Serena Todesco, Campo a due. Dialogo con Maria Rosa Cutrufelli, Roma, Giulio Perrone Editore, 2021, 152 pp., 15,00 €
di Monica Biasiolo, Universität Augsburg

 

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Un percorso a due, in parte su traiettorie parallele, in parte intrecciate; un percorso che coinvolge numerosi altri nomi, oltre che parti importanti della Storia. È questo che presenta il volume Campo a due. Dialogo con Maria Rosa Cutrufelli di Serena Todesco, un testo che offre al lettore uno sguardo forse inaspettato sulle cose e dalle cui pagine trasuda non da ultima l'intensità della passione per le sfide; una passione che scaturisce dall'osservare e dal voler comprendere in tutta la sua portata la realtà, anche quando questa si fa insostenibile e contraddittoria. Di natura composita, in quanto fatto di interviste, ma anche di pensieri e pagine introspettive individuali dell'autrice e di chi con lei interloquisce, eppure legato dall'inizio alla fine da uno e più fili rossi, Campo a due, come rivela Todesco, è il risultato di un work in progress durato più anni; un lavoro stratificato sia come progetto sia nella sua effettiva realizzazione e che si interseca nolens volens in parte - è sempre Todesco che lo sottolinea - «[i]n un gioco di incroci e rimandi, nonostante la leggera sfasatura temporale» (p. 10) con Scrivere con l'inchiostro bianco (2018) di Maria Rosa Cutrufelli, volume che contiene una scrittura legata in maniera indissolubile al riflettere e all'interrogare. Il nome di Maria Rosa Cutrufelli è noto sia in ambito giornalistico sia in ambito letterario, così come altrettanto lo è il suo impegno civile, imprescindibile dalla sua produzione; un'esperienza totalizzante in cui convergono anche argomenti che ancora oggi sono spesso dei tabù sociali, come quello dello sfasamento tra desiderio e dovere della maternità affrontato dall'autrice nel romanzo distopico L'isola delle madri (2020). Letteratura, politica ma anche rapporti personali, memorie di quello che è stato, speranze, desideri e illusioni, esperienze di viaggio, di attivismo, discussioni e dibattiti sono tessuto plurimo su cui si agisce nelle pagine che ci vengono qui presentate in una dimensione temporale che comprende passato, presente e futuro, facendoli susseguire l'uno all'altro e accostandoli l'uno all'altro. Entrambe di Messina, sia Todesco che Cutrufelli condividono scelte di vita e percorsi concreti di viaggio, nonché tematiche con cui confrontarsi nell'esercizio progettuale del loro rendere testimonianza: entrambe si spostano non solo verso il Nord del proprio Paese, ma anche al di là dei confini della patria, in terre che si rivelano spazi epifanici, ambienti che forniscono uno sguardo più attento e sensibile ad esempio sulle vicende e sui personaggi esperenziati; luoghi tanto ricchi e complessi da garantire il piacere della scoperta ampliando, nel caso di Cutrufelli, quel concetto di Sud che comprende altresì i Paesi del Sud del mondo. Di questo Sud di coordinate più ampie Cutrufelli si appropria vivendolo in prima persona, non come viaggiatrice o turista, ma dal di dentro, abitando lo spazio "altro", osservandolo in modo diretto e secondo particolari declinazioni in anni durante i quali ancora pochi, in Italia, sapevano cosa fosse. Il piacere e il significato della conversazione come strumento di scambio tra le due interlocutrici, come esigenza del recupero di sé e della conoscenza dell'altro, emergono nitidamente nelle consonanze di percezione e nell'armonia delle divergenze che si moltiplicano, diventando concordanze con altre voci e costruendo un confronto che viene sentito come necessità per poter mettere in evidenza l'esperienza nella sua realtà processuale. Gesti di rivolta e, insieme a questi, la forza delle parole, non solo quelle della piazza ma quelle soprattutto sulla pagina che situano le due donne in posizione di ascolto e di ricerca scardinando