievo Mariarosa Bricchi, le recensioni di Angelo Guglielmi evitano accuratamente ogni menzione di un genere particolare, descrivendo Hilarotragoedia semplicemente come «libro». Cfr. M. Bricchi, In rissa con la trama: le digressioni in Hilarotragoedia, in V. Papetti (a cura di), Le foglie messaggere, cit., p. 118; A. Guglielmi, L'inferno linguistico di Manganelli, in «Il Verri», 1964, n. 14, pp. 88-91; Id., Vero e falso, Milano, Feltrinelli, 1968.

5  All'interno del Gruppo 63, alcuni dei lettori più scettici di Manganelli furono Renato Barilli e Mario Spinella. Cfr. R. Barilli, La neoavanguardia italiana. Dalla nascita del «Verri» alla fine di «Quindici», Bologna, Il Mulino, 1995, p. 246; F. Gambaro, Invito a conoscere la neoavanguardia, Milano, Mursia, 1993, p. 100.

6  Cfr. N. Balestrini (a cura di), Gruppo 63. Il romanzo sperimentale. Palermo 1965, Milano, Feltrinelli, 1966.

7  Ivi, p. 173. Il contributo di Manganelli è stato ristampato in R. Barilli e A. Guglielmi (a cura di), Gruppo 63, Critica e teoria, Milano, Feltrinelli, 1976, pp. 343-349 e in G. Manganelli, Il rumore sottile della prosa, a cura di P. Italia, Milano, Adelphi, 1994, pp. 57-60.

8  Nella conclusione del suo intervento, Manganelli riprende una metafora tipica di molti movimenti d'avanguardia: la contestazione della cultura dominante come «sgombero delle macerie». Nel testo di Manganelli, l'immagine viene sviluppata in una lunga ed elaborata descrizione di una terra post-apocalittica visitata da «nuovi, acerbi Visigoti» (Ivi, p. 59), che potrebbero anche rappresentare il ritorno a un ingenuo e arcaico interesse per la narrazione. Curiosamente, il testo di Manganelli non fa cenno all'incontro del 1965, se si eccettua una breve allusione all'amico Alfredo Giuliani: «Diventato nutrimento ideologico, insaporito di frammenti di idee, il romanzo è decaduto (come nota Giuliani) a messaggio edificante» (Ivi, p. 57).

9  Recentemente, alcuni studiosi hanno sostenuto che il coinvolgimento con il Gruppo 63 era nell'esperienza di Manganelli un episodio di poco conto (Cfr. M. Cavadini, La luce nera. Teoria e prassi nell'opera di Giorgio Manganelli, Milano, Bompiani, 1997, p. 32). Diversamente, le ricerche di Grazia Menechella insistono sull'importanza del Gruppo per Manganelli (cfr. G. Menechella, Il felice vanverare. Ironia e parodia nell'opera narrativa di Giorgio Manganelli, Ravenna, Longo, 2002, pp. 43-63).

10  G. Galliano, Letteratura e cultura in Giorgio Manganelli, Firenze, Firenze Libri, 1986, p. 19.

11  Cfr. L. Quandt, Giorgio Manganelli, in J. Hösle e W. Eitel (a cura di), Italienische Literatur der Gegenwart, Stuttgart, 1974; G. Ottone, Cultismo Linguistico di Manganelli, in «Italianistica», 1976, n. 5, pp. 181-185; C. Wagstaff, The Neo-Avantgarde, in M. Caesar e P. Hainsworth (a cura di), Writers and Society in Contemporary Italy: A Collection of Essays, Leamington, Berg, 1984, pp. 35-62.

12  Uno dei primi critici a parlare di una svolta nell'opera di Manganelli è Alfredo Giuliani. Cfr. A. Giuliani Quel burattino ha sbagliato destinazione..., in La Repubblica, 17 dicembre 1977 e Manganelli trepida per Pinocchio, in A. Giuliani, Autunno del Novecento, Milano, Feltrinelli, 1984, pp. 88-91.

13  L'interesse di Manganelli per la prosa narrativa appare evidente in molti dei testi raccolti da Salvatore Silvano Nigro in La notte, Milano, Adelphi, 1996. Nigro, che si è occupato a lungo delle origini della vocazione di Manganelli alla letteratura, ha scritto delle pagine illuminanti sui primi testi dell'autore che restano tuttora inediti (Cfr. S. Nigro, Scoperta di una vocazione, in V. Papetti (a cura di), Le foglie messaggere, cit., pp. 83-86). Sullo stesso argomento, si veda anche M. Cavadini, La luce nera, cit., pp. 8-15.

14  S. Nigro, Scoperta di una vocazione, cit., p. 84.

15  «Il ruolo paradigmatico cui la Hilarotragoedia assolve rispetto alla vasta produzione poetica che le fa seguito [...] non ha tuttavia ancora prodotto un'attività ermeneutica quantitativamente pari alla ricchezza delle sollecitazioni che emanano dal testo» (M. Paolone, Il cavaliere immaginale. Saggi su Giorgio Manganelli, Roma, Carocci, 2002, p. 62).

16  Ivi, p. 67. Per ulteriori dettagli, cfr. il quarto capitolo di M. Paolone, Il cavaliere immaginale, cit., pp. 62-93. L'interesse di Manganelli per Jung è indagato anche da Graziella Pulce nei capitoli introduttivi della sua Bibliografia degli scritti di Giorgio Manganelli, Firenze, Titivillus, 1996.

