Beatrice Laghezza
Premessa

 

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Questa pubblicazione raccoglie gli Atti della Giornata di Studi Fantastique féminin et nouvelles perspectives de recherche sur le fantastique italien / Fantastico femminile e nuove prospettive di ricerca sul fantastico italiano, svoltasi il 23 ottobre 2015 all'Université Paris Ouest Nanterre La Défense. L'evento, organizzato da Silvia Contarini (Université Paris Ouest Nanterre La Défense) e Beatrice Laghezza (Centre d'Études sur les Littératures Étrangères et Comparées - CELEC - Équipe d'Accueil 3069 dell'Université Jean Monnet - Saint-Étienne, borsa postdottorale 2014), rientrava nell'ambito delle attività scientifiche promosse dal Centre de Recherches Italiennes (CRIX - Équipe d'Accueil 369 Études Romanes) dell'Université Paris Ouest Nanterre La Défense, in collaborazione con l'École Doctorale 138 - Lettres, Langues, Spectacles, e con l'Unité de Formation et de Recherche Langues et Cultures Étrangères della medesima Università.
Scopo della giornata - come indicato nel programma della manifestazione, redatto in versione bilingue francese / italiano - era «esplorare le caratteristiche specifiche del fantastico femminile: esiste, nella narrativa fantastica del Novecento italiano, una linea femminile riconoscibile per presupposti teorici, scelte tematiche e soluzioni espressive?». A partire da questo interrogativo, le studiose e gli studiosi intervenuti sulla questione hanno cercato di analizzare il problema «sia dal punto di vista della storia del genere letterario» - e di come quest'ultimo sia nato e si sia diffuso in Italia -, «sia da quello dei Gender Studies» - e della ricezione che essi hanno avuto nella critica italiana. L'intento comune era provare ad allargare «i confini che il fantastico italiano assume nella cartografia delle letterature occidentali» per affiancare, alla «tradizione surreale, ironica, intelligente ed intellettualistica» che nella vulgata interpretativa contraddistingue il fantastique all'italiana, altre possibili piste di ricerca.
I primi due contributi prendono entrambi le mosse dalla necessità di ricostruire le tappe che hanno contribuito alla formazione di un canone del fantastico italiano rappresentato per lo più da autori di sesso maschile e caratterizzato da una consapevole distanza nei confronti delle storie di spavento e terrore. Beatrice Sica (University College London) mette in discussione questa «bella favola critica» insinuando il dubbio che l'«individuazione di un fantastico italiano "geneticamente" luminoso e terso» finisca pericolosamente con l'apparire «non come l'effetto di opzioni culturali ma di tendenze "naturali"», e spiega le ragioni per cui le scrittrici, destinate per partito preso a rappresentare «un soggetto tradizionalmente percepito come instabile, umorale, irrazionale», abbiano faticato a trovare spazio in una tradizione del fantastico «post[a] fin da subito sotto il segno della lucidità e dell'ironia». Stefano Lazzarin (Université Jean Monnet - Saint-Étienne) riflette invece sull'«estromissione dal campo d'interesse della critica di tutto ciò che in quel canone [il canone del fantastico 'intelligente'] non figurava, o figurava in posizione marginale, minore, eccentrica» e, dopo aver illuminato le «zon[e] d'ombra» della «tradizione ottocentesca» e del «fantastico popolare», si concentra sul «fantastico scritto da donne». Oltre a tracciare un documentatissimo bilancio della critica sul fantastico femminile (e in particolare sull'opera di Matilde Serao, Paola Masino, Elsa Morante e Anna Maria Ortese), Lazzarin passa in rassegna alcune delle proposte interpretative più originali evidenziandone, a seconda dei casi, meriti e carenze, e chiude il suo intervento analizzando le «aporie logiche ricorrenti nella bibliografia sul fantastico femminile italiano» e generate dal «nodo irrisolto della specificità». La questione viene discussa anche nel saggio di Beatrice Laghezza che, sfruttando la retorica dell'apparizione dei fantasmi - intesi, questi ultimi, nel senso di spettri e al tempo stesso di fantasie inconscie -, affronta il problema sovrapponendo alla teoria del fantastique «la riflessione filosofica su cosa sia il femminile». In opposizione all'universalismo e all'essenzialismo, «che puntano a definire il femminile in un'ottica di identità sostanziale», Laghezza opta per una definizione «ermeneutica» di questa categoria e avanza la tesi di un fantastico «post-metafisico» e «ad alto tasso di engagement» che assegni al gender un valore sufficientemente elastico da potersi ridefinire «in funzione della refrattarietà che ess[o] manifesterebbe [...] a lasciarsi tradurre nei codici della cultura dominante».
