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Eraldo Baldini, Bambini, ragni e altri predatori, Torino, Einaudi, 2003, pp.289, € 13,00
di Manuela Mellini
Ci sono bambini che giocano agli indiani e continuano a giocare anche da grandi, anche durante la guerra. Ragni grossi come gatti che non si possono scacciare. Pescherecci che ogni anno si sfidano allegramente a pescare il primo turista annegato della stagione. Una bambina troppo sola, che, per avere un po' di compagnia, mura vivi tre bambini del paese. Genitori che effettivamente servono al figlio pietanze un po' troppo pesanti, che gli provocano malessere e dolori strani. Un guaritore prodigioso che però si nutre solo di bambini. Giovani inquilini che non rispettano le tradizioni del vecchio affittuario, la cui unica gioia è quella di ospitare le rondini nel garage. Una bambina morta che si aggira su una spiaggia che il proprietario di un albergo vorrebbe comprare. Una croce, posta in un certo luogo da più di mille anni e adorata da tutta la comunità; finché un contadino non decide di abbatterla perché lo costringe a difficili manovre col trattore. Un maiale molto cattivo, che riesce a scampare alla morte e torna per vendicarsi. L'Uomo Occhi Marci, che si nutre di bambini e vive in una vecchia casa sull'argine del fiume. Una violinista cieca lasciata alla deriva su una barca in mezzo alle onde. Una bambina con strane fantasie di gnomi e nani che sparisce in mezzo ai boschi insieme a due giovani universitari. Una gallina nera, dal prezzo decisamente troppo alto, ammazzata da un'auto durante una notte di nebbia. Una Cenerentola moderna che non rientra al castello in orario. E poi c'è Hermann Maag, che, giovanissimo, uccide un ragazzo, e ne prova un piacere così grande da diventare, né più né meno e persino di professione, come suggerisce il titolo, un uccisore, dedito a nient'altro che alla morte.
Baldini, già autore di Gotico rurale pubblicato nel 2000 da Frassinelli, Tre mani nel buio, pubblicato nel 2001 da Sperling&Kupfer e Medical Thriller, con C. Lucarelli e G. Rigosi, edito nel 2002 da Einaudi, utilizza una prosa scorrevole, pulita, che raramente tenta esperimenti barocchi e riesce ad evidenziare lucidamente eventi, sensazioni, angosce; la parola, scivolando fredda e trasparente sulla realtà dei fatti, non maschera un orrore silenzioso, ineluttabile, ma lo mostra in tutto e per tutto per ciò che è, aumentando ancora più la paura che, inesorabilmente, ne nasce.
Ciò che più caratterizza la narrativa di Baldini, oltre a qualche suggestione buzzatiana, è il suo legame con le tradizioni, con le leggende popolari, con i racconti dei nonni persi nel tempo e semi-cancellati dalla moderna frenesia, dalla televisione, dal comfort dilagante. È proprio dalle tradizioni, portate alle estreme conseguenze, che nasce l'orrore; la malvagità è allora collettiva, frutto di tutti gli abitanti del paese, e diventa dramma agli occhi della vittima e del lettore, mentre, per tutti gli altri, è la consuetudine: così, in Gli amici di Sara, si sa che gli gnomi fanno sparire gli umani troppo invadenti e impiccioni, ma tutti accettano il ripetersi di questi eventi. In Nebbia grigia e galline nere, è tutta la comunità a riproporre una strana quanto macabra sfida: le uova delle galline nere, si dice, riescono a far riemergere dall'acqua i cadaveri di uomini annegati. Per questo, ogni tre anni, da secoli, vengono catturate e fatte annegare dieci persone, e le galline possono sfidarsi a chi faccia l'uovo migliore. La Pesca grossa consiste in una competizione annuale, che si svolge da sempre: il miglior equipaggio sarà quello che recupererà nel mare il primo cadavere di turista della stagione, ed è, né più né meno, una gara a premi, competitiva ma festosa. Altre volte invece il male nasce da una pazzia individuale, da piccole situazioni che vengono condotte a livelli di delirio, con una lucidità che annienta il lettore. È il caso dell'anziano protagonista di Sotto lo stesso tetto: da tanto tempo solo, trova gioia unicamente nelle rondini, che hanno il tetto nel garage della sua grande, vecchia casa. Ma i suoi due giovani affittuari vorrebbero usufruire del garage, fra l'altro incluso nel contratto d'affitto. Tanto