Note:


1  V. Bush, As We May Think, in «Atlantic Monthly», vol. 176, n. 1, 1945 citato da J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), From Memex to Hypertext: Vannevar Bush and the Minds Machine, Boston, Academic Press, 1991, pp. 85-107; trad. it. V. Bush, Come possiamo pensare, in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), Da Memex a hypertext: Vannevar Bush e la macchina della mente, Padova, Muzio, 1992, pp. 41-62.

2  Cfr. C. Burke, A Practical View of Memex: The Career of the Rapic Selector[1992], in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), From Memex to Hypertext, cit., pp.145-161; trad. it. C. Burke, Una visione pratica del Memex: la carriera del selettore rapido, in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), Da Memex a hypertext, cit., pp. 91-104.

3  V. Bush, As We May Think, cit., p. 101. («Un Memex è un dispositivo in cui un individuo memorizza tutti i suoi libri, documenti e comunicazioni, e che è meccanizzato in modo che può essere consultato con estrema rapidità e flessibilità. È un'estensione personale della sua memoria», V. Bush, Come possiamo pensare, cit., p. 55).

4  Ivi, p. 103. («Un'informazione ne selezion[a] immediatamente e automaticamente un'altra. Questa è la caratteristica essenziale del Memex. La cosa importante è il processo che permette di collegare due informazioni», ibidem, p. 56).

5  Cfr. D. Engelbart, Letter to Vannevar Bush and Program on Human Effectiveness [1962], in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), From Memex to Hypertext, cit., pp. 235-244; trad. it. Lettera a Vannevar Bush e Programma sull'efficienza umana, in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), Da Memex a hypertext, cit., pp. 165-172.

6  Invenzione del groupware o collecticiel; cfr. P. Lévy, Les technologies de l'intelligence, Paris, La Découverte, 1990, p. 57; trad. it. Le tecnologie dell'intelligenza: il futuro del pensiero nell'era informatica, Verona, Ombre Corte, 2000, p. 58.

7  Le edizioni successive del suo saggio Literary Machines 93.1, Sausalito (CA)., Mindful Press, 1993 riportano integralmente l'articolo di Bush. Nelson rende omaggio anche a Engelbart, per esempio con la dedica a p.87: «pioniere di ciò che lui stesso chiama Ampliamento dell'Intelletto Umano attraverso il Computer e, come parte di esso, inventore di ciò che ora chiamiamo Word Processing, Outline Processing, Screen Windows, del mouse e (ciò di cui questo libro si occupa ampiamente) del Text Link […]».

8  T. Nelson, As We Will Think [1972], in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), From Memex to Hypertext, cit., p. 253 («struttura di testo che non può essere stampata agevolmente», T. Nelson, Come penseremo, in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), Da Memex a hypertext, cit., p. 181).

9  T. Nelson, Literary Machines 93.1, cit. («Testo ramificato e interattivo»).

10  Ibidem. («Con "ipertesto" intendo un testo scritto, non sequenziale che si ramifica e permette scelte al lettore, letto al meglio su uno schermo interattivo»).

11  Ivi, p. 0/2. («Per come è volgarmente concepito, si tratta di una serie di pezzi di testo tenuti insieme da collegamenti che offrono al lettore percorsi differenti»).

12  Ibidem. («complessi di immagini, filmati e suoni che si ramificano e intaragiscono - così come un testo […]»).

13  Il nome di una città immaginaria in Coleridge nonché di un palazzo rimasto incompiuto in Quarto potere.

14  L'articolo di Bush è pubblicato in S. Lambert e S. Ropiequet (a cura di), CD-ROM-The New Papyrus, Microsoft Press, Redmond, (WA.), 1986.

15  J. Conklin, A Survey of Hypertext, MCC, Technical Report, 1987, p. 38. («sono metafore di una operazione che è una sostanziale unione di tutte e tre»).

16  T. Nelson, Literary Machines 93-1, cit., pp. 10/3-5.

17  Il progetto iniziale è stato portato avanti tra il 1983 e il 1992 da Autodesk. In seguito Nelson ha ridefinito un progetto su scala ridotta, Xanadu light, realizzato da Andrew Pam di Serious Cybernetics (Melbourne). Nel 1994 Nelson è stato invitato in Giappone dove ha creato Sapporo Hyperlab. (Fonte: The Roads and Crossroads of Internet's History, de Gregory R. Gromov,< http://www.hooked.net/netvalley/intval.html#top>.