Seguono quattro studi che indagano in maniera più analitica l'opera di alcune autrici del fantastico italiano. Ambra Zorat (Université de Borgogne Franche-Comté) prende in esame un corpus di testi otto-novecenteschi per descrivere, talvolta sottolineandone «una certa consapevolezza metaletteraria», il «fantastico ironico e sociale» della Marchesa Colombi, il «fantastico logico e umano» di Matilde Serao, e quello segnato dalla «riflessione insieme psicologica e morale» di Grazia Deledda. I saggi di Matteo Moca (Université Paris Ouest Nanterre La Défense) e Beatrice Manetti (Università degli Studi di Torino) sono invece dedicati all'opera di Anna Maria Ortese, la scrittrice forse più emblematica del fantastico femminile italiano, e lo dimostra il fatto che è la sola a figurare da tempo e senza riserve nel canone degli autori fantastici. Se Moca individua il fantastico ortesiano nella tensione fra «reale ed irreale» e nell'«atmosfera sospesa tra differenti stati o livelli della coscienza» che affiora dai testi riuniti nella raccolta In sonno e in veglia, Manetti legge nella trilogia composta dai romanzi L'Iguana, Il cardillo addolorato e Alonso e i visionari «una pratica "antagonistica" del genere» che, «in controtendenza rispetto alle direttrici del fantastico novecentesco tout court», riattiva i codici del perturbante «senza ironie difensive né complessi epigonici», e utilizza «i modi e gli effetti del fantastico» per raccontare le distorsioni del «paradigma di realtà» prodotte dal «potere economico». Nella strategia narrativa descritta da Manetti «svolge un ruolo importante anche l'ambito del sacro [...], che nella moderna società industrializzata sopravvive alla propria eclissi convertendosi nell'esperienza individuale dell'assolutamente altro», mentre per Ramona Onnis (Université Paris Ouest Nanterre La Défense) «la cultura popolare sarda - [...] intrisa di credenze magiche e superstizioni -» assume nel romanzo Cenere calda a mezzanotte di Savina Dolores Massa una precisa «funzione compensatoria»: «riscattare i silenzi e gli errori della Storia». Il contributo di Onnis riapre la questione delle analogie e delle differenze tra i modi del fantastico e del realismo magico che, come accennano in apertura Sica e Lazzarin a proposito della categoria del 'magico' elaborata da Gianfranco Contini, attraversa il dibattito sul fantastico italiano sin dai primi tentativi di teorizzazione. Ma la lettura «postcoloniale» di Onnis suggerisce anche un ulteriore campo di esplorazione che, sebbene non rientrasse negli obiettivi che si proponeva la giornata, potrebbe costituirne una possibile prosecuzione: il fantastico presente in opere di autori stranieri che scelgono di scrivere in italiano ma che restano profondamente influenzati dalla lingua e dalla cultura di origine, e quindi, quasi certamente, anche da diverse tradizioni del fantastico e del soprannaturale. Se dall'insieme dei saggi qui raccolti, e dalle occasioni di discussione che hanno accompagnato i lavori della giornata, è emersa in primo luogo l'urgenza di un'interpretazione politica del fantastico italiano che, abilitando le scrittrici a entrare nel canone alla pari di scrittori già rappresentativi del genere, consenta di riscriverne la storia tenendo conto di certi suoi aspetti finora rimossi e di istanze ideologiche rimaste per lo più nascoste, l'accenno alla "zona d'ombra" del fantastico postcoloniale e italofono - per estendere a questo ambito di studi il discorso di Lazzarin sulle lacune della critica letteraria - ribadisce l'opportunità di raccontare il fantastique all'italiana sulla base di altri punti di vista, di nuove prospettive, di caratteri inediti e di diversi protagonisti. Nessuna completa cartografia del fantastico italiano potrà essere tracciata se non verrà preso in considerazione il contributo che tutte le sue voci apportano alla storia e alla geografia del genere.

Molte sono le persone che hanno contribuito al buon esito di questa giornata di studi. Si ringraziano in particolare Silvia Contarini, per il sostegno e la disponibilità senza le quali l'evento non avrebbe potuto aver luogo; Margherita Marras, per aver proposto in chiusura degli interventi una bella intervista a Savina Dolores Massa, e quest'ultima, per essersi esibita in un'appassionante lettura di alcuni estratti delle sue opere; Ramona Onnis e Angelo Vannini, per il prezioso contributo offerto nell'organizzazione; e per finire, tutti coloro che sono intervenuti a moderare le relazioni e animare la discussione.

 

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Giugno-dicembre 2018, n. 1-2


 

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