Elena Gurrieri, L'autobus e la stella filante. Studi, testi e documenti di letteratura italiana del Novecento, edizione privata fuori commercio, San Giovanni Rotondo (Foggia), Grafica Baal, 2002, pp. 252
di Andrea Campana

 

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Spiace che questo interessante volume, in cui Elena Gurrieri raccoglie per la prima volta saggi e ricerche documentali sulla poesia novecentesca che vanno dal 1989 al 2001, sia uscito in quest'edizione probabilmente introvabile e non su una di respiro più "nazionale".1 I saggi e i documenti raccolti - tutti già editi su rivista, tranne l'intervento "militante" sulla poetessa milanese Rina Sara Virgillito, da pochi anni scomparsa - offrono un quadro assai chiaro del "sistema critico" dell'autrice (non a caso cresciuta alla scuola di Lanfranco Caretti), sempre votata a porre l'accento sull'officina degli scrittori, su materiali poco noti, inediti, semi-perduti o sommersi. L'edizione che stiamo recensendo, infatti, si segnala soprattutto per la presenza di molti inediti (o forse dovremmo dire "ex-inediti", in quanto già usciti, come anticipato, su rivista) di Penna e Montale. In particolare, da una quartina di Penna

  Da una sala da ballo domenicale
tardi piovuto con la gioia d'una
stella filante, l'autobus dell'una
lo riportò d'un tratto al suo guanciale.
(Poesie 1938-1955)

la Gurrieri estrapola, per usare le sue parole, le «due entità conflittuali e tuttavia coesistenti, in modo sempre fruttuoso» nell'esperienza del gruppo di autori da lei maggiormente presi in esame, cioè, oltre ai citati Penna, Montale e Virgillito, anche Loria, la Banti, Calvino, Palazzeschi, Bigongiari e Favati: tali due «entità» sono quella dell'autobus («concretezza della vita e della realtà quotidiana») e quella della stella filante («il progetto, il desiderio, il sogno»).
Per maggior comodità degli studiosi, proponiamo ora di seguito l'indice del volume della Gurrieri con brevi accenni a quelli che paiono gli spunti più degni di approfondimento.
Su Penna: Una lettera di Penna a De Robertis (1957), che illumina alquanto sul rapporto tra il critico e il poeta; Prime stampe delle poesie di Penna, utile mappa delle prime pubblicazioni penniane anno per anno, rivista per rivista, lirica per lirica; Sul primo Penna; Una prosa lirica di Sandro Penna non compresa in «Un po' di febbre», dove vengono messi in evidenza i punti di contatto tra la prosa e la poesia del perugino (affinità tra lirica e racconto, paragrafetti brevi, prima persona, periodi fulminanti, «dato registrato di fresco dalla vita quotidiana», ipertrofia narrativa, ecc.); Sandro Penna: sette recensioni su «L'Italia Letteraria» (1932-1933), con un parere sull'Isola di Alfonso Gatto («dolce diluvio d'ispirazione», «fresca grazia», «sbalordirci con espertissimi giuochi di meravigliosi sensi», «voce fresca», «parnassiana… maniera di cantare», «sensazione di gioia di vivere», «per l'immediatezza sacrifica la sintassi, il filo logico») che vale quasi come dichiarazione di poetica; infine Breve rassegna di studi su Sandro Penna (1990-1996).
Non meno importante il carteggio Montale-Debenedetti (Lettere di Eugenio Montale a Giacomo Debenedetti 1922-1947). Qui anche Montale si lascia sfuggire qualche utile dichiarazione di poetica. In una lettera del 10 novembre 1924 spedita da Genova, esprimendo un suo giudizio positivo su Amedeo di Debenedetti arriva a scrivere:

«Amedeo vive nel nostro ricordo anche senza fatti a cui vada legata la sua figura. Direi anzi che l'unico fatto, quello della circolare-catena, sia la parte più felice di questa composizione che tende al cristallo, a un'arrotatura di tipo superiore, in cui particolari del genere, un poco realistici, stanno a disagio. È preferibile che i dettagli siano tolti da una sorgente più eterna - Ricorda, oltre il bussare che si sente alla porta di Macbeth, i colpi d'ascia sui tronchi, nel ciliegeto (nel dramma di Cekov)»;

oppure, in un'altra del 21 giugno 1929, disapprovando in parte un'interpretazione di Svevo data da Debenedetti:

«Ma resto del parere che fosse vano disturbare Israele: se avessi fatto credere di essere ebreo che si sarebbe detto del mio libro? Anche per il "mito" ho molte difficoltà che ti esporrò a voce. Questa del mito, anche se fosse un'esigenza vera, non la vedo come una condizione sine qua non. Altrimenti non reggerebbero chissà quanti capolavori».

Sulla narrativa del Novecento: Scritti letterari e civili di Arturo Loria sul «Mondo» fiorentino di Bonsanti (1945-1946); Nella riserva ebraica: l'immaginario surreale di Arturo Loria; Festa grande per Anna Banti, signora della scrittura; Una biografia intellettuale: le lettere di Calvino (1940-1985); Le risorse del romanzo europeo in epoca moderna. A questo proposito, risulta accattivante - ma tutta da discutere - l'ipotesi di annessione di Loria a formare una triade significativa con Levi e Svevo nel quadro di un vero e proprio "pessimismo ebraico" italiano.
Altri contributi: Indici di «Mercurio» (1944-1948); Omaggio a Palazzeschi, geniale «homo ludens» del Novecento; Una carta d'identità per il nostro Vieusseux (luogo molto caro alla Gurrieri, per ovvie ragioni); L'ultima stagione lirica e metafisica di Piero Bigongiari; Per Giuseppe Favati; Nella spirale di luce: i viaggi astrali di Rina Sara Virgillito.

 

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Dicembre 2003, n. 2