Stefano Zampieri
Maurice Blanchot: l'immagine negata

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All'influenza teorica, e all'autorità intellettuale di Maurice Blanchot corrisponde paradossalmente un sostanziale disconoscimento presso il grande pubblico. Certo questo è legato anche alla scelta compiuta dal critico francese di non apparire, cioè di rifiutare totalmente la vita pubblica, e quindi ogni concessione all'immagine, ogni rapporto con i media.
Si tratta forse di un fatto di carattere, ma certo è giusto leggervi anche una precisa opzione teorica che Blanchot può facilmente motivare, in base alla sua idea dell'opera letteraria, che prevede un superamento, anzi una cancellazione dell'autore stesso: l'opera cammina da sola, è autonoma, una volta scritta essa risponde da sé, e perfino la voce di colui che dice "io" all'interno del testo, rappresenta una clamorosa menzogna, ogni volta ricreata dallo sguardo del lettore.
Ed ancora si potrebbe argomentare ricordando le molte pagine in cui egli riflette sulla scrittura e il suo rapporto problematico con l'immagine. Quel che è certo, comunque, è che la sua resta una scelta del tutto controcorrente rispetto all'atteggiamento comune degli intellettuali del Novecento (e forse in particolare di quelli francesi) che dell'apparizione sui media, dell'essere personaggi a tutto tondo, dell'essere costante punto di riferimento per l'opinione pubblica, e centro sempre mobile di ogni polemica, di ogni discussione, di ogni iniziativa, hanno fatto un tratto distintivo del loro essere intellettuali. Ciò contribuisce a fare di Blanchot un elemento decisamente anomalo, eccentrico, fuori schema e, proprio per questo, estraneo al circuito del grande pubblico.

Non stupisce allora che di un intellettuale, scrittore, critico, filosofo, che ha attraversato l'intero secolo, che ha partecipato direttamente ad alcuni eventi importanti della storia francese (dalle vicende della guerra d'Algeria al Sessantotto), si conoscano soltanto quattro foto (una delle quali è stata resa nota solo poche settimane fa). Ognuna di esse ha una sua storia che può essere brevemente ripercorsa.

Maurice BlanchotLa prima immagine, un primo piano che risale al 1929, ci mostra un giovane (qui Blanchot ha 22 anni e l'immagine è stata presumibilmente scattata a Strasburgo) dallo sguardo abbastanza altezzoso, con un curioso abbigliamento piuttosto fin de siècle, in cui spicca un fiocco ad uso di cravatta che in Francia prende il nome di "lavallière". L'immagine è di mediocre qualità, ma per anni è stata anche l'unica disponibile.

Maurice BlanchotLa seconda immagine risale allo stesso periodo, in cui Blanchot era universitario a Strasburgo, e lo ritrae insieme con un gruppo di suoi compagni di studi. La foto, di proprietà di Emmanuel Levinas è stata pubblicata da François Poirié (nel suo libro dedicato a Levinas) nel 1987, ma va fatto notare che nella riedizione del libro del 1992 la foto è stata soppressa, si dice per intervento dello stesso Blanchot.
Nella piccola istantanea si riconoscono nell'ordine (da sinistra a destra): M. Rontchewsky, Madeleine Guéry, e poi seduto in alto sulla Citroën Emmanuel Levinas, davanti a lui Suzanne Poirier, ed infine in posa sul cofano della macchina Maurice Blanchot. I cinque studenti dell'Università di Strasburgo stanno andando a cena da un loro professore Charles Blondel, psicologo antifreudiano.

Maurice BlanchotLa terza immagine, un altro primo piano, proviene dalla collezione di Simone Lévinas (figlia del filosofo) e del marito Georges Hansel ed è stata pubblicata per la prima volta sul «Nouvel Observateur» del 27 febbraio 2003, cioè subito dopo la scomparsa di Blanchot. Vi si riconosce lo stesso giovane della prima istantanea, anche se l'abbigliamento più comune lo rende meno originale ed eccentrico. Lo stesso sguardo però, e qui risaltano gli occhi chiari, e l'espressione intensa, severa, pensosa.

Maurice BlanchotLa quarta e ultima immagine è quella che ritrae un Blanchot ormai vecchio. È stata scattata di nascosto da un paparazzo, nel 1985 (per il mensile «LIRE») nel parcheggio di un supermercato alla periferia di Parigi. Vi si intravede un uomo, alto e magro con la capigliatura bianca, vicino a una Renault 5 bianca.
La foto ha fatto il giro dei giornali dell'epoca ma è stata anche aspramente criticata dagli amici dello scrittore che hanno fortemente deprecato l'indebita intromissione della stampa nella sua vita privata.

Quando nel 1986 l'Agenzia VU chiese a Blanchot una foto per una mostra dedicata agli scrittori francesi, egli rispose che al posto dell'immagine si mettesse la sua lettera di rifiuto in cui ripeteva la decisione di «apparaître le moins possible, non pas pour exalter mes livres, mais pour éviter la présence d'un auteur qui prétendrait à une existence propre».

 

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