F. Bouchard ha tradotto nel 1990 La vita operosa (La vie laborieuse), nel 1992 Eva Ultima e Mia vita morte e miracoli (Eve ultime suivie de Ma vie, mort et miracles. Traduction et notes introductives) presso l'editore Christian Bourgois, Parigi. Entrambi i saggi sono centrati su Eva Ultima, che egli analizza nel primo dei due articoli in funzione di una ricerca articolata e coerente sulla doppia autobiografia fittizia che Bontempelli ha sovrapposto alle nozioni bio-bibliografiche, che lo definivano secondo l'anagrafe e la lista ufficiale delle sue opere. Col ricorso a informazioni vaghe e ad omissioni, Bontempelli - nella presentazione accurata che ne fa Bouchard - è andato forgiandosi un'identità che fosse in armonia con ritmi imposti per così dire dal di fuori alla sua creatività letteraria, drammaturgica, poetica, critica. Nel secondo articolo, Eva Ultima offre invece lo spunto per una ricerca - limitata a un dramma, un racconto, un romanzo - sul personaggio-marionetta nell'opera bontempelliana.
Le tappe della re-invenzione di se stesso-autore da parte di Bontempelli sono, nel 1924, la presentazione della raccolta di saggi La donna del Nadir, nel 1930, la nota biobibliografica redatta per l'Accademia d'Italia. Di particolare interesse sono le ristampe intraprese da Mondadori (a partire dal 1924) delle opere di Bontempelli, le quali offrono all'autore altrettante occasioni di rimodellare sia la sua vita sia i suoi scritti. F. Bouchard sottolinea a che punto siano interessanti le successive manipolazioni di Mia vita, morte e miracoli (1931), nella cui seconda edizione (1938) Bontempelli (il quale scrive in prima persona) si autocita con l'inatteso ricordo di un viaggio a Duilbar, l'immaginario paese dell'avventura di Eva. Il romanzo della dama misteriosa, pubblicato nel 1923 e poi subito anche nel 1924, era una narrazione alla terza persona, con solo due intrusioni dirette della narrazione. Nel 1940, l'aggiunta di due lunghe note finali altera i rapporti tra le diverse funzioni della scrittura, dello scrivente, del lettore. Il romanzo vuol essere un documento, il narrante si confonde con l'autore, lettere inviate da presunti lettori rivelano particolari privi di interesse. F. Bouchard osserva che Bontempelli, dopo esser stato un semplice mediatore tra Eva, il lettore, il narratore, quando con l'espediente delle note (la seconda è addirittura uno spartito) continua il racconto delle loro relazioni, si erge a figura autonoma e diventa personaggio. Un personaggio singolare che, assumendo la paternità del romanzo firmato Massimo Bontempelli, conclude con il lettore un «patto autobiografico» illusorio. Anzi, esso è tanto più fittizio in quanto l'identificazione tra il narratore e l'autore è fondata su di una nuova definizione di quest'ultimo.
Nel secondo saggio F. Bouchard, riprendendo le conclusioni del primo, concernente i personaggi e il sito di Eva Ultima, ribadisce l'interessante ipotesi che il nome di Bululù derivi da «bululu» - personaggio della tradizione spagnola, privo di caratteristiche personali, atto ad assumere la voce e le intonazioni di tutti gli altri personaggi. F. Bouchard ricerca la funzione dei burattini e in genere degli esseri inanimati sul palcoscenico (in questo senso va inteso «castelet») bontempelliano, limitandosi però a Siepe a nord-ovest. Non parla cioè di Nostra Dea e per quanto concerne Minnie la candida, preferisce analizzare il personaggio in una delle tre novelle d'origine - Giovane anima credula. L'automa diventa infine il rigido simulacro di Adria, corpo autosufficiente, idealmente astratto dalle contingenze della carne, raggiunto alla fine dalla Storia - la Grande Guerra - «oltre la quale non esiste più che una catastrofe programmata».
Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2001
Giugno 2001, n. 1
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