18  Il primo progetto si chiama Information Management: a proposal, marzo 1989. Progetto rielaborato poi nel maggio del 1990 e riscritto in collaborazione con Robert Cailliau in ottobre (termine di World Wide Web). Prima presentazione nel 1991 (Conference Hypertext '91). (Stessa fonte della nota precedente).

19  B. Stiegler, Annotation, navigation, édition électroniques: vers une géographie de la connaissance, 1993 in J. Anis e J.-L. Lebrave (a cura di) Texte et : les mutations du lire-écrire, Nanterre, Centre de Recherches Linguistiques de Paris X Nanterre, 1991, pp. 121-131.

20  V. Bush, As We May Think, cit., p. 104. («È esattamente come se le informazioni materiali fossero state raccolte assieme da fonti completamente separate e collegate assieme a formare un nuovo libro. È molto più di questo, perché ciascuna informazione può essere collegata in numerosi percorsi», V. Bush, Come possiamo pensare, cit., p. 57). Nelle citazioni, il corsivo è nostro.

21 Ibidem. («Egli ha nel suo Memex dozzine di libri e di articoli probabilmente pertinenti. Per prima cosa scorre un'enciclopedia, trova un articolo interessante ma scarno; lo lascia proiettato. Poi, in un libro di storia, trova un'altra informazione pertinente, e collega assieme i due. E così via, costruendo un percorso di molte informazioni. Di tanto in tanto inserisce un proprio commento, collegandolo al percorso principale o collegandolo mediante un percorso laterale a una particolare informazione. Quando diventa evidente che le proprietà elastiche dei materiali disponibili aveva molto a che fare con l'arco, si immette su un percorso laterale che lo porta ad esaminare testi sull'elasticità e tabelle di costanti fisiche. Inserisce una pagina di analisi scritta a mano. In tal modo costruisce un percorso di suo interesse attraverso il labirinto dei materiali di cui dispone», ibidem).

22  skip significa «salto, sgambetto»; to skip a chapter «saltare un capitolo».

23  Ibidem, p. 105; trad. it. p. 58.

24  V. Bush, Memex II [1959], in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), From Memex to Hypertext, cit., p. 172; trad. it. Memex II, in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), Da Memex a hypertext, cit.

25  Ivi, p. 175. («muoverà attraverso questa rete in un modo nuovo, seguendo un percorso alla volta, passando a un altro, imboccandone falsi e tornando subito indietro, collegando al percorso che segue attraverso il labirinto nuove associazioni d'idee che sono diventate importanti per lui», ivi, p. 114).

26  P. Lévy, Les technologies de l'intelligence, cit., p. 31; trad. it. Le tecnologie dell'intelligenza, cit., p. 32.

27  E. Barrettt, Thought and Language in a Virtual Environment, in E. Barrett (a cura di), The Society of Text: Hypertext, Hypermedia, and the Social Construction of Information, MIT Press, Cambridge Mass, 1989, p. XVI.

28  T. Nelson, Prefazione a Literary Machines 93.1, cit. («Trasclusione significa che parte di un documento può stare in parecchi posti - in altri documenti vicino all'originale - senza essere realmente copiato lì»).

29  A. Streitz, J. Hanneman e M. Thόring, From Ideas and Arguments to Hyperdocuments: Travelling through Activity Spaces, «Hypertext '89 Proceedings», ACM, 1989, pp. 343-364.

30  «problem of orientation», T. Nelson, Literary Machines 93.1, cit., p. 1/8; «wayfinding», N. Meyrowitz, Hypertext - Does it reduce cholesterol, too? [1989], in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), From Memex to Hypertext, cit., p. 304; trad. it. L'ipertesto riduce anche il colesterolo?, in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), Da Memex a Hypertext, cit.

31  «lost in hyperspace», R. Trigg, From Trailblazing to Guided Tours: the Legacy of Vannevar Bush's Vision of Hypertext Use [1992] , in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), From Memex to hypertext, cit., p. 360; trad. it. Dal trailblazing ai guided tour: l'eredità della visione di Vannevar Bush dell'uso dell'ipertesto, in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), Da Memex a hypertext, cit.