certezze e parlando delle incongruenze del reale. Esiste la scrittura individuale ed esiste la storia, nello specifico quella del femminismo, che nell'incalzare delle domande viene ripercorsa con il suo procedere, il suo linguaggio, i suoi luoghi, la pluralità di voci che lo hanno caratterizzato. C'è il Sessantotto con la sua portata storica e ci sono i dibattiti, le scelte fatte e le pagine scritte, come ad esempio quelle sulla classe operaia femminile; ci sono pratiche e meccanismi adottati, letture e nomi: quello di Shulamith Firestone, di Kate Millett, di Betty Friedan e, andando indietro nel tempo, quello di Olympe de Gouges. E poi ancora nomi di italiane: di Luciana Capezzuoli e di Grazia Cappabianca, di Gabriella Parca, di Carla Ravaioli e di Brunella Gasperini, che aprono varchi spazio-temporali, così come i contatti, gli intrecci e gli scambi che consentono di riprendere la memoria di assetti e di osservare degli stessi sviluppi e cambiamenti. Gli anni Settanta sullo sfondo di un'Italia segnata, tra gli altri, dal caso Moro, e poi la riconfigurazione del femminismo degli anni Ottanta, nonché la situazione del periodo successivo fino ad arrivare all'attualità contemporanea vengono riassunti in immagini incisive che restituiscono un'efficace esplorazione del reale; in fotogrammi di una pellicola disposti in sequenza che danno un resoconto del tempo della vita e del tempo della storia. Si tratta di un femminismo osservato e narrato in maniera relazionale, legato al corpo della donna e alle scritture fattene, e che parla di intersezionalità, di attivismo sociale, politico e culturale. Nel capitolo Parole senza veli, pagine di confessione e di ricostruzione della sua attività di scrittura, Cutrufelli non omette in un dialogo intimo e appassionante di citare altri nomi per lei importanti, come quello di Roberto Roversi e di Italo Calvino, e l'attrazione provata per Jack London e Herman Melville, così come il fatto che, nel percorso intrapreso, il «giornalismo» sia «servito a "tenere snodato il polso"» alla narratrice (p. 95), con l'aggiunta di riflessioni sui nuclei fondativi della scrittura in questione e altro. Scrittura sì, ma non solo: perché ad essa sono legate in Cutrufelli anche iniziative pubblicistiche ed editoriali, come quella della rivista di narrativa «Tuttestorie», nata nel dicembre del 1990 e spazio di possibilità alla pari di festival e altri canali come blog politici e culturali attraverso cui passano in epoca odierna voci di donne. E, insieme a questi, emergono nelle pagine altri luoghi di incontro e di lavoro, come il gruppo di scrittura che ha visto attive, insieme a Cutrufelli, tra le altre, Clara Sereni, Goliarda Sapienza e Rosetta Loy, e l'esperienza di Controparola, spazi entrambi di sinergia e di crescita reciproca; e infine aree su cui bisogna agire perché ancora non del tutto scoperte nella ricchezza della loro latitudine, prima fra tutte quella del «contributo complessivo dato dalle scrittrici alla costruzione della storia letteraria» (p. 112). Esistono rispecchiamenti ed esiste l'esperienza; esistono le motivazioni e la fiducia per il cambiamento.
Accompagnate da un'appendice, che presenta Peccato d'amore (risposta d'amore a una femminista indiana) della Cutrufelli, a cui segue un apparato di note esplicative che guidano la lettura approfondendo tematiche e argomenti, le pagine di Todesco sono estratti di vita, frammenti di memoria, pezzi di storia e voci che costituiscono una fitta tela su cui vengono posizionati traguardi raggiunti e sfide future. Di lettura piacevole e coinvolgente nel suo essere innanzitutto dialogo con se stesse e con l'altra, Campo a due apre al lettore l'orizzonte sull'universo dell'importanza della parola; una parola che può trasformarsi nel corso del tempo, che va saggiata nel suo intento di costruire, che fa suo il dovere di dire.

 

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