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Note:


1  Per una biografia dettagliata vedi il sito ufficiale:
<http://www.margaretmazzantini.com/tool/home.php?s=0,1,3>.

2  Il padre Carlo Mazzantini è uno scrittore e un intellettuale dal passato molto controverso, autore di libri come I Balilla andarono a Salò (Venezia, 1995) A cercar la bella morte (Venezia, 1996) oppure Ognuno ha tanta storia (Venezia, 2000) che hanno valore di testimonianza storica della storia recente dell’Italia e in modo particolare della repubblica di Salò.

3  Per il teatro ha anche scritto un testo: Zorro. Un eremita sul marciapiede messo in scena nel 2001, ma pubblicato solo nel 2004 nella collana Piccola Biblioteca Oscar della Mondadori. Si tratta di un monologo dedicato ad un barbone, una sorta d’eroe degli sconfitti che racconta la sua vita e le ragioni della sua scelta di vivere da clochard. Il monologo era stato diretto ed interpretato in teatro da suo marito, Sergio Castellitto.

4  Per il cinema è stata attiva come sceneggiatrice/attrice in Libero Burro (1998) diretto dal marito e come attrice in film come Festival (1996) di Pupi Avati, Il barbiere di Rio (1996) di Giovanni Veronesi e molti altri.

5  Il libro di Susanna Tamaro, una scrittrice che conosce la sperimentazione – si veda in proposito il bellissimo Per voce sola (1991, premio Pen Club italiano e premio Rapallo) – dichiara le stesse esigenze post-femministe della Mazzantini, ma qui l’operazione della Tamaro, che cerca di proporre una saggezza alla Siddhartha in un contesto familiare italico tra pummarole, macchie di pitosforo ed oleandri, finisce per fallire proprio perché tanta saggezza tantrica cozza con la banalità del quotidiano e finisce per trasformarsi irrimediabilmente in kitsch. Il libro intrattiene forse, ma non riesce mai a raggiungere il livello artistico de Il catino di zinco. Ciò non toglie che il libro della Tamaro resti, comunque, un fenomeno editoriale al femminile di portata storica, da tenere in considerazione.

6  «Frate Indovino», <http://www.frateindovino.eu/>.

7  M. Mazzantini, Il catino di zinco, Venezia, Marsilio, 1994.

8  Antenora, oltre ad aver perso un figlio morto di tifo, attende due figli partiti per la guerra e deve stare a vedere, impotente, il più giovane che parte per Salò a difendere l’ormai indifendibile.

9  M. Mazzantini, Il catino di zinco, cit., p. 9.

10  Il continuo rapporto di odio-amore di Margaret Mazzantini con l’italiano rispecchia un conflitto storico di molti scrittori italiani che annovera illustri autori a cominciare dal Manzoni, passando per il Verga, Svevo, Pirandello per finire con Gadda, Pasolini e Calvino. Questo rapporto autore-linguaggio, per così dire controverso, conferma che la ricerca di un italiano letterario nel nostro paese non è ancora terminata. Anche Enzo Siciliano non manca di fare notare il carattere tormentato del linguaggio assolutamente in linea con la tradizione italiana: «E Non ti muovere, per chi lo ha letto, rimane uno di quei libri che fanno pensare quanto la grande tradizione del romanzo italiano compresa tra Svevo e Moravia, per lo sprezzo annidato nel linguaggio, per il sentimento morale che ne cuce con vigore la struttura, non sia per fortuna morta. Vedi: <http://www.margaretmazzantini.com/mazzantini/stampa/02.jpg>.

11  M. Mazzantini, Il catino di zinco, cit., p. 17.

12  M. Mazzantini, Il catino di zinco, cit., pp. 47-48.

13  L’italiano del romanzo colpisce molti recensori. Lorenzo Mondo della lingua usata dalla Mazzantini nella sua recensione dice: «Non ti muovere è un romanzo aspro, inameno, che colpisce per il piglio aggressivo della lingua e delle immagini. Nutrito anche di notabili ambizioni». Si veda in proprosito: <http://www.margaretmazzantini.com/mazzantini/stampa/01.jpg>.