32  N. Meyrowitz, Hypertext - Does it reduce cholesterol, too?, cit.

33  R. Trigg, From Trailblazing to Guided Tours, cit.

34  V. Bush, As We May Think, cit., p. 100 («La mente umana non funziona in questo modo. Essa funziona per associazione. Con una sola informazione in suo possesso, essa scatta immediatamente alla prossima che viene suggerita per associazione di idee, conformemente a un'intricata rete di percorsi sostenuta dalle cellule del cervello», V. Bush, Come possiamo pensare, cit., p. 55).

35  R. Laufer e D. Scavetta, Texte, hypertexte, hypermédia, Paris, Presses Universitaires de Frances, 1992, p. 48.

36  T. Nelson, As we will think [1972], in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), From Memex to hypertext, cit., p. 254. («Come Bush faceva notare nella sua terminologia, noi pensiamo in ipertesto. Abbiamo parlato in ipertesto per tutta la vita senza mai accorgercene. Di solito è solo scrivendo che dobbiamo prendere le idee e metterle giù nella sequenza richiesta dalla lingua scritta», T. Nelson, Come penseremo, in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), Da Memex a hypertext, cit., p. 181).

37 H. Shirk, Cognitive Architecture in Hypermedia Instruction, in E. Barrett (a cura di), Sociomedia. Multimedia, Hypermedia, cit., p. 88. («Strutture Modulari del Testo. Queste strutture del discorso sono composte soprattutto di moduli di informazione indipendenti. Essi, tipicamente, comunicano molti tipi di informazione enciclopedica e di riferimento e dunque spesso impiegano notecard o file metaphore. Queste strutture considerano la mente umana come qualcosa che lavora con "pezzi" di informazione»).

38  J. Bolter, Writing Space. The Computer, Hypertext and the History of Writing, Hillsdale, Lawrence Elbaum, p. 207. («Con l'aiuto del computer, colui che scrive costruisce il testo come una rete dinamica di simboli verbali e visivi. Questi simboli elettronici posti nella macchina paiono costituire un'estensione della rete di concetti presunti nella mente stessa. Più efficacemente del codice o del libro a stampa, il computer riflette la mente intesa come una trama di elementi visivi e verbali dispopsti entro uno spazio concettuale. Quando la tecnologia ci metteva a disposizione libri a stampa e fotografie, le nostre menti erano depositi di testi fissi e immagini statiche. Con la tecnica elettronica odierna la mente diviene rete pulsante di concetti», J. Bolter, Lo spazio dello scrivere: computer, ipertesti e storia della scrittura, Milano, Vita e Pensiero, 1993, pp. 263-264).

39  Ibidem. («La rete di segni di cui il computer è espressione concreta. Intendere la mente come rete di segni significa altresì intenderla come testo. La semiotica e la teoria letteraria copntemporanee sostengono implicitamente che consideriamo la mente come testo, come spazio di scrittura saturo di segni interconnessi», ibidem).

40  E. Barrett, (1989), Thought and Language in a Virtual Environment, in E. Barrett (a cura di), The Society of Text: Hypertext, Hypermedia and the Social Construction of Information, Cambridge Mass, MIT Press, 1989, pp. XII-XIII. («Essenzialmente […], il testo è un costrutto sociale e l'"ipertesto" un paradigma per la costruzione sociale di significati o "testi" alternativi. La tanto vantata "non linearità" dell'ipertesto dovrebbe essere presa nel senso più completo del termine: una a-ciclica, asincrona condivisione di linguaggio intorno ad una questione centrale di interesse - una funzione comunicativa per la creazione di nuovi testi, nuove scritture per la comprensione dell'individuo e del gruppo. E questa comunicazione e quella creazione di una nuova comprensione implicano una indicazione in più che nell'oggetto-testo; ciò richiede l'uso di un linguaggio per criticare, analizzare e formare da capo la giustificazione sociale per considerare centrale questo o quel testo o il modo di pensare e di comprendere»).

41  Solomon secondo P. Carlson, Varieties of Virtual: Expanded Metaphors for Computer-Mediated Learning, in E. Barrett, (a cura di), Sociomedia, Multimedia, Hypermedia and the Social Construction of Knolwledge, 1992, Cambridge Mass, MIT Press, p. 58.

