Note: 1 R. Laufer, L'écriture hypertextuelle: pratique et théorie àpartir d'une recherche sur Rigodon de Céline, in «Littérature», Paris, 1994, n. 96, p. 106. 2 <http://lolita.unice.fr/˜brunet/BALZAC/>. Progetto on line curato da Etienne Brunet. 3 Bibliopolis. 4 Acamédia. 5 Discotext1 (Hachette/INaLF). 6 Ilias. 7 Si veda il punto di vista di P.W. Conner, Hypertext in the Last Days of the Book, in «Bulletin of the John Rylands University Library of Manchester», Manchester, autunno 1992, vol. 74, n. 3: «è possibile che i libri siano solo lo stadio preliminare, ormai incapace di organizzare, contenere e presentare la nostra testualità e che il nuovo fenomeno che definiamo "ipertesto" costituisca un nuovo, più sofisticato tipo di design, superiore alle antiche pergamene o al libro cartaceo?». 8 <http://www.cavi.univ-paris3.fr/phalese/hubert1.htm> 9 Cfr. gli elementi di questo dibattito in A. Kernan, The Death of Literature, New Haven, Yale University Press, 1990; M.C. Tuman, Literacy Online: The Promise (and Peril) of Reading and Writing with Computers, Pittsburgh, University of Pittsburgh Press, 1992; R. Coover, The End of Books, in «New-York Times Book Review», 21 giugno 1992; A. Gurr, The Grapheme conquest: Literature and the Post-Print Age, Nottingham, 1992; S. Birkerts, The Gutenberg Elegies: The Fate of Reading in an Electronic Age, Boston, Faber, 1994; ecc. 10 Cfr. la sintesi di J. Clément, Fiction interactive et modernité, in «Littérature», Informatique et littérature, 1994, n. 96. 11 A proposito della nozione di "testo" e dei rapporti con l'ipertesto cfr. T. G. Tanselle, Critical Editions, Hypertexts, and Genetic Criticism, in «Romanic Review», New York, maggio 1995, vol. 86, n. 3 e L. Hay, Does 'Text' Exist?, in «Studies in Bibliography», n. 41, 1988. 12 Cfr. D. Burnley, Scribes and hypertext, in «Yearbook of English Studies», Londres, 1995, n. 25, p. 59. 13 Metafore di cui i prodotti elettronici cercano di appropriarsi (cfr. P.W. Conner, Hypertext in the Last Days of the Book, cit., p. 22). 14 Le opere di riferimento su questo argomento restano J.D. Bolter, Lo spazio dello scrivere: computer, ipertesti e storia della scrittura, Milano, Vita e Pensiero, 1993; G.P. Landow, L'ipertesto. Tecnologie digitali e critica letteraria, Milano, Bruno Mondadori, 1998; G.P. Landow e P. Delany (a cura di), The Digital Word: Text-Based Computing in the Humanities, MIT Press, Cambridge (Mass.) - London 1993; G.P. Landow (a cura di), Hyper/Text/Theory, Baltimore, John Hopkins University Press, 1994. 15 Sui rapporti tra genetica e ipertesto si veda J.-L. Lebrave, Hypertextes, mémoires, écriture, in «Genesis», Paris, 1994, n. 5. 16 Si veda un esempio in D. Ferrer, Hypertext, Representation of Literary Working Papers, in «Literary and Linguistic Computing», Oxford, 1995, vol. 10, n. 2. Cfr. T.G. Tanselle, Critical Editions, Hypertexts, and Genetic Criticism, cit, p. 591: «la tecnologia offerta dai computer ci ha permesso una flessibilità senza precedenti nell'esame di complicate testimonianze testuali e nella lettura di versioni multiple come testi dotati di una loro identitào testi in sé e per sé» [traduzione nostra]. 17 Cfr. L. Toschi e C. Richardson, Hypertext and Authorship, in G. Nunberg (a cura di), The Future of the Book, Berkeley, University of California Press, 1996 e J.-L. Lebrave, Hypertextes, mémoires, écriture, cit., p. 13. 18 Lautréamont, I canti di Maldoror, in Opere complete, a cura di I. Margoni, Torino, Einaudi, 1976, p. 5. 19 Si veda per esempio Anne Armand, L'histoire littéraire. Théories et pratiques, Bertrand-Lacoste, 1993, p. 91 e segg. 20 J.-L. Lebrave, Hypertextes, mémoires, écriture, cit., p. 11. 