Mario Domenichelli
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I. II. |
Identità europea Per una rete dell'Immaginario europeo |
I. Identità europea
Per la serie di questioni che si tratta di affrontare in questo convegno, proponiamo alcune formulazioni sulle quali vale forse la pena di riflettere, senza che si pretenda con questo di definire a priori delle guide-lines di un discorso evidentemente più complesso e per il quale spesso le formulazioni unitarie suonano astratte, costrittive, riduttive, generalizzanti della complessità e della ricchezza di un panorama che difficilmente si può piegare a percorsi canonici. Quanto segue è dunque meramente una serie di proposte e non vuole essere un'impostazione di discorso a priori. La prima questione è se: esista un'identità Europea. E, se c'è, quale tipo di relazione si pone tra questa e le identità nazionali formatesi, come spesso si dice, a partire dal primo Ottocento? E non esistono identità nazionali prima della Rivoluzione Francese? Quale ruolo ha avuto la letteratura nella costruzione di queste identità nazionali? Quando si parla di letteratura europea spesso pare che si intenda soprattutto l'Europa occidentale, con particolare riferimento a Italia (soprattutto Umanesimo e Rinascimento e avanguardia primo novecentesca); Spagna (soprattutto siglo de Oro), Francia (soprattutto dalla fine del Cinquecento al Novecento), Inghilterra (soprattutto dalla fine del Cinquecento al Novecento), Germania (soprattutto dal Sette al Novecento), e poi Austria (soprattutto il periodo della finis Austriae) e ovviamente la relativa area linguistica allargata all'oriente Europeo), a cui si tratta di aggiungere la Russia (soprattutto l'Ottocento e il primo Novecento). Fra queste nazioni si costituisce un insieme di contiguità, di scambi che ci permettono di individuare con facilità dei nessi che costituiscano una rete percorribile e spesso percorsa. Ma non rimangono fuori di fatto dagli usuali percorsi, ad eccezione di alcune opere e autori che sono entrati in modo più o meno stabile in un problematico canone europeo, nazioni come il Portogallo, l'Olanda, le nazioni scandinave, e quelle dell'Est Europeo? e la Turchia, che pure si considera europea, non rimane in un orizzonte piuttosto remoto? Il problema è ovviamente la tradizione classico-giudaico-cristiana che dà un'identità riconoscibile e permette inclusioni ed esclusioni. Ma siamo proprio certi che l'Islam non faccia, a sua volta, parte della tradizione europea? E si tratta di considerare ovviamente anche le aree di anglofonia, francofonia e ispanofonia (Le Americhe, l'Africa, l'India, che hanno comunque rapporti di o di continuità e/o di ibridazione più o meno stretti con la tradizione a cui noi facciamo riferimento). E ancora, è pensabile insegnare una letteratura nazionale, quella italiana, senza pensarla nel quadro di riferimento della tradizione e della storia d'Europa?
II. Per una rete dell'Immaginario europeo
In clima di superamento dei nazionalismi, o addirittura dell'idea di nazione "una e indivisibile" nata tra la fine del Sette e il primo Ottocento, una storia letteraria d'Europa deve ancora procedere per "nazioni" (che so il Rinascimento in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna…)? Oppure si tratta di lavorare soprattutto sui nessi, le mediazioni, la storia delle traduzioni, i reciproci influssi tentando di costruire una vera e propria rete dell'Immaginario europeo, della tradizione europea (pur nel rispetto delle differenze, e dei localismi?). In altri termini si tratta di fare del comparatismo ancora positivista, che so, alla maniera della Geistesgeschichte di Georg Brandes delle Hovedstrømninger i det nittende Aarhundredes Litteratur (Le Grandi correnti letterarie del secolo decimonono), che divide per nazioni e considera i fenomeni culturali sullo sfondo dato dell'idea di nazione, e di stirpe (dunque, per esempio, eliminando l'Italia, come ininfluente o inimportante, dal quadro del grande Romanticismo)? Del resto la suddivisione per nazioni è anche il criterio dell'Andrés illuminista di Dell'origine, progresso e stato attuale d'ogni letteratura. O si tratta di seguire ancora il modello Hauseriano di Sozialgeschichte, tenendo conto della tradizione tutto sommato sette-ottocentesca da cui scaturisce e che porta a maturazione (Reimmann, Historia Literaria; le aggiunte del Blackenburg alla Allgemeine Theorie der schönen Künste del Sulzer, L'appendice collettiva ancora al Sulzer: Charakter der vornhmsten Dichter aller Nationen, la Geschichte der Literatur di Eichhorn, la Geschichte der Poesie und Beredsamkeit del Bouterwerk, lo Schlegel della Storia della letteratura antica e moderna; il Wachler dello Handbuch der Allgemeinen Geschichte der literarischen Kultur, e ancora Rosenkranz, Handbuch einer allgemeinen Geschichte der Poesie)? Forse il problema è quello del clima di superamento degli stati nazionali in Europa, e forse si tratta, in altri termini, di studiare davvero comparativamente, sullo sfondo dei frequenti sfalsamenti delle periodizzazioni,. la comunanza di generi, modi e filoni di scrittura; la persistenza dei temi; i passaggi, i nessi e i nodi problematici, i go-betweens, le storie editoriali, i modi di passaggio (viaggiatori, traduttori), la fortuna e l'influenza delle opere da un paese all'altro, da una lingua all'altra, da una cultura e una tradizione nazionali a un'altra per capire quali siano i fattori comuni, come la letteratura abbia costituito anche nell'epoca dei nazionalismi, e anche nello stesso nazionalismo, comunque un linguaggio comune europeo espresso in diverse lingue:
E ancora, cosa ha a che fare la letterature con le politiche linguistiche da melting pot imposte nell'ambito delle politiche egemoniche di alcune delle nazioni europee che abbiamo considerato (ivi inclusa l'Italia postunitaria?). E quale ruolo deve avere l'apprendimento delle lingue connesso allo studio delle letterature nella definizione di una cittadinanza europea integrata, e cioè, multilingue e multiculturale, intesa come mosaico? E come deve essere un curriculum di comparatistica tra triennio e biennio universitario, quale il ruolo della conoscenza di almeno due lingue? E a quale punto, e quali le differenze nei diversi corsi di laurea? E, ancora, come entra la tradizione europea nella globalizzazione; e, sempre con riferimento alla letteratura, quali sono i problemi identitari e educativi connessi ai nuovi fenomeni di emigrazione in clima di globalizzazione? E, prima di tutto, che cosa davvero significa identità? E che rapporto c'è tra identità nazionale, locale, personale, le minoranze, la questione del gender? Come entra tutto questo nella formazione del soggetto all'interno di una cultura o di una tradizione? Come si può vedere ci sono solo alcune delle possibili interrogazioni sul soggetto che proponiamo. Il fatto è che il problema teorico, per quel che possiamo vedere, è ancora da costruire. Il convegno, il dibattito che ci aspettiamo si sviluppi, potrebbe essere un importante contributo in questo senso.
Bollettino '900 - Electronic Newsletter of '900 Italian Literature - © 2003
Giugno 2003, n. 1