42  Ibidem, p. XIV. («[…] un ipertesto robusto, un sistema attivo piuttosto che uno passivo, rafforzerebbe la costruzione sociale del significato che caratterizza la comprensione e la comunicazione nella maggior parte del mondo al di là dello schermo del computer. Gli oggetti reali, disposizioni di significati intellettuali e affettivi nell'individuo e nel gruppo, soppiantano la miniaturizzazione della mera programmazione finalizzata attraverso un sistema che facilita la creazione, l'annotazione e lo scambio di nuovi "testi" all'interno della comunità degli utenti. L'ipertesto, in questa prospettiva, sfugge dall'inaridito mondo interiore della macchina ed entra nella storia. Ma per fare questo richiede un mutamento di paradigma che cerchi di modellare la mente dentro la macchina - una demistificazione della "macchina intelligente" che Zuboff (1988) pretende abbia "testualizzato" il luogo di lavoro. Invece, noi abbiamo bisogno di testualizzare il computer stesso»).

43  T. Nelson, Literary Machines 93.1, cit., pp. 0/3. («L'ipertesto può includere un testo sequenziale ed è, in questo modo, la forma più generale di scrittura. (Nota: in senso generale è anche la forma più generale di linguaggio). Non limitati dalla sequenzialità, nell'ipertesto noi possiamo creare nuove forme di scrittura che meglio rispecchiano la struttura di ciò di cui stiamo scrivendo; e i lettori, scegliendo un percorso, possono seguire il loro interesse o la loro usuale linea di pensiero in un modo fin qui considerato impossibile»).

44  Come è dimostrato da J.-L. Lebrave, De l'hypertexte à l'avant-texte, in Ecriture, informatique, pédagogies, J. Anis e N. Temporal-Marty (a cura di), Paris, Centre national de la documentation pédagogique, 1990, pp. 66-70 e L'hypertexte et l'avant-texte, in J. Anis, e J.-L. Lebrave (a cura di), Texte et ordinateur, cit., pp. 103-119.

45  J.-L. Lebrave, L'hypertexte et l'avant-texte, cit., p. 110. («Si consideri che, durante la genesi di Erodiade, Flaubert costruisce un database multimediale, che combina elementi testuali ed elementi visuali. A partire da esso, l'attività di lettura selettiva e di annotazione consiste nel mettere in opera un sistema di navigazione per estrazione di frammenti pertinenti e per istituzione di una rete di relazioni tra questi frammenti. Questa invenzione di un percorso si accompagna, inoltre, a una intensa attività di riscrittura e di riformulazione dei testi fissati, attività che si prolunga nelle fasi redazionali propriamente dette e si completa con l'ultima cura di dettaglio. In breve, l'insieme dei documenti consultati da Flaubert e l'attività di annotazione alla quale si dedica possono essere considerate come un ipertesto, munito di un sistema di navigazione. Il percorrimento di questo ipertesto dà origine a un nuovo testo: l'inizio del racconto»).

46  T. Nelson, Literary Machines 93.1, cit., p. 0/17. («L'iperstesto è fondamentalmente tradizionale e sta nella corrente principale dlla letteratura […] noi ci allontaniamo costantemente dalla sequenzialità, nominando cose in avanti e in dietro nel testo. Frasi come "come abbiamo già detto" e "come vedremo" sono davvero indicatori impliciti per contenuti che stanno altrove nella sequenza»).

47  P. Lévy, Les technologies de l'intelligence, cit., p. 80. («Dare senso a un testo qualsiasi significa collegarlo, connetterlo ad altri testi, e dunque costruire un ipertesto. Si sa bene che persone differenti danno un senso talvolta opposto a un messaggio identico. Il fatto è che, se il testo è lo stesso per ognuno, l'ipertesto può differire completamente. Ciò che conta è la rete di relazioni nella quale sarà preso il messaggio, la griglia semiotica di cui l'interpretantte si servirà per captarlo», P. Lévy, Le tecnologie dell'intelligenza, cit., p. 75).