17  Cfr. M. Corti, Aspetti nuovi della prosa letteraria in prospettiva semiologica, in Storia linguistica dell'Italia nel Novecento, Roma, Bulzoni, 1973, pp. 93-105; Id., Il viaggio testuale. Le ideologie e le strutture semiotiche, Torino, Einaudi, 1978; G. Baratta, Falsificazione e finzioni del soggetto, «Quaderni del Verri», n. 3, settembre 1982, pp. 130-165; R. Donnarumma, «Hilarotragoedia» di Manganelli. Funzione Gadda, neoavanguardia, Linea Landolfi, in «Nuova Corrente», 1995, n. 42, pp. 51-90.

18  Il testo è riprodotto sul risvolto di copertina della più recente edizione di Hilarotragoedia (Milano, Adelphi, 1987).

19  Si veda per esempio il paratesto de Il giuoco dell'oca (Milano, Feltrinelli, 1967) di Edorardo Sanguineti, in cui al lettore viene fornita una serie di istruzioni dettagliate su come «giocare» e vincere al gioco del testo.

20  Per quanto riguarda la sua affidabilità, il paratesto di Hilarotragoedia è un'eccezione nell'opera di Manganelli. Per un uso più tipico del paratesto, si veda, per esempio, G. Manganelli, Centuria. Cento piccoli romanzi fiume (Milano, Rizzoli, 1979), dove al lettore vengono promesse «minute descrizioni di case della Georgia dove sorelle destinate a diventare rivali hanno trascorso una adolescenza prima ignara poi torbida; ambagie sessuali, passionali e carnali, minutamente dialogate» ecc, tutte ovviamente assenti dal testo.

21  Tutti i numeri di pagina si riferiscono alla più recente edizione di Hilarotragoedia (Milano, Adelphi, 1987).

22  G. Manganelli, Hilarotragoedia, cit., p. 61.

23  Secondo Bricchi, la prima stesura di Hilarotragoedia risale al periodo fra dicembre 1960 e gennaio 1961. Cfr. M. Bricchi, In rissa con la trama: le digressioni in Hilarotragoedia, cit.; Id., Manganelli e la menzogna. Notizie su Hilarotragoedia con testi inediti, Novara, Interlinea, 2002.

24  Cfr. M. Bricchi, Manganelli e la menzogna, cit., pp. 26-33.

25  «So long as the story as an exemplum is related to a moral-philosophical system, the narrative scheme will continue to appear fixed, as it were, by outside influences.» K.H. Stierle, Story as Exemplum - Exemplum as Story. On the Pragmatics and Poetics of Narrative Texts, in R. Amacher e V. Lange (a cura di), New Perspectives in German Literary Criticism, Princeton University Press, 1979, p. 26.

26  Secondo Stierle, la trasformazione da exemplum a racconto coincide storicamente con una visione più critica del ruolo della storia, che si articola in maniera esemplare negli Essais di Montaigne. Cfr. K.H. Stierle, Story as Exemplum - Exemplum as Story, cit., pp. 30-39.

27  Come critico letterario e studioso di letteratura inglese, Manganelli era da sempre affascinato anche e proprio dal romanzo, come sottolinea Viola Papetti nella sua importante postfazione a G. Manganelli, Il romanzo inglese del Settecento, a cura di V. Papetti, Torino, Aragno, 2004

28  G. Manganelli, La letteratura come menzogna, Milano, Feltrinelli, 1967, p. 216.

29  Si veda, ad esempio, H. Weinrich, Tempus, Besprochene und erzählte Welt, Stuttgart, Kohlhammer, 1964, pp. 48-51.

30  Si tratta di un'idea ricorrente e apparentemente cara a Manganelli, come dimostra, ad esempio, un'intervista a Carlo Rafele del 1980: «Ciò che io potrei chiamare letteratura [presuppone] la perdita assoluta di ogni significato, di ogni espressione... Il testo letterario non vuole né esprimere, né comunicare; vuole essere. Ma il suo modo di essere è un modo di organizzarsi linguisticamente in uno spazio che è il silenzio» (C. Rafele, Conversazione con Giorgio Manganelli, intervista, in G. Manganelli, La penombra mentale. Interviste e conversazioni 1965-1990, a cura di R. Deidier, Roma, Editori Riuniti, 2001, p. 52).

31  Su questo argomento rimando a F. Mussgnug, Between «Novissimi» and Nuovo Romanzo. Literary genre categories in the works of the Gruppo 63, in J. Butcher e M. Moroni (a cura di), From Eugenio Montale to Amelia Rosselli. Italian Poetry in the Sixties and Seventies, Leicester, Troubador, 2004. Cfr. anche M. Ganeri, La teoria dei generi letterari dopo gli anni Settanta: il superamento dell'approccio normativo, in «Allegoria», 1996, n. 23, pp. 25-35.

32  Cfr. G. Manganelli, Che cosa non è un racconto, in «Nuovi Argomenti», aprile-giugno 1986; ristampato in G. Manganelli, Il rumore sottile della prosa, cit., pp. 31-35.

33  Ivi, p. 34.


Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2005-2006

Giugno-dicembre 2005, n. 1-2