21 Ma la strofa 5 del canto III rappresenta un file troppo "pesante" che avrebbe dovuto essere scisso in due parti. 22 Les Temps qui courent. 23 Acamédia. 24 Cfr. J.-L. Lebrave, Hypertextes, mémoires, écriture, cit., pp. 12 e segg. 25 Cfr. D. Burnley, Scribes and hypertext, in «Yearbook of English Studies», cit., pp. 42 e segg.; P.W. Conner, Hypertext in the Last Days of the Book, cit., p. 21 pensa che l'ipertesto permetterebbe di ritornare alla ricchezza della letteratura orale, impoverita dalla trascrizione. 26 G. Nunberg (a cura di), The Future of the Book, cit. Cfr., ad esempio, il contributo di Patrick Bazin (p. 163) e quello di Umberto Eco (postfazione). 27 J. Clément, Fiction interactive et modernité, cit. 28 R. Laufer, Édition critique synoptique interactive sur écran: l'exemple des maximes de La Rochefoucauld, in N. Catach (a cura di), Les Éditions critiques. Problèmes techniques et éditoriaux, Actes de la table ronde GTM-HESO de 1984, Paris, Les Belles Lettres, 1988. 29 Cfr. D. Burnley, Scribes and hypertext, cit. per il quale il mezzo elettronico è, per ora, soltanto «un luogo dove conservare, archiviare informazioni utili, ma non il mezzo di diffusione dell'arte» [traduzione nostra]. 30 D. Burnley, evoca, a questo proposito, per mostrare la differenza fra i due mezzi, un libro pieno di annotazioni trovato da un bouquiniste (ivi, p. 41). Annovera tuttavia fra gli inconvenienti dell'ipertesto proprio la possibilità dei lettori di trasformare il testo iniziale (ivi, p. 58). 31 Sulla psicoanalisi e l'ipertesto, cfr. H. Berressem, Negotiating the Universe of Discourse: The Topology of Hypertext, «Amerikastudien», Münich, 1996, vol. 41, n. 3. 32 Cfr. T.G. Tanselle, Critical Editions, Hypertexts, and Genetic Criticism, cit., p. 591: «[...] una lettura seria non è mai stata limitata ad un semplice movimento lineare [...]». 33 Cfr. M. Bernard, Hypertexte: la troisième dimension du langage, in «Texte» (Trinity College, University of Toronto), 1993, n. 13/14. 34 P.W. Conner, Hypertext in the Last Days of the Book, cit. formula l'ipotesi che l'ipertesto non potrà sostituire ampiamente il libro se non quando sarà stato sufficientemente informato dai principi che reggono quest'ultimo: «Solo con estrema lentezza riusciremo a modificare l'atteggiamento che racchiuderà i libri dentro gli ipertesti, e solo dopo che l'evoluzione di questi ultimi sarà stata largamente determinata dai libri medesimi», p. 23. 35 Cfr. D. Hoffmann, P. Jörgensen e O. Foelsche, Computer-Edition statt Buch-Edition. Notizen zu einer historischen Edition, basierend auf dem Konzept von hypertext und hypermedia, in «Editio», Tübingen, 1993, vol. 7 sugli apporti dell'ipermedialità all'edizione colta. Mi sono concentrato in questa sede sull'ipertesto, ma anche l'uso del suono e delle immagini animate nell'edizione letteraria è fonte di innovazioni. 36 J.-L. Lebrave, L'hypertexte et l'avant-texte, in Jacques Anis et J.-L. Lebrave (a cura di), Texte et ordinateur. Les mutations du Lire-Écrire, La Garenne-Colombes, Éditions de l'Espace Européen, 1991. 37 Questo permette anche all'ipertesto di rivolgersi a pubblici differenziati (cfr. D. Burnley, Scribes and hypertext, cit., p. 61). 38 Ah! leggere Lautréamont in caratteri gotici... 39 B. Stiegler, Machines à écrire et machines à penser, in «Genesis», Paris, 1994, n. 5. 40 R. Laufer, L'écriture hypertextuelle, cit., p. 118. Laufer rimanda, per questi tre spunti di analisi, rispettivamente a J.D. Bolter, Lo spazio dello scrivere, cit.; J.-L. Levrave, Hypertextes, mémoires, écriture, cit. e B. Stiegler, Machines à écrire et machines à penser, cit.
|