14  Manola ha avuto un’originale genesi e sviluppo anche come pièce teatrale.

15  L’ortensia e l’anemone sono due fiori che rappresentano egregiamente i due poli opposti della donna, con un’aggiunta di valore per l’anemone, che viene dalla mitologia greca in cui Anemone (il nome è ricavato dal greco anemos che vuol dire vento) era una ninfa al seguito della dea Flora. La leggenda narra che Zeffiro, il marito della dea, si innamorò di lei e per questo la dea, in preda alla gelosia, la trasformò in un fiore. Anemone finirà per portar via ad Ortensia il marito anche in Manola, per poi essere abbandonata a sua volta dopo la svolta omosessuale che Poldo ha dato alla sua vita.

16  Il titolo del libro della Bachmann giocava in modo oscuro con l’anagramma di una categoria junghiana: "l’anima"; ad anagrammare "Manola", viene fuori solo "la mano", un risultato che lascia perplessi e, a meno di voluti giochi ironici, inibisce qualsiasi altro tentativo di decifrare il titolo.

17  M. Mazzantini, Manola, Milano, Mondadori, 1998, p. 234.

18  In un’intervista rilasciata dall’autrice a Paolo Conti del «Corriere Della Sera» il 6 luglio 2002 alla domanda: «Qualcosa di autobiografico?» Risponde «No, nulla in senso stretto. Però ne sono uscita con l’anima sudata e vedo alle spalle pezzi della mia carne sparsi nella storia». Vedi:
<http://archiviostorico.corriere.it/2002/luglio/06/Mazzantini_miei_cinque_anni_solitudine_co_0_0207062509.shtml>.

19  Alcuni recensori, come Massimo Onofri o Enzo Siciliano sembrano solo intuire la dimensione reale delle figure dei personaggi femminili e si limitano ad un timido accenno tra parentesi di quella che a mio avviso è invece una caratteristica originale di questo romanzo. Ecco la parentesi di Onofri «Davvero, qui, chi tocca un libro tocca un uomo (una donna). Insisto: non possono mancare né talento, né personalità (sarei tentato di dire umanità), quando si racconta un parto, gli effetti devastanti di un’emorragia addominale, una morte in presa diretta [...].», vedi: <http://www.margaretmazzantini.com/mazzantini/stampa/06.jpg>; e quella di Enzo Siciliano: «L’ardore per il dio è siglato nel suo nome è un bel lapsus di romanziere (e anche un lapsus d’attrice nei confronti del proprio personaggio en travesti), è l’incognita cui la vicenda è legata [...]», vedi:
<http://www.margaretmazzantini.com/mazzantini/stampa/02.jpg>.

20  In un’intervista a La Repubblica Sergio Castellitto accenna all’importanza dei personaggi femminili del romanzo quando intervistato dice: «Un uomo contemporaneamente cinico e vigliacco [...] è circondato da donne tutte migliori di lui, deve essere un refuso femminista di mia moglie. Non c’è niente di sociologico, ma vince la potenza delle donne su un uomo socialmente apprezzato, ma umanamente fallito. Il tutto raccontato con affetto e pietà». Vedi: <http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/07/22/noi-uniti-dai-conflitti.html>.

21  M. Mazzantini, Non ti muovere, Milano, Mondadori, 2001, p. 205.

22  M. Mazzantini, Non ti muovere, cit., pp. 121-123.

23  M. Mazzantini, Non ti muovere, cit., p. 125.

24  M. Mazzantini, Non ti muovere, cit., p. 179.

25  Il popolare brano rock della band svedese Europe è uscito nel 1986. <http://www.europetheband.com/>.

26  In proposito si veda l’intervista rilasciata a Stefania Rossini e pubblicata nell’ottobre 2003 da «L’Espresso»: <http://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/313047>.


Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2007

<http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2007-i/DeMichele.html>

Giugno-dicembre 2007, n. 1-2