48  J. Bolter, Writing Space, cit., p. 201. («La metafora del testo come trama, intreccio, ordito di segni nasce in età medioevale. I segni che compongono il testo si fondono e pongono in relazioni reciproche: divengono punti in uno spazio le cui coordinate sono determinate, come ben rileva Eco, dalla intersezione di più codici […]. Sia la pagina manoscritta che quella stampata permettono l'intersezione di questi codici, ma il computer inteso come ipertesto si presenta al riguardo come un campo più adatto. Un testo elettronico è una rete dinamica di relazioni, legati da percorsi ciascuno dei quali definisce un dato ordine, interpretazione e significato secondo un particolare codice. La somma di tutti i nessi equivale alla somma delle possibili interpretazioni del testo», J. Bolter, Lo spazio dello scrivere, cit., p. 255).

49  H. Shirk, Cognitive Architecture in Hypermedia Instruction, cit., p. 83. («Schede di catalogo di biblioteca, note a piè di pagina, riferimenti incrociati, note, biglietti adesivi, commenti, indici, citazioni, antologie»).

50  V. Bush, As We May Think, cit., p. 105. («Appariranno forme totalmente nuove di enciclopedia, già confezionate con una rete di percorsi associativi che le attraversano», V. Bush, Come possiamo pensare, cit., p. 58).

51  V. Bush, Memex II, cit., p. 173. («Ci saranno organizzazioni specializzate in libri per la consultazione. Esse collegheranno assieme tutti quelli utili, in modo che, avendo trovato un'informazione in un libro, l'utente del Memex sarà in grado di passare direttamente alle informazioni collegate in altri libri. Per esempio, in relazione ai brevetti, si potrà avere in memoria un archivio completo di tutti quelli in un determinato campo, aggiornato via via che appaiono nuovi brevetti, e completamente connesso orizzontalmente mediante percorsi che collegano tutti i punti identici o simili», V. Bush, Memex II, cit., p. 112).

52  Ibidem. («Le associazioni professionali non stamperanno più pubblicazioni. Gli [allu'tente del Memex] spediranno invece liste di titoli con brevi riassunti. Ed egli potrà allora ordinare le pubblicazioni che gli interessano, che gli arriveranno su nastro, complete, ovviamente di fotografie e diagrammi […]. L e associazioni professionali faranno molto più che elaborare singole pubblicazioni. In ciascuna associazione sarà mantenuto un master Memex sul campo professionale d'inteeresse. Questo conterrà tutte le pubblicazioni, bibliografie, tabelle ecc., strettamente interconnesse mediante percorsi, in modo che si possa seguire un determinato argomento di pubblicazione in pubblicazione, risalendo ai testi classici, registrando le critiche in note a margine. Il tutto sarà codificato in modo che le nuove pubblicazioni si adattino immediatamente allo schema. Il nostro utente del Memex potrà ordinare un'intera sezione di questa documentazione, che diventerà un suo affare personale. Esaminandolo vi aggiungerà i propri pensieri e commenti, inserendoli nella memoria semplicemente parlando. Repertori voluminosi, come quelli della giurisprudenza o della medicina, diventeranno così finalmente realmente accessibili», ivi, pp. 111-112).

53  Ibidem. («[…] ci saranno biblioteche centrali in cui tutte quelle minori saranno raccolte in enormi Memex, e dove il personale costruirà legami fra di esse, e percorsi nella letteratura dove non sono impegnati gruppi specializzati», ibidem).

54  V. Bush, Memex Revisited [1967], in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), From Memex to Hypertext, cit., pp. 200-201. («[…] il pubblico non comprende che il benessere dei nostri figli dipende da biblioteche efficienti molto più che dalla raccolta di un secchio di polvere dalla superficie lunare», V. Bush, Il Memex rivisitato, in J.M. Nyce e P. Kahn (a cura di), Da Memex a Hypertext, cit., p. 137).