irrazionale è l'amore dell'anziano per i piccoli uccelli che, pur di cacciare i ragazzi, corrompe alcuni malviventi per far rubare la loro macchina, gli elettrodomestici, e non solo. Oppure, è il caso della bambina de La solitudine di Medusa, che sembra aver reso di pietra tre ragazzi scappati dalle loro famiglie, per porre un piccolo rimedio alla propria straziante, terribile solitudine. Altre volte ancora è la natura a ribellarsi e a far sentire la propria violenza, la propria rabbia di animale ferito. Il carognone è un maiale sfuggito alla rituale uccisione, che continua ad aggirarsi nel villaggio, uccidendo altri animali, talvolta entrando nelle case e facendo razzia di tutto ciò che trova, aspettando il momento della vendetta. Il ragno è, invece, un animale ben più grande rispetto alle consuete dimensioni, addirittura capace di catturare un gatto nella sua tela e, di conseguenza, di far letteralmente impazzire un cittadino appena trasferitosi in campagna, posto improvvisamente di fronte ad una natura tanto mostruosa. La sensazione è che, in entrambi i casi, gli animali non avrebbero fatto, dBaldini è nato e vive a Ravenna e si sente: disinvoltamente cita paesi, realtà, tradizioni, incubi comuni; descrive facilmente i meandri della nebbia, le cene preparate dai vecchi, gli argini dei fiumi, i fossi; evita le grandi città (due rapide incursioni: una nella Bologna universitaria e l'altra in una metropoli non meglio specificata, che lascia pensare a Milano), preferendo i piccoli paesi, molto più caratteristici e fertili dal punto di vista onirico-narrativo: è proprio nei racconti ambientati in queste piccole realtà, che non hanno perso la loro ruralità nonostante il progresso, che si svolgono le migliori vicende raccontate, toccando esiti non violenti, non sanguinari, ma gotici e macabri nel loro intrinseco lirismo.
Un discorso a parte merita L'uccisore, ultimo racconto della raccolta, che, rispetto agli altri, presenta alcune significative divergenze ( e altrettante significative similitudini). Innanzitutto le dimensioni: 74 pagine contro le consuete 10/20, segno di una vicenda che necessita di ampi spazi per esprimersi in tutto il suo orrore. Hermann Maag, il protagonista, non uccide per seguire qualche tradizione, né per amore, né per necessità o solitudine. Uccide perché prova gusto nel farlo, perché adora spezzare la vita di un altro essere, preferibilmente umano; soprattutto, ama visceralmente l'idea che qualcuno abbia paura di lui, e sarà questo piacere, questo gusto estremo a portarlo al suicidio, essendosi spinto troppo lontano. Una morte che non chiude la faccenda e lascia aperta una finestra sull'orrore. C'è la violenza qui, c'è il sangue, c'è la guerra e la disperazione collettiva. La paura non scaturisce dal mistero, dalle ombre, ma dalla luce gettata invece su personalità e azioni del protagonista. La vicenda si svolge inizialmente in un paesino della Germania, poi nella provincia di Ravenna, durante la Seconda Guerra Mondiale (Hermann Maag è diventato tenente delle SS), e infine in una località della Svizzera, in cui si ritira Hermann dopo la guerra per evitare di essere riconosciuto. La realtà è sempre quella dei centri urbani con poco più di un migliaio di abitanti, lontani dal fragore delle metropoli, e in ognuno di questi paesi c'è un luogo segreto, uno spazio solitamente non lontano dal centro abitato che conserva un alone di mistero: un luogo in cui i bambini non possono andare, in cui sono successi, in un tempo lontano ma presente, misfatti strani, vicende inspiegabili, qualcosa che supera la razionalità e si perde in un qualche recesso della memoria.
Baldini, paragonato da Lucarelli a Stephen King, fa nascere sottilmente la tensione in ogni racconto, alimentandola parola dopo parola, senza cali o cadute di stile, fino alla fine della vicenda che fine non è, perché il lettore si trova in uno stato di suspence da cui non si può liberare, e sa che nel racconto successivo riprenderà, instancabile, il climax che porta da un sostanziale equilibrio iniziale all'inevitabile dramma finale.
Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2003-2004
Dicembre 2003, n. 2
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