55  J. Bolter, Writing Space, cit., pp. 103-104. («[…] l'idea però di una biblioteca elettronica intesa come una comunità di utenti in comunicazione immediata è destinata a sopravvivere e a caratterizzare la prossima epoca dello scrivere. Le biblioteche in funzione continueranno per un certo tempo a mantenere una connotazione ibrida, a costituire miscellanee di materiali di lettura elettronica, di servizi informatici e della stampa libraria e giornalistica familiare. Ma il centro si sposterà gradualmente dalle componenti fisiche a quelle elettroniche. La biblioteca [..] scomparirà come edificio concreto e come struttura concettuale fissa, per divenire invece rete di elementi in costante evoluzione. Scrivere e leggere significheranno in questo nuovo contesto muoversi attaraverso la rete esaminando e modificando i suoi elementi. Vi sarà una nuova "connessione" tra chi scrive e chi legge e ciascun atto di scrittura e lettura lascerà una traccia a cui sarà possibile guardare in futuro. Questo comporterà, da un certo punto di vista, la realizzazione di un obiettivo comune a tutte le epoche del passato, trasformando infine la biblioteca in null'altro che un grande libro, una struttura più vasta composta degli stessi elementi e articolata nello stesso spazio di scrittura del libro», J. Bolter, Lo spazio dello scrivere, cit., pp. 131,132).

56 < http://www.alexandrie.com>

57  < http://gallica.bnf.fr >

58  Cfr. l'edizione del 1981.

59  T. Nelson, Literary Machines 93.1, cit., p. 0/4. («Alcuni amano tutta questa incompatibilità e difficoltà e dicono che questo è il nuovo mondo in cui dobbiamo imparare a vivere. Altri, già odiando il computer, temono questi argomenti e sperano inutilmente di fermare la corrente informatica. Io propongo un terzo approccio: unificare e organizzare nel modo "giusto", così da rendere chiaro e semplice il computer e la vita dei lavoratori e portare davvero la letteratura, l'arte e la civilizzazione a livelli nuovi di comprensione attraverso l'ipertesto»).

60  Ivi, p. 0/5.

61  Ivi, p. 0/12.

62  G. Anderson, Dimensions, Context, and Freedom: The Library in the Social Creation of Knowledge, p. 114, in E. Barrett (a cura di), The Society of Text, cit. («Il traguardo delle biblioteche e della tecnologia è la libertà: per mettere il lettore o l'autore in condizione di costruire una conoscenza senza costrizioni e focalizzare l'energia verso la creazione di una conoscenza piuttosto che sulla comprensione di una organizzazione imposta, esterna di quella conoscenza. La libertà esiste quando l'autore/lettore può fondare collegamenti e percorsi di conoscenza in un mondo flessibile, multisfaccettato»).

63  P. Carlson, Varieties of Virtual: Expanded Metaphors for Computer-Mediated Learning, cit., p. 77, in E. Barrett (a cura di), Sociomedia, Multimedia, Hypermedia and the Social Construction of Knolwledge,cit. («La convergenza di queste tendenze dovrebbe portarci ambienti di apprendimento intelligenti e comuni che enfatizzano la sinergia sulla abilità isolata, l'interazione produttiva sull'individualismo radicale e la cooperazione sulla competizione»).

64  P. Lévy, Les technologies de l'intelligence, cit., p. 209. («L'insieme dei messaggi e delle rappresentazioni che circolano in una società può essere considerato come un grande ipertesto in movimento, labirintico, dai cento formati, dalle mille strade e canali. I membri di una stessa città condividono un buon numero di elementi e connessioni. Tuttavia, ciascuno non ne ha che una visione personale, terribilmente parziale, deformata da innumerevoli traduzioni e interpretazioni. Sono proprio le associazioni indebite, le metamorfosi, le torsioni operate dalle macchine locali, singolari, soggettive, connesse su un esterno, che iniettano il movimento, la vita, nel grande ipertesto sociale, nella "cultura"», Lévy, Le tecnologie dell'intelligenza, cit., p. 191).

65  J. Bolter, Writing Space, cit., pp. 103-104. («Possiamo fare l'ipotesi che gli studiosi e gli scienziati del nostro tempo giungeranno progressivamente alla conclusione che il libro della natura è un ipertesto che ha per linguaggio la matematica computazionale dei grafici diretti. Questa prospettiva è affascinante. Se si dimostra infatti che gli scienziati si occupano delle interdipendenze della natura e gli umanisti della lettura di ipertesti, è anche possibile riunire la nostra visione della natura alla nostra tecnologia di scrittura in un modo che non è stato più possibile dal Medio Evo», J. Bolter, Lo spazio dello scrivere, cit., p. 134).

66  N. Meyrowitz, Hypertext - Does it reduce cholesterol, too?,cit.


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